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A Kinshasa, le donne congolesi si nascondono quando hanno il ciclo
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A Kinshasa, le donne congolesi si nascondono quando hanno il ciclo

Nella Repubblica Democratica del Congo, le mestruazioni sono ancora un enorme tabù che rende difficile la vita di tutte le ragazze. Reportage.

Nel quartiere di Ndjili, non lontano dall’aeroporto di Kinshasa, quattro giovani ragazze siedono davanti alla porta di una casa, si intrecciano i capelli e chiacchierano. Oggi Chamelle, 20 anni, ha le mestruazioni, quindi preferisce stare a casa, dove vanno a trovarla i suoi amici. Mi racconta la sua routine. “Per proteggermi, uso i pannolini per bambini, sono più assorbenti e costano meno”. Nel suo quartiere, né benestante né popolare, li paga 1250 franchi congolesi (fc) ossia circa 50 centesimi contro i 2.000 fc per gli assorbenti. La differenza può sembrare irrisoria, ma nella Repubblica Democratica del Congo la gente vive in media con meno di 2 euro al giorno.
Chamelle fa un rapido calcolo, quindi prende i pannolini per bambini e li taglia a metà.
Per cambiarsi, prende l’acqua da una bacinella, che poi butta il più lontano e il più discretamente possibile: “Ho dei fratelli, mi prenderebbero in giro”. A casa, il bagno è un buco nel giardino, circondato da lamiere. È un posto senza soffitto, senza porta, senza privacy… ma anche senza acqua corrente. “Vivo qui da quasi un anno ma il wc è troppo sporco, quindi non lo uso, non mi sento bene”, dice.

Argomento tabù

La maggior parte delle donne e delle ragazze ha il ciclo mestruale in media ogni 28 giorni per circa 40 anni. Ma nella Repubblica Democratica del Congo le questioni legate alla sessualità sono particolarmente tabù. Così le mestruazioni sono circondate da silenzio e da leggende. Un silenzio che rende la gestione delle mestruazioni complessa. “Di solito è molto raro che tu possa raccontare a tuo padre del tuo ciclo. E siccome è lui che porta i soldi a casa, non ce li dà per comprare protezioni igieniche”, spiega Laura, un’altra giovane ragazza. “Io per rifornirmi risparmio sui soldi che mi dà per i trasporti”.
Quando si esce dalla città, dove i congolesi guadagnano meno, le donne non possono sempre permettersi di investire in pannolini, figuriamoci in asciugamani. “In questo caso, usano il fango”, dice Davina, un’attivista di Ma voisine, una ONG congolese dedicata alle donne e alle ragazze. Mescolano il fango con la sabbia e poi lo mettono nei pantaloni, in modo che il sangue non passi e li macchi. Ma in questo modo, spesso contraggono delle infezioni”.

Nascondere il sangue

Perché la macchia è spaventosa. A causa della mancanza di conoscenza sulle cause delle mestruazioni e della loro associazione con la sessualità, le ragazze sono spesso emarginate dalla società quando hanno le mestruazioni, quindi cercano a tutti i costi di nasconderle. Davina ricorda con orrore quella volta che si è macchiata con il ciclo. “È stato all’università, ho dovuto lasciare delle lezioni molto importanti e andare a casa, così nessuno avrebbe notato che mi ero macchiata”.

Una situazione non insolita. A Kinshasa, secondo un rapporto dell’UNICEF, quasi un terzo delle ragazze non va a scuola durante il periodo delle mestruazioni, ossia per il 20% del tempo dell’anno scolastico. Questo assenteismo può avere gravi conseguenze sul loro successo a scuola e quindi sul loro futuro, ed è dovuto principalmente alle condizioni sanitarie. Molte scuole non sono pronte ad accogliere in condizioni dignitose queste giovani ragazze nel pieno della pubertà, sia per mancanza di servizi igienici, sia per mancanza di acqua potabile corrente. Infatti, solo il 30% dei congolesi ha facilmente accesso all’acqua potabile.

Ma il problema più grande è l’informazione. “È complicato avere delle spiegazioni qui, di mestruazioni non si parla”, insiste Davina. Ricorda la prima volta: “Avevo 14 anni. Quando mi sono alzata per andare a scuola, ho visto il sangue. In chiesa, una ragazza mi aveva spiegato come fare, così ho chiesto a mia sorella un asciugamano. Me lo diede e io andai a scuola. Quando è venuto il momento di andare in bagno, non sapevo cosa fare. Siccome era come un pannolino, avrei dovuto urinare dentro? Dovevo toglierlo? Sono stata in bagno per 20 minuti a riflettere e non sapevo cosa fare. Alla fine ho deciso e me lo sono tolta e, non avendo alcuna protezione pulita, sono tornata a casa. È stato inaspettato. Ero fisicamente ed emotivamente impreparata”.

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False credenze

Eppure Davina è una delle “fortunate”: sapeva cosa fossero le mestruazioni. Alcune giovani ragazze lo scoprono quando iniziano a sanguinare e vanno nel panico. “Si impara per strada ma nessuno lo sa, dicono solo ‘d’ora in poi se un ragazzo ti tocca, anche sul gomito, puoi rimanere incinta, quindi stai attenta’”, dice Davina. I più anziani cercano di spiegare cose che non capiscono, quindi c’è un clima di disinformazione generale”. E questo continua a mantenere viva l’ignoranza.

Fonte
Magazine: Cheek Magazine
Articolo: À KINSHASA, LES CONGOLAISES SE CACHENT POUR AVOIR LEURS RÈGLES
Scritto da: Nicola Hiexe
Data: 28 settembre 2020
Traduzione a cura di: Charlotte Puget
Immagine di copertina: Gabrielle Rocha Rios
Immagine in anteprima: Pinterest

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