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Un’analisi mostra gli abusi che le parlamentari britanniche subiscono su Twitter

Un’analisi mostra gli abusi che le parlamentari britanniche subiscono su Twitter

L’avvicinarsi delle elezioni generali nel Regno Unito a dicembre ha allarmato molti attivisti e candidati. Dovranno affrontare le buie e fredde strade del Paese per convincere gli elettori a recarsi alle urne. Una mia preliminare ricerca rivela però che le donne in corsa per le elezioni avranno da preoccuparsi di più che di piedi stanchi o di cani aggressivi.

L’ultima volta che il Regno Unito ha tenuto elezioni in Dicembre, nel 1923, otto donne furono elette. Mentre più di otto correranno nel 2019, molte altre donne parlamentari hanno annunciato che non parteciperanno. Le conservatrici Nicky Morgan e Caroline Spelman e l’ex conservatrice Heidi Allen sono tra le 18 che hanno annunciato che non si sarebbero candidate un’altra volta, per l’elezione del 12 Dicembre. Tutte e tre hanno fatto riferimento alle loro esperienze di abusi online, dicendo che sono state significative nel motivare la loro decisione.

È da qualche tempo che le parlamentari stanno cercando di far luce su questo problema. L’ex conservatrice, e ora nel gruppo indipendente, Anna Soubry ha parlato delle minacce di morte ricevute e continua a filmare le aggressioni che riceve fuori dal parlamento. Luciana Berger, che ha lasciato il partito laburista e che adesso si trova tra le fila dei liberal-democratici per l’area londinese di Finchley and Golders Green, ha detto che non farà campagna da sola, di notte, durante queste elezioni.

Il mio studio indica che il problema è peggiorato, dalle elezioni del 2017. La mia analisi è una tra le prime a esplorare il livello di aggressioni online ricevuti da donne della vita pubblica.

Ho esaminato i feed di Twitter di tutte le donne britanniche in parlamento, in un periodo di 11 giorni. Ho raccolto 317.258 tweet unici (senza retweet) mandati alle parlamentari e raccolto 5.275 tweet contenenti gli insulti più comuni. Quando i retweet aggressivi sono stati inclusi, il campione e’ arrivato a piu di un milione.

La mia analisi rivela che Theresa May, che era la Prima Ministra al momento della mia ricerca, è stata la persona a ricevere il più alto numero di tweet (2.125, 60% del totale). Le altre che hanno ricevuto il più elevato numero di tweet, dopo di lei, sono state Soubry e la parlamentare laburista Stella Creasy. Una stragrande maggioranza dei tweet manifestava misoginia e includeva linguaggio sessista e osceno.

Tutti i tweet contenevano un linguaggio scurrile, per lo più estremo. Parole come “incapace”, “stupida” e “inetta” sono comparse più di 150 volte. Vi erano poi 290 tweet che criticavano l’aspetto delle parlamentari, incluse descrizioni di donne più anziane come “brutte” o “old hags” (un’espressione traducibile come “vecchie megere”, NdT). Altri tweet facevano riferimenti a “belle tette”, oppure commentavano con frasi tipo “belle tette, peccato per la faccia”. Questa costante attenzione all’aspetto fisico delle donne è oggettivante, scredita il lavoro delle donne e i contributi che queste danno nelle loro professioni. Questo non è un problema che emerge, invece, per la maggior parte degli uomini che fanno lo stesso lavoro. Ancora più preoccupanti, 23 minacce di violenza fisica o sessuale, alcune molto esplicite.

Conseguenze durature

Le aggressioni online hanno conseguenze personali per chi le riceve. Paura, imbarazzo, umiliazione e rabbia: e tutte queste potrebbero indurre al silenzio le donne. Coloro che ricevono questi abusi spesso hanno paura per il benessere dei propri cari. Questa è una particolare preoccupazione per le parlamentari, dato che il lavoro spesso richiede loro di vivere lontane da casa durante i giorni feriali.

La mia analisi ha anche rivelato un considerevole picco nel numero degli abusi twittati ogni volta che una parlamentare si trova sotto particolare attenzione mediatica. Questo suggerisce che più il profilo di una donna cresce, più aumenta il rischio al quale questa è sottoposta. Questi attacchi non sono rari, ma anzi, fanno parte di una grande percentuale delle conversazioni odierne sui social media delle deputate. La mia ricerca mostra che i tweet mandati alle parlamentari non sono una mera dimostrazione di un dibattito acceso o un’inevitabile parte della vita politica, ma invece contengono minacce di stupro e violenza che potrebbero essere perseguite legalmente.

I feroci insulti e le minacce di violenza che avvengono ogni giorno sono più di quello che chiunque dovrebbe essere costretto a tollerare; se queste aggressioni avvenissero per strada o durante incontri pubblici sarebbero condannate immediatamente. Poi, se deputate come Berger sentono di dover limitare i propri movimenti per proteggersi, come possono queste competere equamente con i candidati uomini, nelle prossime sei settimane?

Le istituzioni di giustizia penale e le compagnie di social media devono rispondere in modo più deciso alle aggressioni, dato che le reazioni della polizia alle minacce online di violenza di genere sono spesso troppo poche e troppo tardive. Anche le pene a seguito di questi attacchi dovrebbero essere sostanzialmente rinforzate.

Un fallimento nell’agire in questo senso pone dei rischi per il coinvolgimento delle donne nella vita pubblica – e, come abbiamo visto, è possibile che queste si dimettano dopo essere state elette o decidano di non candidarsi nemmeno, per evitare i pericoli a cui loro e le loro famiglie possono andare incontro.

Fonte
Magazine: The Conversation
Articolo: Analysis shows horrifying extent of abuse sent to women MPs via Twitter
Autrice: Susan Watson
Data: 6 novembre 2019
Traduzione a cura di: Caterina Fantacci

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