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Donne e potere: Naval’naja, Tikhanovskaja e le altre hanno davvero una possibilità?
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Donne e potere: Naval’naja, Tikhanovskaja e le altre hanno davvero una possibilità?

Aleksej Naval’nyj non potrà partecipare alle elezioni per i dieci anni successivi a un eventuale annullamento o archiviazione del suo precedente penale. Nel frattempo, buona parte dell’elettorato vede in sua moglie Julija una potenziale candidata alla carica di Presidente della Federazione Russa. Sui social network e nei media nazionali si legge sempre più spesso: “Julija Naval’naja diventerà la nostra Tikhanovskaja”.

Alle elezioni presidenziali del 2018, la candidata Ksenija Sobčak raggiunse il quarto posto.
Come dimostrano i dati dei focus group, il fatto che Sobčak non avesse alcuna esperienza manageriale rappresentava un problema per la maggioranza dell’elettorato (lo stesso “problema” non impedì a Volodymyr Zelens’kyj di essere eletto Presidente dell’Ucraina; d’altra parte, quando si costruisce un nuovo esecutivo, l’”identikit” del candidato non è l’unico fattore rilevante).

Oggi, i dati del “Russian Public Opinion Research Center” mostrano come l’80% dei russi risponda affermativamente alla domanda “le donne dovrebbero occuparsi di politica?”. È ormai innegabile che i russi sentano il bisogno di una nuova classe politica, e i frequenti paragoni con la Bielorussia non sono affatto casuali.

Quando la Commissione Elettorale Centrale si rifiutò di registrare il gruppo di iniziativa di Sergej Tikhanovskij, fu sua moglie Svetlana Tikhanovskaja a candidarsi a Presidente, diventando di fatto la leader dell’opposizione. L’arresto del marito giocò senz’altro un ruolo importante. Inoltre, Svetlana Tikhanovskaja non è l’unica figura femminile nell’opposizione bielorussa: Marija Kolesnikova e Veronika Zepkalo, i cui candidati furono deliberatamente esclusi dalle elezioni, hanno costituito assieme a lei un “triumvirato d’opposizione”.

Julija Naval’naja, a differenza di queste donne, non è una politica. Ciononostante, i media suggeriscono che in futuro potrebbe sedere a capo dell’opposizione, se non addirittura alla presidenza del Paese. Il che è più che comprensibile: i suoi discorsi pubblici, a cui è stata costretta dalle recenti circostanze, sono stati non solo prudenti ed equilibrati, ma anche estremamente brillanti. L’avvelenamento di Aleksej e il suo salvataggio, reso possibile soprattutto grazie alla determinazione della moglie, hanno portato la relazione dei coniugi Naval’nyj a un livello archetipico. I media hanno eretto la coppia a vero e proprio simbolo, una sorta di modello da imitare: un uomo coraggioso, al servizio della giustizia, e la sua leale consorte, tenace, bella e intelligente.

“Se non posso avere una relazione come questa, allora non voglio nessuna relazione” – su Tik Tok, un’adolescente ha commentato così una foto della coppia.

La storia dei Naval’nyj non lascia indifferenti neppure gli adulti. Al ritorno di Aleksej dalla Germania e dopo il processo-lampo in aeroporto, il giornalista Viktor Shenderovich ha scritto sulla sua pagina Facebook: “Aleksej Naval’nyj parla di politica, e qui la sfiducia dell’elettorato può essere giustificata da vecchie questioni e nuove incongruenze. Ma Julija Navalnaja parla soprattutto d’amore e potrebbe benissimo guadagnarsi l’intero elettorato. Julija brilla di luce propria e il contrasto con i codardi assassini che compongono l’attuale Governo fa semplicemente male agli occhi. Per Vladimir Vladimirovich [Putin], “il nostro sole”, il confronto con Yulia sarebbe assolutamente fatale”.

Oggi, la società sembra accettare, se non addirittura apprezzare, che le donne occupino un ruolo di primo piano nella vita politica del Paese, mostrando fermezza e coraggio lontani anni luce da quanto imposto dal rigido ruolo di genere femminile.

Difendendo Aleksej e gli ideali che condivide con lui, Julija si fa portavoce, seppur inconsapevolmente, della voglia di cambiamento e di verità che ha investito la società russa negli ultimi anni. In questo modo, potrebbe attirare le simpatie dell’elettorato non ancora politicamente schierati.

La storia insegna come, nelle società fortemente patriarcali, una donna possa essere vista come un politico serio solo se membro di una famiglia politicamente influente (basti pensare ad Indira Gandhi o a Benazir Bhutto).

La deputata Julija Galjamina, arrestata più di una volta e recentemente condannata a due anni con sospensione condizionale, sostiene che gli stereotipi di genere, ben radicati nella cultura russa, rallentino in qualche modo la macchina repressiva del potere.

“Paradossalmente, le pene inflitte alle donne sono leggermente più indulgenti. Inoltre, picchiare una donna può arrecare un enorme danno reputazionale a chi detiene il potere. A partire dagli anni Novanta e fino al 2013, le donne con bambini non venivano neppure trattenute in centrale. Oggi, che una donna abbia o meno figli non interessa a nessuno, vengono trattenute in centrale per molto tempo, a volte anche per tutta la notte. È come se la prassi si fosse completamente staccata dalla legge. Quanto invece alle ragazze più giovani, con loro ci si comporta esattamente come con gli uomini”.

Durante una manifestazione a San Pietroburgo, un poliziotto ha preso una donna a calci nello stomaco. Ciò ha suscitato una forte ondata di indignazione, tale da costringere l’intero corpo di polizia a scusarsi con la vittima, ricoverata in ospedale. Molto probabilmente, se non fosse stato minacciato dai suoi superiori, l’autore di questo gesto non si sarebbe mai scusato. Nessuno si è scusato con la giovane attivista Darja Sosnovskaja, presa a calci durante un fermo.

La giovane artista Darja Serenko, ideatrice del progetto “Femdača”, si occupa da sei anni di attivismo femminista, e per questo ha perso il lavoro per ben due volte. Tuttavia, non ha mai smesso di lottare per far valere i propri diritti:

“Ho subito, assieme a tantǝ altrǝ, detenzioni, pressioni, multe, minacce e intimidazioni. Moltǝ mieǝ amicǝ sono statǝ imprigionatǝ e torturatǝ. Ma la scorsa estate, complice anche la Covid-19, ho deciso di liberarmi della paura, della disperazione e del senso di impotenza che mi attanagliavano. Non ho paura di andare in prigione – sono certa che ǝ cittadinǝ del mio amato paese non lo permetteranno. La psicoterapia mi sta aiutando a lavorare sulle mie paure. Devo essere pronta a tutto, devo essere in grado di difendere me stessa, i miei limiti, la mia autonomia”.

Nel 2020, diversi Paesi e istituzioni hanno mostrato una nuova, notevole inclinazione verso una leadership al femminile. Maia Sandu, ex Prima Ministra e candidata dell’opposizione, è diventata Presidente della Moldavia, e in Grecia è stata eletta Aikaterinī Sakellaropoulou. E questi non sono certo i Paesi più all’avanguardia in tema di parità di genere. Per quanto riguarda le realtà più “avanzate”, Kamala Harris ha assunto l’incarico di Vicepresidente degli Stati Uniti ed Ursula Von der Leyen è stata designata alla carica di Presidente della Commissione europea.

Tuttavia, secondo le stime dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere, la presenza femminile in politica (assegnazione di ministeri, rappresentanza in Parlamento, partecipazione alle assemblee) è pari solo al 30%. Inoltre, secondo uno studio della Banca Mondiale, la Russia si trova al settantacinquesimo posto nella classifica delle pari opportunità (all’ottantunesimo secondo gli analisti del World Economic Forum). Stando alle stime deǝ espertǝ, affinché la Russia superi la disuguaglianza di genere saranno necessari dai 99 ai 108 anni (al netto degli ultimi eventi politici e iniziative legislative).

Viene spesso fatto notare come il Governo non abbia mai espresso posizioni apertamente patriarcali. Ad esempio, con il “Capitale di maternità”, lo Stato sostiene le donne che vogliano continuare a lavorare dopo la nascita di un bambino e tale istituto prevede che entrambi i genitori possano avvalersi del congedo parentale, indipendentemente dal sesso. Dall’altro lato, tuttavia, il Governo ha approvato una serie di emendamenti alla Costituzione che declassano la violenza domestica da illecito penale a illecito amministrativo. Coerentemente con questa linea politica, moltissime organizzazioni, alcune delle quali hanno cessato di esistere, sono state incluse nella lista degli enti riconoscibili come “Agenti stranieri”.

Ricordiamo:
– il Comitato delle madri dei soldati russi;
– “Dignità femminile”, organizzazione benefica cecena;
– la Lega degli Elettori dell’Oblast’ di Kaliningrad e di San Pietroburgo;
– L’organizzazione no-profit “Donne del Don”.

Gli esperti sostengono che la ragione di tutto ciò sia molto semplice: la parità di genere è costosa. Il modello patriarcale, al contrario, grava di meno sulle tasche dello Stato, poiché molte funzioni fondamentali, come l’educazione dei bambini e la cura degli anziani, sono a carico delle donne. Creare figure e istituzioni idonee e facilmente accessibili sarebbe decisamente più dispendioso. Per raggiungere una vera parità di genere, è necessaria una forte politica sociale, in cui lo Stato non è disposto a investire.

Il “doppio fardello” che grava sulle spalle delle donne, costrette a conciliare da sole il lavoro salariato e quello di cura, è una delle cause della passività dell’elettorato femminile. In Russia le donne costituiscono più della metà della popolazione, sono in media più istruite e vivono più a lungo degli uomini; tuttavia, alle elezioni, sembrano cedere le proprie voci – e i propri voti – a questi ultimi.

Gli stessi partiti, in generale, sono più propensi a scegliere come rappresentanti degli uomini (ciò è stato confermato dall’analisi delle elezioni del 2018 in Lussemburgo e da una ricerca condotta in Francia lo scorso anno). Anastasija Popad’in, studentessa dell’Università “Lomonosov” di Mosca e responsabile dei programmi giovanili presso la Scuola di politica municipale, sottolinea come l’esclusione delle donne dalla politica non sia affatto una novità, né tantomeno una casualità:

“Il nostro corso conta pochi iscritti, ma in linea di massima ci sono più ragazze che ragazzi. Abbiamo tuttǝ interessi molto diversi, a prescindere dal genere. Molti ragazzi sono interessati all’istruzione e alla scienza e molte ragazze sono interessate, ad esempio, alle questioni di sicurezza nazionale. Personalmente, ho conseguito il diploma in sicurezza nazionale presso la RANEPA (L’Accademia Presidenziale Russa dell’economia nazionale e della pubblica amministrazione, NdT). Quanto al futuro, direi che un buon 50% ha intenzione di dedicarsi alla politica e il restante 50% ha intenzione di ricoprire altre funzioni. Al momento sto lavorando a un libro sul tema della partecipazione e della leadership dei giovani in politica. Partendo dalla mia esperienza alle elezioni municipali, sto inoltre analizzando i problemi più frequenti in cui si imbattono le donne, che si vedono costrette a sopportare innumerevoli insinuazioni e commenti sessisti. Ad esempio, si ritiene ancora che una donna che occupi posizioni di rilievo ci sia riuscita andando a letto con qualcuno. È quasi impossibile credere che possa avercela fatta da sola. Questi commenti fioccano soprattutto sui social network e io ho scelto di ignorarli. Ma so per certo che molte ragazze attive in politica sono vittime di attacchi simili”.

L’artista e attivista Darja Serenko ha dovuto scontrarsi con lo stesso genere di dubbi:

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“In Russia, quando una giovane donna dice che vorrebbe entrare in politica, viene schernita da tutti, in maniera trita e ritrita: dagli attivisti più anziani, dai conoscenti e dagli sconosciuti, che dubitano della sua stabilità emotiva. Ma non solo: viene schernita anche dalle stesse donne, troppo spesso portate a dubitare delle proprie capacità. L’ho notato soprattutto sui social. Quando ho dichiarato la mia intenzione di entrare in politica, frasi come queste sono state rivolte anche a me. “Entrare in politica”. Che strano modo di dire. Come se la politica fosse un luogo in cui addentrarsi, magari con uno zaino in spalla. A me, il femminismo ha insegnato che la politica è un processo, un percorso che si costruisce giorno per giorno, con azioni e passi sia grandi che piccoli”.

I social media trasmettono le opinioni personali degli utenti, le quali sono a loro volta plasmate dai media globali. La carriera di una politica donna, come ampiamente dimostrato, viene fortemente ostacolata dal sessismo mediatico, il quale può essere perpetrato anche involontariamente. Le donne, ad esempio, ricevono una copertura mediatica assai inferiore rispetto agli uomini: in occasione delle elezioni in Croazia, l’80% deǝ candidatǝ presentatǝ dai media erano uomini, sebbene l’insieme fosse costituito per il 50% da donne.

D’altro canto, è di recente emersa la tendenza da parte dei media di commentare l’aspetto fisico dei politici uomini, cosa che prima non accadeva (basti pensare gli ex Presidenti di Francia e Stati Uniti, Nicolas Sarkozy e Donald Trump). Tuttavia, i media continuano a prestare molta più attenzione all’aspetto fisico delle donne e anche una valutazione positiva può minare la loro credibilità agli occhi dell’elettorato.

Questo paradosso non dà tregua a nessuna. Se una donna che si occupa di politica ha un figlio, allora ci si chiede: “Che razza di madre potrà mai essere, una che ha scelto un lavoro così impegnativo?” O al contrario: “Come può pensare di fare politica, se deve fare anche la madre?”.

La retorica sessista non ha risparmiato neppure Ljubov’ Sobol’, membro della “Fondazione per la lotta alla corruzione”. Quando nel 2019 è stata candidata dal suo partito per l’elezione alla Duma della città di Mosca, è stata vittima di mobbing e di attacchi apertamente sessisti da parte dei media e delle testate giornalistiche vicine al Cremlino.

Gli stereotipi di genere sono talmente radicati che i media non hanno alcuna remora a dubitare che una donna senza figli possa essere un membro a pieno titolo della società.

Come osserva la deputata Julija Galjamina, una donna sarà sempre destinata a sollevare dubbi sulla sua idoneità ad occuparsi di politica, a prescindere dalla situazione in cui si trovi:

“Quando qualcuno entra in politica, emergono dei contrasti interessanti. Se si tratta di una giovane donna, verrà considerata troppo stupida. Un uomo giovane, al contrario, sarà considerato un politico promettente. Ancora, una donna di mezza età con un figlio starà trascurando la sua famiglia per un colpo di testa, mentre un uomo nella stessa situazione sarà un uomo dedito alla famiglia e di conseguenza un buon politico. Di una donna non più giovanissima, diranno che non ha più abbastanza ormoni, o qualcosa del genere. Tuttavia, è anche vero che chiunque voglia entrare in politica debba fare i conti con una serie di ostacoli, non solo di genere, ma anche geografici, educativi e via discorrendo”.

Cionondimeno, Darja Serenko sostiene che sia in corso un cambiamento ormai inarrestabile:

“Credo che nell’attivismo per i diritti umani le donne non siano affatto una minoranza, anzi, probabilmente sono anche più numerose degli uomini. La questione riguarda unicamente gli stereotipi di genere, a causa dei quali una donna che si interessi di politica e che ambisca a cambiare il mondo è una “mosca bianca”, mentre un uomo con le stesse ambizioni non rappresenta nulla di straordinario. Inoltre, alla figura del “politico” sono associati diversi filtri e restrizioni: le donne, ammesse alla sfera pubblica quasi controvoglia, sono costrette a subire continuamente la “sindrome dell’impostorǝ”, e viene fatta loro pressione affinché “lascino fare agli uomini”, come se fossero intrinsecamente più esperti. Ma sono sicura che le cose stiano già cambiando e che il cambiamento sia ormai inarrestabile”.

Se le prossime elezioni saranno eque e regolari e se vi prenderà parte una candidata donna, questa avrà la possibilità di vincere. Mentre una parte della popolazione continua a pensare che il posto di una donna sia in casa a preparare il borsch e ad occuparsi dei bambini, tuttǝ ǝ altrǝ, ormai delusǝ dalla politica “tutta al maschile” dei miliardari, sono prontǝ ad accogliere il cambiamento.

Fonte
Magazine: Радио Свобода
Articolo: Женщины и власть. Есть ли шансы у Навальной, Тихановской и других
Scritto da: Tamara Ljalenkova
Data: 28 gennaio 2021
Traduzione a cura di: Paola Galluccio
Immagine di copertina: Unsplash
Immagine in anteprima: Pinterest

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