Articolo di Benedetta Geddo
ATTENZIONE ATTENZIONE: ARTICOLO NON SPOILER FREE. SIATE AVVISATI E ENTRATE A VOSTRO RISCHIO (o meglio, non entrate se non avete ancora visto The Force Awakens, perché davvero non volete farvelo rovinare. Davvero. Credetemi sulla parola).
Detto questo, buongiorno, ribelli e piloti e cavalieri Jedi. Il sole splende, The Force Awakens impazza nei cinema e a me ci sono voluti otto giorni buoni per riuscire a organizzare i miei pensieri in parole coerenti (invece che suoni sconclusionati più simili al Wookiee che ad altro). Perché io ho amato questo Episodio VII. L’ho amato dal momento in cui sullo schermo è comparsa la scritta «Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…» ai titoli di coda, perché è stato un’ondata di nostalgia e ritorno, pieno della grandeur dei film sci-fi moderni (vedi i reboot di Star Trek o Gravity o Interstellar) ma anche dei dettagli intimi e dei particolari così tanto cari a J.J. Abrams. Insomma, per dirla breve: sono qui che strabocco amore per la nuova trilogia, e soprattutto (e qui arriviamo al punto dell’articolo, perché c’è un punto, non è soltanto un enorme geek blurb, ve lo assicuro), soprattutto per i suoi nuovi personaggi. Il nuovo trio, Rey, Finn e Poe Dameron.
Abbiamo già parlato in un articolo precedente di come il casting dei tre protagonisti fosse già una rivoluzione in sé per sé (una donna, un uomo di colore e un ispanico? In un film di fantascienza? Wow, ventunesimo secolo, non arrivare così di colpo che poi i barbogi di Hollywood si spaventano), ma oggi vorrei parlare del ruolo che hanno avuto effettivamente nel film, adesso che ho visto e assimilato e riflettuto sulla trama. Non potendo mettermi a scrivere di tutti e tre in un articolo solo (perché verrebbe una lunghissima mostruosità più simile a una tesi, credo), comincerò con la protagonista indiscussa del film: Rey.
Rey di Jakku, che vende rottami di vecchie navi Imperiali per riuscire a mettersi qualcosa nello stomaco, sola e in attesa di una misteriosa famiglia che da quanto abbiamo capito l’ha abbandonata. E nonostante tutto, lei riesce comunque a rivelarsi una ragazza gentile, coraggiosa e brillante, nonché chiaramente l’eroina di questa nuova trilogia. È lei quella con il grande destino sulle spalle, lei ad essere potente nella Forza, lei a combattere il cattivo tra lampi di spade laser rosse e blu. Parlando di spade laser, è lei a riuscire a chiamare a sé la spada laser che è stata di Luke, e di Anakin prima di lui. Insomma, a mio modesto parere è chiaramente Rey quella che intraprenderà la strada del cavaliere Jedi ― e non Finn, come ci era stato fatto credere dai primi trailer, in un’abile manovra di PR un po’ come è successo nel caso di Mad Max: Fury Road, dove il vero protagonista non è Max ma l’Imperatrice Furiosa.
E a ben vedere, le reazioni ai due film sono abbastanza simili (certo, con le dovute distinzioni, considerando che Mad Max è sì un franchise ben avviato ma insomma, non è Star Wars. Star Wars è il franchise per eccellenza): una valanga di critiche positive e complimenti, di lodi alla protagonista, e non pochi commenti negativi.
E come l’Imperatrice Furiosa, Rey è un’eroina che è necessaria nel moderno immaginario di cultura pop. Prima di tutto perché rivaluta quelli che sono i ‘ruoli tipici‘ per le donne al cinema: Rey è alla guida di un film di fantascienza, e non è che ce ne siano tante come lei in giro. Poche storie, Poe e Finn hanno il loro ruolo importante, così come Han Solo e Leia e la vecchia guardia, ma è la storia di Rey, la sua strada, a portare avanti la trama. È impossibile non vedere i parallelismi con il Luke Skywalker della Nuova Speranza (anche se colgo qui l’occasione per dire che io spero con tutto il cuore che Rey non si riveli essere anche lei una Skywalker. Ci hanno dato un po’ l’idea in tutto il film, che sia la sorella di Kylo o magari figlia di Luke, ma io spero davvero tanto che lei sia un nuovo inizio, che salvi la galassia senza essere la Prescelta, che diventi davvero un cavaliere errante e non l’ennesimo membro di una famiglia che continua imperterrita a seminare casini in mezzo universo), è impossibile non pensare che nel secondo film, in Episodio VIII, la vedremo impegnata ad addestrarsi con Luke che lei è andata a cercare. Se Kylo Ren ha davvero ucciso tutti gli allievi padawan di Luke quando è scappato con Snooke, allora Rey potrebbe finalmente essere l’inizio che i Jedi stavano aspettando da quando Palpatine ha eseguito l’Ordine 66 nella Vendetta dei Sith (un momento di silenzio per una delle scene più dolorose e più belle di tutta la Prequel Trilogy, grazie).
Rey è un caso unico nella saga, e quello che a mio parere la contraddistingue dalle altre eroine è che per la prima volta non è condizionata dall’essere un love interest ― anzi, la coppia più chiacchierata di questo nuovo film sono Finn e Poe. I blog e talk show americani sono tutti in visibilio per questa cosa, e sebbene io sia pessimista per natura e dubito che la Disney si spingerà a tanto, insomma, è sempre un passo avanti. Soprattutto quando anche Oscar Isaac (aka Poe) dice da Ellen, «I was playing romance». La magnificenza di Finn e Poe, e del loro ruolo importantissimo di uomini di colore in un genere prevalentemente dominato da bianchi meriterebbe un articolo a sé. Che potrebbe anche arrivare presto sui vostri schermi, considerando la mia non piccola mole di feels.
Ma tornando a noi. Sì, Padmé Amidala è una regina fiera e una politicante influente, e Leia Organa Skywalker è stata una comandante di ribellioni e resistenze da quando aveva anche meno di sedici anni, ma nessuna delle due è riuscita a uscire da certi cliché richiesti dal loro ruolo, che le ha un po’ ingabbiate mentre Anakin, Obi-Wan, Luke e Han avevano campo libero per fare gli eroi. È l’amore di Anakin per Padmé che alla fine causa la sua caduta nel Lato Oscuro. Ed è la bellezza di Leia che ispira Luke a partire per salvarla e Han a restare assieme alla Ribellione. Non che ci sia qualcosa di sbagliato nella romance, ma penso sia una bella ventata d’aria fresca vedere (per una volta) qualcosa di diverso. L’aspetto fisico di Rey, per esempio, non viene mai commentato, mentre il suo guardaroba resta sempre pratico e ‘plausibile’ (anzi, dell’outfit dei tre protagonisti, il suo è quello che ricorda di più le vecchie tuniche dei Jedi indossate durante la Repubblica).
Rey non cade nemmeno nel pericolo dell’opposto del love interest, ossia la donna che si comporta tale e quale a un uomo, trappola in cui sprofondano molte delle «donne forti» dei media moderni. Christopher McQuarrie, sceneggiatore e regista di Mission: Impossible, Rogue Nation, che ha creato il personaggio di Ilsa Faust, ha detto, «Quello che mi infastidisce di buona parte dei personaggi femminili cinematografici di oggi è che quello che le contraddistingue è avere il seno e di essere in pericolo. Essere quelle che fanno sesso con l’eroe. Oppure sono uomini. Sono donne in un ruolo da uomo che si comportano da uomo», ed ha ragione. Non serve copiare in tutto e per tutto gli atteggiamenti di un eroe maschio per essere considerati «forti»: Rey ha dei momenti di profonda sensibilità e nostalgia, che non verrebbero concessi a nessun eroe maschio, ma non verrebbe in mente di descriverla come «debole». O no?
Alla fine, davvero non si può non essere entusiasti di questo film. Certo, ha i suoi punti deboli, alcuni buchi nella trama che sarebbe stato meglio chiarire, momenti di puro dolore (sapete a cosa mi riferisco, lo sapete benissimo), ma anche infinito potenziale. Potenziale per il trio di protagonisti, ma anche per Kylo Ren, che in questo Episodio sembra sì essere un adolescente ribelle e incompreso e nulla di più, ma che potrebbe diventare un cattivo davvero completamente devoto al Lato Oscuro (cosa che Anakin, o Vader che dir si voglia, alla fine non è mai stato). E non si può non essere entusiasti di Rey, perché in Rey si potrà identificare tutta una nuova generazione di guerrieri stellari, perché Rey ispirerà esattamente come Luke, perché la scena in cui la spada laser vola nella sua mano invece che in quella di Kylo Ren entrerà nella storia delle scene iconiche della saga. Perché Rey è l’eroina femminista (e quindi per tutti, come non ci stanchiamo mai di ripetere) di cui davvero sentivamo la mancanza. May the Force be with her.