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Incontri del terzo tipo con le Sentinelle in Piedi
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Incontri del terzo tipo con le Sentinelle in Piedi

E così sono andata alla manifestazione dei Sentinelli di Milano contro Le Sentinelle in Piedi.

Avevo già partecipato ad altre manifestazioni dei Sentinelli, e quindi da loro sapevo esattamente cosa aspettarmi, ma mai ero stata a una loro specifica contromanifestazione in risposta a quelle delle Sentinelle. Per questo motivo, non sapevo bene cosa sarebbe successo né cosa avrei provato. Ora lo so, e si può riassumere semplicemente con: rabbia.

Ma facciamo qualche passo indietro, così magari mi calmo e scrivo qualcosa seguendo un filo logico e sensato (spoiler: non sarà così, chiedo venia).
Le Sentinelle in Piedi, e cito dal loro sito, sono una resistenza formata da persone che vegliano su quanto accade nella società denunciando ogni occasione in cui si cerca di distruggere l’uomo e la civiltà. Ritti, silenti e fermi vegliamo per la libertà d’espressione e per la tutela della famiglia naturale fondata sull’unione tra uomo e donna.[…] Vegliamo sullo stile dei Veilleurs debout francesi: in rigoroso silenzio, a due metri di distanza l’uno dall’altro, leggendo un libro in segno della formazione permanente di cui tutti abbiamo costantemente bisogno, rivolti nella stessa direzione che è quella di un futuro migliore […] In Italia le Sentinelle in Piedi sono nate in difesa della libertà di espressione messa in discussione dal ddl Scalfarotto, già approvato dalla Camera e ora al Senato.

I Sentinelli, sbocciati una calda domenica d’ottobre milanese, sono nati in risposta alle Sentinelle in Piedi, e si battono per la laicità dello Stato (che dovrebbe già esser laico, ma questo è un altro discorso).

Dunque, analizziamo velocemente.
Le Sentinelle sono un gruppo di persone che manifesta (ed è un loro sacrosanto diritto farlo), per difendere la famiglia naturale, perché vogliono evitare cose brutte e spiacevoli come la distruzione della civiltà.

Probabilmente state pensando a quello che ho pensato io quando ho sentito per la prima volta parlare delle Sentinelle in Piedi: sono tutti cattolici tendenti all’integralismo. E invece no, a quanto pare fra di loro ci sarebbero anche atei, non cattolici e omosessuali (o dovrei forse dire ‘persone con tendenze omosessuali’?), perché sono un movimento apartitico e aconfessionale.
I Sentinelli invece manifestano, sempre pacificamente, in modo diametralmente opposto, con musiche, balli e girotondi (che mettono sempre a dura prova le mie corte braccia). Quello che vogliono, fra le varie cose, è che il matrimonio fra persone dello stesso sesso sia riconosciuto (le loro battaglie sono molteplici, e le manifestazioni da loro promosse sposano anche altre cause di diritti mancanti).

Bene, e ora passiamo alla descrizione della manifestazione.
Le Sentinelle in Piedi, per la giornata di sabato 23 maggio, si sono organizzate per manifestare in ben 100 città italiane, fra cui quella di Milano. Il luogo stabilito per il capoluogo lombardo era il bellissimo Arco della Pace, dove puntuali come delle guardie svizzere, Le Sentinelle si sono tutte ritrovate a leggere un libro. Di sottofondo avevano messo una musichetta, che una ragazza su dei trampoli altissimi ha profeticamente descritto con un ‘sembra quella che mettono nei servizi sugli alieni’. In effetti …
Che fossero ordinati l’ho già detto?

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Comunque, a dividere Sentinelle dai Sentinelli c’era appunto l’Arco della Pace (esatto, della Pace. Solo io sto sentendo di sottofondo Ironic di Alanis Morisette?), suo malgrado eretto momentaneamente a separé ideologico di due fazioni totalmente agli antipodi.
I Sentinelli invece, muniti di bandiere, megafoni, scolapasta, e libri (i cui titoli immagino fossero un po’ diversi da quelli letti dalle Sentinelle), hanno passato il tempo a cantare, leggere ad alta voce pezzi di libri, ballare e scambiarsi opinioni, sorrisi e battute. A confrontarsi e divertirsi, insomma.

A onor di cronaca, anche le Sentinelle a un certo punto si sono radunate, a fine manifestazione, per ascoltare la voce di una donna munita di megafono, che io ahimè non ho potuto sentire perché troppo lontana (mi sarebbe sinceramente piaciuto e interessato).
I Sentinelli, al contrario, hanno cercato di farsi sentire dalle Sentinelle soprattutto attraverso la musica, come ad esempio con quella di Fiorella Mannoia, il cui cielo d’Irlanda si è arricchito di ben sette sfumature d’arcobaleno (quello di Milano, invece, era e rimarrà a lungo grigio come la cenere). Il tutto, ci tengo a dirlo, è stato tranquillo da ambedue le parti. Nessuna delle due fazioni ha scagliato pietre (fisiche, perché io personalmente mi sono sentita giudicata eccome) contro l’altra, e nessuno si è preso a male parole. Ognuno ha manifestato a modo suo. Anche i poliziotti che si assicuravano che nessuno valicasse quell’effimera linea Gotica erano sereni. Ho persino visto uno della ‘security’ delle Sentinelle canticchiare due o tre canzoni dei Sentinelli (salvo poi redimersi e scuotere contrariato la testa all’inno di questi ultimi).
Quindi insomma, nulla di sanguinolento, e alla fine ce ne siamo tutti andati via in totale tranquillità.

E allora perché ho provato rabbia?

Sia chiaro, non l’ho sentita subito. O meglio, non subito ho capito che quella provata fosse rabbia. L’ho realizzato quando, facendo le foto da sotto l’Arco, un poliziotto mi ha guardata e mi ha detto: “la voglia di andare lì è tanta, vero?”. Vero. Era tanta. Ma per fare cosa, poi? Parlar con loro per non ricevere risposta? O, ancora peggio, per riceverla con un silenzio di disprezzo? (eh sì, a volte il linguaggio del corpo vale più di mille parole).

E quindi me ne stavo lì, con il vento che mi congelava i capelli, dall’alto della mia voglia di dialogare e confrontarmi, a guardare quella scacchiera umana che rispondeva a delle domande cantate sfogliando delle pagine in silenzio. Che poi, perché stanno in silenzio?
La ragione è ben spiegata sul loro sito, ma io comunque non riesco a capacitarmene: non c’è nulla come il silenzio che faccia emergere la voce della coscienza, oggi quanto mai silenziata da un potere che tende a ridurre l’esigenza di verità e il bisogno infinito connaturato a ogni essere umano. […]Tutto ciò però non può accadere senza la nostra connivenza: in cambio della soddisfazione di tanti capricci, rinunciamo alla nostra libertà abdicando al compito di cercare una risposta totale.

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Però niente, davvero, non capisco. Che sia un mio limite? Può essere.

Ho visto varie manifestazioni nella mia – seppur relativamente breve – vita; ho soprattutto ascoltato diverse voci.
Voci urlate, ballate, piante, persino scritte a chiare lettere su dei manifesti che magari non condividevo, ma comunque mostrate, espresse.
Ok, forse se impugnassero cartelloni con su scritto cose tipo ‘Sodoma is coming’ inizialmente riderei (per non piangere), però almeno saprei esattamente cosa aspettarmi da loro, saprei come controbattere, che armi – non fisiche, ovvio – utilizzare. E invece no, mi devo basare su di un manifesto scritto su internet, come se tutte le Sentinelle avessero le stesse opinioni su ogni singola questione, come se fossero un unico gigante cervello che passa il tempo a sfogliare libri, protetto da un silenzio che loro credono non dica cosa realmente pensino. Nessuno che mai si avvicini e provi a vedere una delle realtà contro le quali si batte, nessuno che osservi (con i propri occhi) la famosa ‘altra campana’ necessaria per farsi un’opinione coerente. Niente di niente. Solo pagine sfogliate in silenzio, a due metri di distanza l’uno dall’altro.

Perché io, e sicuramente molti di voi, presumo la loro paura sia quella di una Gomorra non diretta da Matteo Garrone ma da un aiutante uomo omosessuale vestito di boa e coriandoli, che costringerà tutti i bambini a vestirsi col tutù e tutte le bambine a impugnare una chiave inglese, però appunto lo presumo, non lo so con certezza. Eppure, quando leggo cose tipo la sopraccitata distruzione della civiltà, non posso fare a meno di pensare che la loro reale paura sia quella di una futura Italia in balia della depravazione, non di un’Italia che temono li manderà in galera se usano la parola tendenza davanti a omosessuale.
Comunque, al di là di quello in cui credano, tipo che amare un’altra persona e volerci vivere insieme sia un capriccio, come possono considerare il loro silenzio pacifico? Come possono considerare la loro forma di protesta come non-violenta? Come possono pensare che zittire una realtà non condivisa da loro non rappresenti una prepotenza?

Io non vorrei mai mettere a tacere un’altra persona. Nemmeno una Sentinella. Vorrei ascoltarla per confrontarmi, crescere e capire.
Quello che loro cercano di ottenere, invece, è far calare un grigio silenzio da Trieste in giù, azzerando così le opinioni diverse. Manifestano per una libertà che credono di non avere (e che invece hanno e continueranno ad avere), con lo scopo di toglierla ad altri (eh sì, perché un conto è dire ‘a me questa cosa non piace’, un conto è dire ‘a me questa cosa non piace quindi farò in modo tu non possa farla’).

Ed ecco, esattamente questo mi ha provocato rabbia: il fatto che fossero lì in piedi a manifestare per il diritto di silenziare le opinioni altrui (e gli altrui amori), fregiandosi di una facciata da difensori della famiglia naturale che hanno paura di finire un anno e sei mesi in carcere, la cui vera natura traspare facilmente dall’uso della parola capricci per descrivere un amore (giusto per dirne una. Per dirne un’altra potrei linkare tutta una serie di commenti che leggo quotidianamente su Facebook e giornali vari, che di pacifico e silenzioso hanno ben poco).

E io ero lì, piena di rabbia, a guardare quelle persone ordinatamente in piedi, rivolte nella stessa sola e unica direzione, che voltavano fiere le spalle a delle realtà che, per quanto loro possano cercare di annullare, continueranno a esistere e a far sentire la propria voce, una voce inclusiva e aperta al dialogo.

Grazie, Sentinelli.

View Comments (6)
  • Ciao Virginia, bellissimo articolo.
    Ci sono però alcuni link sbagliati, tra cui quello della Chiesa Pastafariana Italiana, di cui sono Presidente.
    Li puoi gentilmente sistemare?
    Grazie!

    Marco

  • Io faccio parte dei Sentinelli di Milano. Ti ringrazio per quello che hai scritto. Anche io ho sempre preferito confrontarmi con chi la pensava in maniera differente da me, su qualsiasi argomento. Purtroppo con le Sentinelle in piedi questo non è possibile. Peccato. In maniera molto civile ognuno potrebbe far valere le proprie ragioni e forse potrebbe anche esserci qualche ripensamento da una parte o dall’altra o da entrambe. Ripeto Peccato.

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