L’amore è una cosa semplice, cantava Tiziano Ferro.
Per quanto sentire di amare qualcuno, di per sé, possa essere una cosa semplice, amare spesso non lo è. Dire che l’amore sia una cosa semplice ci porta a concepirlo come un aspetto della vita che dovrebbe venire da solo, che va lasciato all’intuito, agli istinti, alle farfalle nello stomaco. Per quanto questa visione dell’amore romantico possa sembrare paradisiaca non è affatto facile concretizzarla e, se i nostri sentimenti non vengono trattati con la giusta consapevolezza, i risvolti su noi e sugli altri potrebbero essere pericolosi. Soprattutto se vogliamo creare delle relazioni sane con persone a cui vogliamo bene e in cui bisogni e limiti di tutte le parti vengono rispettati.
San Valentino dovrebbe essere l’occasione perfetta per riflettere su come possiamo amare bene. E per questo abbiamo bisogno dell’educazione sentimentale.
Cos’è l’educazione sentimentale?
Sapersi relazionare con una persona ha molto a che fare con il rapporto che abbiamo con noi stessi, con la nostra sfera emotiva e sentimentale. Un grande paradosso della società in cui viviamo è l’aspettativa onnipresente che ciascuno di noi, a un certo punto della propria vita, debba trovare una persona (o più) con cui instaurare una relazione di tipo romantico e/o sessuale. Molto raramente, però, viene effettivamente insegnato come relazionarsi con una persona sul piano sentimentale, così come non siamo educati/e a gestire i sentimenti che ne derivano (e le due cose sono più collegate di quanto non sembrino).
L’educazione emotiva si prefigge proprio di educare alle emozioni: imparare a riconoscere ciò che proviamo per saper gestire i nostri sentimenti e soddisfare, noi per primi, i nostri bisogni e desideri. Solamente imparando a gestire ciò che proviamo possiamo creare una relazione sana con un’altra persona.
L’educazione sentimentale è fondamentale per saper stare soli/e rispettare le scelte altrui, come per esempio saper accettare un rifiuto. Spesso ci si ritrova nella situazione di non aver ricevuto l’educazione emotiva adeguata e non possedere quindi la sicurezza per accettare un rifiuto; così, piuttosto che fare i conti con ciò che significa venire rifiutati, si preferisce attaccarsi a una relazione non sana.
Va specificato che una relazione può non essere sana senza necessariamente sfociare nella violenza. Una relazione – romantica, amicale, famigliare – può essere o diventare tossica quando i bisogni di entrambe le parti non sono presi in considerazione e soddisfatti alla pari. La mascolinità tossica, per esempio, impedisce agli uomini che vi sono intrappolati di soddisfare il proprio bisogno di un certo tipo di affettività, negando così i bisogni dell’altra parte e agendo, invece, sulla base di ciò che viene loro richiesto dalla società.
La relazione e l’amore
Soffermiamoci un attimo proprio sul concetto di relazione. Quando parliamo di relazione, spesso pensiamo direttamente all’amore romantico, mettendolo su un piano privilegiato rispetto a ogni altra relazione. Indubbiamente si tratta di un rapporto diverso dagli altri: un rapporto romantico e/o sessuale ha l’importante coinvolgimento della sfera dell’intimità. Tuttavia, ogni relazione, che sia sul piano amicale o romantico, dovrebbe partire da una solida base comune: fiducia, solidarietà, comunicazione, empatia. Questo rappresenta un significativo cambio di prospettiva che può aiutare a equiparare un po’ di più l’amore romantico ad altri tipi di relazione.
Se c’è un amore che più di tutti di gli altri merita di essere celebrato nella giornata di San Valentino però è quello verso noi stessi/e. Parte di ciò che andrebbe insegnato a livello di educazione sentimentale consiste nell’imparare a stare da soli, ma non solo: imparare a stare bene da soli. Imparare a godersi del tempo in nostra compagnia è fondamentale per lavorare su una profonda conoscenza personale e imparare a riconoscere quali sono i nostri bisogni prima di confrontarci con la condivisione della nostra intimità con gli altri.
Ovviamente bisogna anche tenere a mente che le persone cambiano, così come possono cambiare i nostri bisogni e i nostri desideri nel tempo; ma anche con la condivisione di una relazione si può imparare moltissimo su di sé, spesso cose che non è altrettanto facile capire da soli. Abbiamo bisogno di quella condivisione, con partner o con amici e amiche. Per farlo, abbiamo bisogno di un punto di partenza fatto di consapevolezza e profonda conoscenza di sé.
Non è certo una novità che essere single sia ancora oggi uno status estremamente stigmatizzato, soprattutto per le ragazze e le donne che, con l’aumentare degli anni, si vedono talvolta compatite e disprezzate. Ma essere single, anche solo per un periodo più o meno lungo della propria vita, può essere una tappa fondamentale per conoscersi appieno e lavorare sul rapporto con se stesse/i.
Ciò non toglie che essere single non debba necessariamente essere una fase nella quale si attende ‘la persona giusta’: non avere una relazione romantica è una scelta altrettanto valida e non mina la possibilità di stringere altre svariate relazioni. Come ci ricorda Emma Watson, definendosi self-partnered piuttosto che single, anche quella con noi stessi è una relazione, ed è altrettanto importante nutrirla e prendersene cura. Le parole che usiamo per definirci, e per definire qui in particolare una persona single, sono tremendamente importanti e ben legate al nostro modo di vedere la realtà, come ben analizza questo articolo.
Il romanticismo patriarcale
Un altro motivo per cui è necessario concentrarsi sui nostri sentimenti e sulla relazione con stessi è il condizionamento della società verso l’amore romantico. Questo è di fatto un concetto fondato su un’ideologia patriarcale ed eteronormata alla cui base ci sono gli stereotipi di genere e il nucleo famigliare tradizionale.
Secondo Alain de Botton , il romanticismo che permea la società in cui viviamo ci insegna fin dalla tenera età un modo di concepire e vivere le relazioni che fa più male che bene alle parti coinvolte, costruendo spesso aspettative irrealizzabili che sfociano inevitabilmente nella delusione e nella frustrazione. Questo romanticismo, ad esempio, ci porta a credere che esista un’anima gemella che ci completerà alla perfezione e che sarà unicamente l’istinto a guidarci verso questo/a fantomatico/a amante. Un altro aspetto è quello dell’eternità: l’unico vero amore sarebbe quindi quello che dura per sempre e che non ha bisogno di spiegazioni. La nostra metà ci amerà per chi siamo e ci capirà senza il bisogno di comunicare quali sono i nostri bisogni.
Questa concezione rischia di minare le basi di una sana relazione fondata sul consenso, sull’ascolto e sulla comunicazione, oltre a lasciare ben poco spazio alla possibilità di cambiamento ed evoluzione personale nel tempo. Non si tiene inoltre conto di come ci sia ben più di una persona con cui ognuno di noi è potenzialmente compatibile sulla Terra e con cui è possibile costruire una relazione (romantica) sana e alla pari – se c’è volontà e impegno da entrambe le parti.
Nonostante il femminismo stia lottando anche per distaccarsi da questa visione, la società in cui cresciamo e i valori che assimiliamo sono tuttora patriarcali ed emozioni e sentimenti collettivi hanno bisogno di più tempo per mutare con la dovuta consapevolezza.
Questo San Valentino celebriamo quindi l’amore, ma un amore il meno patriarcale possibile. Un amore femminista dove tutte le parti coinvolte sono rispettate, ascoltate e amate allo stesso modo. Un amore basato sui due pilastri del consenso e della comunicazione.
Un amore sano, verso noi e il prossimo.
l’amore romantico non è affatto patriarcale, è compatibile con libertà e rispetto reciproco e non è un costrutto, è un sentimento vero che uomini e donne , e sì è un sentimento diverso da tutti gli altri. per amare un altra persona è necessario amare se stessi ma non è patriarcale celebrare a san valentino le tante coppie innamorate e felici. essere single non è stigmarizzato e non c’è nulla di male ma desiderare una relazione romantica con un altro essere umano è legittimo e non ti rende patriarcale
l’educazione sentimentale va benissimo
e il romanticismo non è eteronormato, perchè tutti etero e non etero possono essere romantici e non costringe in nessun ruolo di genere, evviva il romanticismo!