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Tecnologia, musica ed inclusione: intervista a Marta Fantin, Interim Director of Music Partnership @ DICE
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Tecnologia, musica ed inclusione: intervista a Marta Fantin, Interim Director of Music Partnership @ DICE

DICE è la piattaforma di ticketing e Discovery mobile-only. Nata a Londra, risponde di una tecnologia avanzata che offre preziosi strumenti di marketing (come la waiting List) insieme a una costante lotta al bagarinaggio.

In Italia come nel mondo, è partner di alcuni dei più importanti festival e club, dal Primavera Sound al Terraforma.

DICE sarà presente durante la Milano Music Week e Linecheck per affrontare le importanti tematiche legate alla musica dal vivo, all’inclusività, alla trasparenza, alla scoperta. E nel rispetto dei diritti civili.

Su come tecnologia e musica possano incontrarsi e favorire una reale inclusione nel settore abbiamo fatto qualche domanda a Marta Fantin, Interim Director of Music Partnership di Dice.fm responsabile dell’espansione nel mercato italiano della piattaforma innovativa di Event Discovery & Ticketing inglese, con oltre 10 anni di esperienza nella Music Industry e nel ticketing.

Tecnologia, musica, inclusione: come si possono rapportare queste tre tematiche?

Sono tutte e tre estremamente rilevanti per  DICE, che è un’app, quindi una realtà legata al 100% al mondo tech, basata su un sistema algoritmico grazie al quale non dovrebbero esserci discriminazioni nella scelta dei contenuti che propone, diversamente da quanto avviene invece quando la selezione viene realizzata dall’essere umano: l’algoritmo non guarda il gender né se l’artista faccia parte di minoranze, tutto è posto sullo stesso piano e riceve la stessa esposizione.
La tecnologia è alla base di ciò che è DICE e grazie a lei possiamo veicolare contenuti senza discriminare.

Come DICE supporta la difesa dei diritti civili oltre a dare visibilità ad attività a questo argomento correlabili e quindi automaticamente schierandosi a loro favore?

Tutti i contenuti presenti su DICE sono eventi, festival, tour, non solo musicali, ma anche, da quest’anno, riconducibili all’ambito arte-cultura, selezionati dal team content di cui faccio parte con altre quattro persone: insieme ci occupiamo di realizzare ricerca proattiva, per trovare e dare spazio anche a sottoculture e minoranze, al fine di sostenerle e promuoverle.
Lavoriamo con realtà che si occupano di d&i, abbiamo stretto partnership con manifestazioni e festival legati al mondo Lgbtq+ (es. Muccassassina, Gender Bender), la nostra scelta politica, oltre che artistica, è quella di dare fare in modo che le persone iscritte all’app possano vedere ed accedere a questo tipo di contenuti.
Spesso i gestori delle venue sono maschi bianchi, ma stiamo lavorando per attivare collaborazioni che diano voce anche a chi appartiene alle minoranze etniche.

DICE non ha a che fare solo con eventi grandi, mainstream, ma anche con la ricerca, come tu stessa ci hai detto: cosa significa fare scouting e dare spazio al panorama artistico emergente? Oggi quali sono le caratteristiche di chi emerge e che interessano a DICE per darle/gli visibilità?

La ricerca è parte fondamentale del nostro lavoro, non ci interessa avere on board solo i grandi player della music industry che hanno a che fare con grandi festival ed artisti.
Noi ci relazioniamo tanto anche con le piccole realtà, e questo è sicuramente un aspetto vincente di DICE, sono le micro realtà che fanno emergere il reale valore di ogni città.

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Nei prodotti musicali a cui diamo visibilità cerchiamo come valori la qualità, la multiculturalità: ciò a cui vogliamo dare spazio deve essere lo specchio della società di un determinato territorio, per questo è fondamentale guardare le sfumature e avere un occhio di riguardo verso le minoranze e le sottoculture, realtà che tendenzialmente hanno maggiore difficoltà ad emergere, e che probabilmente nei tempi che ci aspettano ne avranno ancora di più.

Solitamente nelle aziende musica ci lavorano più uomini che donne, in DICE, anche in Italia, avete numeri che invece fanno credere si possa scardinare questa prassi.  Quando si assume, come si fa a fare in modo di cambiare le cose ma al contempo a dar valore alla persona, alle competenze, non solo a guardare alla quota rosa?

Questa domanda mi sta molto a cuore. In DICE abbiamo il 50% delle dipendenti donne e le posizioni di leadership sono coperte da loro al 30%.
In Italia siamo sicuramente arretrati sul tema, e me ne rendo ancor di più conto quando sono invitata ai panel e mi ritrovo ad essere l’unica donna, salvo ovviamente non si tratti di contesti legati a temi d&i.
Il discorso quote rosa è complicato, è sicuramente una scelta ed un’imposizione, ma un utile punto di partenza per darsi un traguardo da raggiungere, colmare il gap e scardinare una dinamica malsana.
Sette anni fa i cofounder di DICE, uomini etero bianchi, si sono dati come obiettivo quello di includere le donne, cambiare la struttura: questo nel tempo permetterà di creare diversi modelli femminili di riferimento, esempi a cui ispirarsi.
Sono alla guida del team content, un team fortemente legato al mondo delle vendite, a quello che è l’ambito commerciale dell’azienda, ho la possibilità di scegliere, guardare con attenzione le application che ricevo, ma se pensi che quando abbiamo aperto le ultime posizioni, più del’80% dei candidati sono stati uomini, è facile intuire il perché durante la selezione ci siamo imbattute in più uomini in linea con la figura che stavamo cercando. È fondamentale includere, concretamente fare qualcosa per cambiare il sistema ma bisogna anche guardare alla preparazione e competenza di chi si candida: non è facile trovare un equilibrio tra questi due aspetti.

Credi che la maggiore preparazione che si riscontra negli uomini nel settore musica sia dovuta al fatto che le donne non siano state spinte abbastanza nel tempo ad acquisire skills e competenze utili, non ci sia stata sensibilizzazione sul fatto che ci sia spazio anche per loro nel music business? 

Sì, tanti fattori hanno influito su questo fenomeno. In primis storicamente nella music industry la prevalenza degli addetti ai lavori è sempre stata maschile e le donne sono state poco incoraggiate.
Tutt’ora mi capita che nei meeting in cui mi trovo ad essere l’unica donna, se c’è anche il mio capo, estremamente preparato sul mondo business ma meno diversamente da me riguardo a quello musicale, le domande di quest’ambito vengano comunque poste a lui anziché a me.
Ad oggi permane sicuramente una forte svalutazione nei confronti delle donne, relegate ad attività legate al marketing ed alla comunicazione, non stimolate né spinte a puntare a posizioni decisionali e ad inserirsi negli ambienti più tecnici (pensa all’ambito dei sound engineer dove davvero poche!).
La cultura va cambiata già dal momento della formazione scolastica, proponendo esempi positivi in cui possano essere mostrate le donne che ce l’hanno fatta quali personaggi inspirational.

Come si può colmare il gap che c’è in Italia in termini di considerazione come è considerata l’arte, la musica? Cosa può fare in tal senso DICE? 

Come dicevo prima, ciò che stiamo facendo è concentrarci su una selezione di contenuti di un determinato tipo e qualità: teniamo tantissimo alla ricerca, focalizzandoci anche su ciò che viene organizzato da collettivi femminili, appartenenti a subculture.
Nel nostro blog aziendale diamo rilevanza a questi eventi e a realtà del territorio italiano come per esempio Masseria Wave, spazio bellissimo in puglia dove vengono organizzati concerti dj set serate Lgbtq+, e parallelamente lavoriamo con festival legati a queste subculture: per noi è imprescindibile portare avanti un approccio di inclusione totale.
Per il prossimo anno abbiamo in cantiere di non solo promuovere ma creare eventi dedicati a questi temi che abbiamo a cuore, ed invitare a prendervi parte le/gli iscritte/i che abbiamo nell’app in Italia, coloro che chiamiamo fan, in quanto fan di ciò che è la cultura, a 360° gradi.

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