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Gender killer: le persone trans nei media (parte 2)
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Gender killer: le persone trans nei media (parte 2)

Nella prima parte dell’articolo abbiamo visto come i generi thriller e horror, da Psycho (1960) al Silenzio degli Innocenti (1991), siano stati invasi da un’orda di gender killer: uomini travestiti da donna, crossdressers e donne trans. Dagli esempi esaminati è anche evidente quanto le loro caratteristiche si ripetano.

Di solito l’assassinə è privo di controllo ed è mentalmente instabile e prende di mira le donne in quanto tali. Un elemento sessuale o di identità di genere è presente nel movente e all’origine di questa follia gender omicida c’è un trauma infantile dovuto ad abusi o a un rapporto malato con la madre. Spesso gli abusi consistono nell’essere stati costretti da piccoli a vivere in conformità a un genere diverso o in qualche altro trauma che causi il desiderio di essere di un altro genere, come la morte di una sorella o il desiderio di un genitore di avere un figlio diverso.

Questi elementi non sono casuali, ma figli del modo in cui la cultura popolare degli anni ‘50 e ‘60 considerava gli individui con un’identità o una presentazione di genere diversi dal sesso assegnato loro alla nascita. Nel campo della psicologia non c’era distinzione tra identità sessuale e identità di genere, l’interesse nel crossdressing e l’essere transgender erano visti come forme via via più severe dell’omosessualità. Oltre a patologizzare tutte queste categorie, si insisteva nel dare interpretazioni erotiche a qualunque identità di genere non cis. Inoltre sia nella cultura pop che nella psicologia si sentiva l’influenza delle vecchie teorie psicanalitiche su come madri iperprotettive “demascolinizzassero i figli” causando nei casi più gravi omosessualità o identità di genere non conformi.

Lo stesso libro di Psycho è pesantemente ispirato, per ammissione dell’autore, al caso di Ed Gein: un serial killer arrestato nel 1957 nella cui casa furono ritrovati numerosi parti amputate di cadaveri femminili.

Durante le prime perquisizioni, dei commenti fatti da alcuni poliziotti diffusero nella stampa l’idea che Gein indossasse le pelli delle sue vittime come forma di travestitismo, credenza mai confermata dalle indagini, ma che si diffuse a macchia d’olio, così come le notizie degli abusi da parte di sua madre: una donna iper religiosa che aveva terrorizzato i figli nei confronti delle donne e della sessualità.

L’ossessione della società degli anni ’50 e ’60 verso la mascolinità e i ruoli di genere, le teorie preesistenti e i sentimenti di paura e repulsione verso qualunque identità non conforme a quelle cishet bastarono a cementificare, pur nella totale assenza di prove, questa mostruosa figura del killer crossdresser.

Gli Anni Moderni e gli Impatti

Il Silenzio degli Innocenti è uscito più di trent’anni dopo Psycho e purtroppo il cliché del gender killer rimane in ottima salute anche nei trent’anni successivi.

Lo stereotipo è presente nell’episodio di CSI Identity Crisis del 2002 con un ragazzo trans come serial killer. Pure in questo caso sia i suoi omicidi sia la sua identità di genere sono frutto di un trauma infantile scaturito  dall’aver assistito all’omicidio del padre e dal pensiero che avrebbe potuto impedire la sua morte, se fosse stato un maschio. Lo ritroviamo in Insidious 2 (2013) con il fantasma di un serial killer morto nell’ospedale psichiatrico dove era stato ricoverato per aver cercato di castrarsi, che avvicina le ragazze-vittime vestito da donna; sempre presenti sono gli annessi abusi infantili da parte della madre che lo aveva cresciuto come una bambina. Inoltre in La Mante (2017) la serial killer è una donna trans che uccide gli uomini che la rifiutano a causa di una vaginoplastica riuscita male, anche lei vittima di abusi. Infine nel poliziesco di J.K. Rowling Troubled Blood (2020) dove tra i sospettati del caso c’è un serial killer che uccide donne cis, travestendosi da donna per avvicinarle e con l’intento di rubare loro trofei che usava poi per masturbarsi, il killer è, ovviamente, vittima di abusi infantili. Si è arrivati fino al letterale appropriarsi della forma femminile: i trofei delle vittime come scopi erotici.

Quest’ultimo esempio è probabilmente quello più direttamente collegabile alla transfobia nel mondo reale, dato che il personaggio della Rowling ricalca pari pari molte convinzioni dell’autrice e di altre figure pubbliche dell’ambiente terf (trans exclusionary radical feminism, un sistema ideologico transfobico che non riconosce le identità trans come valide) da lei supportate. 

Nel mondo anglosassone parte della popolazione è ormai ossessionata dall’idea di donne trans predatrici in agguato nelle strade e nei bagni femminili in cerca di vittime da aggredire. Non serve cercare a lungo in internet per trovare commenti e post di persone che ritengono che tutte le persone trans siano pervertite, pazze e potenziali stupratrici.  Convinzioni come queste si sono più volte tradotte in violenze sia online che nella vita reale causando un aumento dei crimini contro le persone transgender. Leggendo post e commenti è evidente quanto il sentimento e le idee da cui sono animate le persone transfobiche sono simili a quelli suggeriti dai vari film e media esaminati: il disgusto verso i corpi trans è quasi onnipresente e la differenza tra il corpo di una persona e la sua identità di genere viene spesso impugnata come “prova” della loro “vera natura”, negando l’esistenza di qualunque identità diversa dal sesso assegnato alla nascita ad un individuo.

L’influenza dei media sull’immaginario delle persone transfobiche si estende anche a come viene percepita la mente di una persona trans.

Ho detto più volte che è poco rilevante il fatto che molti di questi film non identificano un  killer come trans: parte del motivo è che per queste persone non c’è alcuna differenza.  Per le terf e le persone transfobiche non esistono “vere” persone trans: siamo tutte afflitte da un delirio o da una psicosi, in genere causati da un trauma, da una perversione sessuale o addirittura da una privazione del contatto con la realtà

Anche il quasi onnipresente elemento degli abusi infantili compie la transizione dai film all’immaginario transfobico. Supportare i minori trans nella loro identità di genere e lasciarli liberi di viverla è essenziale per la loro salute mentale, specie da parte dei genitori. Ciononostante questo comportamento viene interpretato dagli individui transfobici come un abuso: come nei film l’essere trans è causato da abusi infantili, essi accusano i genitori di stare imponendo l’ideologia gender al figlio per motivi egoistici o di traviarlo prendendo sul serio quella che è solo una fase o un gioco infantile. “Giù le mani dai bambini” è la parola d’ordine per motivare campagne che creano danni enormi. In Texas questo sentimento ha portato il governatore a far indagare per abusi tutti i genitori di bambini trans. Molti stati USA si stanno inoltre muovendo per vietare la transizione ai minorenni, in totale contrasto con i dati che mostrano come tutte le procedure attuate, tra cui transizioni sociali e l’assunzione di puberty blockers, siano sicure, reversibili e salvino vite.

Tutti questi punti dell’ideologia transfobica hanno una cosa in comune: sono basati sul nulla. La comunità scientifica riconosce da decenni l’esistenza e la validità delle persone transgender. Le donne trans o gli uomini cis crossdresser a caccia di vittime nei bagni esistono solo nei film e nella propaganda transfobica, così come i bambini danneggiati o fatti impazzire dall’imposizione dell’ideologia gender.

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Cinema, televisione e letteratura hanno una lunga tradizione di demonizzazione delle minoranze. Tornando indietro nel tempo, troviamo pellicole su uomini gay dipinti come pedofili predatori, donne lesbiche intente a uccidere uomini etero per rapire e traviare le loro ragazze, persone nere violente e selvagge e persone asiatiche infide e ingannatrici. The Birth of a Nation (1915) è da molti considerato il film che ha dato inizio al cinema moderno e racconta di “eroici” membri del Ku Klux Klan che affrontano un gruppo di soldati neri che, dopo aver rimosso con la forza le discriminazioni razziali dalla Carolina del Sud, ha preso il controllo del governo e insidia e aggredisce le donne bianche. Tutte azioni presentate dal film come ugualmente scioccanti e abominevoli.

Nella storia del cinema e della letteratura è chiaro che, tanto meno le minoranze sono visibili, tanto più la loro rappresentazione è esagerata e demoniaca.

Allo stesso modo, la maggior parte delle persone che crede a questa finzione transfobica non ha mai incontrato una persona trans. Penso che, se ne conoscessero una, per loro sarebbe impossibile o almeno più difficile diffondere odio e credere nella misinformazione sparsa su di noi. Tutto quello che hanno per immaginarci e comprenderci sono le immagini e le storie proposte dai media, le quali danno alla propaganda transfobica un terreno fertile fatto di immagini fittizie di folli serial killer, di menti instabili a causa degli abusi subiti e di corpi dipinti come inquietanti o mutilati. E queste immagini le abbiamo viste tuttə.

Mentre scrivo questo articolo sono al quarto mese di terapia ormonale. La mia faccia e il mio corpo sono ancora molto più simili a quelli di un ragazzo che a quelli della mia identità di genere, così come la mia presentazione. Ma non per mia libera scelta. Mi piacerebbe fare di più per essere vista come sono, esplorare gli stili e i look che mi piacciono, e sentirmi sicura mentre lo faccio, ma è davvero difficile. 

Per molto tempo mi sono detta che la mia paura riguarda le reazioni che potrebbero avere gli estranei influenzati da questa finzione transfobica. Ed è una paura reale, ma è solo una parte. Queste immagini sono anche nella mia testa, sono lì a frenarmi e a dirmi che emozioni dovrei provare riguardo me stessa se cercassi di uscire dai binari che altre persone hanno tracciato per me in base al sesso assegnatomi alla nascita.

Siamo tuttə cresciutə in una società transfobica. Non abbiamo chiesto noi di essere espostə a certe immagini e storie, ma è successo e ce le portiamo dentro comunque. Ciò che possiamo fare è lavorare per liberarci dalla transfobia e un primo step è capire da dove vengono gli stereotipi, come cercano di mostrarci il mondo e, soprattutto, che sono dentro di noi.

 

Credits
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Foto di Mike Bird (Pexels)
Foto di Tobias Bjørkli (Pexels)
Frame dal film La Mante (2017) del personaggio Camille/Virginie (Frédérique Bel)
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JK Rowling was panned by reviewers and activists for her new book ‘Troubled blood’ written under the Robert Galbraith pen name | Image credit: Reuters/Twitter
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Frame dal film The Birth of a Nation (1915)
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