Il 74° Festival della Canzone Italiana è cominciato ieri, e noi vorremmo cominciare questo articolo con le ultime parole pronunciate sul palco dal vincitore della scorsa Edizione, Marco Mengoni: “volevo dedicare questo Premio a tutte le donne che hanno partecipato, che sono delle cantanti meravigliose. Siamo arrivati in cinque ragazzi, credevo fosse giusto dedicarlo a tutte le donne che hanno portato dei pezzi meravigliosi su questo palco, le ringrazio tantissimo”. In seguito, durante la conferenza stampa di fine Festival, Mengoni era tornato sull’argomento: “è semplice, le donne avevano canzoni incredibili, tra loro ci sono anche figure mitologiche, ci sono rimasto male che nessuna di loro fosse nella cinquina, dobbiamo andare avanti e cambiare molte cose in questo Paese, sarebbe stato bello averne almeno una.” [Fonte Repubblica]
Il Festival è indubbiamente l’evento televisivo musicale più importante nel nostro Paese, e in linea di massima la sua direzione artistica tende, di anno in anno, a rappresentare i gusti e le preferenze degli italiani e delle italiane. È anche alla luce delle parole del suo ultimo vincitore che viene quindi da chiedersi: cosa ci dice Sanremo sulla rappresentanza femminile nella musica in Italia?
Partiamo dai dati. Prima dell’inizio del Festival 2023 (data a cui risalgono gli ultimi aggiornamenti statistici disponibili – NdA), Femmily (community nata nel 2022 per dare voce alle artiste femminili e queer italiane, e alla loro sottorappresentanza nel mercato musicale del nostro Paese) aveva presentato una statistica: di 28 artisti in gara, solo 8 erano donne (28.6%), mentre 2 erano band con almeno una componente femminile (7.1%). Il resto era composto da uomini (64.3%).
I dati del Festival 2024 risultano leggermente superiori. Su 30 artistə, solo 9 sono donne: nello specifico, Loredana Berté, Rose Villain, BigMama, Annalisa, Fiorella Mannoia, Angelina Mango, Alessandra Amoroso, Emma e Clara (alle quali si aggiunge Angela Brambati dei Ricchi e Poveri). Le percentuali sono quindi rispettivamente del 30% e del 70%.
A Festival 2023 terminato, i risultati erano stati i seguenti: solo artisti uomini in Top 5 Generale. Solo 3 artiste in Top 10 e nessuna tra i Premi Tecnici (ad eccezione di Francesca Mesiano del duo Coma_Cose), come ha fatto notare Equaly (community italiana per la parità di genere nel music business, formata da professioniste del settore).
Bisogna andare indietro di quasi un decennio, per ricordare l’ultima vincitrice del Festival (Arisa nel 2014 con “Controvento”). E storicamente, in 73 anni di Festival abbiamo visto esibirsi circa 2000 uomini e poco meno di 1000 donne; di queste, solo 34 lo hanno vinto, a fronte dei 98 colleghi uomini (e il gap maggiore è proprio quello riferito al periodo che va dal 1991 a oggi) [Fonte VelvetMag]. Anche il dato relativo agli autori e alle autrici delle canzoni partecipanti al Festival si innesta sullo stesso trend: negli ultimi dieci anni, 599 autori (89%) “contro” 75 autrici (11%) [Fonte Federica Pezzoni].
Interessante anche il dato sul gradimento popolare (sempre al 2023 – NdA): le statistiche di YouTrend (la webzine di Quorum, agenzia che si occupa di ricerca e campagne elettorali) avevano visto Sala Stampa e Giuria Demoscopica premiare almeno 2 donne in Top 5 nelle varie serate del Festival; i dati del Televoto avevano invece registrato – tranne in un caso – sempre preferenze maschili.
Scriveva Johathan Bazzi su Domani, in un articolo di poco successivo alla fine del Festival 2023: “Viviamo tempi strani: l’ipersensibilità sui temi del corpo, dell’identità e dei gruppi storicamente messi ai margini convive con un immobilismo di fatto. In interi, enormi strati della nostra società le cose continuano ad andare come sono sempre andate, ci si riempie la bocca col femminismo e la difesa dei diritti ma poi nei grandi fenomeni di massa poco o nulla è cambiato. […] La classifica dei cantanti in gara [a Sanremo] ribadisce ancora l’enorme, sconfortante problema che l’industria musicale e gli ascoltatori di questo Paese hanno con le artiste: una sola (edit: nessuna – NdA) donna in Top 5, tutti i cantanti uomini attivi in questo momento sul mercato (ovvero non esordienti, e non ripescati dal passato) schizzati in cima e tutte le artiste donne crollate, nonostante siano nomi importanti, con progetti importanti, produzioni importanti. Sono discorsi forse ormai prevedibili, è vero: ma il punto è proprio questo, ce lo continuiamo a dire, specie sui social, ma le cose si ostinano a non cambiare. C’è tutta una comunicazione che riempie nevroticamente le nostre bacheche, in cui ci si accapiglia per una parola fuori posto, per la polemica del giorno, ma quando il gioco si fa duro sono sempre i maschi che cominciano a giocare. E la settimana di Sanremo, a dispetto dei ritocchi di make-up femminista o di diversity, è proprio questo che ci sta mettendo davanti. Il potere rimane faccenda maschile, anche quando si tratta di show business e canzonette”.
Oggi invece, alla vigilia del Festival 2024, è Rose Villain a farsi sentire: “Non è solo nella musica che c’è disparità. Guardo all’America, vedo tutte queste donne forti, libere in classifica, che si sono riprese la propria sessualità. Anche le nostre donne del pop oggi sono più cazzute, confident. Anche noi ci siamo gasate, vogliamo essere padrone di noi stesse. Saremo in meno, ma siamo donne power. La situazione sarà sbilanciata, ma ancora per poco. Io vorrei che, dopo dieci anni, vincesse una donna. Non perché è il momento, ma perché ci sono artiste forti che non devono essere penalizzate dal gender. Vincerà una donna, ma il podio non sarà tutto femminile.” [Fonte Vanity Fair]
E di una vittoria femminile sono convinti anche i bookmakers, che puntano tutto su Annalisa, quotata tra 3,25 e 3,75. [Fonte Eurovision]
Mettendo poi piede fuori dalla Kermesse Sanremese e guardando anche alla Classifica Top 50 Italia, relativa agli streaming, nel periodo subito successivo al Sanremo 2023 solo 11 canzoni su 50 erano ascrivibili ad (almeno una) artista donna [Fonte Spotify]; mentre le artiste in classifica FIMI degli album più venduti nel 2022 avevano rappresentato circa il 10% del totale (e tra queste, solo il 5% era italiano) [Fonte Equaly]. Entrando invece nell’ambito dei festival musicali del 2023, vediamo che, sulle lineup analizzate, si registrava un 15.6% di partecipazione femminile e un 9.4% relativo a band con almeno una presenza femminile. Il restante dato maschile era quindi pari al 75% [Fonte Equaly].
Come spiegare dunque, anche alla luce dei dati proposti, questo divario?
Un primo problema risiede sicuramente nell’accesso e nella conseguente rappresentanza femminile nel mercato discografico italiano, che sembra così riflettere la stessa realtà di molti altri mercati lavorativi, innestandosi sulle medesime dinamiche. Meno A&R e meno manager donne = meno artiste; è probabile poi che questa sottorappresentanza si rifletta – influenzandole – in egual misura sulla richiesta e sulla proposta.
“Il pubblico italiano preferisce le voci maschili”, obiettano sui social coloro che negano l’esistenza di una questione di genere a riguardo. Ma i dati sembrano dimostrare la presenza di un secondo ostacolo (non meno importante del primo), relativo al gradimento popolare e alle dimensioni delle fan bases delle artiste. Se il talento, come è lecito pensare, va al di là dei generi, venendo equamente redistribuito tra essi, perché in linea generale le donne riescono ad emergere e a venire apprezzate con maggior difficoltà? È solo una questione di gusti musicali, o si tratta forse di ciò che vogliamo vedere rappresentato sui palchi e in TV? L’uomo viene visto come più capace e più affermato perché reputato più meritevole, o solo perché più “credibile”?
Nell’impossibilità di dare risposte certe, è quantomeno lecito porsi queste domande; non possiamo infatti sapere con sicurezza se la sottorappresentanza femminile (tanto musicale quanto tra ə addettə ai lavori, ed è verosimile pensare che l’una influenzi l’altra) in Italia sia effettivamente una questione di genere (né se il relativo gradimento da parte deə utenti dipenda da essa). Ma i dati – e i risultati che naturalmente ne conseguono – parlano piuttosto chiaro: abbiamo un problema con le donne nel settore musicale. Forse non un problema di merito; ma sicuramente un problema di rappresentanza, accesso, gradimento e seguito. La conseguenza è ovvia: se non ci lasciano giocare, non potremo mai vincere.
Nell’ultimo anno abbiamo assistito all’ascesa di molte artiste: pensiamo a Elodie, a Madame, alla stessa Annalisa. Che l’Edizione 2024 del Festival di Sanremo appena cominciata sia forse quella giusta per cambiare le carte in tavola? Noi lo speriamo, e approfittiamo dell’occasione per fare i nostri migliori auguri alle 8 – fortissime – cantanti in gara. Bossy fa il tifo per voi… Anzi, per noi!