Articolo di Rachele Agostini
TGIT!
Ovvero “Thank God It’s Thursday”, grazie al cielo è giovedì.
Potrebbe sembrare una semplice storpiatura di TGIF, l’espressione coniata in America con l’intento di celebrare la fine di una settimana di fatiche e l’inizio del weekend, ma in realtà è molto più di questo: è lo slogan sotto il quale vengono abitualmente raggruppate le tre serie TV di punta della casa di produzione Shondaland.
Perché quando sei Shonda Rhimes, puoi dare un nome del genere alla tua agenzia senza passare per idiota, e puoi piegare alla tua volontà le espressioni idiomatiche.
Quando sei Shonda Rhimes hai così tanti premi che probabilmente non ne ricordi la metà, ma la sola vittoria che consideri davvero tale è la disperazione dei tuoi fedeli seguaci davanti a ciò che fai accadere ai personaggi.
Quando sei Shonda Rhimes, sei una dei massimi esponenti del potere femminile nella pop culture.
Grey’s Anatomy, Scandal e How to Get Away With Murder sono arrivati nelle nostre vite esattamente in quest’ordine [Grey’s Anatomy undici anni fa, Scandal tre e How to Get solo lo scorso anno], ed in quest’ordine vengono trasmessi dal network statunitense ABC.
A partire dalla scorsa settimana, decine e decine di milioni di telespettatori da ogni parte del mondo hanno (ri)cominciato a darsi appuntamento virtualmente, inchiodandosi sul divano di Giovedì in Giovedì nella trepidante attesa di spiare nelle vite di Meredith Grey (Ellen Pompeo), Olivia Pope (Kerry Washington) e Annalise Keating (Viola Davis).
Ma dove sta il segreto? Qual è l’ingrediente che ha trasformato in un vero e proprio oggetto di culto queste serie televisive?
Se lo chiedono i fans, ed ancora di più se lo chiedono gli addetti ai lavori, probabilmente nella speranza di trovare una qualche “formula magica del successo” da applicare ai propri show. Tante risposte diverse sono state date, ma in qualche modo il già citato potere femminile ci finisce sempre in mezzo.
Già, perché non importa se le vicende si svolgono fra le sale operatorie di un ospedale di Seattle, fra le stanze di un’agenzia di problem solving di Washington o fra le aule dell’università e del tribunale di Philadelphia: al centro c’è sempre una donna.
Fenomenale nel suo lavoro ma non per questo immune agli errori o disposta a rinunciare agli affetti; talmente forte da essere in grado di accogliere la propria fragilità ed assistere al mescolarsi di tragedia e commedia che è la sua vita.
Una donna.. normale, seppur straordinaria. O meglio, normale proprio perché straordinaria.
Certo, l’iper drammatizzazione e le situazioni surreali che caratterizzano tutti i prodotti di finzione non mancano, ma non è questo il punto.
Quel che davvero è apprezzabile di questi show televisivi è che le storie finte di queste supereroine del quotidiano sono un pretesto per far luce su tante storie vere.
Shonda Rhimes ed i suoi collaboratori portano nelle nostre case da anni una vasta e costante rappresentanza etnica e della comunità LGBT, questioni etiche (dall’eutanasia all’aborto, passando per la pena di morte) piuttosto che problemi di cui è importante parlare (ad esempio la corruzione in ambito politico e giudiziario, la violenza domestica e sessuale, la dipendenza da alcool e droga, ogni genere di discriminazione, e innumerevoli tipi di disturbi mentali).
Ancora più bello, poi, è il fatto che basti riflettere un un attimo per realizzare che molte di queste problematiche vengono in realtà trattate attraverso gli occhi dei personaggi maschili. Che sono ricchi di passato e sentimenti e sfumature esattamente come i personaggi femminili.
Ecco. Forse è questa, allora, la mia risposta a quelle domande.
La formula magica di cui sono in possesso Shonda & Co., al contrario di come sostiene qualcuno, va molto al di là di budget elevati ed attori attraenti: queste persone hanno capito prima degli altri che il potere maschile e quello femminile sono due facce della stessa medaglia e non due opzioni tra cui scegliere, e che per raccontare le storie delle donne non si devono, anzi non si possono, escludere o sminuire le storie degli uomini.
BUON GIOVEDì A TUTTI!