Articolo di Lenny Melziade
Due cose mi vengono in mente se penso alla Svezia: enorme civiltà e musica.
La Svezia – e un po’ tutta la Scandinavia – è sempre più vista come un’El Dorado di diritti e libertà. Nonché grande esportatrice di musica per tutte le orecchie.
Non stupisce, quindi, vedere grandi festival musicali organizzati in tutto il territorio svedese nell’arco dell’estate, così come non stupisce vedere il bill degli stessi così variegato, unendo gruppi di generi agli antipodi (cose che in Italia “ciao core”, come si suol dire, visto che c’è chi si scanna al Gods Of Metal perché certi gruppi non sono true metal!).
Quello che stupisce è invece l’ondata di stupri e violenze sessuali che ha avuto luogo al Bråvalla Festival, nei pressi di Norrköping, tenutosi tra il 30 Giugno e il 2 Luglio e al Putte i Parken, festival gratuito itinerante, facente tappa a Karlstad.
A Bråvalla sono stati registrati 5 casi di stupro e 12 di violenza, tra cui quello di una ventenne che ha subito denunciato l’attacco: la giovane sarebbe stata addirittura violentata nel parterre durante lo show di una delle cantanti di punta, la notissima, in patria, Zara Larsson. La polizia non ha ancora trovato il colpevole, ma spera di ricevere qualche dettaglio importante dal pubblico presente.
Al Putte i Parken, i casi riportati sono stati addirittura 35, uno dei quali coinvolge una dodicenne.
Inizialmente la polizia del Värmland, regione in cui ha avuto luogo il festival, ha diramato un comunicato in cui asseriva che i colpevoli fossero “giovani migranti”, salvo poi ritrattare. In realtà solo due su sette sospettati erano effettivamente migranti appartenenti a un centro di accoglienza nelle vicinanze, mentre per la maggior parte si è trattato di “giovani che parlano uno svedese impeccabile”.
La notizia è comunque dilagata, preferendo puntare il dito contro “l’altro”.
«Penso che i migranti siano stati sproporzionatamente accusati per questi crimini. I dati statistici parlano chiaro, per anni gruppi di destra e razzisti hanno cercato di creare un clima di paura attorno all’immagine del migrante stupratore. La cosa preoccupante è che questo trend sta entrando anche nei media»
commenta Patricia Lorenzoni, docente dell’Università di Linköping.
Accusare i migranti non solo è sbagliato, ma anche pericoloso. Andrebbe posto l’accento sulla cultura dello stupro, visto che, anche in Svezia, i casi di violenza sono spesso legati alle idee di “mascolinità” e alla banalità delle violenze a scuola.
Così facendo, la polizia svedese ha perpetrato un victim-blaming troppo semplice. Se il “violentatore” appartiene a un gruppo così facilmente identificabile, possiamo andare ai festival tranquilli, no? Basta evitare quelli che hanno palesemente scritto in faccia “ti stuprerò perché vengo dal paese X”.
Chiaramente, i titoli di giornale sono più succosi se si accusa un migrante piuttosto che lo svedese di turno.
Fortunatamente si sono alzate molte voci da parte degli artisti che hanno partecipato al festival. I Mumford & Sons hanno rilasciato un comunicato in cui annunciano di non voler più prendere parte al festival:
«I festival sono la celebrazione di musica e persone, un posto per distrarsi e sentirsi al sicuro. Siamo davvero scioccati. Non suoneremo mai più a questo festival finché non avremo la certezza da parte di polizia e organizzatori che qualcosa è stato fatto per combattere questo schifosissimo e altissimo numero di violenze sessuali»
Floor Jansens, frontwoman dei Nightwish, supporta le parole della band inglese:
«Rispetto il loro voler boicottare il festival. Non è normale che tutto ciò succeda a un festival. Non è normale che una donna venga violentata così nel 2016. Succede quotidianamente nel mondo, ma è rivoltante. Non c’è nessuna scusa, bisogna proteggere uomini e donne da ogni tipo di violenza sessuale!»
Zara Larsson è stata invece più breve e incisiva:
«Che schifo, tu che hai violentato senza pudore una ragazza in mezzo al pubblico, ti meriti di bruciare all’inferno»
Il problema principale, a mio avviso, è stato citato proprio dai Mumford & Sons e da Floor Jansen. I festival musicali, e i concerti in generale, sono un luogo di aggregazione sociale in cui mai e poi mai ci si dovrebbe sentire minacciati o in pericolo. Una ragazza, così come un ragazzo, dovrebbe sentirsi libero di andare allo show delle proprie band preferite, godendosi solo la musica.
Sfortunatamente pare proprio che i concerti stiano diventando un porto franco per violentatori. Dal semplice pizzicotto al sedere (che apparentemente succede a ogni concerto, vista la facilità con cui è attuabile), a vere e propri stupri di massa (Woodstock ‘99). Persino Beyoncé e Azealia Banks hanno subìto palpatine e simili a contatto con i fans.
Ci basiamo su un’idea utopica di concerto, speriamo di essere lì assieme a persone che condividano la nostra stessa grande passione, ma spesso siamo circondati da violenza che rimane impunita e omertà degli astanti, che fanno finta non vedere e sentire.
Non possiamo considerare “normale” un contatto fisico non voluto nonostante il fatto che siamo in mezzo alla calca; non possiamo tacere se vediamo qualcuno che nel pubblico infastidisce una persona, invece di godersi lo spettacolo.
Non possiamo pensare di andare a un concerto con queste paure.
cultura del possesso e del dominio del più forte, debellarla si deve, come?
con tanta, tanta educazione e rieducazione affettiva, a cominciare dalle persone che vengono incarcerate per questi reati.
Lorydana
parlare uno svedese impeccabile serve a poco se la tua religione o la religione della tua famiglia (ebrea, cattolica o musulmana che sia) dice che una donna svestita è una poco di buono quindi “molestabile”. E va da sè che gli stupratori sono ignobili qualunque sia la loro cultura di origine
In Svezia c’è una cultura anti-maschilista che in Italia ce la sogniamo ma le violenze esistono ovunque, solo che in una cultura laica è più facile combatterle