Torres, è lo pseudonimo di Mackenzie Scott, classe 1991, cantautrice gender-fluid statunitense originaria di Macon, in Georgia, transitata da Nashville ed ora approdata a Brooklyn.
Enfant prodige, è cresciuta in un ambiente molto religioso e ha iniziato fin da piccola a cantare a scuola e in chiesa.
Accompagnata dalla sua fida Gibson, in meno di quattro anni ha già pubblicato tre dischi e aperto i live di artisti del calibro di Sharon Von Etten.
Il suo ultimo e terzo disco porta un titolo che sa di predizione, Three Futures ed è uscito lo scorso 29 settembre per la 4AD, anticipato nei mesi precedenti da due singoli accompagnati da video espliciti, sessualmente carichi, in cui edonismo e la fisicità dei corpi femminili che si incontrano la fanno da padrona.
Acclamata dalla critica fin dal suo esordio nel 2013, Mackenzie si riconferma con il suo ultimo lavoro una rivelazione nel panoama indie: timbro erotico, capelli biondi platino, le sue atmosfere introspettive spaziano dal folk al pop, sanno strizzare l’occhio all’elettronica e all’industrial, ma senza mai dimenticarsi della base rock.
Three Futures è un disco scuro, che ha come protagonista la celebrazione del corpo, in un continuo alternarsi di sacro e profano, sensualità esplicita e timore mistico.
Nuovo album, fede e amore per il proprio corpo sono stati i temi principi dell’intervista che Torres – con la sua eredità battista e la sua passione per Taylor Swift perché, come ha dichiarato qualche tempo, è una giovane artista donna che fa quello che vuole e si comporta come una fucking boss – ci ha rilasciato.
Three Futures è il tuo terzo LP: come si è evoluto il tuo stile di scrittura dal primo disco a questo, che è il tuo terzo?
Tendo a considerare ogni disco come un pianeta a sé stante. Non penso tanto che il mio stile di scrittura si sia evoluto, ma ho di volta in volta cercato di essere concentrata su ogni album, così che ogni processo di scrittura fosse allineato con l’obiettivo che avevo in mente e mi ero prefissata.
Questa volta ho scritto programmando drum beats e lasciandomi spazi in modo da poter ballare e suonare più chitarra di quanto abbia fatto in passato.
C’è un filo che in qualche modo lega Three Futures ai tuoi due dischi precedenti? Quali sono i temi sui quali hai voluto concentrarti maggiormente?
Il filo conduttore è la mia voce. Nessun altro ha la mia voce, e per voce intendo sia la mia voce fisica che la mia voce in qualità di scrittrice. Cerco di non focalizzarmi su niente. Per me la musica è divertimento!
Nei video dei singoli che anticipano l’album si percepisce una forte tensione sessuale e un ampio uso del corpo: cosa volevi esprimere con la miscela di immagini e musica? Qual è la tua relazione con il tuo corpo?
Volevo esprimere la fisicità all’interno delle canzoni e sottolineare come il corpo sia direttamente legato alla gioia e al dolore e tutto ciò che ci sta in mezzo. Il rapporto che ho con il mio corpo? È la relazione più lunga che abbia mai avuto. Imparare ad amare me stessa ed il corpo in cui vivo è stata una benedizione dolorosa.
Hai un background molto religioso, è difficile conciliare il far parte della comunità LGBTQ e l’avere una qualche tipo fede?
Fede e queerness non si escludono l’un l’altra! Non se ne parla molto, ma in qualità di gender-fluid mistica amante di Cristo, posso assicurarti che puoi avere ed essere tutto.
Quali letture, artisti, canzoni e tuoi contatti personali hanno influenzato la composizione delle canzoni di Three Futures?
Alejandro Jodorowsky, Vladimir Nobakov, Jeanette Winterson, Lorrie Moore, Ta-Nehisi Coates, Edna St. Vincent Millay, Sylvia Plath, JD Salinger, Kate Bush, Gary Numan, Portishead, il film “Waitress”, e una grande quantità di German kraut rock!
Quale è la traccia di Three Futures alla quale sei più affezionata? Per quale motivo?
Marble Focus è il mio pezzo preferito nell’album. C’è voluto un anno per scriverla, per riuscire a raggiungere l’obiettivo di ciò che mi ero prefissata di dire con quella canzone.
Continuando a parlare di futuro: che cosa accadrà nella tua vita tra breve, cosa vorresti succedesse e cosa speri non accadrà?
Non so cosa succederà, ma voglio vivere abbastanza a lungo per vedere il mondo in pace, e spero che l’umanità non si estingua prima che accada!