All’inizio del 2015, in reazione alla campagna dell’associazione Osez le Féminisme! “Take Back the Metro”, il governo [francese, NdT] si è rivolto all’Alto Consiglio per l’Uguaglianza tra le donne e gli uomini per la realizzazione di un resoconto sulle molestie sessiste e le violenze sessuali sui mezzi di trasporto pubblici. Torniamo a parlare di un soggetto diventato politico e dei suoi sviluppi.
Il 94% delle 150 donne interrogate da Osez le Féminisme! indicano, nel 2014, di avere già subito dei comportamenti sessisti intimidatori, a partire dal fischio fino ad arrivare all’aggressione sessuale. E circa i tre quarti di esse affermano di adattare il loro comportamento o il modo di vestirsi per prendere la metro.
In seguito a questo sondaggio, Osez le Féminisme! lancia la sua campagna “Take Back The Metro” nel corso dell’autunno 2014, con lo scopo di denunciare le violenze maschiliste di cui sono vittime le donne sui mezzi di trasporto pubblici. L’obiettivo è quello di interpellare sia i viaggiatori che i governanti perché essi reagiscano. Poiché, se le molestie chiamate “di strada” sono un soggetto ricorrente nel dibattito pubblico, nessuna azione di sensibilizzazione di grande rilievo è stata intrapresa da parte dei poteri pubblici e questo nonostante i vari enti dei trasporti comunichino regolarmente per avvisare i viaggiatori e le viaggiatrici contro i furti, le frodi e addirittura l’elemosina.
L’associazione lancia quindi diverse azioni: petizioni che chiedono agli operatori delle reti di trasporto pubblico di adottare un piano di lotta contro queste violenze, diffusione di video umoristici introducendosi nei sistemi informatici dei social network della metro parigina, azioni collettive e festive nelle metro per “riprendere potere” nei trasporti pubblici. Alcune militanti di Osez Le Féminisme! hanno infatti utilizzato dei vagoni della metropolitana di Parigi durante una serata, per sensibilizzare i viaggiatori e le viaggiatrici a questa tematica e per rivendicare pienamente lo spazio pubblico.
La consultazione dell’Alto Consiglio per l’Uguaglianza tra le donne e gli uomini
Il successo della mobilitazione di Osez le Féminisme! obbliga il governo a prendere in considerazione questo grande problema. Il 14 dicembre 2014 è stato organizzato un primo comitato nazionale di sicurezza nei trasporti pubblici consacrato alla lotta contro le violenze sulle donne ed è stato creato un gruppo di lavoro a esso dedicato.
Quest’ultimo ha deciso, due mesi dopo, di interpellare l’Alto Consiglio per l’Uguaglianza tra le donne e gli uomini mediante Marisol Touraine (l’allora Ministra della salute) e Pascale Boistard (l’allora Segretaria di Stato incaricata dei Diritti delle Donne). Viene quindi commissionato un rapporto sulle molestie sessiste nei trasporti pubblici.
L’Alto Consiglio per l’Uguaglianza tra le donne e gli uomini pubblica la sintesi del suo rapporto nel marzo del 2015. Il verdetto è definitivo: proprio quando i due terzi dei viaggiatori sui trasporti pubblici sono donne, il 100% delle utilizzatrici dei mezzi pubblici dichiarano di essere state vittime almeno una volta di aggressioni sessuali. Il problema non è solo massiccio, ma è sistemico e partecipa al protrarsi delle violenze maschili contro le donne.
L’Alto Consiglio per l’Uguaglianza tra le donne e gli uomini si impegna allo stesso modo a definire in modo più accurato ciò che si intende, nel dibattito pubblico, per molestie di strada o nei trasporti. Infatti, i termini “strada” o “trasporti” celano i veri aggressori (non sono le strade né i trasporti che aggrediscono, ma gli uomini che vi si trovano), e minimizzano quindi il problema. Perciò, l’obiettivo è dare delle definizioni chiare di ciò che si definisce ormai molestia sessista e violenza sessuale nei trasporti pubblici.
La molestia sessista nello spazio pubblico si definisce quindi come “il fatto di imporre delle azioni o dei comportamenti, in ragione del sesso, dell’orientamento o dell’identità sessuale supposta o reale di una persona, che ha per oggetto o per effetto la creazione di una situazione intimidatoria, umiliante, degradante o offensiva e che mette quindi a repentaglio la dignità della persona”. Le molestie sessuali possono assumere forme diverse, come dei fischi o dei commenti sull’aspetto fisico, comportamenti non puniti dalla legge, o delle ingiurie, punite dalla legge. Le violenze sessuali, invece, “riguardano l’atto osceno in luogo pubblico, la molestia sessuale ma anche l’aggressione sessuale (mani sul fondoschiena, “sfregamenti”, ecc.) e lo stupro”.
Il rapporto precisa inoltre che il “limite tra le molestie sessiste e le violenze sessuali è sottile. Una stessa aggressione può cominciare con una molestia sessista e proseguire con delle violenze sessuali”.
Secondo l’Alto Consiglio per l’Uguaglianza tra le donne e gli uomini, questo fenomeno fa crescere drasticamente il sentimento di insicurezza delle donne e le spinge a limitare i loro spostamenti o ad adattare il loro modo di vestire. Ciò costituisce quindi una violazione dei diritti umani e contribuisce al mantenimento delle disuguaglianze e delle discriminazioni tra le donne e gli uomini.
Il rapporto dell’Alto Consiglio per l’Uguaglianza tra le donne e gli uomini: un punto di partenza per un’ampia mobilitazione dei servizi pubblici contro le violenze maschiliste?
A seguito della pubblicazione di questo rapporto, il Governo in vigore all’epoca decide di mettere in atto un Piano nazionale di lotta contro le molestie sessiste e le violenze sessuali che si sviluppa attorno a tre assi definiti come prioritari: prevenire meglio; reagire in maniera più efficiente a queste situazioni; accompagnare in modo migliore le vittime, per dei trasporti pubblici non sessisti.
Il primo asse, prevenire meglio, prevede dei “raduni partecipativi” delle utilizzatrici per individuare i problemi e migliorare così la sicurezza delle donne nei trasporti. La prima è organizzata a partire dal mese di aprile alla Gare du Nord e riunisce Pascale Boistard e un gruppo di utilizzatrici dei trasporti. Prevede inoltre, per esempio, il lancio di una campagna di sensibilizzazione nel corso dell’autunno 2015, e anche la sperimentazione della fermata a chiamata negli autobus notturni a Nantes.
Il secondo asse, reagire, cerca di rendere più efficienti i servizi di allerta telefonica e, tra le altre cose, a sviluppare dei nuovi strumenti informatici di allerta e segnalazione.
Infine, il terzo asse, accompagnare, mira a sviluppare la formazione del personale, a lottare contro la diffusione di messaggi sessisti e a favorire la diversità nelle aziende dei trasporti.
Il piano nazionale sembrerebbe quindi ambizioso e i membri del Governo, in particolar modo Pascale Boistard, si dimostrano desiderosi/e di apparire coinvolti/e nella sua applicazione. Peraltro, la campagna “Stop – Ora basta”, lanciata nel corso dell’autunno, viene accolta con favore dall’Alto Consiglio per l’Uguaglianza delle donne e degli uomini e da numerose associazioni femministe.
Tuttavia, quattro anni dopo, il problema è ancora radicato: le violenze maschiliste contro le ragazze e le donne sono tuttora quotidiane nei trasporti pubblici.
Da una parte, le misure previste dalla legislatura socialista non sono ancora state messe in atto, o lo sono state solo parzialmente (che dire dei nuovi strumenti informatici di allerta e di segnalazione, per esempio?). Dall’altra, proprio quando Emmanuel Macron aveva promesso, nel 2017, di fare dell’uguaglianza tra le donne e gli uomini “la grande causa del quinquennio”, la situazione sembra addirittura essere degradata: infatti, la campagna di sensibilizzazione lanciata dalla RATP (Régie Autonome des Transports Parisiens) nella primavera del 2018 è stata vivamente criticata, così come quella lanciata dal Governo nel corso dell’autunno 2018, “Reagire per cambiare tutto”. Le critiche partite dalle associazioni femministe a queste campagne si possono riassumere in due parole: eufemizzazione e colpevolizzazione.
Eufemizzazione per la campagna della RATP, che presenta gli aggressori maschili con i tratti di diversi predatori del mondo animale, rendendo quindi confuso il messaggio, rifiutandosi di designare i responsabili e presentando la realtà delle molestie sessiste in modo errato e infantile (la paura del lupo…).
Colpevolizzazione per la campagna del Governo che si basa unicamente su un asse per far regredire le violenze maschiliste nei trasporti, nella fattispecie l’intervento di testimoni; oltre al rischio di mettere in pericolo i cosiddetti testimoni, ciò è anche una maniera per il Governo di evitare di investire economicamente in questa lotta, scaricando così la responsabilità sui cittadini.
La legge del 3 agosto 2018 contro le violenze sessuali: la creazione dell’oltraggio sessista
Successivamente, la legge del 3 agosto 2018 istituisce la repressione di fatti qualificati come oltraggio sessista mediante una multa di 90 euro se effettuata con pagamento immediato. Questa legge può sembrare, di primo acchito, un passo avanti, ma purtroppo non lo è. In realtà, l’arsenale legislativo precedente era sufficiente e condannava a pene ben più severe gli aggressori. Per esempio, l’ingiuria pubblica per ragioni di sesso, dell’orientamento sessuale e dell’handicap era passibile di 6 mesi di prigione e di 22.500 euro di multa.
E ciò che è peggio, i tribunali riclassificano le aggressioni sessuali aggravate, passibili fino a 5 anni di prigione e 75.000 euro di multa, in semplici contravvenzioni di oltraggio sessista. Perciò a Lione, un dirigente che ha sfregato il suo attributo maschile in erezione sul fondoschiena di una sua impiegata in ascensore (aggressione sessuale con circostanze aggravanti) è stato condannato a pagare una contravvenzione pari a 600 euro.
Nonostante gli sforzi fatti dai poteri pubblici a seguito dell’azione di Osez le Féminisme! e del rapporto dell’Alto Consiglio per l’Uguaglianza delle donne e degli uomini dal 2015 a oggi, le politiche adottate in questi ultimi tempi appaiono quindi totalmente controproducenti, proprio quando la mobilitazione delle donne negli spazi pubblici costituisce un presupposto necessario alla loro partecipazione alla vita nella società.
Fonte
Magazine: FéministOclic
Articolo: Rapport du HCE sur le harcèlement sexiste et les violences sexuelles en 2015 : 4 ans après, qu’est-ce qui a été fait ?
Autrice: Claire Besné
Data: –
Traduzione a cura di:Charlotte Puget
Immagine in anteprima: Femestella