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Scoprire di essere bisessuali: Bproud
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Scoprire di essere bisessuali: Bproud

Articolo di Margherita Brambilla

Ho tredici anni e sono sveglia la notte davanti al televisore. Sono a casa da sola per la prima volta in vita mia e decido di sfruttare questa libertà guardando la TV fino a tardi.
Ora, questa storia potrebbe facilmente virare verso il trauma di una ragazzina che scopre i film per adulti senza volerlo, ma in realtà la ragazzina scopre A shot at love with Tila Tequila; senza entrare nei dettagli, è un reality show in cui un gruppo di donne e un gruppo di uomini competono per conquistare il cuore di Tila Tequila, una modella e cantante apertamente bisessuale. Una sorta di The bachelor misto.
Era la prima volta in vita mia che sentivo la parola bisessuale detta da chiunque, figuriamoci in televisione.

A shot at love with tila tequila

Si dice che le prime impressioni siano quelle che contano; potete immaginarvi che prima impressione si ricavi da un reality show sull’amore facile, veloce, a portata di televisione, oltretutto scritto e recitato come se fosse stato reso possibile solo ed esclusivamente dalla bisessualità della protagonista. Come se Il gioco delle coppie fosse stato un brutto sogno e le persone eterosessuali non si potessero assolutamente sognare di trovare l’amore in TV.

Dove voglio andare a parare? Non su Tila Tequila, il cui programma è durato due stagioni ed è finito nel dimenticatoio e che, onestamente, non ha fatto del male a nessuno – a meno che non consideriamo la TV trash un male mondiale. Voglio andare a parare sul fatto che in Italia questa sia stata la prima e l’unica volta in cui ho sentito parlare apertamente e specificamente di bisessualità.

Non si tratta solo di una questione televisiva o di media di massa; anche all’estero sul tema non ci sono grosse differenze, perché, anche se sicuramente se n’è sentito parlare un po’ di più, spesso non è stato in termini positivi e comunque non in quantità rilevante. No, il problema è un po’ più esteso.

A meno che non si sia bisessuali, è facile che non si capisca nemmeno di cosa si tratti davvero. O perlomeno, che si abbiano delle idee distorte, poco chiare.
Una volta cercai “bisessuale” su Facebook sperando di trovare qualche pagina informativa, o di supporto, e l’unica cosa che comparve fu un gruppo di scambisti catanesi.
Ora, io non ho e non avevo niente contro gli scambisti ma avevo quindici anni e un gran bisogno di chiarimenti; allo stesso modo, fino a poco tempo fa la ricerca del termine bisex su Google mi rimandava principalmente a pornografia. Va bene, grazie mille, e arrivederci.

Le cose sono leggermente migliorate; sorprendentemente esiste una bellissima pagina Wikihow – chi l’avrebbe mai detto – il cui titolo è Come uscire con una persona bisessuale; pensavo fosse un tristissimo elenco di tecniche di rimorchio e invece è una delle risorse più chiare e concise che abbia trovato in italiano.
Ma soprattutto esiste Bproud.

Bproud è un bellissimo blog curato da Silvia Carugo e Francesca Bellan, un progetto che prende avvio dalla loro esperienza personale per poi tentare colmare il vuoto che c’è nei media italiani. Ma lo faccio spiegare da loro stesse.

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Francesca Bellan
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Silvia Carugo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cosa vi ha spinte a creare Bproud?

Francesca: Comincia tutto dalla mia esperienza personale: nel momento in cui Silvia ed io ci siamo messe assieme io venivo da una precedente relazione eterosessuale; avevo già provato attrazione per le donne in precedenza, quindi ho iniziato a mettermi in discussione e per una fase ho pensato di aver semplicemente capito molto tardi di essere lesbica. Dopo pochi mesi mi sono accorta di continuare a provare attrazione anche per gli uomini, cosa che mi ha disorientato tantissimo.
Ho passato un periodo in cui mi chiedevo chi fossi e se fossi sbagliata, e non potevo parlarne con nessuno; la mia storia era molto diversa da quella delle persone omosessuali che avevo conosciuto grazie a Silvia. Finché a un certo punto mi sono detta che non potevo essere l’unica sulla terra, e ho iniziato a fare un po’ di ricerca.
All’inizio, sui siti italiani, trovavo quello che trovavi anche tu: pornografia, siti d’incontri.

E uno dice, “grazie, ma non è quello che mi serve!”

F: Esatto, non trovavo assolutamente niente d’informativo. Quello che mi ha salvata è il fatto che sono traduttrice, conosco l’inglese. Ho trovato molte risorse serie e punti di riferimento su siti americani e inglesi; ho scoperto un mondo di persone che sentivano le stesse cose che sentivo io.
E qui nasce Bproud. Parlandone assieme, Silvia ed io eravamo preoccupate del fatto che le persone in Italia, che magari non avevano la stessa possibilità di usare le fonti inglesi, non potessero avere accesso a queste risorse. E quindi abbiamo deciso di tradurre, parlare, metterci in gioco non solo dal mio punto di vista di persona che si stava scoprendo e accettando bisessuale, ma anche dal suo punto di vista, ovvero di una persona omosessuale in una relazione con una persona bisessuale.

Silvia: Sì; insomma, io mi sono scoperta lesbica vent’anni fa e già vent’anni fa avevo dei punti di riferimento a cui rivolgermi. Il fatto che per lei non ci fosse nessuno, per me non stava né in cielo né in terra; so quello che ti si smuove dentro quando metti in dubbio il tuo orientamento sessuale, e per me è fondamentale avere qualcuno con cui parlarne, a cui rivolgersi, a cui chiedere informazioni. E non c’era niente in Italia.

C’era Tila Tequila.

F: (Ride) Esatto; ti metti le mani nei capelli e dici “non mi riconosco, non mi ritrovo proprio”.

Che tipo di feedback dal basso ricevete?

F e S: È la parte più bella!

F: Da poco abbiamo iniziato a pubblicare sul blog le storie di chi ci scrive nella rubrica B Your Story; ma anche prima di crearla ci arrivavano moltissimi messaggi di persone che ci ringraziavano, dicendo che finalmente avevano trovato qualcosa a cui fare riferimento e che non si sentivano più sole o sbagliate; oppure persone che chiedevano e chiedono aiuto per la loro situazione personale. Questo è il motore che ci fa andare avanti; per noi è molto gratificante sapere che possiamo fare la differenza per le persone che ci seguono.

S: Ci piacerebbe molto avere uno spazio fisico in cui fare degli incontri perché è una cosa che ancora manca in tutta Italia.

Mi lanciate l’esca per la prossima domanda: quali sono i progetti pratici di Bproud?

F: Trovando le risorse, vorremmo creare uno sportello, un punto fisico di accoglienza in cui un ragazzo, una ragazza, ma anche un uomo o una donna – ci scrivono persone di tutte le età – possano dire “io ho bisogno di un confronto faccia a faccia e qui posso parlare con qualcuno che capisce i miei dubbi e le mie esperienze”.
Non abbiamo ancora uno spazio fisico perché un problema grosso in Italia è la grande resistenza all’interno della comunità LGBT+ rispetto alle questioni bisessuali. Finché non passerà l’idea che siamo davvero una famiglia e che noi bisessuali possiamo svolgere davvero un ruolo attivo, non andremo da nessuna parte.

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S: Ma noi stiamo lavorando perché questo cambi.

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Che differenze vedete tra i ragazzi più giovani e gli adulti che vi scrivono?

F: I ragazzi sotto i vent’anni fanno meno fatica a scoprire e accettare la loro bisessualità; forse perché la stanno sdoganando molto nelle serie TV, cosa che fino a qualche anno fa non succedeva – quando ero ragazzina l’unico personaggio bisessuale di cui avessi mai sentito parlare era Sharon Stone in Basic Instinct che però non mi rispecchiava molto in quanto a carattere (ride).
C’è una divisione netta; ci arrivano soprattutto storie di adolescenti che non hanno problemi ad accettarlo, ma a relazionarsi con la famiglia o con gli amici; oppure prevalentemente storie di donne adulte, alcune sposate con figli, che entrano in crisi. Molte non hanno nemmeno intenzione di stravolgere la loro vita amorosa, ma vivono male il fatto di aver preso consapevolezza molto tardi del loro orientamento sessuale.

S: Non sanno come gestirla, non sanno come e se dirlo a mariti e compagni; hanno un doppio problema: prima fanno fatica ad accettarsi e poi hanno soprattutto paura di essere tagliate fuori dalla loro vita e di dover rompere tutti i legami che hanno costruito in tanti anni.

Avete menzionato il fatto che tra le persone che vi contattano ci sono soprattutto donne, che spesso sono la faccia della comunità bisessuale. Ci sono anche uomini?

F: Sì; soprattutto giovani. Sono di meno rispetto alle donne, ma ho la sensazione che siano di meno perché accettarsi e fare coming out è più difficile per i ragazzi. Soprattutto se sono in una storia con una donna: è difficile proprio a livello culturale dire alla propria ragazza “a me piacciono anche i ragazzi”, perché sei sicuro che dall’altra parte arriva il panico; la prima reazione della donna è “oddio, il mio ragazzo è gay”.

S: Penso sia difficile anche nel caso in cui il ragazzo abbia una relazione con un altro uomo. Sappiamo dalle storie che ci arrivano che dire al proprio fidanzato “mi piacciono anche le donne” non riceve quasi mai una buona reazione.

F: Uno degli aneddoti che raccontiamo più spesso è di una delle prime volte che partecipammo al Pride di Milano con il nostro striscione di Bproud: una coppia di ragazzi a braccetto camminava davanti a noi; uno dei due si avvicinò e si mostrò interessato all’argomento. In tre secondi l’altro lo prese per il braccio e lo trascinò via di corsa, come se fossimo il demonio (ride).

bisexuality_lgbt community

Spesso in America, in Canada e nel Regno Unito, la comunità bisessuale lavora a braccetto con quella Pansessuale, Asessuale e Transgender. Voi state lavorando anche in questo senso?

S: Per ora abbiamo una bella collaborazione con Alice Redaelli, con la quale l’anno scorso ci siamo trovate a parlare dei legami tra la comunità asessuale e quella bisessuale; le nostre strade stanno andando in parallelo, ci sono alcuni progetti aperti.

Avete qualche altra risorsa da consigliare per qualcuno che voglia scoprire di più sulla bisessualità?

F: Per esempio le pagine Facebook di Still Bisexual, Bisexual Resource Center e BiNet USA. Sono molto valide, ma purtroppo sono solo in inglese. A livello emotivo aiutano molto i video di coming out bisessuali su Youtube, ma anche in quel caso c’è una barriera linguistica. Noi traduciamo i materiali proprio per questo.
Al momento stiamo lavorando a una guida per il coming out bisessuale: è una traduzione dal sito dell’associazione Human Rights Campaign; lo metteremo a disposizione di chi ne ha bisogno.

S: Quest’estate abbiamo incontrato i responsabili di un’associazione di Toronto e ci hanno dato accesso a molto del loro materiale con la libertà di tradurlo e di usarlo. Anche quello sarà disponibile.

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