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Virgin & Martyr: il safe place per il corpo e la sessualità [Progetto Sorellanza]
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Virgin & Martyr: il safe place per il corpo e la sessualità [Progetto Sorellanza]

Articolo di Virgin & Martyr

Chi è già capitato per un motivo o per un altro sul profilo Instagram Virgin & Martyr potrebbe essersi fatto un’idea di cosa sia il progetto scorrendo tra le immagini, i post e le storie, ma forse non ha ancora del tutto capito chi vi sta dietro. D’altronde facce non ce ne sono, ma un occhio attento potrebbe aver colto qualche indizio, come le interviste dove il “mistero” è già stato svelato.
In realtà non si tratta di un segreto, ma della scelta consapevole di rimanere dietro le quinte. Il progetto non parla di noi, ma di tutt*. Non ci riguarda personalmente, riguarda tutt*. E sì, beh, alla fine in quel “tutt*” ci siamo anche noi.

Ma chi siamo?

Partiamo dall’inizio.
Tutto comincia, un po’ per caso e un po’ per istinto, in una chat tra Greta Tosoni e Greta Elisabetta Vio. Oltre al nome, ci accomunano una sfrenata curiosità per tutto ciò che riguarda corpo e sessualità, la passione per immagini dall’estetica ricercata ed empowering e tanta voglia di cambiare le cose.

Decidiamo, tra un messaggio e l’altro, di creare una pagina su Instagram dove raccogliere in un archivio, inizialmente tutto al femminile, alcuni autoscatti in grado di celebrare la bellezza della diversità dei corpi. L’idea si basava sui contributi volontari di tutte le persone che si identificavano al femminile interessate a partecipare al progetto. Le foto potevano essere inviate tramite vari canali e dovevano seguire alcune semplici linee guida, quelle che ci hanno contraddistinto di più erano: no viso, solo autoscatti e no filtri.

Photo via @virginandmartyr

La risposta è stata da subito entusiasta. Ci sono arrivate decine e decine di scatti, dai più timidi ai più fieri, con l’intenzione di volersi riappropriare della propria idea di corpo e della sua rappresentazione, scardinando il primo tabù che lega la pelle nuda alla volgarità. Donne di ogni forma e colore prendevano finalmente in mano le redini della loro sensualità e ne diventavano attive artefici, non oggetti manovrati.

Proprio grazie ai feedback di questa calorosa community iniziamo a riflettere su come far evolvere ciò che avevamo tra le mani: ci era chiaro fin da subito che “non era abbastanza”.
Introduciamo piccole didascalie, da una parte per guidare l’osservatore negli intenti dell’archivio e dall’altra per ispirare positività con pillole di informazioni e consigli, ruotando attorno ai temi che ci ispiravano le fotografie stesse.

A circa un anno dalla nascita, queste didascalie si sono trasformate in veri e propri mini-articoli (limitati dai 2200 caratteri di cui dispone il social) in cui decidiamo di affrontare uno a uno tutti gli argomenti che ci stanno più a cuore e per cui crediamo manchi un’informazione corretta e comprensiva, focalizzandoci sul benessere fisico, mentale, sociale e soprattutto sessuale. Non essendo esperti o professionisti di questi settori, il nostro approccio non può che essere “profano”, ma è naturale andare alla ricerca delle risposte una volta che ci si è posti le domande. Lo scopo è proprio quello di divulgare informazioni oggettive, attendibili, inclusive e comprensibili a tutti, non solo agli “addetti ai lavori”.

Photo via @virginandmartyr

Inizia così il lavoro di attenta ricerca, impreziosito dal supporto di un piccolo gruppo di studenti universitari e la supervisione occasionale di specialisti dei settori coinvolti.
Il punto focale è la volontà di eliminare tabù e stigmi che circondano le discussioni su corpo, piacere, sessualità e differenze, aprendo un dialogo nuovo, positivo – seppur con occhio critico – e completamente inclusivo.

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L’archivio è ora aperto a chiunque voglia partecipare, indipendentemente dal genere, e subisce un’evoluzione stilistica: tolti i paletti di sole foto fatte con il cellulare e autoscatti, il filo che attraversa tutte le immagini è quello della rappresentazione inclusiva ed estetica. Lo scopo è permettere a tutt* di avere modelli di riferimento reali, unici e validanti, in grado di mettere in risalto il diritto di essere rispettati in quanto esseri umani ed esaltare la diversità smantellando gli stereotipi.

Photo via @virginandmartyr

Accogliamo sempre riscontri e consigli di chi ci supporta da tempo o di chi è passato solo a sbirciare, nuove idee e collaborazioni sbocciano ogni giorno.
Chiunque è libero di supportare e contribuire attivamente a Virgin & Martyr: contattandoci tramite messaggi o mail, tutt* possono proporre spunti, idee, collaborazioni e iniziative di ogni genere. Siamo più che determinate a continuare questo progetto in ogni declinazione possibile, divulgando informazione e sostenendo ciò in cui crediamo.

Non ci siamo fermate ai social, ma abbiamo organizzato varie iniziative sul territorio, a partire dal nostro format Talk + Play che si basa sul proporre un’esperienza collettiva in cui discussioni di gruppo e approcci pratici si fondono per trattare al meglio il tema prescelto. Ogni edizione è ripetibile e itinerante; la prima si è svolta a Milano e ha visto protagonista la fiducia – quella che sta alla base dei rapporti umani – esplorata attraverso un piccolo workshop sulle basi dello shibari, l’arte della legatura giapponese.
Siamo state invitate a tenere eventi in diverse città e contesti, fondamentali occasioni in cui aprire il dialogo libero e curioso riguardo corpo e piacere. In futuro cercheremo di organizzarne sempre più spesso perché crediamo nella necessità di creare una moltitudine di safe places – come ci piace definire Virgin & Martyr – anche nella “vita reale”, contesti in cui le persone possano condividere e ascoltare se stesse e gli altri senza il timore di essere giudicate o discriminate, spazi in cui educarsi ed educare, dove creare cultura insieme.

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  • Thanks for the info. I am a fan of sex positivist events and politics and think that sexuality and various types of racism and classism actually underlie most notions of social and individual identity, as well as identity politics and electoral trends in general. There seems to be an interplay between culture and counter-culture that is for the most part self-reinforcing and mutualistic. In some ways this is healthy possibly, in others less so- like in Germany a bit over 100 year ago, when a patriotic counter-culture of conservative Christian nationalism became the dominant paradigm. Sex (and even pornography) can be used as tools for voicing one’s political and sociological dissent. This sometimes is evident in the sharing of sexual media that promote gender role stereotypes, ignore them, or set counter-examples as valid avenues toward sexual self expression. To the degree that these modes are recognized, exploited, or castigated within other social groups; they provide an interesting litmus test of tolerance within those groups as well as a barometer for assessing themes within the constellations of hegemony, parochialism, and of course obscurantism. Just read the supportive and hateful comments that follow articles or videos that discuss or enact sexual themes, and this hidden world makes itself known.

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