“This is a man’s world” cantava James Brown, ovvero “Il mondo è degli uomini”, affermazione che purtroppo è ancora valida in molte realtà; la nostra società è ancora disegnata dagli uomini per gli uomini. È stato vero nel corso dei secoli ed è vero oggi. A dimostrare ciò vi è per esempio il tema del mondo del lavoro, fatto ancora a misura d’uomo, basato sulla spartizione dei lavori in base al genere; gli uomini vanno al lavoro, le donne si occupano di tutto il resto. La canzone di James Brown continuava dicendo “ma non sarebbe nulla senza una donna o una ragazza”, al di là dell’interpretazione dell’autore, è una frase più vera che mai. Il mondo che l’uomo ha costruito l’ha fatto a sua immagine e somiglianza, ma niente di tutto ciò sarebbe stato possibile senza il lavoro dietro le quinte delle donne. E che succede quando le donne escono da dietro le quinte? Dietro le quinte chi ci va? La risposta purtroppo è: sempre le donne.
Se prima il compito delle donne era esclusivamente quello di accudire la casa e la famiglia, quando esse rivendicano il diritto di poter lavorare si trovano davanti a un mondo del lavoro che si propone come teoricamente paritario, ma l’ambito domestico non fa altrettanto.
Per farvi un esempio, viaggiamo a più di diecimila chilometri di distanza da dove questo articolo viene attualmente pubblicato; l’Ecuador. Un Paese di cui non si parla molto, ed è il mio Paese d’origine, dove vive il resto della mia famiglia, dove vivono le donne e le bambine della mia famiglia.
Per darvi due coordinate storiche e sociali; l’Ecuador prende il nome dalla linea equatoriale che divide i due emisferi terrestri, presso le sue isole Galapagos, Charles Darwin ha approdato per compiere i suoi studi sulle specie animali e lì ha trovato le basi per la formulazione della sua teoria dell’evoluzione. L’Ecuador è stato il secondo Paese latinoamericano ad adottare il suffragio universale nel 1924, l’Italia lo raggiungerà più di vent’anni dopo. Eppure pur avendo del vantaggio temporale, culturalmente avanza con i piedi di piombo.
Secondo “Donne e Uomini in cifre”, un documento stilato nel 2021 dal Consiglio nazionale per l’uguaglianza di genere dell’Ecuador, due terzi delle persone con lavoro non retribuito e due terzi della popolazione economicamente “inattiva” sono donne. Il 52% delle donne in età lavorativa sono sul mercato del lavoro, mentre la percentuale di uomini corrisponde al 76,9%. C’è una lacuna nell’accesso al lavoro retribuito per le donne. Una lacuna spiegabile attraverso molti fattori, di cui uno è che l’Ecuador dà per scontato (da sempre), nel suo sistema lavoro, che ci sia qualcuno a badare i bambini per una grande quantità di tempo. Secondo i dati pubblicati dal Ministero dell’istruzione Ecuadoriano la scuola primaria di primo grado (che va dai 6 anni agli 11 anni) ha due orari di lezione tra i quali le famiglie devono scegliere; dalle sette del mattino fino all’una meno e un quarto e un orario pomeridiano che va dall’una alle sette meno un quarto. Non ci sono dei programmi di supporto per i genitori lavoratori, come il pre-scuola o il doposcuola, e neppure il servizio di mensa. Di conseguenza a livello della vita quotidiana e concreta, nella maggior parte dei casi accade che tutte le madri ecuadoriane devono attenersi da impegni e lavori full time per assicurarsi di essere disponibili ad andare a prendere i bambini da scuola e accudirli. Certo è che in circostanze di crisi (in cui l’Ecuador attualmente si trova) non ci si può sempre concedere il lusso di assumere un* babysitter; bisogna compiere dei sacrifici, anche se questo comporta che uno dei genitori della famiglia debba lavorare meno. Ma non è una novità che le madri di famiglia siano quelle da cui ci si aspetta una maggiore responsabilità riguardo l’accudimento dei figli, a discapito della loro crescita sociale ed economica. Si parla certamente di un’inefficienza del sistema a discapito delle donne della nazione (ben il 50,5% secondo i dati del governo) ma più precisamente è un riflesso della cultura ancora imbevuta di patriarcato. La figura femminile in Ecuador è ancora culturalmente legata a chi è per gli altri (citando le parole di Michela Murgia), il suo valore è misurato soprattutto in relazione a chi è per il suo nucleo familiare, che si tratti di una madre, di una figlia, o di una sorella.
Questa situazione è stata aggravata dalle conseguenze della pandemia; essa ha lasciato gravi conseguenze economiche soprattutto nelle fasce medio-basse della popolazione. La povertà in alcuni casi è sfociata nella delinquenza e la violenza rende le strade sempre meno sicure, scoraggiando le persone a lasciare le proprie case per motivi non urgenti. Questa limitazione della circolazione e mobilità interna rende il contatto tra le varie famiglie più difficile e una rete di supporto sempre più debole, per cui le donne devono far fronte da sole alla cura della propria famiglia.
Questo è solo un esempio specifico di un fenomeno allargato che accade in tutto il mondo, Italia compresa. Serve per riflettere sui diritti acquisiti e di quanto vadano difesi, in quanto precari.