“Le femministe odiano gli uomini!”
Sarebbe davvero facile per me scrivere un articolo ironizzando su questa frase.
Mi vengono in mente talmente tante battute da riempire una moleskine.
Sarebbe utile?
Sì, per il mio ego e per chi già la pensa come me.
Non è il tipo di utilità che ricerco in questa sede. Qui mi piace essere utile agli altri, quegli altri che non la pensano affatto come me.
Perché? Perché penso che in alcuni casi il problema sia solo di natura relazionale.
Perché per provare a spiegare il proprio punto di vista ci sono sempre due strade: la prima passa per “lo show”, dove utilizzando la forza/l’ironia/il sarcasmo/l’aggressività metti l’altro nell’angolo. Forse “vincerai” lo scontro, ma dubito che riuscirai a far cambiare idea a qualcuno, perché diciamocelo, a nessuno piace farsi dare del coglione.
La seconda passa per la relazione, quella cosa apparentemente dimenticata dai più, per cui se esprimi il tuo punto di vista tenendo in considerazione l’altro, forse hai la possibilità di venire realmente ascoltato.
Insomma, citando Robert Frost (e di sponda anche il mio film preferito):
“Due strade trovai nel bosco ed io scelsi quella meno battuta. Ed è per questo che sono diverso.”
Perciò con calma, io vi prometto che non diventerò odiosa e non salirò in cattedra, voi però promettetemi di arrivare alla fine dell’articolo.
Diamoci virtualmente il mignolo come Terry e Maggie.
Io credo di sapere perché alcune donne dicano di essere contro il femminismo e credo che la causa di questa affermazione sia da ricercare all’interno del movimento femminista (o davvero vogliamo credere di non avere colpe? Dai, su.)
Adesso vi faccio un esempio.
Mettiamo caso che venga organizzata una manifestazione contro la violenza sulle donne, uno di quei cortei con i carri che sparano cantautori italiani anni 70 a palla, dove le persone camminano lente e intanto se la raccontano, contente di essere lì per uno scopo, accomunate da una convinzione degna.
Ve lo state immaginando?
Ecco, adesso ipotizziamo che la suddetta manifestazione sia stata organizzata da un’associazione dichiaratamente femminista.
Probabile, no? Bene.
Ora immaginate che un uomo voglia partecipare alla manifestazione, in quanto contrario alla violenza sulle donne e – UDITE UDITE – gli venga impedito perché “in questa manifestazione gli uomini non sono ammessi”.
Cosa pensereste? Se avete un QI nella media e non siete delle persone bruttissime, come minimo direste tra voi e voi “beh, se questo è il femminismo, sai che ti dico? No grazie. Io non voglio odiare gli uomini per affermare il mio essere donna!”.
Mi sembra un pensiero sacrosanto.
Ecco, allora forse è il caso di dire che se un’associazione femminista impedisce ad un uomo di manifestare assieme a loro contro la violenza sulle donne, quell’associazione NON è FEMMINISTA.
E dico che la colpa è anche del movimento femminista, perché troppo spesso si dimentica di dirlo.
Il femminismo si batte per la parità, non per un “regolamento di conti” da Far West.
Non è che “ora tocca agli uomini soffrire”. Non si parla di vendetta.
E le donne che utilizzano il femminismo per combattere le loro personali battaglie con l’altro sesso, dovrebbero smetterla di infangare il nome di un movimento che ha invece una dignità estrema ed un costante obiettivo di inclusione.
Solo che se nessuno lo dice mai, se nessuna donna prende mai una posizione in merito condannando certi comportamenti, rintanandosi in una realtà omertosa in nome di un “girl power” che esiste solo quando fa comodo, il femminismo morirà.
Verrà considerato un estremismo ed avrà vita breve come tutti gli estremismi.
Per essere femministe c’è solo bisogno di credere che il mondo sarebbe un posto migliore se tutti avessero le stesse opportunità, a prescindere dal sesso, dal credo religioso, dall’orientamento sessuale etc.
Proprio per questo, non c’è bisogno di essere donne per essere femministi.
Le donne hanno ottime ragioni per essere femministe e gli uomini hanno ottime ragioni per essere femministi.
Perché in quanto esseri umani, abbiamo tutti ottime ragioni per voler provare ad essere più felici.
QUESTO è il femminismo.
L’articolo è un po’…”ni”, nel senso che non considera l’esistenza (e l’esistenza) del femminismo separatista che E’ uno dei tanti femministi presenti al mondo e che, no, non predica l’odio verso altri gruppi (o verso il gruppo “maschi”, i questo caso).
Faccio un esempio: un gruppo femminista decide di organizzare un workshop/discussione/incontro di vario ed eventuale genere sulla violenza di genere. Il suo obiettivo è quello di dicutere della vittimizzazione delle donne, degli strumenti che hanno, di dare suggerimenti e prevedono anche che, data la tematica, possano parteciparvi donne che quella violenza la subiscono o l’hanno subita. Sanno quindi che, per avere la possibilità di un confronto “tranquillo” è meglio che non partecipino uomini, questo perché l’eventuale presenza potrebbe mettere a disagio gli individui di cui sopra e perché hanno l’effettiva necessità di confrontarsi su un argomento senza dover per forza spiegare ogni due per tre che “No, non sei TU il colpevole della violenza maschile; no, non stiamo parlando di TE in particolare; no, NON TUTTI GLI UOMINI sono così”, dato che è appurato che, in contesti del genere, si finisce sempre prima o poi su questo punto.
Questo è uno degli esempi in cui un’insieme di femministe possono scegliere, del tutto legittimamente, di non avere a che fare con altri uomini e di escluderli. Perché è, a volte, un’esigenza, quella di confrontarsi con persone che sono state socializzate alla stessa maniera e vivano determinate situazioni nello stesso modo (come, nell’esempio, persone sui cui la violenza di genere viene agita in milioni di forme diverse ogni giorno; elemento non comprensibile da parte di chi gode del privilegio maschile).
Allo stesso modo gruppi di uomini possono tranquillamente escludere le donne per discutere di cose che riguardano il loro modo di essere socializzati, come i gruppi che ragionano sempre di violenza di genere -v. “Maschile plurale” o via dicendo (però, stranamente, nessun* si stupisce di ciò, a nessunA viene chiesto implicitamente scusa o si protesta perché le partecipazioni vengano aperte anche ad altre donne).
Quindi ci sono mille motivi validi e legittimi per cui le femministe possono escludere gli uomini dai loro incontri. E questa esclusione si traduce in qualcosa di utile, necessario per lo sviluppo di una coscienza e, di conseguenza, anche per combattere il sessismo.
Non sono per niente d’accordo.
Prima di tutto, la storia delle “femministe che odiano gli uomini” mi sembra a conti fatti solo ed esclusivamente uno strawman. E non perché non abbia visto femministe che odiano gli uomini, ma perché il 100% di quelle che lo affermano ammettono prima o poi di aver subito vari tipi di abuso.
E io non sono nessuno per andare a dire loro che sbagliano perché al loro posto anche io la penserei così.
Alimentare questo tipo di strawman solo per dare il contentino agli uomini è come parlare di diritti LGBT e mettersi a specificare in ogni riga che non si odiano gli etero. Mi sembra piuttosto ridicolo.
Altro punto, anche se una donna o una persona non binaria dice di odiare gli uomini, è estremamente improbabile che questa dichiarazione si trasformi in violenza verbale o fisica, a differenza del contrario.
Mi sembra un articolo molto condiscendente in sostanza. Quelle donne, a mio avviso, rifiutano il femminismo per due motivi: è più facile accettare la discriminazione in nome della “pace” e per ignoranza oggettiva. E ripeto che alimentare uno strawman del genere non è utile a nessuno.
Io, come persona non-binaria, quando parlo di transfobia non devo necessariamente fare di tutto per mettere a mio agio le persone cis che mi ascoltano perché non servirebbe a nulla: non farebbe cambiare idea a chi contesta il movimento di liberazione trans e anzi, per non mettere a disagio chi mi ascolta dovrei decurtare parti importanti del mio discorso. Ed è una cosa che non sono disposta a fare, né quando parlo di femminismo, né quando parlo di transfobia né quando parlo di qualsiasi altro tipo di oppressione.
(spero di non essere stat* troppo confusionari*)
Mi ha lasciata un po’ “nope” questo discorso, onestamente.
In merito a questo mi permetto di condividere questa riflessione sull’origine della parola “femminismo” e sul perché ancora molte persone la collegano ad un’accezione negativa, quando invece è importante capire il suo significato in quanto è un qualcosa che riguarda tutte/i.
Buona lettura 🙂
http://utopiablog.it/femminismo_una_parola_che_non_ci_piace_perche/
Il femminismo non ha nessuna credibilità purtroppo. L’ha persa quando si è concentrato e ha propagandato battaglie assurde e misandriche come:
Malespleaning
Malespreading
La mascolinità tossica
Il patriarcato
Il gender pay gap
E chi più ne ha, più ne metta.
Inoltre il femminismo ga fallito perché invece di incrementare la felicità delle donne, sta rendendo le donne sempre più infelici. In ultimo il femminismo ha deciso negli anni 79 la distruzione della famiglia nucleare senza dirci cosa ci da in cambio della famiglia per crescere i figli in modo amorevole e con un padre ed una madre.
Ecco perché il femminismo è un movimento misandrico e criminale.