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Sancire il diritto all’aborto all’interno della Costituzione è anche una forma di protezione simbolica
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Sancire il diritto all’aborto all’interno della Costituzione è anche una forma di protezione simbolica

La proposta di legge per l’inserimento del diritto all’aborto nella Costituzione francese è stata approvata il 24 novembre da un’ampia maggioranza di parlamentari e si trova ormai in fase di lettura al Senato. Questo evento rientra nella lunga battaglia per la libertà delle donne di disporre del proprio corpo, che ha raggiunto il suo apice in Francia il 17 gennaio 1975 con la “Legge Veil”, dal nome della ministra che l’ha proposta e difesa sotto la presidenza di Valéry Giscard d’Estaing quando Jaques Chirac era Primo Ministro.

La libertà di fare ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza in Francia è garantita dalla legge, che ne specifica i requisiti e i limiti: termine di ricorso, obiezione di coscienza, periodo di riflessione. Questa legge è stata più volte riformata in Francia per garantire una maggiore libertà alle donne. In ambito di diritti fondamentali sanciti dall’Unione Europea, la Francia è pioniera e garantisce pienamente questo diritto a tutte le donne.

Qual è allora il motivo di una costituzionalizzazione?

In Francia la Costituzione è la norma più importante, la norma superiore a cui tutte le altre devono conformarsi, e non solo. La Costituzione è il testo con cui il popolo di uno Stato si dota di un patto fondante, il quale contiene tutte le norme indispensabili, e il cui obiettivo è garantire “la ricerca della felicità” (preambolo della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789). L’interesse di una costituzionalizzazione si rivela quindi duplice.

In primo luogo, un diritto fondamentale che viene inserito all’interno della Costituzione assume un maggiore valore giuridico e diviene meno soggetto a modifiche, rispetto a una normale legge. Difatti, il Parlamento approva nuove leggi ogni giorno, e su di esse si applica in modo intransigente la regola giuridica del parallelismo delle forme: ciò che una semplice legge fa, una semplice legge può disfare. 

In Francia le leggi vengono discusse e votate dalle due camere del Parlamento: l’Assemblea Nazionale e il Senato. Tuttavia, è l’Assemblea Nazionale ad avere l’ultima parola durante la fase di discussione e per questo può avere la meglio sul Senato. L’Assemblea Nazionale è anche la camera più politicizzata e più soggetta al potere del governo, poiché solo quest’ultimo è in grado di dissolverla; e a sua volta, solo l’Assemblea può provocare il rovesciamento del governo.

Queste digressioni sono importanti per poter cogliere un punto chiave:
l’Assemblea Nazionale ha il pieno controllo delle leggi, ed è composta da forze politiche che variano sulla base delle elezioni.
Per di più, questa Assemblea si poggia sul sistema maggioritario sin dalla modalità di elezione; è perciò il partito vincitore che domina e conduce l’Assemblea e che sarà in grado di imporre le sue idee ai partiti di opposizione, a prescindere dalla loro distanza ideologica. Le maggioranze si creano e si distruggono all’interno dell’Assemblea che di conseguenza approva o meno le leggi. I diritti fondamentali vengono quindi garantiti dalla legge in modo fragile in base alle maggioranze politiche, di cui è nota la precarietà, specialmente in Francia, una nazione che storicamente non è stata dominata da un sistema bipartitico (come in Gran Bretagna o negli Stati Uniti).

Un baluardo

Il diritto all’aborto è quindi in preda alle volontà politiche delle maggioranze contrastanti che si susseguono. Ciononostante, dal 1975, nessuno lo ha messo in discussione. 

Tuttavia, il movimento europeo è inquieto riguardo i diritti delle donne e delle minoranze (dati gli ultimi accadimenti in Polonia, Ungheria e anche in Italia), e incita a una maggiore prudenza per preservare una serie di diritti che storicamente le donne hanno ottenuto a caro prezzo e sono frutto di lunghe battaglie, e che potrebbero essere facilmente spazzati via dall’onda del tempo.

“Una crisi basterà”, avrebbe affermato Simone de Beauvoir, e non possiamo che essere scossi dalla fragilità dei diritti e delle democrazie in momento come questo in cui le libertà soffrono di uno stato di emergenza soffocante e di gravi crisi che condurranno a ripieghi nazionalisti e identitari.

La costituzionalizzazione giocherebbe così un ruolo di baluardo contro i cambiamenti della maggioranza, dal momento che l’Assemblea Nazionale può rovesciare le sorti di quello che lei stessa crea sotto forma di semplice legge (art. 34 della Costituzione). Tuttavia, grazie alla costituzionalizzazione, in futuro diverrebbe molto più difficile per la maggioranza iniziare una procedura di riforma della Costituzione.

Fedele alla volontà dei fondatori storici della Costituzione – i discorsi del 1791 promuovevano la rigidità estrema delle costituzioni -, i costituenti del 1958 hanno reso rigida la procedura di revisione della Costituzione.

Questa procedura di revisione presuppone, oltre all’accordo delle due assemblee sugli stessi termini, che la decisione finale sia presa attraverso una votazione a maggioranza rinforzata dei 3/5 dei membri del congresso del Parlamento (ossia la riunione delle due camere) o tramite una votazione popolare con referendum.

Manifestare la fedeltà dei francesi

Inoltre, l’inserimento di questo diritto nella Costituzione gli conferirebbe un valore simbolico. La Costituzione francese contiene davvero pochi diritti fondamentali direttamente inscritti nel testo e anche l’elenco di tutti i diritti non è esaustivo al pari di quello di altre Costituzioni. Si pensi per esempio all’art. 3 riguardante il diritto di suffragio, o all’art. 4 sul diritto dei partiti politici o ancora l’art. 66 sull’autorità giudiziaria in quanto guardiana delle libertà individuali, pochi testi, in sostanza, se paragonati alla Costituzione spagnola del 1978, per esempio.

Inoltre, inserire un diritto fondamentale riguardante le donne direttamente nel corpo costituzionale dimostrerebbe “l’interesse” del popolo francese nella promozione di questo diritto. Così inizia il preambolo della costituzione del 4 ottobre 1958 della V Repubblica francese, “Il popolo francese proclama solennemente la sua fedeltà…”, e proprio questo è lo scopo della costituzionalizzazione della libertà delle donne di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza (aborto): manifestare la propria fedeltà. 

In questo modo, si rinnoverebbe l’intenzione che hanno avuto i preamboli delle precedenti costituzioni nella storia, in cui erano iscritte le Dichiarazioni dei diritti di cui i popoli intendevano legittimare l’importanza.

Gli Stati Uniti hanno posto l’accento, in qualsiasi ambito, sulla libertà di espressione, allo stesso modo in cui la Francia ha agito nei confronti delle religioni. La Germania ha protetto la dignità dell’uomo al di là di tutti gli altri diritti e la Svizzera ha riconosciuto la sensibilità degli animali. Una costituzione racconta la storia del suo popolo, le sue inclinazioni e le sue battaglie. La fedeltà non può essere nient’altro che questo, ma sarà sufficiente?

La Costituzione: un ostacolo di carta?

Sicuramente riformare una Costituzione è più difficile che riformare una legge, ma non è impossibile. Nessun diritto fondamentale della Costituzione è sovra costituzionale (il Consiglio Costituzionale ha rifiutato quest’idea nel 2003); una maggioranza rinforzata potrebbe – se un’elezione fosse accolta positivamente da un partito politico – sempre scegliere di correggere la Costituzione.

Inoltre, se all’interno dell’Assemblea nazionale si manifestasse una maggioranza ostile alla libertà di aborto, gli sarebbe sufficiente tagliare i fondi finanziari e smettere di garantire giuridicamente l’esistenza di questo diritto, che rimarrebbe privo di ogni effettività.

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Ricordiamoci che la costituzionalizzazione non garantirà quotidianamente la protezione di questo diritto, che deve invece essere sempre assicurato anche dalla legge. Questo è il significato del testo della proposta di legge presentata dalla deputata Mathilde Panot e adottata dall’Assemblea nazionale il 24 novembre 2022 che dispone:

“Nessuno può violare il diritto all’aborto e alla contraccezione. La legge garantisce a chiunque ne faccia richiesta l’accesso libero ed effettivo a tali diritti.”

Alla fine, cosa resterebbe a un cittadino impotente di fronte all’inefficacia di questo diritto garantito dalla Costituzione: un ricorso alla Corte costituzionale? Ma il Consiglio costituzionale, che lascia al legislatore la libertà di valutazione sulle questioni sociali, sarebbe sicuramente riluttante all’idea di costringere il Parlamento ad agire. Anche se il Consiglio osasse farlo, una riforma che ne riduca l’indipendenza e ne riformi la composizione potrebbe essere compresa dai poteri forti come un’azione per indebolire l’istituzione, come sta avvenendo attualmente in Polonia o in Ungheria. L’ostacolo legale, compreso quello costituzionale, avrebbe poco peso. 

Una costituzionalizzazione imperfetta

Altri motivi provano che una costituzionalizzazione avrebbe le sue debolezze, a partire da quello che deriva dal parallelismo con la situazione americana. Il rovesciamento della decisione Roe v. Wade, presa dalla Corte Suprema degli Stati Uniti nel 1973, avvenuto il 24 giugno 2022 durante la causa Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization, è stata la manifestazione dell’estrema politicizzazione della Corte e delle sue dinamiche interpretative degne di una vera politica giurisprudenziale, quale essa pretende di essere. 

Un’altra ragione è la Costituzione stessa. La Costituzione francese potrebbe non essere il testo giusto per incorporare nuovi diritti fondamentali a causa della sua natura procedurale. I diritti fondamentali per i francesi sono l’eredità di testi storici che il Preambolo della Costituzione sancisce: il diritto all’aborto avrebbe dovuto essere aggiunto a questi testi? Simone Veil, allora presidente di una commissione di riflessione sul preambolo costituzionale, aveva dichiarato che una revisione del contenuto per l’aggiunta di nuovi diritti era necessaria, senza offendere la storia e la grandezza di questi testi fondanti.

Se si dovesse trarre qualche insegnamento da tutte queste sfumature costituzionali sarebbe che è sempre delicato “toccare la Costituzione” anche con mano titubante, e che la fragilità dei diritti umani è una realtà spietata. Simone Veil avrebbe però concluso dicendo che “la fragilità delle cose preziose è bella, perché la vulnerabilità è un segno dell’esistenza”.

 

Fonte
MagazineThe Conversation
Articolo: Pourquoi inscrire le droit à l’avortement dans la Constitution est aussi une protection symbolique
Scritto da:
Data: 07 dicembre 2022
Traduzione a cura di: Giada Colantuono
Immagine di copertina: Unsplash
Immagine in anteprima: freepik

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