Ben poche delle ragazze che hanno vissuto la propria adolescenza tra il 2005 e il 2012 saranno rimaste immuni al fenomeno “Twilight”. Anche io sono una delle vittime i cui anni di liceo sono stati costellati da nottate passate a leggere i libri e grandiosi sabati pomeriggio in cinema strapieni al fianco di altre fangirl. Dopo quindici anni dall’uscita del primo libro della saga, il 4 agosto è uscito negli Stati Uniti “Midnight Sun” (la cui traduzione italiana è stata pubblicata il 24 settembre), ovvero una riscrittura di “Twilight” narrata da Edward Cullen, scintillante vampiro la cui vita è completamente sconvolta dall’arrivo a Forks di Bella Swan, la figlia del capo della polizia e futura vampira. Ma questo lo sapevate già… O no?
L’ultimo libro di Stephanie Meyer è un racconto che riprende gran parte della trama di “Twilight”, dando però voce ai cupi pensieri del vampiro di turno. Ovviamente sono i (rari) momenti in cui Bella e Edward non sono assieme a dare a Meyer un margine d’azione più ampio per inserire narrazioni originali e riempire le pagine con i pensieri di tutti i personaggi, a cui abbiamo finalmente accesso tramite la mente di Edward.
Oggi però facciamo un bel tuffo nel passato, parlando proprio di Edward e Bella, di come rileggere la loro storia nel 2020 e del perché siano state mosse così tante critiche verso libri e film che hanno unito e animato così tante ragazze.
La saga di “Twilight” è stata un prodotto di intrattenimento molto importante, nel bene e nel male, per una generazione intera e per tutti i prodotti (tanti) che hanno preso spunto da quella storia. Il ritorno delle parole di Meyer ha indubbiamente scaldato i cuori di non poch* ventenni e trentenni, a partire dalla dedica iniziale rivolta proprio a noi. Oltre dieci anni dopo gli agguerriti schieramenti Team Edward e Team Jacob, tant* fan hanno colto al volo l’opportunità di fare una pausa dal caos del 2020 e rifugiarsi in una storia di cui conoscevamo già il finale.
Questo libro è dedicato a tutte le lettrici/i lettori che sono stati una parte così felice della mia vita negli ultimi 15 anni. Quando ci siamo incontrati la prima volta, molti di voi erano giovani adolescenti dai brillanti, bellissimi occhi pieni di sogni per il futuro. Spero che in questi anni, abbiate trovato i vostri sogni e che la loro realizzazione sia stata meglio di ciò che speravate.
Personalmente, rileggere la storia di Edward e Bella tramite “Midnight Sun” mi ha dato l’opportunità di consumare un prodotto che ha lasciato un segno nella crescita di moltissime ragazze, prodotto in cui all’epoca ci eravamo tuffate a capofitto. E mentre ci tuffavamo abbiamo dovuto fare i conti con molte dure critiche di chi lo giudicava un prodotto frivolo, immaturo e di ben poco rilievo soprattutto quando dai libri si è passati ai film: l’imprevisto successo cinematografico ha portato a riflessioni su quanto fosse stato sottovalutato il potenziale del pubblico femminile, in particolare delle giovani consumatrici di prodotti di intrattenimento. Un pubblico composto da ragazze molto giovani è infatti troppo spesso considerato una nicchia e di conseguenza i prodotti da loro prescelti vengono sminuiti e marginalizzati, mentre il target più popolare rimane quello maschile, come sottolinea questa analisi di The Guardian. Oltre al fatto che i prodotti per un pubblico maschile sono considerati lo standard, questi vengono anche criticati meno e diversamente: prodotti di intrattenimento con criticità pari o peggiori alla saga in questione, magari pieni di violenza, rivolti però a un pubblico maschile non sono soggetti a critiche tanto severe. Questo è da ricondurre a un profondo disprezzo per le fangirl stesse e per tutto ciò che a loro piace, fenomeno di cui abbiamo parlato anche qui.
Le critiche mosse alla saga di “Twilight” non sono però tutte della stessa matrice. Gli strumenti che molt* di noi hanno acquisito negli anni ci danno oggi la possibilità di guardare alla storia in maniera diversa e con maggiore consapevolezza. Certe valutazioni negative, ben più legittime e costruttive, riguardano infatti tratti di romanticismo tossico, comportamenti iperprotettivi e stalking, elementi fortemente presenti in Twilight e che spesso lo portano a essere definito un prodotto antifemminista. Credo che se leggessi oggi la saga per la prima volta mi si illuminerebbero in testa, come una specie di insegna al neon, le parole “RELAZIONE TOSSICA”. Edward è un predatore e Bella la sua preda. Lui ‘il leone’, lei ‘l’agnello’. Ding, ding, ding: qualcuno ha forse detto squilibrio di potere? Certo, Edward non le fa mai del male (almeno non intenzionalmente o direttamente), le salva invece la vita più e più volte (troppe?), da incidenti d’auto e da vampiri assetati del suo sangue. È costantemente al suo fianco, anche mentre dorme. Poi ci sono le pagine di “Midnight Sun” in cui Edward escogita poi piani per ucciderla non appena la incontra (ma non solo), su come eliminare i testimoni e attirarla in un luogo isolato, che non mi hanno esattamente lasciata indifferente.
Me, would-be murderer, and me, would-be lover?
Il coesistere di istinti omicidi e di amore nei confronti di Bella è problematico, assieme ai comportamenti di eccessiva protezione e stalking agiti da Edward. Bella sembra inoltre sminuire costantemente il pericolo in cui si trova e mettere senza sosta l’attrazione per Edward prima della sua sicurezza. Nella narrazione di “Midnight Sun”, Edward si rallegra a ogni pagina di come Bella non comprenda la gravità della situazione e non scappi a gambe levate, dandogli ancora un po’ di tempo con lei perché riconosce di non avere la forza di lasciarla lui stesso, pur riconoscendo che sarebbe la cosa giusta da fare. Il vampiro non la ama abbastanza da lasciarla e da volere ciò che è meglio per lei (almeno non fino a “New Moon”). I ruoli di genere che i due protagonisti incarnano, lui protettore e lei protetta, costituiscono una criticità, assieme al fatto che la loro relazione è totalizzante per entrambi, estraniandoli quasi completamente dalla vita al di fuori della coppia.
La complessità del racconto di Meyer sta però nel fatto che, nonostante questi tratti tossici, “Twilight” non è assolutamente la storia di un’oppressione e Bella non è né una preda né un personaggio passivo, tutto il contrario. “Twilight” racconta sì la storia di un vampiro che tenta ripetutamente di uccidere l’umana di cui si sta in realtà innamorando (e se non avete letto “Midnight Sun” vi siete persi un paio di tentati omicidi, ve lo dico), ma non solo. “Twilight” racconta anche la storia di una giovane donna che si innamora tanto (troppo?), ignorando qualche campanello d’allarme, e che fa di tutto per raggiungere ciò che vuole: diventare vampira. Bella insomma non è una vittima e Meyer le attribuisce una testardaggine che le dà potere: la testardaggine di autodeterminare il suo destino e quello di sua figlia, in ultimo, diventando un personaggio sempre più attivo e acquisendo sempre più autostima.
È senz’altro complesso, quindi, definire la storia come “femminista” o “antifemminista”, semplicemente perché non è tutto o bianco o nero e diversi aspetti possono coesistere tra loro. Indubbiamente la saga presenta problematiche legate a stereotipi di genere ancora troppo radicati e un’associazione “ti amo-ti ammazzo” decisamente non sana. Un’altra criticità che troviamo qui – e che ricorre spesso nei prodotti di intrattenimento indirizzati a un pubblico giovane e femminile – è l’aspetto totalizzante della relazione, che si rifà a un romanticismo patriarcale dove gelosia, possesso e oggettificazione vengono romanticizzati e la ricerca del principe azzurro diventa di primaria importanza.
Quello che è più facile commentare è invece l’odio e le critiche riversate su “Twilight” per motivi diversi dalla legittima preoccupazione dei modelli che vengono presentati a un pubblico femminile. Tutto ciò che ha a che fare con Edward e Bella è stato infatti sminuito in quanto il pubblico femminile, specialmente se parliamo di ragazze e ragazzine, non è la priorità della gigante industria dell’intrattenimento. Critichiamo quindi, se vogliamo, “Twilight” e “Midnight Sun”. Ma facciamolo con consapevolezza, per capire come migliorare i prodotti di intrattenimento che consumano le ragazzine e per offrire loro esempi e ispirazioni valide e non tossiche. Non snobbiamo una storia solo per disprezzo e diffidenza nei confronti delle giovani spettatrici, ma anzi riconosciamo loro questo ruolo.