Cosa succede quando un uomo molla il lavoro per fare il papà a tempo pieno? Ce lo racconta Rasmus, giovane papà danese, che recentemente ha condiviso la sua esperienza sulle pagine di un giornale locale, contribuendo non solo a rendere i suoi bambini felici, ma anche ad abbattere un po’ di più i muri dei pregiudizi e delle aspettative legate ai ruoli di genere.
Questa è la sua storia e noi abbiamo deciso di tradurla per voi.
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Rasmus è a casa da 10 mesi. Non ha mai sentito la necessità di seguire le norme sociali, e l’amore che prova nei confronti dei propri figli è quasi viscerale, ci racconta.
Le mani di Rasmus afferrano gentilmente il braccio di Ronja. La bimba, con il suo anno e mezzo d’età, tira calcetti singhiozzando sul grembo del padre. Vorrebbe sguazzare nella piscinetta, e non essere cosparsa di un’appiccicosa crema solare.
«Sì tesorino, lo so che non è piacevolissima questa cosa della crema solare».
Le dà un bacetto sulla testa e continua a cospargerla delicatamente di crema solare, ricoprendola con un bianco strato di protezione 30. Dal recinto di sabbia invece giungono le grida di gioia di Jonatan, 6 anni. Ha trovato due palette a forma di drago, che utilizza per far buche nella sabbia.
«Ma che belle che sono! Appena finisco con la crema vengo lì e le guardo subito!», risponde Rasmus Petersen.
Lascia quindi andare Ronja, che con gioia si posiziona contro il recinto della piscinetta per bambini, dove 4 altri infanti già sguazzano felici. Ci troviamo a Nørrebro, a Copenaghen, dove un gruppo di adulti e i loro bambini passano la giornata all’ombra degli alberi di un giardino. Si sono conosciuti su Facebook, dove si sono anche accordati per incontrarsi un po’ di volte a settimana per passare un po’ di tempo insieme con i rispettivi figli.
Sono tutti papà casalinghi come Rasmus, che è rimasto a casa con la figlia Ronja sin da quando aveva 8 mesi. È uno degli ultimi che ha potuto godere di un’ordinanza del comune di Copenaghen che garantiva 7000 corone mensili a chiunque fosse rimasto a casa a prendersi cura del proprio figlio. Questa mensilità, unita allo stipendio della moglie, gli permette di essere un padre a tempo pieno tutto l’anno.
«Sono enormemente grato per questo. Sono consapevole di quanto io sia privilegiato, e che non tutti abbiano le mie stesse possibilità.», dice Rasmus Petersen.
Rasmus ha sempre sentito maggiore necessità, rispetto alla moglie, di rimanere a casa. Ed è per questo molto contento del fatto che lei, in qualità di consulente per lo sviluppo, guadagni meglio di lui, che lavorava come assistente in un asilo.
«La vita è incredibilmente corta. E io vorrei passare più tempo possibile con i miei bambini. Non voglio lasciar intendere sia tutto rosa e fiori, perché a volte è tutto così maledettamente difficile. Ma ho appurato come, più tempo passiamo insieme, più ci avviciniamo. Ho vissuto tantissime cose con Jonatan e ora sono felicissimo di poter passare un sacco di tempo con Ronja. Mi riempie di una gioia indescrivibile».
Il rapporto che ha con i figli è molto forte; l’amore che prova nei loro confronti è istintivo, quasi animale, ci racconta. Va matto per l’enorme fantasia che ha Jonatan, che giornalmente lo catapulta in un pazzo e strano mondo popolato da draghi, animali selvaggi ed esperienze imprevedibili, nonché per lo stupore che Ronja esprime gridando di gioia alla vista di piccolissime formiche. Questi due lo fanno innamorare «100 volte al giorno», ci spiega.
«Ciao piccolina!».
Ronja è ritornata dalla piscinetta e si è arrampicata sulla panchina sulla quale siamo seduti. La nostra chiacchierata viene interrotta dal rumore della sua testa che, dopo aver perso l’equilibrio, colpisce il tavolo prima, e dalle incessanti urla e pianti dopo. Rasmus la avvicina a sé e la coccola; si calma.
«Abbracciare un esserino così piccino è una delle sensazioni migliori al mondo»
Non come la maggior parte degli uomini
Secondo un sondaggio commissionato alla Danmarks Statistik, circa 13000 donne sono casalinghe e non svolgono alcuna professione fuori di casa. Per quanto concerne gli uomini, invece, la statistica è così bassa che non è stata nemmeno possibile calcolarla. Rasmus lo sa bene che lui sia una rarità, ma non è una cosa alla quale il trentacinquenne presta poi molta attenzione. È anche l’unico uomo nel gruppo dei genitori del parchetto di Nørrebro.
«Non ho mai sentito la necessità di seguire le norme convenzionali. Sia nella mia giovinezza che nella mia infanzia sentivo di non essere conforme a quanto la società desse per scontato riguardo a ciò che fosse considerato tipicamente maschile. Sapevo di non essere come la maggior parte degli uomini», dice Rasmus Petersen.
La formazione di Rasmus è da giornalista, e avrebbe potuto continuare a guadagnare bene con questa professione ma, ogni volta che tornava a casa dopo una giornata passata a lavorare sotto esigenti deadline, si ritrovava con la testa piena di stress e lontana.
Quando poi ha iniziato a portare Jonatan all’asilo, ha capito quello fosse il posto per lui. Decise quindi di diventare un pedagogo, senza star troppo a pensare a quello che gli altri avrebbero potuto pensare.
«In poche parole faccio quello che mi rende felice. È questo quello su cui mi focalizzo, e non sul fatto che io possa o meno perdere il mio status da papà casalingo o pedagogo.» così dicendo, Rasmus ci ricorda anche come gli assistenti negli asili non godano di molta stima nella nostra società.
«Prendersi cura dei bambini e far in modo che crescano con una buona autostima è un compito importantissimo».
Rasmus ha ottenuto lunghi permessi di paternità sia dal suo vecchio capo che da quello attuale.
«Il mio capo era abituato ad avere padri che usufruivano dei 14 giorni obbligatori di permesso dopo il parto».
Rasmus è un sostenitore del diritto alla paternità, che a oggi ammonta in media a 30 giorni. Spera di riuscire a spianare la strada a tutti quei padri che vorrebbero rimanere a casa con i propri figli.
«Qui in Danimarca parliamo molto del fatto che le persone dovrebbero essere libere di scegliere, e che non dovrebbero subire alcun tipo di imposizione. E questo, ad esempio, dovrebbe anche valere per il diritto alla paternità. Tuttavia spesso ci dimentichiamo che il diritto di scelta è spesso annebbiato da standard di ciò che ’una vera donna’ e ‘un vero uomo’ dovrebbero essere».
Rasmus è felice del fatto che la sua scelta sia supportata sia dalla moglie sia dal suo ambiente lavorativo, che gli permette di inseguire il suo sogno di prendersi cura della sua famiglia full-time.
«Penso che una parte degli uomini sia intrappolata nelle aspettative di ciò che, convenzionalmente, la società ripone in loro. Dovremmo tutti adoperarci per far sì che ogni essere umano sia quello che voglia essere, e che possa inseguire i sogni che lo rendano semplicemente felice».
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Fonte: Politiken.dk
Photo Credits: Line Ørnes Søndergaard