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La psicologa risponde #03: La storia di Federico
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La psicologa risponde #03: La storia di Federico

Ecco la risposta delle psicologhe alla storia di Federico.

Ciao a te e grazie anticipatamente per la tua testimonianza. Deve essere stata davvero dura scrivere e cancellare in continuazione, ma sembra leggersi chiaramente la necessità di “sparare” fuori quanto dovuto subire nella tua fanciullezza.

Non è molto puurtroppo che nel mondo si è sviluppata una sensibilità e un’attenzione all’infanzia vittima di violenza, in Europa, e nel nostro Paese, è da poco piu di 40 anni che il tema è stato seriamente preso in considerazione e di conseguenza nell’ambito della salute pubblica ci si è occupati di prevenzione, cura e sensbilizzazione dell’opnione pubblica a un argomento cosi importante e fondamentale come la cura e il benessere dei bambini.

La tua denuncia sembra sottolineare l’eccesso di libertà degli anni 70 a scapito forse di una maggior protezione e consapevolezza che si respira ora nell’era contemporanea, o almeno apparentemente. Infatti anche oggi non tutto può essere controllato e qualche volta la protezione dei nostri cuccioli sfugge al nostro sguardo, tanto è vero che certi tipi di violenza si possono subire anche online, al sicuro dentro le mura domestiche.

Oggi grazie alla maggiore consapevolezza di cui parli noi adulti, genitori, educatori e docenti, abbiamo il dovere di insegnare ai nostri figli a comunicare qualsiasi tipo di fatto o emozione, lasciando in disparte quella pericolosa omertà che ha regnato sovrana per molto tempo nella cultura del nostro paese. Comunicare, ascoltare e rispettare le emozioni proprie e altrui è un punto di partenza, un atto preventivo che denuncia ancor prima di subirli certi soprusi.

Venendo alla tua esperienza, il fatto che questo ragazzo avesse delle problematiche e delle fragilità, come tu lo descrivi, non giustifica affatto il suo comportamento, non deve in alcun modo farti sentire colpevole o in dovere di giustificarlo.

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La tua vita è andata avanti, hai fatto i conti con ciò che è successo forse, o forse ciò che brucia, al di la dell’estrema gravità dei fatti raccontati, è proprio la rabbia e il risentimento verso quel “ragazzone” di cui tu ti fidavi, che “fece passare per gioco violenze ripetute per anni…” che forse prima, da bambino, non ti concedevi. Adesso è giusto lasciarla fluire, denunciare le violenze e una società che non vedeva certe cose, che giustificava. È quando il senso di colpa e di vergogna si trasforma in rabbia verso il nostro carnefice che possiamo finalmente riconoscerci vittima e cominciare vedere, far emergere e curare la parte ferita di noi, per poterla guarire, e scrivendoci tu hai finalmente ridato dignità a quella parte di te.

La tua sofferenza è rimasta per anni sottaciuta e ora che stai provando a prenderla in mano non è semplice trovare le parole per raccontarla. A volte ciò che sentiamo non può esser da subito trasformato in parole se prima non è chiaro a noi stessi, sopratutto se sono sentimenti ed emozioni molto dolorosi: concediti del tempo e scrivici nuovamente se ne senti il bisogno. Siamo qui per ascoltare ciò che di questa esperienza senti di poter condividere, ogni piccolo tassello che deciderai di ricordare, guardare, riguardare sarà accolto ti darà la possibilità di dare voce a tutto ciò che dentro di te fa ancora molto male.
Dare voce significa finalmente dare importanza, non nascondere e non dimenticare, affinchè questi episodi possano non ripetersi.
Grazie per la tua testimonianza.

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