Articolo di Lenny Melziade
Quotando il mio primissimo articolo su Bossy: a meno che non viviate sotto ai sassi, sapete cosa sia Star Trek. Si tratta di una serie tv degli anni ’60 che ha dato vita a un fandom enorme – grazie anche a un’infinita serie di film, reboot, fumetti e libri. Finalmente, dopo una ventina d’anni, Star Trek è tornato sui nostri schermi televisivi con nuova serie, Star Trek Discovery, di cui si è appena conclusa la seconda stagione.
Nonostante la genesi travagliata, dal settembre 2017 a un paio di mesi fa abbiamo potuto godere di una serie perfettamente in linea con i dettami Trek, ma anche molto interessante dal punto di vista femminista, intersezionale e progressista. Cosa che in effetti È comunque in linea con i dettami Trek (per approfondire: Star Trek BeyondFeminism).
BLACK ALERT. SPOILER NECESSARI.
Se non avete concluso le due stagioni di Discovery vi consiglio di andare nell’universo specchio o prendervi cura dei vostri tribbles pelosini.

Fin dalla presentazione dei personaggi, è stato chiaro che questa serie sarebbe stata molto più inclusiva. Più di quanto già generalmente Star Trek non sia: sì, abbiamo avuto una capitana donna negli anni Novanta e vari membri dell’equipaggio donne (anche di diverse etnie) in linea di comando; e questo fin dalla prima serie del 1966. Per la prima volta però ora la vera protagonista della serie è una donna. Non solo la protagonista è una donna ma è anche una donna nera (Michael Burnham) sottoposta a una capitana asiatica (Philippa Georgiu).
Inoltre, dopo anni di richieste da parte dei fan, abbiamo finalmente avuto la prima coppia omosessuale dell’universo Trek. Se nell’ultimo film, ‘Beyond’, si è avuta la conferma che il Sulu del Kelvinverso è omosessuale (accasato e con figlia adottiva), finalmente anche in una serie tv Trek abbiamo una coppia LGBT, formata dal medico Culber e dal luogotenente Stamets. Nella seconda stagione invece, viene introdotto il personaggio di Jett Reno (la comica Tig Notaro), ingegnere brillante e sarcastica, che nelle ultime puntate parla apertamente della sua relazione omosessuale. Infine, la Philippa Georgiu dell’universo specchio ammette di essere bisessuale.

Ma sono proprio le figure femminili a farci tirare un respiro di sollievo: non si tratta di figure stereotipate, messe lì a caso per attrarre il pubblico maschile, ma bensì di veri e propri personaggi a tutto tondo che ci fanno sperare che Star Trek rappresenti, come lo aveva concepito il creatore Gene Roddenberry, il futuro.
La prima stagione di Discovery è stata divisa in due parti e alla fine della prima i fan erano abbastanza delusi: Philippa è morta, Michael è condannata a vita per ammutinamento mentre Gabriel Lorca è il capitano della Discovery. Wow, un maschio bianco cisgender alla guida di una navicella spaziale… rivoluzionario eh!
Ma nella seconda parte della prima stagione le carte in tavola cambiano. Lorca viene in realtà dall’universo specchio e sfrutta la Discovery e la sua propulsione a spore per tornare nella sua galassia e fare un colpo di stato all’Imperatrice dell’Impero Terrestre… Sì, ho detto imperatrice! Il leader supremo di un intero impero galattico è infatti Philippa Georgiu, una donna asiatica. Un enorme plus per uno show televisivo, ancora più dirompente per uno show Sci-Fi, per quanto progressista come Star Trek.
Torniamo un attimo al protagonista maschile Gabriel Lorca, interpretato maestosamente da Jason Isaacs. Ai fan più attenti è stato chiaro fin dall’inizio l’inghippo dietro a questo personaggio, così paranoico e diffidente da farci subito pensare “qui gatta del mirror universe ci cova’’. Isaacs ha proprio sottolineato il simbolismo dietro alla sua figura e all’Impero Terrestre, così xenofobo e autoritario da ricordarci, purtroppo, lo stato in cui verte la nostra società.
Le azioni di Lorca meritano un’ulteriore parentesi. Possiamo definirle misogine? Abbastanza. Lorca rapisce Michael perchè pensa di poterla plasmare e convincerla a commettere con lui il colpo di stato, in virtù del fatto che Lorca e Michael, nell’universo specchio, hanno una relazione che oscilla tra la figura paterna-romanticizzata e l’attaccamento morboso. Pensare che avrebbe potuto plasmare anche la Michael del prime universe, è una presunzione che chiaramente deriva da una noncuranza del genere femminile.
Lorca verrà però soppiantato da un gruppo di donne e la puntata finale è un trionfo al femminile. Ogni personaggio che conta in questa puntata è donna. Da Michael a Philippa passando per l’ammiraglio Cornwell, al cadetto Tilly e persino alla leader Klingon L’Rell.
Queste donne non sono solo forti, ma ogni area della loro vita è perfettamente sviluppata. Non sono definite in base alle loro relazioni con gli uomini, non sono la moglie di nessuno, la figlia di nessuno, la ragazza di nessuno. Sono forti, indipendenti e intelligenti
– Jayne Brook, interprete dell’ Ammiraglio Cornwell
Questo si rispecchia appieno nel Test di Bechdel, un test creato da Alison Bechdel per misurare se in film e libri c’è almeno una scena in cui due donne parlano tra di loro e non parlano di uomini.
È difficile che opere Sci-Fi passino il test, anche per le prime serie di Star Trek. Abbiamo dovuto aspettare l’arrivo di Discovery per avere una serie tv in cui finalmente il Bechdel test è applicato con risultati più che soddisfacenti. Discovery è la sesta serie tv del franchising e, nonostante negli anni ’90 con Voyager abbiamo finalmente visto al comando la Capitana Janeway, il test è sempre stato particolarmente infelice poiché c’erano comunque troppi personaggi maschili attorno a lei. Ma non succede con Discovery, in cui i personaggi femminili sono al comando e non hanno alcun bisogno di parlare di uomini.
Non poteva inoltre mancare la relazione sentimentale della stagione (oltre a quella necessaria tra Stamets e Culber): sto parlando di Michael e Ash. Ho trovato questa storia tra i due abbastanza forzata, una sorta di fan service se così lo vogliamo definire. Va fatto notare che Michael non viene dipinta come la pulzella in pericolo che ha bisogno di Ash per salvarsi (anzi, quasi è il contrario!) e non dipende da lui. Se poi ci aggiungiamo che in realtà Ash è un Klingon e aveva già avuto una relazione con L’Rell, possiamo perdonare la forzatura…
Ci siamo anche evitati il “bury your gays” che temevo alla fine della prima stagione: la morte di Culber spezza l’idillio, è una morte tragica e abbastanza scema se lo vogliamo dire, quasi da farci pensare “ma perché lui?”.
Nella seconda stagione ritroviamo Culber, che non era morto ma è semplicemente stato ‘’assorbito’’ nella rete del micelio, completamente ‘’rinato’’. Non è più lo stesso, è psicologicamente cambiato dall’esperienza e la coppia scoppia. Siamo sul filo di un altro fan service, ma ammetto di preferirlo a un altro BYG.
Alla fine della prima stagione, abbiamo la sensazione che L’Rell, l’ambiziosa Klingon, potrà avere un ruolo chiave. A stagione finita posso dire di essere un po’ delusa, la sottotrama Klingon (e quindi quella di L’Rell) è stata un po’ trascurata. Stiamo parlando di un altro personaggio femminile importante, il leader dei Klingon, la bellicosa razza che spesso ha dato grane alla Starfleet.

L’Rell è fondamentale per tutte le figure Klingon femminili che costelleranno le storie future, e lo è ancora di più proprio perché per tracciare la strada alle sue ‘sorelle’ Klingon dovrà combattere il patriarcato della sua società. Nella prima puntata della stagione vediamo infatti la società Klingon con una forte componente maschile, nonostante ciò L’Rell riesce a farsi strada e diventare il braccio destro del capo T’Kvuma e continuerà ad operare in maniera particolarmente scaltra per ascendere al potere. Fino a questo momento le donne Klingon erano sempre state figure marginali, confinate alla famiglia e lontane dalla politica. L’Rell riesce invece a mostrare che le donne sono in grado di essere manipolatrici tanto quanto i leader maschili. È lei che prepara la strada a figure più forti e indipendenti, come vedremo in narrative future. Figure rispettate nella società in cui l’onore è tutto. Grazie al suo operato, manipolativo e ricco di sotterfugi, capiamo la sua importanza per le future protagoniste Klingon: L’Rell non è solo un personaggio femminile forte, lei è IL personaggio forte che riesce a farsi strada in una società estremamente patriarcale, fino a diventare cancelliere dell’Impero e architrave per l’importanza di altre figure Klingon che vedremo.
Prendiamo in analisi la seconda stagione, a mio avviso più interessante della prima (potrei essere condizionata da una certa crush per Spock ma cercherò di essere obiettiva!). La seconda stagione rappresenta l’anello di congiunzione tra la nuova serie e la serie originale degli anni ’60. Torniamo infatti sull’Enterprise con il capitano Pike, Spock e soprattutto Numero Uno. La puntata pilota della serie classica fu trasmessa nel febbraio del 1965 e vedeva al comando della Enteprise il Capitano Pike affiancato da Numero Uno, primo ufficiale e donna. La puntata pilota però non fu apprezzata e Numero Uno fu criticata proprio perché troppo indipendente e forte per gli standard dell’epoca: un’ufficiale straordinariamente efficiente a cui piaceva non manifestare alcuna emozione, fredda e sicura di sé e probabilmente superiore a Pike nella conoscenza di ogni dettaglio tecnico relativo all’Enterprise.

Fu quindi riscritto l’inizio della serie, cambiando anche capitano (da Pike a Kirk) e mettendo Spock come primo ufficiale. Finalmente, con Discovery, così ricco di personaggi femminili donne, c’è spazio per Numero Uno. La sua prima apparizione è nella puntata ‘Un Obolo per Charon’, in cui vediamo fin da subito la sua determinazione. Pike si fida di lei e non ha alcun problema a lasciarle il comando della navicella.
Voglio aiutare a scoprire questo personaggio perché non ne abbiamo mai avuto l’occasione. Lei sa il fatto suo, è una donna dal carattere spiccato e dalla parlata veloce.
– Rebecca Romijn
Ma potevamo fermarci a una protagonista donna (e afroamericana) con una mamma astrofisica (donne e STEM tipo), un’imperatrice (asiatica) ora a capo di un’importante sezione segreta della Federazione, un’ingegnera lesbica e la leggendaria Numero Uno?
Nah, troppo facile. C’è un altro personaggio su cui vale la pena spendere due parole. Nella puntata ‘Such Sweet Sorrow’ (il finale di stagione, diviso in due parti), la crew della Discovery si trova in difficoltà (la faccio breve per non dilungarmi eccessivamente) e la guardia marina Tilly propone di farsi aiutare da una sua amica, Me Hani Ika Hali Po, per gli amici Po. Po è la regina del pianeta Xahea, di fondamentale importanza politica per la Federazione, essendo ricco di giacimenti di dilitio. Nonostante la giovane età, Po è estremamente acculturata e ovviamente intelligente. Grazie alle sue doti costruisce un incubatore per il dilitio in grado di ricristallizzare il minerale, salvando tutta la navicella. Grazie a Tilly, Po capisce che il suo popolo ha bisogno di lei ed è perfettamente in grado di mantenere il suo status di regina (citofonare sorellanza perché vedere queste girls supporting girls anche nello spazio è meraviglioso!).

E che dire quindi di Tilly, guardia marina un po’ impacciata ma chiaramente dotata e determinata, che spesso e volentieri ha salvato il deretano ai suoi colleghi? Ho notato (ma forse sono piccolezze solo nei miei occhi) che Tilly è anche leggermente più curvy rispetto alle altre compagne di plancia, e con qualche brufolino-ino sul mento qua e là. Tilly mi è sempre sembrata più vicina a una ragazza “della porta accanto”, non sono a livello fisico ma anche a livello caratteriale, rispetto per esempio a Michael.
Michael rimane la protagonista della serie, bilanciata da senso del dovere verso la Starfleet ed affetti personali. Per buona parte della stagione cerca il fratellastro Spock, e una volta riuniti è chiaro il suo dolore nel vedere il fratello così distaccato e freddo nei suoi confronti (però cos’altro aspettarsi da un vulcaniano?).
Michael si ricongiunge anche alla madre, creduta morta. Il senso del dovere la fa da padrone in Michael, che pur di salvare tutti sacrifica il rapporto con la madre appena ritrovata e capisce che deve fare un altro sacrificio più grande, mettendo a rischio la sua vita.
C’è però chi davvero si immola per il dovere dovuto alla Federazione, e stiamo parlando dell’Ammiraglia Cornwell, morta eroicamente pur di salvare tutta la navicella.
Sono le donne a sacrificarsi per salvare tutto e tutti eppure, nonostante la loro forza, va detto che le figure maschili sono altrettanto importanti. Bilanciate e in equilibrio: se un personaggio maschile o un personaggio femminile venissero meno, la trama sarebbe claudicante alla stessa maniera. Michael, la Georgiu e Tilly sono forti, ma abbiamo avuto bisogno di Spock, Pike e Saru. Quello che è certo è che ogni personaggio maschile rifiuta categoricamente la mascolinità tossica. Uno dei personaggi più sfaccettati a livello psicologico è chiaramente Ash Tyler, Klingon trapiantato in corpo umano. È diviso tra due mondi, l’Impero e la Federazione, tra due donne (Michael e L’Rell, da cui avrà anche un figlio), e non trova un’identità fissa. Ash piange e non ha problemi a esternare il suo malessere. È un’ottima rappresentazione di mascolinità:
Sono sempre stato interessato a figure vulnerabili sullo schermo. Con tutto quello che sta succedendo, qualsiasi carattere che aderisce al classico concetto di maschio eroico e macho, è chiaramente obsoleto. Bisogna mostrare qualcosa di più profondo.
– Shaza Latif che interpreta Ash Tyler
Con Discovery tutto cambia.
Le donne ricoprono ruoli importanti senza alcun commento, semplicemente come a dire ‘’le donne sono capaci di questo e questo’’.
La sessualità è vissuta in maniera normale, non importa se sei gay, lesbica o bisessuale nel tuo universo specchio.
Il razzismo non è minimamente contemplato: asiatici e afroamericani sono chiamati semplicemente “umani”, poiché ci sono anche vulcaniani, andoriani, kelpiani e infinite altre razze.
C’era bisogno di una narrativa diversa, così squisitamente inclusiva, soprattutto ma non solo nel mondo Sci-Fi e finalmente siamo in grado di scoprirlo grazie a Discovery.