Devo fare una premessa: non sono una di quelle persone che pensano che fare una cosa brutta ti renda una persona brutta. Sono convinta che si possa sbagliare senza accorgersene, ferire in buona fede e questo non fa eccezione quando si parla di molestie nel mondo dello spettacolo.
Certo, c’è chi si comporta apposta in maniera spregevole perché gode nel vedere umiliato l’altro, ma c’è anche chi è stato “disegnato così”, come direbbe Jessica Rabbit, e fa quello che fa non con l’intento di fare del male, ma solo perché non gli è stato insegnato che quel comportamento nello specifico non va bene, anzi.
Detto questo, le cose tra me e Louis C.K. sono molto strane da quando si è scoperto il “fattaccio”.
Un po’ di contesto per chi non conoscesse i fatti: Louis C.K. è un famosissimo comico americano del quale abbiamo scoperto un particolare scheletro nell’armadio durante il periodo massimo del #MeToo, la campagna portata avanti dalle donne americane (ma non solo) dove raccontavano molestie e violenze subite nel corso dell’esistenza (tre giorni prima in Italia era nata una campagna antimolestie simile, tramite l’hashtag #quellavoltache e lanciata da Giulia Blasi).
Nello specifico, pare che Louis C.K. avesse il vizio di masturbarsi davanti alle colleghe.
Lui pensava (sinceramente) che non ci fosse nulla di male, perché ha sempre chiesto il permesso di farlo. Questa nuova ondata femminista gli ha spiegato che moltissime volte noi donne non ci sentiamo libere di dire la verità, soprattutto se siamo in una dinamica di potere. Soprattutto se quello che ci sta chiedendo “posso masturbarmi davanti a te?” è un nostro collega, ma molto più famoso e con molta più influenza nell’ambiente dove anche noi stiamo cercando di fare carriera, e il pensiero che un nostro “No” possa rovinarci tutto ciò per cui abbiamo studiato e lottato è più insostenibile del dire un “Sì” per nulla convinto e attendere che questo uomo – più grande di noi – raggiunga l’orgasmo e ci liberi da quella situazione se va bene fastidiosa, se va male traumatica.
Louis C.K. ha scritto una lettera di scuse nella quale diceva di non essersi mai reso conto di stare agendo una molestia e io gli credo.
Louis C.K. è il figlio sano di una società patriarcale che tratta le donne come oggetti, come proprietà, come diritti dell’uomo. Louis C.K. dice di non aver mai avuto l’intenzione di molestare nessuna, semplicemente masturbarsi davanti a una donna è un suo kink ed era convinto che piacesse anche alle donne che incontrava, dato che alla domanda “posso farlo?” rispondevano “sì”.
Io credo che le persone possano rendersi conto dei propri errori, che questi non debbano condannarle per sempre e che si possa migliorare, comprendere gli sbagli fatti ed evolvere.
Per questo, quando ho scoperto che avrebbe fatto uno spettacolo in Italia, ho preso il biglietto.
Volevo vedere quel miglioramento, volevo ridere di nuovo con lui ma con una comicità nuova, con battute consapevoli. Così, martedì 16 luglio sono andata al Teatro Nuovo di Milano, pronta a fare pace con uno dei miei comici preferiti. E invece.
Louis, ti voglio umanamente bene, ma non ci siamo. Davvero, davvero non ci siamo.
Anzitutto, prima di lui c’erano altri tre comici ad aprire lo spettacolo. Usando un altro hashtag abbastanza conosciuto, #tuttimaschi.
Eliminiamo subito l’ipotesi che fossero uomini perché più bravi di comiche donne, perché vi basta fare un giro su Netflix per vedere l’ormai abissale differenza tra uno stand up maschile con battute sessiste trite e ritrite e la controparte femminile femminista, sveglia e in grado di fare battute cattive senza per questo prendersela con le vittime.
Se sei reduce da uno scandalo del genere, dove – diciamocelo Louis – non ne sei uscito benissimo, il primo passo sarebbe quello di fare ammenda, anzitutto utilizzando il tuo spazio per fare conoscere comiche brave che vengono snobbate solo perché non hanno un pene.
E invece ho dovuto assistere a una discesa negli inferi della comicità maschile, dove più si alzava l’età del comedian, più si abbassava il livello delle battute. Un’occasione sprecata. (Quello o forse più semplicemente le donne che fanno questo mestiere non hanno voglia di lavorare con Louis C.K. e chi sono io per non comprendere un’eventuale scelta del genere e di genere).
Dopo 40 minuti che sono sembrati una lezione su Skillshare su come smettere di fare sorridere qualcuno, Louis C.K. è salito sul palco e due file dietro di me un ragazzo ha urlato “grab that pussy!!!”. Quindi ho ragione io, qui nessuno ha imparato la lezione. (N.d.A. pare abbia urlato “like the pussy”, come ha raccontato il mio amico e collega Manuel nel suo articolo complementare a questo. Tristemente, la sostanza non cambia).
La sensazione che ho avuto è stata quella di essere in mezzo a persone che idolatravano Louis C.K. e lo consideravano una vittima degli eventi (platea al 90% maschile, ma la ragazza davanti a me era in assoluto la sua cheerleader più convinta). Le battute più problematiche sono state quelle che hanno fatto scattare gli applausi più scroscianti.
Ha aperto parlando dell’elefante nella stanza, dicendo “Quando chiedete a una ragazza se potete masturbarvi davanti a lei e lei vi dice sì, ricordatevi di chiederle se è sicura e se vi dice di nuovo sì non fatelo comunque”.
Poi ha fatto partire una doppia filippica, una su come ora lui sia sfortunato perché tutto il mondo conosce il suo kink (no, Louis, non ci provare, non sei tu la vittima qui) e l’altra su come effettivamente le donne siano molto brave a dire una cosa ma intendere il suo opposto (e sono certa che qualcuno abbia letto la cosa come un “hai detto sì, se intendevi no è un problema tuo”, perché la colpevolizzazione della vittima tira sempre un casino).
Il resto dello spettacolo è stato un classico Louis C.K. non particolarmente brillante, con battute sul sesso anche abbastanza telefonate e nessun segno di aver imparato la lezione.
Io non me la prendo con lui, non penso che il problema sia lui. Lui è un maschio bianco eterosessuale di mezza età privilegiato ed è questo che più di ogni altra cosa gli impedisce di fare passi avanti. Ha vissuto una vita intera così: è difficile pensare di cambiare dall’oggi al domani, soprattutto se non ne senti fino in fondo il bisogno.
Lui fa il suo lavoro per come sa fare il suo lavoro. Mi intristisce che non abbia usato questa esperienza per evolvere anche la sua comicità, ma non era obbligato a farlo e non mi aspetto da lui il cambiamento culturale che ci serve.
Non è un caso che dei tre comici in apertura sia stato il più giovane quello con le battute più fresche e più lontane dagli stereotipi.
Non è un caso che siano le donne a fare le battute sugli stupri più divertenti e geniali.
La generazione passata è fin troppo figlia dei suoi tempi perché possa stravolgere completamente il suo modo di vedere il mondo. E più che arrabbiata io ormai sono annoiata da questo modo di guardare la realtà e di riderci su.
Sono a mio modo legata a Louis C.K. per tante cose, credo che il suo pezzo “of course, but maybe” sia spettacolare, riderò ancora per tanti stand-up suoi del passato.
Per quanto riguarda il futuro, credo deciderò di ridere di altro, di battute che vengono fatte per ridere con me e non di me, che non usano i traumi come punchline ma come trampolino per un finale diverso, ugualmente esilarante ma più utile.
Si può fare, lo stanno già facendo. Sta a noi scegliere con chi ridere, ed è una responsabilità grande, perché ridere è una cosa seria.
“Questa nuova ondata femminista gli ha spiegato che moltissime volte noi donne non ci sentiamo libere di dire la verità, soprattutto se siamo in una dinamica di potere. Soprattutto se quello che ci sta chiedendo “posso masturbarmi davanti a te?” è un nostro collega, ma molto più famoso e con molta più influenza nell’ambiente dove anche noi stiamo cercando di fare carriera, e il pensiero che un nostro “No” possa rovinarci tutto ciò per cui abbiamo studiato e lottato è più insostenibile del dire un “Sì” per nulla convinto e attendere che questo uomo – più grande di noi – raggiunga l’orgasmo e ci liberi da quella situazione se va bene fastidiosa, se va male traumatica.”
Io l’articolo lo avrei concluso qui. Se il pensiero è questo, di base, forse non soltanto chi è stato individuato come molestatore deve comprendere dove sbaglia.
È inutile puntare il dito verso gli altri se non si riesce a divincolarsi dalla convinzione che noi donne non siamo libere di dire di no.
Personalmente, da donna, un pensiero di sottomissione come questo, ha dato la nausea
Perfect article, with sagacious intelligence and tact !! I completely agree, despite being male, white, born in 1959, thanks for what I read ….
Salve. Lei pretende da un comico ciò che si potrebbe pretendere da un cultore dell’umanesimo.
Non ho visto Louis a teatro ma ho scaricato lo show illegalmente (non intendo dargli supporto economico, dopo quel che ha fatto) in ogni caso definirlo non divertente (senza peraltro argomentare adeguatamente) è davvero ridicolo. Oltretutto, non pretendo certo che un comico abbia la tempra morale di un santo, detto questo sono sicura che Louis resti comunque una spanna sopra al suo pubblico italiano….