Articolo di Marvi Santamaria
Ricordo benissimo qualche mese fa, era febbraio 2019, quando Violeta Benini, ostetrica e “divulvatrice” come ama definirsi, dopo un suo workshop a Milano mi disse: “Voglio organizzare il primo meeting di sex blogger in Italia”. Io le risposi che era una bellissima idea e che se lo avesse fatto avrebbe avuto tutto il mio appoggio.
Quell’idea è diventata realtà lo scorso 20 e 21 settembre 2019. Violeta ha chiamato l’evento “I Sesperti” (dal profilo Instagram gestito da lei, sesperta, dove parla di “sessualità e sex toy con ironia basandosi su evidenze scientifiche”) e si è svolto al Moom Hotel a Olgiate Olona, con l’obiettivo di “creare una rete di persone per confrontarci e sostenerci, perché i tabù son ancora qua che ci giudicano e la censura dei social è attiva più che mai”, come spiega Violeta su Instagram.

Chi sono i “Sesperti”?
I Sesperti sono persone, professioniste e non, che divulgano online la sessualità.
All’evento “I Sesperti” ho infatti incontrato diverse figure che parlano di sessualità su blog, social e giornali, come consulenti sessuali, ostetriche, ricercatrici, persone che gestiscono sexy shop, altre sex blogger come me, attiviste, divulgatrici, giornalist* e persone che comunicano il sesso su diversi media. “È impossibile avere un quadro della sessualità con tutto quello che ci sta dentro, perché servono anche tanti punti di vista”, afferma Violeta, “ed è anche per questo che sono felice che all’evento ci sia una miscellanea di pensieri e professioni”.
Un mix di figure e professionalità, come il groviglio di corpi immersi nel piacere rappresentato da Giulia Lineette nella sua illustrazione scelta come manifesto dell’evento e riportata anche nella goodie bag (ribattezzata da Violeta #godibag) offerta ai partecipanti.

Un’immagine, questa, che dà una “sensazione di continuità, di insieme, di caos, del non capire cosa c’è dentro e del voler aguzzare gli occhi”, spiega Violeta, “un po’ come si sbircia nella sessualità che a volte le cose possono sembrare limpide ma il più delle volte è un groviglio di emozioni e azioni che per comprenderle si deve guardare sia l’insieme che il particolare”.

Quali sono i limiti sui social per chi vuole parlare di sessualità?
In un panorama sessuale e relazionale così sfaccettato, all’evento ci siamo chiesti come stiamo comunicando la sessualità, soprattutto sui social, e quali limiti pongono solitamente le piattaforme al nostro discorso sessuale.
Sappiamo infatti che la censura sui social media esiste ed è sempre dietro l’angolo. Da un lato è necessaria per evitare di sottoporre contenuti che possano turbare le singole sensibilità, dall’altro però accade che nelle maglie della censura finiscano purtroppo contenuti preziosi per creare un discorso positivo intorno al sesso.
Eclatante è il caso dei capezzoli femminili che sono “indigesti”, per così dire, a Facebook e Instagram, oppure il fatto che alcuni hashtag possano far finire in “shadow ban” dei profili: significa che se un profilo ha subito questo tipo di ban, non verrà trovato nella ricerca su Instagram e la sua visibilità sarà quindi drasticamente ridotta. Fino ad arrivare a casi in cui un contenuto riceve delle segnalazioni perché magari ritrae un corpo nudo e viene cancellato da Instagram dall’oggi al domani, quando non addirittura si giunga anche alla sospensione momentanea o definitiva di un account Instagram che parla di sessualità in maniera esplicita seppure faccia informazione ed educazione culturale.

La censura è quindi un fil rouge, uno spettro che incombe purtroppo su tutti i profili che parlano di sesso sui social. Sfuggire è difficile e quando accade che qualche provvedimento venga attuato da una piattaforma social per limitare o azzerare la visibilità di un profilo, spesso ci si trova inermi di fronte al “colosso”. Per questo bisogna ingegnarsi con strategie alternative per svicolare da questi rischi, a volte dovendosi purtroppo auto-censurare preventivamente.
Accade anche che le difficoltà possano provenire dal target stesso a cui si parla. Nel dibattito è emersa la tendenza degli utenti a percepire la professionalità di una figura come “svalutata” laddove comunichi sui social, uscendo dal chiuso del proprio studio medico, e il rischio di essere colpiti nella propria etica professionale se si attua una divulgazione non stereotipata e più diretta su certi temi.
Soprattutto per le donne che parlano di sessualità online, professioniste e/o sex blogger, c’è anche la possibilità ricorrente di ricevere messaggi molesti in privato: alcuni utenti pensano che se parli di sesso allora tu sia personalmente disponibile a livello sessuale, sminuendo la tua credibilità.
Altra problematica con la quale i social portano a confrontarsi è il rischio di appiattire il discorso sessuale trattandolo con superficialità, per poter arrivare a un pubblico mainstream che non ha voglia di approfondire le informazioni online. In questo senso è una vera sfida riuscire a trovare il giusto equilibrio nel costruire un’informazione che sia da un lato il più completa e accurata possibile e dall’altro di facile comprensione per un target che scrolla il feed con una soglia dell’attenzione sempre più bassa. Ma le piattaforme social offrono anche una grossa opportunità: la possibilità dell’informazione di arrivare direttamente a chi scorre tra i post e catturare la sua attenzione nel bombardamento continuo di stimoli, un modo per somministrare una “pillola” culturale che possa aprire nuovi orizzonti e consapevolezze a chi legge.
Un dialogo orizzontale con i brand
All’evento organizzato da Violeta Benini sono stati invitati anche dei brand di settore che hanno fatto da sponsor e hanno partecipato al dibattito: ad esempio i top player come SKYN e Control, che hanno fornito sex toys e condom, o Luxury Sex Design, brand nascente di sex toys in ceramica.
“I Sesperti” non è stato solo il primo meeting di sex blogger e persone che parlano di sessualità in Italia, ma è stata anche la prima occasione in cui queste diverse figure si sono ritrovate nella stessa stanza a poter parlare vis-à-vis con dei brand di prodotti per il benessere sessuale. Una situazione unica per poter stabilire una comunicazione orizzontale tra diversi player e capire come lavorare insieme per costruire una società sempre più libera da tabù sessuali.

Durante la giornata si sono susseguite delle tavole rotonde tra partecipanti e sponsor: si è parlato ad esempio dello spot di SKYN #SaveIntimacy, che riflette sull’uso delle tecnologie per avvicinare le persone e sul recupero di una “intimità autentica, spontanea e imperfetta”; della campagna di Control #LoveAsYouAre (ideata da Greta Tosoni, già fondatrice del progetto su sessualità e diversity Virgin & Martyr) che in delle fotografie di coppie a Milano ha immortalato le sfaccettate espressioni dell’amore: queste immagini in particolare hanno suscitato l’indignazione di utenti sui social specialmente alla vista di effusioni di coppie LGBT.

Anche i brand infatti si ritrovano a scontrarsi con certi ostacoli, come gli utenti che non recepiscono positivamente messaggi di amore inclusivo oppure resistenze interne al settore che finiscono per bloccare iniziative in Italia.
Insieme per un linguaggio inclusivo
Pregiudizi e stereotipi si possono – e si devono – combattere anche sul piano del linguaggio, così a “I Sesperti” abbiamo riflettuto anche sulle parole che usiamo per veicolare la sex positivity e l’educazione sessuale e in particolare sull’importanza di usare un linguaggio più inclusivo.
Ad esempio, cosa intendiamo per “rapporto completo”? Cosa è “sesso” e cosa non lo è? Quanti modi ci sono per definire qualcosa di intimo che può accadere tra due persone, di qualsiasi identità di genere e orientamento sessuale siano? Quali sono le parole più adatte per non far sentire nessuno escluso dal discorso quando parliamo di sessualità, soprattutto sui social?
All’evento alcuni hanno evidenziato l’importanza di lavorare sulle parole esistenti per “liberarle” dalla patina negativa che le appiattisce, altri hanno suggerito l’utilizzo collettivo di nuove formule che possano risultare meno discriminanti e stereotipate, come ad esempio parlare di “condivisione del piacere” e “rapporto intimo” (per uscire dalla gabbia del concetto di rapporto penetrativo-vaginale) o di “preservativo per pene” invece di “preservativo maschile” (dato che esistono anche persone che si riconoscono come donne pur avendo un pene, ad esempio).
Ciò che si è concluso in questo dibattito è che una via non esclude l’altra: è utile introdurre nuove parole che ci aiutino a costruire un discorso sul sesso inclusivo e non normativo e al contempo continuare anche nel lavoro di liberazione di alcune parole dalla loro accezione negativa e giudicante.
Su un punto siamo stati d’accordo tutti alla fine della serata: fare rete.
Fare rete per contrastare i tabù e la discriminazione online; fare rete per offrire informazioni accurate, comprensibili, autorevoli e intellettualmente oneste; fare rete per sdoganare le parole e la sessualità.
Per rendere le persone più libere e avvicinarle alla felicità.
Perché, come recita lo slogan di questa prima edizione di “I Sesperti”: “Happiness is real only when shared. Per un mondo pieno di Clitoridi, Peni e Unicorni felici”!

il rapporto penetrativo vaginale non è esausivo ma è comunque importante statisricamente e può dare piacere ad entrambi i partner (il clitoride si può stimolare anche durante il rapporto penetrativo)
ah.