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C’è mai stata una Rivoluzione Francese per le donne?

C’è mai stata una Rivoluzione Francese per le donne?

Olympe de Gouges e la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina

A scuola ci hanno insegnato che quella francese fu una rivoluzione decisiva per la storia del Settecento, soprattutto pensando al concetto di sovranità popolare e all’affermazione del principio per cui ogni individuo nasce e rimane libero ed eguale; è quindi con le rivoluzioni americana e francese che nasce lo stato di diritto. Ma cosa pensereste, se, invece, vi dicessi che la stessa modernità politica che promette diritti, crea simultaneamente deə esclusə dai diritti?

Le journées rivoluzionarie parigine e l’importante contributo che le donne francesi diedero alla Rivoluzione

Quando Luigi XVI decise che la nazione era sovrana, affermò che era diritto degli individui partecipare al potere legislativo; per cui, il Re chiese loro di rendere noto tutto quello che non andava in questa Francia settecentesca. In effetti, il quadro dello Stato non era per niente promettente a causa della carestia: i prezzi lievitavano sempre di più e la povertà era dilagante. Pertanto, il malcontento collettivo prese corpo nei cahiers de doléances, quaderni contenenti non lamentele, ma veri e propri tentativi di riforma da presentare al sovrano.

Sappiamo che la Rivoluzione Francese rappresentò una vera e propria svolta per ə cittadinə, però mai si parla dell’importanza che le donne rivoluzionarie ebbero per questa rivolta.

Per tale motivo, occorre ricordare che i cahiers de doléances scritti dalle donne furono trentamila e che se le donne della borghesia denunciavano la scarsità dell’istruzione, quelle delle masse popolari chiedevano il pane. Non è un caso se si verificarono le journées rivoluzionarie parigine: in questa occasione, le donne di Parigi marciarono a Versailles con un solo obiettivo, quello di chiedere i viveri. E questi viveri furono promessi proprio dal Re, che ordinò di far trasportare a Parigi tutte le scorte di cereali al momento disponibili. Fu proprio grazie a questi moti rivoluzionari che la Guardia nazionale francese indusse il Re a trasferirsi presso la capitale!

Sono esseri umani anche le donne?

Riconosciamo l’impegno delle donne parigine come esempio eloquente della partecipazione delle donne alla sovranità popolare, eppure «L’individu absolu concepito dai rivoluzionari […] era di sesso maschile». Infatti, le donne non potevano essere considerate individui alla stessa stregua degli uomini, poiché esistenti solo nella sfera familiare, dunque non indipendenti come i cittadini. Però, come accade anche oggi, nessunə aveva mai guardato al lavoro domestico femminile come limitazione dell’autonomia dell’uomo, che in questo dipendeva dalla donna!

Quando giunse il momento di definire la nuova cittadinanza francese, una delegazione di 1200 membri dell’Assemblea Nazionale scelse chi meritava e chi no di essere un cittadino francese. Anche se per poco, una flebile scintilla illuminò le menti dei nostri deputati e si tradusse nel seguente quesito: possiamo considerare le donne come esseri umani? Uno di loro, Pierre Guyomar, si avvalse della sua conoscenza del latino classico, per provare che era vero che le donne fossero esseri umani, perché in latino la parola homo, dalla quale deriva il francese homme, comprende sia la donna che l’uomo. Questa folgorante intuizione fu ovviamente… messa da parte; perché nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino non c’è pericolo che si incappi nella parola donna – ma neanche di vedere rappresentati tutti gli uomini!

La Dichiarazione dei diritti del maschio bianco, ricco e del cittadino: chi erano ə esclusə?

Insomma, era evidente che la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino non fosse inclusiva. Invero, razza sesso ed età erano fattori imprescindibili per appartenere alla cittadinanza francese. Tanto per cominciare, ə minori ne erano esclusə, né avevano rappresentanti. Chi non pagava le tasse, non poteva essere cittadino – le donne erano escluse dalla tassazione – ; eppure, anche se per essere un buon cittadino bastava possedere l’equivalente in tasse di tre giornate lavorative annue, i nullatenenti erano talmente tanti che poteva votare solo un maschio adulto su tre. A continuazione, per esercitare il voto bisognava essere liberə, quindi ə domesticə, abituatə a dire di sì tutti i giorni, ne erano esclusə: avrebbero detto di sì anche su chi votare. Infine, nelle colonie francesi, composte da nerə, schiavə e liberə, la rivoluzione non c’era, perché i principi della rivoluzione erano validi solo in Europa!

Ciononostante, nella Francia rivoluzionaria albergava un risentimento agitatore che servì a incanalare le voci sovversive in quello che fu il primo club che ammetteva le donne, il Cercle Social: una lobby per i diritti delle donne. Secondo questa associazione non potevano esserci diritti politici senza che prima ci fossero quelli civili, ed è proprio su questo che s’impernia la battaglia portata avanti da Olympe de Gouges con la sua Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina.

Olympe de Gouges: non una semplice eccentrica

Se ad oggi, viene annoverata tra ə autorə classicə del pensiero politico, prima non era altro che «un’eccentrica litigiosa e ostinata». Nacque nel sud della Francia, da una famiglia modesta, e la cultura la apprese da sé. Il nome con cui la conosciamo se l’era dato da sola, riprendendo quello della madre: Anne-Olympe de Gouze. Si serviva della scrittura per provocare e questo strumento per lei altro non era che un’azione politica – investì molte delle sue sostanze per diffondere i suoi scritti. Per esempio, in Zamora e Mirza critica l’Ancien Régime, il fatto che il suo sistema economico si erigesse sul privilegio e il sessismo dilagante che lo contraddistinse, ma è anche interessante notare come de Gouge diede un taglio universalista alla sua militanza: denunciava difatti lo schiavismo e il colonialismo, prima ancora del dominio patriarcale! È per questo che una volta rappresentato come spettacolo teatrale, col nome di Esclavage de nègres, fu subito ritirato dalla circolazione: troppo pruriginoso per la buona società francese.

Fu proprio lei la fondatrice del femminismo contemporaneo, che noi chiamiamo suffragismo: vale a dire che, tra le diverse priorità, quella più urgente da soddisfare per garantirsi l’indipendenza, era ottenere il diritto di voto; ma questa era una richiesta universalista: de Gouges voleva i diritti per tutta l’umanità! 

E quale forma dà de Gouges a questo anelito? Quella della Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina. 

La Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina

Questa Dichiarazione fu portata a termine pochi giorni prima del 13 settembre del 1971, quando Luigi XVI sancì la costituzione, per cui nella definizione deə cittadinə attivə, non rientrarono le donne. 

Uomo sai essere giusto? È una donna che te lo domanda […]. Dimmi, chi ti ha dato il sovrano potere di opprimere il mio sesso? 

È così che comincia il discorso introduttivo alla Dichiarazione che consta di 17 articoli, lo stesso numero di articoli che presenta la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino; non è un caso se ogni articolo di questo documento ricalchi l’abbozzo costituito da quelli della Dichiarazione dei diritti dell’uomo, ai quali viene finalmente data completezza. Mentre nell’appendice si rivolge alle donne, dicendo:

Donna, svegliati, la campana della ragione si fa sentire in tutto l’universo, riconosci i tuoi diritti.

Per quanto ingiusta la condizione della donna a seguito della costituzione del ’91, Olympe usa il termine hommes, per riferirsi a tutti gli esseri umani. Nella premessa, invece parla della natura, degli animali, di elementi e piante e riferendosi all’uomo, dice: «Cerca, scava e distingui se puoi, i sessi nell’amministrazione della natura. Ovunque tu li troverai confusi e cooperanti nell’insieme armonioso di questo capolavoro immortale». Solo l’uomo ha la protervia di «comandare su un sesso che ha tutte le facoltà intellettuali […]».

Nel preambolo, de Gouges si rivolge alle madri, le figlie e le sorelle, sottolineando la loro richiesta di prendere parte all’assemblea nazionale; perché: 

l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti della donna sono le sole cause delle sventure pubbliche e della corruzione dei governi […].

In questo caso prestiamo attenzione a non pensare, a torto, che Olympe riduca i diritti della donna alla maternità; al contrario se ne serve perché questo sarà fonte di diritti per la donna, in quanto madre di un cittadino francese. 

Per quanto mi piacerebbe analizzare con voi ogni suo aspetto, ho scelto di porre enfasi solo su alcuni degli articoli della Dichiarazione.

Tanto per cominciare, nell’art.2 de Gouges frantuma il patriarcato, e in che modo lo fa? Dicendo che ogni associazione politica ha come obiettivo quello di preservare i diritti naturali e imprescrittibili della Donna e dell’Uomo […] soprattutto, la resistenza all’oppressione. Parla dunque di resistenza all’oppressione… e lo fa nel XVIII secolo! 

Nell’art.3, invece, sottolinea come la Nazione sia l’Unione della Donna e dell’Uomo, e che nessuna delle leggi scritte fino ad allora fosse stata valida, perché mancava la metà della Nazione! Queste sono leggi della natura e della ragione e l’unico ostacolo che separa la donna dall’esercizio dei suoi diritti è la perpetua tirannia dell’uomo (art.4). Pertanto, per fare leggi giuste, sagge e divine, anche le donne devono essere rappresentate! 

Trovo brillante quanto espresso negli artt. 8 e 9, dove de Gouges reclama la piena colpevolezza della donna che deve essere: accusata, arrestata e detenuta nei casi stabiliti dalla legge.

Difatti, in Francia, per tutto l’Ottocento, le donne erano considerate così inferiori che se pure avessero commesso un reato, era come se non l’avessero fatto davvero; a causa del loro genere, esse non avevano la piena responsabilità, perché era risaputo: le donne erano esseri privi di ragione. 

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Quindi era raro che venissero condannate alle pene più gravi, dunque erano esenti dai lavori forzati, dalle colonie penali e la pena di morte non toccava loro, se non per accusa di stregoneria. 

Con questo documento, de Gouges parla chiaro: il primo passo per raggiungere l’uguaglianza è la rinuncia ai privilegi del patriarcato: su ogni donna dichiarata colpevole, la Legge esercita tutto il rigore (art. 9). Perché, come viene espresso nell’articolo 10, se la donna ha il diritto di salire sul patibolo, essa deve avere pure quello di salire sul podio.

Sino a questo punto, siamo statə testimoni dell’ineccepibile logica con la quale de Gouges muove asserzioni incontestabili, eppure il fulgore con cui questa dichiarazione non smette di incantarmi, iscrivendoci in quella che avrebbe dovuto essere l’età dei lumi, è in parte sprigionato dal discorso che de Gouges muove verso la libertà di opinione. In particolare, nell’articolo 11, enuncia:

La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi della donna, poiché questa libertà assicura la legittimità dei padri verso i figli.

In definitiva, abbiamo una rivisitazione di quello che è il rapporto fra maternità, paternità e sessualità, che in questo articolo si intersecano. Quello che vuole dirci de Gouges, peraltro figlia illegittima di un nobile, è che senza il diritto di libera espressione, le donne non avrebbero la possibilità di costringere i padri a compiere il loro dovere nei confronti deə figlə. Ne consegue che, la paternità non dovrebbe essere determinata dal rapporto coniugale o dall’affermazione dell’uomo, ma dall’affermazione diretta della donna. Ora, il campo di applicazione della maternità, abbandona il piano fisico per abbracciare il piano sociale: la maternità diventa un problema sociale. 

Per concludere, gli artt. 16 e 17 mettono in luce il fatto che la costituzione è nulla se la maggioranza degli individui che compongono la Nazione non ha cooperato alla sua redazione; e ancora Le proprietà sono di tutti i sessi, riuniti e separati: dunque, deduciamo che le donne non debbano aver bisogno di sposarsi per esistere socialmente e civilmente!

Purtroppo, la Dichiarazione di de Gouges finirà nel dimenticatoio e verrà riscoperta molto tardi: soltanto nella seconda metà del Novecento. 

Siamo ormai giuntə alla fine del mio eloquio, quindi all’apice del disvelamento della nostra quaestio; pertanto:

C’è mai stata una Rivoluzione Francese per le donne?

La risposta è no. 

È chiaro che la Rivoluzione Francese abbia dato vita a trasformazioni irreversibili, con la fine dell’assolutismo monarchico e la cessazione dei privilegi nobiliari, ma è pur vero che la donna rimase sempre relegata alla sua condizione di essere inferiore – a tal proposito, vi invito a dare una scorsa al Codice civile napoleonico e alle sue riforme sulla famiglia e sul matrimonio.

Quel che fece de Gouges fu proprio portare l’Illuminismo francese alle sue estreme conseguenze, ma la Francia non fu pronta ad accettarlo. Ella venne uccisa, subito dopo la regina Maria Antonietta, a cui la Dichiarazione è dedicata: era l’unica donna al potere; ma il perché della sua ghigliottina è riconducibile al fatto che appartenesse all’opposizione a Robespierre, che provocò più volte, tanto da prevederla, come possiamo osservare nel suo Testamento politico: Ho previsto tutto, so che la mia morte è inevitabile.

Nella storia appresa, abitata da tanti uomini e poche donne, si stanzia l’urgente bisogno di rendere questa nostra Memoria selettiva, omnicomprensiva. Vale a dire che, il motivo per cui oggi, soprattutto a scuola ma spessissimo all’università, non ci si sofferma sulla figura di Olympe de Gouges, non dipende tanto da un atteggiamento positivistico per il quale esiste una gerarchia di temi più importanti di altri; la vera ragione per cui questo accade è legata a uno sguardo globale, che non cessa di essere maschilista. Nella buona sostanza, mi riferisco a un monopolio dell’uomo che contamina ogni aspetto della società, e che quindi tocca anche l’educazione. Perciò, mi piacerebbe se, a fronte di questa riflessione, ci servissimo della nostra Voce per trasformare un mondo spiegato e, solo apparentemente, abitato da uomini, in una realtà di individui, hommes, di cui ci parlava de Gouges. Perché, come diceva Murgia e ci ha insegnato de Gouges, «Di tutte le cose che le donne possono fare nel mondo, parlare è ancora considerata la più sovversiva».

Fonti: Le donne nella storia europea, Gisela Bock; La Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, Olympe de Gouges; Stai zitta, Michela Murgia.

 

Credits
Immagine cover sito
https://www.worldhistory.org/image/16005/olympe-de-gouges/
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Bandeau_portail_les-femmes.jpg
Immagine sito orizzontale
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Plaque_Olympe_de_Gouges,_18_rue_Sevardoni,_Paris_6.jpg
Immagine sito verticale
https://www.libraccio.it/libro/9791281000179/olympe-de-gouges/dichiarazione-dei-diritti-della-donna-e-della-cittadina.html
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