In una piccola valle dei Paesi Baschi, una casa ospita persone e progetti che rischiano la vita per difendere i territori. Basoa, la Casa de las Defensoras, è una comunità solidale, uno spazio liberato di dialogo e guarigione per prendersi cura di sé e vivere la vita come la sogniamo.
Sul ciglio di una delle strade che attraversano la Valle Arratia, in Bizkaia, il territorio storico dei Paesi Baschi, sorge Basoa, la Casa de las Defensoras, che riunisce attivistə locali e della zona circostante. Il paesaggio è fiabesco. I baserri, le tradizionali case coloniche della zona, appaiono tra montagne, cime innevate e prati verdi, con i loro tetti rossi e su diversi piani. Quindicimila persone abitano nei sette villaggi della valle, dove convivono lotte ambientali, per la terra, femministe e culturali, per il recupero di tradizioni ancestrali e in difesa della lingua basca.
La foresta
In basco, “basoa” significa foresta, quel ricco ecosistema di natura, rifugio e casa di migliaia di specie, “dove nascono la comunità, la pace e la vita”, secondo il progetto. Una biblioteca e un’enorme sala riunioni con due cucine a legna accolgono lə visitatorə. Una porta conduce alla cucina, dove si intreccia la vita quotidiana del luogo. Le scale portano a un piano e poi a un altro, popolati di stanze destinate ad usi diversi: alcune ospitano persone che occupano lo spazio in modo temporaneo, altre accolgono chi si ferma per soggiorni più o meno lunghi. Altre sono abitate da persone che fanno parte del progetto in modo permanente. All’ultimo piano si trova Torontile, un laboratorio di design e serigrafia autogestito. Fuori, la foresta e il fiume.
Il progetto è in fase di realizzazione, “nasce dall’esigenza di collegare le lotte attive in altri Paesi, di creare alleanze e sinergie per unirci e sapere che non siamo solə“, spiega Emma Jáuregui, una dellə componenti di questa comunità. La Casa de las Defensoras si inserisce in un ampio filone di esperienze. Molte delle persone coinvolte fanno parte della Rete Artea, che lavora con migranti e rifugiatə dal 2016 e gestisce la taverna nella piazza del paese, che fa anche da ostello. Insieme a una rete di abitazioni in Bizkaia, hanno accolto più di 700 persone negli ultimi anni, cercando di rendersi uno spazio di accoglienza comunitaria più che di assistenza umanitaria. “All’inizio arrivavano solo migranti, poi hanno iniziato ad arrivare delle attiviste, così è nata l’idea di avere uno spazio aperto anche a loro, in modo da poterle accompagnare, condividere con loro lotte, esperienze e cercare alleatə“, racconta Emma.
All’inizio pensavano di prendere uno spazio in affitto, ma poi hanno trovato questo luogo che rispondeva a tutti i requisiti e hanno deciso di acquistarlo, ricorrendo a diverse fonti di finanziamento e avventurandosi nell’esperienza di trasformare una proprietà privata in uno spazio collettivo. Per questo, hanno un piano: condividerlo con altre organizzazioni che sposano i principi di Basoa: disobbedienza, anticapitalismo, autonomia, orizzontalità, sovranità alimentare. L’obiettivo è quello di riunire 600 collettivi con cui spartire la proprietà in modo che appartenga ai movimenti che la abitano e che ispirano il progetto. Lə zapatistə e le donne de La Via Campesina sono statə lə primə. In una cerimonia hanno consegnato loro l’atto di proprietà, offrendo una tegola della casa e alcune foglie della foresta circostante.
Le defensoras
La casa ha porte aperte per migranti, rifugiatə e attivistə, di qualunque provenienza. “Vogliamo rivolgerci a tutte le persone, le organizzazioni, le comunità e i movimenti sociali che vogliono organizzare una trasformazione sociale radicale e una sfida aperta al potere costituito attraverso la creazione di spazi e modi di vita liberati, articolati dal basso e da chi viene dal basso, per seminare ribellioni silenziose, al di fuori dello Stato e del mercato”, si legge nel manifesto del progetto.
Chi sono esattamente le defensoras, il nome che viene dato alle persone che vivono e sostengono Basoa? “Siamo tuttə defensoras. Se difendiamo un cambiamento del sistema, se ci prendiamo cura di noi stessə, se mettiamo le nostre lotte al centro, se diamo valore alle vite e siamo militanti, allora stiamo difendendo uno stile di vita”, spiega Maitane Iruarrizaga, che fa parte di Basoa.
Torontile
In una stanza all’ultimo piano, Emma e Maitane si sono trasferite a Torontile, uno spazio di progettazione, creazione artistica in chiave femminista nato in difesa della lingua basca. Il laboratorio era situato in un gaztetxe, una delle tante case occupate dallə giovani nei Paesi Baschi per creare attività alternative di svago, stringere legami, organizzare lotte e progetti collettivi. “I quella situazione c’era un alto rischio di sfratto, se fosse arrivata la polizia avremmo perso ciò su cui avevamo investito molti sforzi. In questo contesto, questo può essere il luogo ideale per noi”, spiegano. Siamo grafichə e serigrafə, ci occupiamo di illustrazione e stampa. Il nostro spazio può contribuire al progetto Basoa”.
Torontile è uno spazio aperto che cerca di far sentire le persone a proprio agio. “Trasferire tutto questo a chi vive qui è fondamentale, perché offriamo loro un altro linguaggio che possono usare e facciamo da guide con la nostra esperienza, possiamo accompagnarlə in progetti artistici in cui si sentano a loro agio e si divertono, e da lì possono nascere altre cose”, dicono.
“È molto emozionante vedere tutto quello che sta succedendo in questo periodo, tutti gli incontri che si sono svolti, i collettivi che sono arrivati, tutto questo ci sta arricchendo”, dicono Emma e Maitane. Le esperienze che le persone portano con sé, le storie, è tutto elettrizzante e solo per questo ne vale la pena. Vedremo dove arriveremo, ma è stato fantastico”.
Fonte
Magazine: la tinta
Articolo: Basoa: un refugio para defensoras de la vida
Scritto da: Anabella Antonelli
Data: 11 gennaio 2023
Traduzione a cura di: Michela Perversi
Immagine di copertina: la tinta
Immagine in anteprima: freepik