Esattamente quarant’anni fa, nel 1975, usciva un film cult, che più cult non si può: The Rocky Horror Picture Show.
La pellicola è l’adattamento per il grande schermo del musical teatrale del 1973 The Rocky Horror Show di Richard O’Brien, ed è essa stessa un musical.
Sono certa che i più conoscano bene questo piccolo capolavoro cinematografico, ma perché è un film così importante? Un film capace di annoverare milioni di fan in tutto il mondo a distanza di quattro decadi dalla sua uscita, tanto da essere tutt’oggi rappresentato ogni anno sia a teatro che al cinema?
Se il Rocky Horror ha uno scopo, è senz’altro quello di ridere in faccia alla morale della società perbenista americana degli anni ’70, mostrandone non solo la pochezza ma anche e soprattutto la fragilità. Questi ideali sono infatti impersonati dai due protagonisti, Janet (un’esordiente Susan Sarandon) e Brad (Barry Bostwick), una felice e casta coppia di fidanzati che rappresentano il prototipo della gioventù americana: belli, innamorati, vestiti con colori pastello, freschi di laurea e prossimi al matrimonio. Insomma due giovani di sani principi e grandi speranze.
Se non fosse che la loro quasi idillica vita in una ridente e tranquilla cittadina statunitense viene inaspettatamente sconvolta quando una sera, mentre si stanno recando a fare visita al Dr. Scott (il professore che teneva il corso universitario durante il quale i due si conobbero), vengono sorpresi da un forte temporale e bucano una ruota dell’auto. Vivendo in un’ epoca pre-smartphone sono costretti ad avventurarsi a piedi nel buio, in cerca di aiuto. L’unica casa nelle vicinanze è un eccentrico castello, al quale i giovani decidono di bussare nella speranza di poter utilizzare un telefono. Quello che li attende dietro la porta d’ingresso è qualcosa che non scorderanno facilmente.
Brad e Janet vengono accolti da dei bizzarri personaggi, che si rivelano essere gli inservienti della casa. Essi spiegano ai giovani che sono arrivati in una serata molto speciale, perché il padrone sta per dare inizio ad una evento più unico che raro.
Una volta che i nostri eroi entrano nel salone principale vengono circondati da altre strane creature danzanti e cantanti, vestite in modo assolutamente fuori dagli schemi. Proprio mentre i due insistono nel non voler restare a lungo ma chiedono solo di poter usare il telefono, ecco che entra in scena, come un Deus ex machina, il padrone di casa, il dottor Frank-N-Furter, cantando:
Don’t get strung out by the way I look
Don’t judge a book by its cover
I’m not much of a man by the light of day
But by night I’m one hell of a lover
I’m just a sweet transvestite
From Transexual, Transylvania
L’eccentrico dottore è infatti uno scienziato pansessuale e travestito proveniente dal pianeta Transexual della galassia Transylvania, che come il Victor Frankenstein di Mary Shelly (l’assonanza nel nome c’è tutta) ha scoperto il modo di creare la vita artificialmente. L’evento speciale della serata è proprio la presentazione da parte del dottore ai compatrioti Transilvani – le strane creature riunitesi nel suo castello per l’occasione – della sua creatura: Rocky.
Rocky è l’amante perfetto: alto, biondo, muscoloso come un culturista, abbronzato e attraente. Il Dottore l’ha creato per “alleviare la propria tensione”, ovvero per soddisfare la sua insaziabile libido.
Con la “nascita” di Rocky inizia il vero e proprio delirante Show: è tutto un susseguirsi di canzoni e balli colorati, che fanno da intermezzi alla storia che procede.
Il “battesimo” – metaforicamente parlando, inteso più che altro come iniziazione alla vita – e compleanno di Rocky vengono festeggiati da Frank-N-Furter regalandogli attrezzature da palestra quali dei pesi ed una cavallina, il tutto cantando una canzone che inneggia alla prorompente fisicità da body builder della creatura e che si conclude con l’esclamazione “In just seven days I can make you a man!”.
Una delle scene clou è poi quella in cui durante la notte dopo la festa, quando i due giovani sono trattenuti al castello come ospiti (ma in stanze separate), il peccaminoso scienziato e padrone di casa seduce prima Janet e poi Brad, spingendo così i due giovani a rompere la promessa della verginità prematrimoniale. In realtà sebbene entrambi all’inizio ostentino resistenza e senso di realtà nei confronti del partner, cedono piuttosto facilmente alla lussuria e a Frank, che li lusinga esclamando:
<<There’s no crime in giving yourself over to pleasure>> ovvero <<Non è un crimine abbandonarsi al piacere>
La facilità con cui i due amanti si lasciano trasportare dalla libido simboleggia quanto il mondo in cui vivono ed i loro valori siano in realtà più che altro di facciata, perché nonostante tutto il richiamo dell’istinto primordiale è più forte delle regole socialmente imposte.
Ma proprio questo ribaltare la norma e le convenzioni sono rappresentati in modo atipico nel Rocky Horror Picture Show: l’aspetto distintivo del film è la comicità cartoonesca e dissacrante. Nelle scene iniziali sembra quasi di essere nel Mago di Oz, con la candida scena della proposta di matrimonio di Brad a Janet, ma presto questo stile zuccherino lascia spazio ad un’atmosfera da commedia horror, grottesca ma allo stesso tempo sarcastica ed irriverente, che si prende in giro da sola. Il Rocky Horror è un “erotic nightmare”: ribalta il canone di ciò che è giusto e permesso, spinge oltre i limiti delle proprie fantasie inconfessate, ma senza allo stesso tempo risultare volgare o di cattivo gusto. E’ un film trasgressivo ma ironico: il tono leggero e canzonatorio della commedia musicale che incontra l’immaginario gothic-horror si sposano perfettamente con una trama apertamente rivolta alla provocazione sessuale, dando vita ad un risultato assolutamente divertente e coinvolgente. E’ praticamente impossibile non ballare al ritmo delle canzoni, e si noti bene che a chi vi scrive di solito i musical fanno venire l’orticaria.
Il cerchio della trama si chiude quando fa la sua comparsa al castello proprio il professor Scott, che i due giovani amanti volevano andare a trovare prima di rimanere bloccati sotto la pioggia a causa dell’imprevisto della ruota bucata. La rivalità tra i due scienziati emerge quando Frank-N-Furter teme che i due giovani siano due spie inviate dal dottor Scott per rubare il segreto della sua portentosa scoperta scientifica, e proprio mentre il clima tra i due personaggi si fa teso, in presenza di un confuso Brad che assiste alla scena, ecco che si scopre che Janet e Rocky hanno passato la notte insieme.
Il soggiorno al castello ha cambiato indelebilmente i due giovani, ha aperto loro gli occhi facendo scoprire una parte di sé che prima era sempre rimasta (forzatamente) celata, ovvero la brama della lussuria. Sia Brad che Janet scoprono questa nuova dimensione, assaggiano il frutto proibito. La metamorfosi è rappresentata in una delle scene finali in cui tutti i personaggi si esibiscono in uno spettacolo teatrale simile al can-can, in abiti burlesque, per poi tuffarsi tutti insieme e (molto) appassionatamente in piscina.
Quindi tornando alla domanda iniziale:
Perché il Rocky Horror Picture Show è stato, ed è tutt’ora un film così importante?
Perché mostra allo spettatore – che spontaneamente si immedesima un po’ in Brad o in Janet – che in ognuno di noi c’è un lato che ama il piacere, anche fine a se stesso, e che vorrebbe allentare i freni inibitori che lo trattengono nascosto. Perché dona questa consapevolezza in modo spiritoso e frizzante, rivelando che la ricerca del godimento può essere vista in modo giocoso e divertente, oltre che peccaminoso. Perché parlare di sensualità in senso lato, affrontando temi come l’omosessualità, pansessualità, transgenderismo e crossdressing e soprattutto facendolo nel modo in cui lo fa il Rocky Horror (provocatorio ma allo stesso tempo autoironico) sarebbe già fuori dagli schemi oggi, figuriamoci nel 1975. Perché come dice Frank-N-Furter in una delle scene finali:
<<Don’t dream it, be it!>>, ovvero <<Non sognare di esserlo, sii!>>

Tornando ai giorni nostri, è notizia recente che la Fox stia lavorando ad un remake del Rocky Horror diretto da Kenny Ortega, che dovrebbe uscire nell’autunno 2016. Stando alle prime notizie ufficiali, nei panni dell’ambiguo dottor Frank-N-Furter vedremo nientepopodimeno che Laverne Cox, già co-star di Orange Is The New Black. La scelta di affidare questo ruolo ad un’attrice transessuale è stata piuttosto inaspettata: nella versione originale del film infatti Frank è un uomo che pratica travestitismo (lo vediamo sempre in corsetto, reggicalze e tacchi alti), un individuo ambiguo che gioca con i ruoli di genere divertendosi a scardinarli. Sebbene il contrario sia opinione piuttosto diffusa, crossdressing e transessualità non sono la stessa cosa, ragion per cui ad alcuni questa decisione potrebbe far storcere un po’ il naso. La sottoscritta personalmente è rimasta senza dubbio stupita da questa decisione, ma in senso positivo: è naturale che rifacendo la pellicola si cerchi di apportare qualche elemento di novità, tutto sta nel saperlo gestire bene rendendo onore alla gloria del Rocky Horror! Allo stesso tempo va però detto che realizzare una nuova versione di un film cult è sempre un’impresa rischiosa, a maggior ragione in casi come questo in cui un film è parte dell’immaginario di intere generazioni ed ha un valore affettivo molto elevato per tantissime persone, ma senza dubbio c’è già tanta curiosità nei confronti di questo progetto. Non ci resta che aspettare l’uscita nelle sale il prossimo anno, e vedere se riuscirà a conquistare il cuore dei tanti affezionatissimi fan sparsi in tutto il mondo.
E voi cari lettori cosa ne pensate? Siete elettrizzati all’idea di un remake o rimanete indissolubilmente fedeli all’originale? Vi piace l’idea di vedere Laverne Cox nei panni del nostro Frank-N-Furter?
A voi la parola.
A parte che mentre leggevo mi sono scoppiate in testa tutte le canzoni e che quindi devo assolutamente rivederlo al più presto…
In genere sono contraria ai remake principalmente perché sono una nostalgica. In secondo luogo trovo che TRHPS sia davvero talmente attuale che non sembra sia del ’75 se non fosse per gli effetti speciali.
Ma non giudico mai il libro prima i averlo letto, quindi vediamo.
Se non altro arriverà a tante altre persone più giovani e vediamo che succede.