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Sorelle di Corpo: Libere Tutte! [Progetto Sorellanza]
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Sorelle di Corpo: Libere Tutte! [Progetto Sorellanza]

Articolo di Valentina Botta

Ciao sorelle,

Mi chiamo Valentina e ho 23 anni.
Intorno ai tredici ho iniziato ad avvicinarmi alla fotografia: è li che è scoppiata la mia rivoluzione (insieme alle tette).
Questa nuova amica mi ha stretto forte la mano per tutto il mio processo di crescita, sbucciandosi le ginocchia insieme a me durante l’estenuante rincorsa all’amor proprio.
La mia fotografia si è così inevitabilmente bagnata di ogni mia battaglia, esasperandone sì gli urli, ma anche le vittorie. E, come in ogni buon racconto che si rispetti, le vittorie tardano sempre ad arrivare; quando lo fanno, però, sovvertono completamente la percezione di te stessa, riportandola finalmente alla realtà.
Così, in questa realtà di strazi e delizie, ho capito come far prevalere la gratitudine sullo schifo: creando, esponendomi, condividendo, includendo.
La fotografia e le mie riottose doti oratorie mi hanno permesso di creare un progetto che celebrasse la conquista dell’autodeterminazione, di una libertà che assume il significato giusto per ogni storia diversa.
E io volevo sentirle tutte, e stringerle alla mia. Creare una rete.
Da questa necessità è nato il mio progetto fotografico “Sorelle di Corpo“, una serie che espone un tema centrale della mia esistenza, un punto cruciale col quale faccio i conti ogni giorno: accettare la mia immagine.
È quando ho iniziato a provarci che la libertà per me ha iniziato ad assumere di significato.
“Sorelle di Corpo” è una storia d’amore selvatica e cruda, che romanza visivamente questa sottovalutata fortuna che abbiamo di abitare nei nostri corpi.
Per trovare i soggetti disposti a posare per questo progetto, ho non-troppo-timidamente creato un appello nelle mie Stories di Instagram che recitava fiero “Cerco ragazze per scatti di nudo femminile“.
Insomma, non pensavo sarebbe andata alla grande; non è così semplice che qualcuno si affidi a te per raccontare il suo corpo in tutta la sua natura.
Dieci giorni dopo ero in riva al mare con cinque ragazze – nessuna amica di nessuna, alcune sconosciute – ed è scattata la magia.
Attraverso i loro corpi, ho sentito sbocciare anche il fiore dentro al mio.
Queste prime cinque Sorelle di Corpo hanno danzato intorno al paradosso di essere diverse e uguali allo stesso tempo.
Siamo diverse, per fortuna, perché ognuna di noi ha i suoi colori, le sue forme e i suoi tratti.
Siamo uguali, per ESTREMA fortuna, perché abitiamo in corpi diversi che vivono nella stessa natura.
E vivono anche nello stesso stigma.
Uno stigma che involontariamente contribuiamo a creare anche noi quando ci sentiamo diverse rispetto alle altre, ma di quel diverso che significa ‘meno’, inferiore, inadatto. Quando ci vergogniamo di farci vedere nude da un’altra, che è proprio come noi. Quando ci vergogniamo di guardare noi stesse nude.
Eppure siamo queste, e dovremmo essere serene nella bellezza del nascere fiori selvatici. Viviamo la stessa essenza, le stesse paure, le stesse lotte. E la natura ci ha graziate regalandoci lo stesso stampo in mille sfumature diverse.
Ci ha regalato l’appartenenza, colorata con l’unicità.
E allora nude l’una davanti all’altra dovremmo essere specchi, che racchiudono ogni luce e non risparmiano alcun graffio.

Pensavo che questo progetto sarebbe nato già concluso con questa serie di scatti, in quella culla di sogno.
Poi ho scattato un’altra serie e mi sono imbattuta nuovamente nello stesso spettacolo intriso di sorellanza e natura.
Lì ho capito che “Sorelle di Corpo” è destinato a rinascere in ogni mia visione.
“Sorelle di Corpo” è il mio manifesto.

Il mio progetto collettivo è diventato il mio agire attivamente per le battaglie a cui sento di dover dare il mio contributo.
Lo stesso che ho dovuto dare per la mia. Con la stessa fatica e con il cuore ancora più aperto.
Ho deciso dunque di ampliare il raggio di questo progetto introspettivo a più sorelle possibili. A tutte coloro a cui farebbe bene una piccola spinta, a chiunque possa far piacere scoprire quanto è bello mischiare la propria storia a quella altrui. Succede che un sacco di sconosciute diventino amiche, che si sentano immediatamente sorelle.
Unite, legate da qualcosa che va oltre.

Tramite questa iniziativa ho compreso a fondo a quante persone sia stato negato l’ascolto, la comprensione, il conforto.
La mancanza di empatia ed intelligenza emotiva di una fetta ancora troppo ampia di individui ha causato in diversi soggetti danni gravissimi, una vera e propria deformazione del pensiero; ci sono ragazze che pensano di non avere il diritto di raccontarsi, di non meritarsi il supporto di nessuno, di essere le artefici stesse di ciò che hanno subito.
Questo purtroppo nel mondo femminile ha spesso a che fare con il tema del consenso sessuale, in cui in tantissime si sono trovate porte chiuse e dita puntate, al posto di braccia aperte.
Ne ho parlato con le mie amiche e mi hanno detto che avrei dovuto fare qualcosa per evitarlo” – mi ha scritto una ragazza tempo fa, e io, anche se profondamente dispiaciuta e incazzata, mi sono sentita di dirle che a volte le orecchie giuste sono solo ancora da incontrare.
Dopo aver ricevuto decine di messaggi del genere, ho deciso di creare una mail alla quale chiunque, se vuole, può raccontare la storia della propria strada verso la libertà e successivamente entrare a far parte del progetto: sorelledicorpo@gmail.com

Ho ricevuto testimonianze anche da persone che a causa della lontananza si ritrovano impossibilitate ad unirsi, ma che l’hanno condivisa con me invitandomi a farlo a mia volta con chiunque ne avesse bisogno per sentirsi meno solo e più compreso.
Questa perla mi conferma quanto sia giusto insistere, quanto valga la pena muoversi in prima persona, quanta rete si possa creare, quanta bellezza ci sia dell’umanità.
E allora mi ritorna tutto quanto.
E immediatamente capisco che quando mi sono rialzata, in un qualche modo non l’ho fatto solo per me stessa.
Io di alzare la voce lo dovevo a tutte quante.
Lo dobbiamo a tutte quante.

A metà luglio ha avuto luogo una nuova “tappa” di Sorelle di Corpo: la sessione di scatti ad Albisola (Savona, Liguria).
Tutto rosa, scintillante, marino e selvatico.
Il progetto è sempre aperto a chiunque identifichi se stess* come donna o non-binary.
Gli unici requisiti: apertura alla condivisione, alla sorellanza, al supporto reciproco e all’Unione.
Basta sfide, occhiatacce, imbarazzi. Io non vedo circonferenze, misure, taglie, altezze.
In queste foto vedo solo una cosa: sorelle.

Nessuno può toglierci la libertà, nemmeno noi stesse. Insieme è meglio che sole. Ma soprattutto: insieme facciamo più casino!

Il progetto “Sorelle di Corpo: Libere Tutte” sarà presentato ad Albisola Superiore, domenica 1 Settembre alle ore 21, in Piazza del Talian.

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Sorelle di corpo non è un progetto fotografico tradizionale, e in quanto tale non avrà semplicemente una mostra in cui esporre il materiale fotografico. Con l’aiuto del Comune di Albisola ho creato un vero e proprio evento interattivo, dove le foto faranno da cornice ad una serata dedicata alle donne e all’informazione. Infatti, si potrà assistere a diversi interventi coordinati da me in collaborazione con associazioni che si battono attivamente per le donne, come lo Sportello Antiviolenza delle due Albisole “Alda Merini”, e specialiste di altri settori legati a temi delicati del mondo femminile, quali l’autopalpazione e la prevenzione dei disturbi del comportamento alimentare.

Sorelle di corpo è per tutt*, è un invito alla consapevolezza e alla solidarietà. Sorelle di corpo è un luogo sicuro.

Vogliamo fornire a tutt* gli strumenti necessari per poter agire attivamente nei confronti di se stesse o di chi abbiamo vicino e pensiamo stia affrontando un momento delicato.

Vogliamo essere l’ascolto giusto, che non giudica mai e invece accompagna nell’eterno percorso dell’amor proprio.

Potete trovare Valentina e il suo progetto “Sorelle di Corpo” qui:

Instagram

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