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Ribellioni lesbiche: diritti e amore per tutte
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Ribellioni lesbiche: diritti e amore per tutte

In Messico e in molti Paesi dell’America Latina, per le autorità le donne lesbiche non esistono. Nel momento in cui una donna decide di non seguire l’eteronorma e il suo partner non è un uomo, i suoi diritti svaniscono e la discriminazione aumenta. Considerare le lesbiche come donne di serie B è ancora uno stigma quotidiano, ha detto Claudia Sanz, coordinatrice del Colectivo Diversa (Codiver) a Ensenada, Baja California.

In un’intervista per Presentes, Claudia assicura che rivelare di essere lesbica ti rende nemica della società per non voler adempiere al ruolo che ti era stato assegnato dalla società, perché non voler sposare un uomo per creare una famiglia con lui è considerata da molte persone un’offesa, non un orientamento sessuale.

“Una delle grandi paure riguarda la religione. Molte donne crescono in contesti religiosi dettati dalle loro famiglie, e viene loro detto che essere attratte o amare persone dello stesso sesso è un peccato. Ti fanno credere che puoi cambiare, che puoi riformarti perché non è normale o naturale per te avere una relazione con una donna, ti dicono che sei malata, che hai bisogno di fare terapia perché è così che vedono questo orientamento sessuale, ti dicono di pentirti, ma la verità è che non c’è niente di cui pentirsi”, dice.

L’ambiente in cui Sanz ha incontrato per la prima volta la discriminazione per il fatto di essere lesbica è stata la sua stessa casa, perché quando ha raccontato a sua madre il suo orientamento sessuale e il suo desiderio di stare solo con donne, è stata cacciata di casa perché “non era possibile che sua figlia fosse così”.

“In Messico abbiamo numeri altissimi riguardo alla violenza di genere, ma è peggio quando sei una donna lesbica. Come donne siamo già cancellate, uccise tra le 10 e le 11 volte al giorno. Ora, quando non sei più consumata dagli uomini, la tua esistenza diventa nulla. C’è meno rispetto se non c’è una figura maschile all’interno della relazione. Non ci prendono sul serio per adottare, per esempio, è più difficile se si è in coppia con un’altra donna”, lamenta Sanz.

Violenza contro le donne lesbiche

La violenza fisica, emotiva e anche sessuale contro le donne che amano le donne può essere spiegata in tre modi, dice Sofía Jiménez Poiré, dell’organizzazione Balance. “Il primo è l’eteronorma. È la logica secondo cui un uomo deve stare con una donna, quindi qualsiasi relazione dello stesso sesso è disapprovata e considerata contro natura. Il secondo è il destino che si attribuisce alle donne, dicendoci che non abbiamo valore se non stiamo con un uomo o se non esercitiamo il ruolo di madre in una famiglia. La prima cosa che pensano quando diciamo che siamo lesbiche è che non avranno nipoti, ignorano l’esistenza della maternità lesbica, e infine il collegamento automatico di vederci come uomini e di discriminare le donne che si vestono in modo maschile”, spiega Sofía.

In Messico, l’indagine nazionale sulla discriminazione (ENADIS) 2017 mostra che il 66% della popolazione dai 18 anni in su crede che i diritti di gay e lesbiche siano poco o per nulla rispettati nel Paese. Oltre alla discriminazione e alla limitazione dei diritti umani, c’è anche la violenza femminicida.

Uno studio dell’organizzazione Letra S rivela che nel 2020 almeno 79 persone LGBTI+ sono state assassinate nel Paese, una media di 6,5 vittime al mese. Le donne lesbiche hanno rappresentato il 10% nello stesso anno con otto vittime, la maggior parte delle quali uccise con armi da fuoco.

Nel documento, l’organizzazione afferma che i casi più visibili di morti violente di donne lesbiche si verificano quando sono in coppia, sia che l’obiettivo degli attacchi sia stata solo una di loro o entrambe. E menziona che durante il 2020, in tre casi la violenza è stata perpetrata nella casa della vittima, tre sul posto di lavoro, uno in una strada pubblica, e per l’ottavo caso non sono disponibili informazioni. Letra S sostiene che il basso numero di morti violente denunciate di donne lesbiche e bisessuali non dovrebbe essere interpretato erroneamente come un modo per sottovalutare l’impatto di questo tipo di violenza, poiché spesso si indaga solo sulla base del genere, lasciando da parte l’orientamento sessuale della vittima come possibile movente del crimine.

Pertanto, dato che gli episodi di violenza contro le donne lesbiche si producono spesso negli spazi privati, Sofia richiede uno sforzo congiunto tra la società e le autorità per fornire alla comunità strumenti che permettano loro di proteggere il più possibile la loro integrità e sicurezza.

“Un modo per garantire i diritti di questa parte della popolazione è, per esempio, facilitare l’accesso a un lavoro dignitoso o ad altre forme di reddito, affinché possano emanciparsi economicamente e non essere costrette a rimanere in luoghi in cui vivono con il rischio di subire un’aggressione perché non hanno le risorse per soddisfare i loro bisogni. Ci battiamo anche per l’uguaglianza legislativa, come vediamo con la maternità lesbica, le unioni tra persone dello stesso sesso non sono pienamente riconosciute, e anche per facilitare alcuni vantaggi a livello sociale come l’assicurazione per le coppie dello stesso sesso, poiché sono raramente rispettate”, spiega.

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Inoltre, Jiménez Poiré si impegna a realizzare un’educazione sessuale completa, non solo a livello di base ma anche sul posto di lavoro, perché questo potrebbe trasformare le mentalità che stanno dietro alla violenza commessa nei confronti delle donne lesbiche e qualsiasi membro della comunità LGBTQIA+.

L’amore tra donne ci salva

Di fronte all’aggressione, all’omicidio, alla discriminazione e alla violenza, le donne non perdono la speranza che l’amore tra donne le renderà più forti e più orgogliose di ciò che sono. Così dice Andrea Cravioto, fondatrice di jam de morras, produttore di eventi che ha organizzato l’Encuentro de Rebeldías Lésbicas 2021 (“incontro di ribellioni lesbiche”) a Città del Messico. “L’idea nasce dall’iniziativa della comunità trans della città di avere uno spazio dove possiamo sentirci al sicuro, dove possiamo dire che ci amiamo e ci ammiriamo, questo evento sarà una dichiarazione per dire che esistiamo e resistiamo, che siamo qui per organizzarci, per incontrarci e naturalmente per ribellarci”, spiega. Il loro appello esorta a “guardarsi, riconoscersi, abbracciarsi, dire a questa società conservatrice e patriarcale che esistiamo e che la nostra esistenza è un atto di ribellione, perché l’amore tra donne è rivoluzionario, perché non ci conformiamo ai loro ruoli di genere e non serviamo il loro regime capitalista eterosessuale”.

Per Andrea, l’importanza dell’incontro sta nel fatto che è un’occasione per ribellarsi a un sistema che le vuole costantemente umiliate, invisibili, un sistema che sostiene di non sapere che le donne lesbiche sono incredibili e che hanno trovato nel loro orientamento sessuale uno spazio accogliente che allo stesso tempo le fa sentire meno sole.

“La nostra comunità nasce quando non abbiamo il sostegno della società, e questo è ciò che a volte ci salva. La parola “lesbica” non è un insulto, ci sono persone che, quando ci vedono con altre donne, ci chiamano “lesbiche del cazzo” e pensano di offenderci, non sanno che molte volte è proprio l’amore tra donne che ci salva”, dice.

Fonte
Magazine: Pikara Magazine
Articolo: Rebeldías lésbicas: derechos y amor para todas
Scritto da: Montserrat Sánchez Maldonado / Agencia Presentes
Data: 20/10/2021
Traduzione a cura di: Michela Perversi
Immagine di copertina: Tallie Robinson
Immagine in anteprima: freepik

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