Il Comitato olimpico internazionale (CIO) ha questa settimana rilasciato una tanto attesa policy, che va a rendere più inclusive le Olimpiadi per lə atletə transgender e per lə atletə che hanno variazioni nelle caratteristiche di sesso. Questi nuovi principi si fondano su più di due anni di diverse consultazioni con vari atletə, attivistə e attorə. Il diavolo si nasconde nei dettagli e nell’implementazione, ovviamente. Tuttavia, questo approccio rinfrescante mette al centro i diritti umani, e potrebbe proclamare una nuova era inclusiva per i generi, per chi fa sport e per chi lo gestisce.
Perché queste novità – e perché adesso?
Uno dei più importanti problemi di parità di genere e diritti umani degli ultimi anni è stata l’inclusione delle persone che fanno parte di minoranze di genere – coloro i cui corpi e/o l’espressione e identità di genere non si allineano perfettamente con le nozioni normative del binarismo femminile/maschile. Questo problema riguarda lo sport a livello globale, dal livello più amatoriale a quello d’élite. Le parti interessate chiedono da tempo un cambiamento. Collaboriamo con organizzazioni sportive e atletə alle prese con la questione dell’inclusione nello sport femminile.
La nostra ricerca ha evidenziato che molte organizzazioni sportive promuovono regolamentazioni pur avendo una conoscenza limitata (o assente) della complessità del tema – e spesso senza consultare lə atletə a cui ci si vuole riferire. Il nuovo modello di riferimento del CIO nasce dopo una lunga storia di sforzi, anche molto criticati, per definire i limiti entro i quali raggruppare lə sportivə nelle categorie femminili, una storia che risale alle “sfilate a nudo” (NdT, negli anni Sessanta, il Comitato olimpico internazionale faceva camminare lə atletə nude di fronte ai dottori, per farne verificare la presenza di genitali femminili e altre caratteristiche sessuali femminili).
In passato, l’obiettivo è stato trovare una “base biologica della femminilità” e si basava su prove scientifiche incomplete e controverse.
Oggi, comunque, c’è un più ampio riconoscimento del fatto che la scienza da sola non basta a fornire risposte dirette a questioni così socialmente e biologicamente complesse.
Un approccio alternativo, riflesso nel nuovo quadro del CIO, è quello di costruire regolamentazioni che ruotino attorno al concetto di diritti umani.
Cosa dicono le nuove linee guida?
Il nuovo approccio riconosce i diritti umani come responsabilità fondamentale degli organismi di regolamentazione sportiva. Questo framework adotta esplicitamente un approccio per cui lə atletə non dovrebbero essere esclusə sulla base del loro essere transgender o delle loro caratteristiche sessuali non conformi. Mira a garantire che tuttə possano praticare lo sport in modo sicuro e libero da molestie, indipendentemente dal genere o dai tratti legati al sesso.
È importante sottolineare che queste regolamentazioni tentano di allontanare gli organi di governo sportivi dal fare affidamento sul testosterone come misura di ammissibilità valida per tuttə. Al suo posto, sottolinea dieci principi chiave per guidare il processo di sviluppo delle nuove politiche:
– la prevenzione del danno
– la non-discriminazione
– la correttezza
– l’assenza di presunzione di vantaggio
– l’uso di metodologie basate su prove per la regolamentazione
– il primato dell’autonomia del corpo e della salute
– un approccio centrato sull’individuo interessato, per lo sviluppo dei regolamenti
– il diritto alla privacy
– la revisione periodica delle regolamentazioni di idoneità
La relazione tra testosterone e prestazioni è così complessa che le organizzazioni di regolamento sportivo non possono realisticamente aspettarsi di fare affidamento sulle misure dell’ormone, per definire l’ammissibilità. C’è tanta diversità tra i corpi e le prestazioni delle donne trans e delle donne con corpi non conformi, quanta ne vediamo tra le atlete cisgender e con corporatura secondo gli standard. Lə portavoce del CIO sono statə pragmaticə: facciamo un passo alla volta, abbiamo fede nei dieci principi e vediamo dove ci portano.
In questo modo, questa nuova struttura (e la filosofia su cui si basa) ci porta ben oltre le controverse soglie di testosterone introdotte nel 2015 e il consenso di Stoccolma del 2003. Queste ultime richiedevano allə atletə di sottoporsi a interventi chirurgici di affermazione e “cambiamenti anatomici”.
In effetti, il CIO ora riconosce il “grave danno” e la discriminazione sistemica causati da tali criteri e politiche di ammissibilità.
Ciò include i danni sproporzionati che sono stati causati alle donne nere del Sud del mondo, in sport come l’atletica leggera.
La domanda ora è: come si schiereranno le altre organizzazioni sportive, in particolare le Federazioni Internazionali che governano ogni sport olimpico? Il CIO richiede alle federazioni di assumere “un approccio di sani principi per sviluppare i criteri applicabili al proprio sport”.
Una mossa importante e ben accolta
Queste nuove regole rappresentano un passo avanti per lo sport inclusivo di genere, ma c’è ancora molto lavoro da fare. Non si menzionano affatto lə atletə non-binary, il che significa che inquadra ancora la partecipazione sportiva d’élite all’interno di un rigoroso dualismo di genere. È promettente vedere un allontanamento da un paradigma incentrato su particolari approcci scientifici e medici che regolano l’esclusione di determinati gruppi. Il passaggio a una visione contemporanea dello sport inclusivo di genere è promettente. Questo nuovo approccio è una mossa positiva per lo sport che miri alla parità di genere; sia le donne trans che le donne con caratteristiche non conformi saranno preziosə alleatə nella lotta per rendere lo sport sicuro e inclusivo per tutte le donne. Si spera che contribuirà a rendere lo sport, anche a livello non agonistico, uno spazio più accogliente per le persone non cis. Questi gruppi sociali ai margini spesso denunciano livelli allarmanti di pessima salute mentale, come ad esempio le tendenze suicide, e hanno diritto a opportunità per migliorare il benessere attraverso lo sport.
Lo sport ha un’opportunità unica per fare progressi e migliorare la salute delle comunità emarginate.
Questo cambiamento può offrire ai giovani di diverso genere e diverso sesso la speranza che anche loro possano raggiungere la grandezza in uno sport che amano.
La ricercatrice indipendente Payoshni Mitra ha contribuito a questo articolo.
Fonte
Magazine: The Conversation
Articolo: A win for transgender athletes and athletes with sex variations: the Olympics shifts away from testosterone tests and toward human rights
Scritto da: Ryan Storr, Madeleine Pape, Sheree Bekker
Data: 19 novembre 2021
Traduzione a cura di: Caterina Fantacci
Immagine di copertina: Andrew Tanglao
Immagine in anteprima: Pinterest