(o di come continuare ad amare chi ami anche se dovesse cambiare sesso)
In realtà, nonostante i suoi dischi la mia autoradio quasi si rifiuti di leggerli tanto siano consumati, non è il mio frontman numero uno del cuore – prima di lui ammetto candidamente ci sia qualcun altro in classifica – ma effettivamente è andata proprio così.
Lui è Tom Gabel, classe 1980 e frontman degli americani punkrockeggianti Against Me! attivi da quasi vent’anni e prodotti tra le varie etichette anche dalla Fat Wreck Records di Fat Mike dei NOFX, ed all’età di cinque anni inizia, guardandosi allo specchio, a non riconoscersi.
Sono i primi segnali di quella che si chiama disforia di genere: si identifica nel sesso opposto.
Ma non può saperlo.
Considerata l’età non è facile mettere a fuoco quello che gli sta succedendo.
Figurarsi dargli un nome.
Del resto, dopo le imitazioni di Madonna, qualche presa in giro a scuola come è successo a tanti ragazzini non troppo virgulti, arriva il punk rock, una vita sentimentale e sessuale che definiremmo da maschio alfa, la musica degli Against Me! che dal solo project del 1997 diventa una band con tutti i crismi e poi un lavoro che lo fa diventare una celebrità.
E attorno a lui nessuno si accorge di nulla.
Ma la disforia non ti abbandona anche se sei un punkrocker e giri il mondo cantando che eri un teenager anarchico.
Neanche quando ti innamori di Heather e neanche quando lei rimane incinta.
Ed è proprio in questo momento che inizia quello che è il percorso di presa di coscienza di Tom.
La crisi, se così si vuole sintetizzarla in una parola, dalla quale si può mettere la testa fuori e prendere aria solo con dose massiccia di coraggio e volontà di cambiare.
Tutto.
Così, poco tempo dopo la nascita della bambina decide di parlarne con la moglie, con la band, e con i suoi fans.
Coming out, si dice.
Tom ha cambiato sesso nel 2012 ed ora si chiama Laura Jane Grace.
Ha seguito e segue un percorso terapeutico, ha subito diversi interventi chirurgici e vive appieno quella trafila che un transessuale affronta quando decide di cambiare sesso e che dura anni.
Nel 2014 gli Against Me! hanno pubblicato Transgender Dysphoria Blues, un concept album in cui Laura si mette totalmente a nudo, raccontando le difficoltà dell’accettazione della propria identità.
La rabbia, quella cosa di pancia dei tempi in cui a cantare c’era Tom è però la stessa, del resto, fanno pur sempre punk rock, forse ora c’è una meravigliosa libertà totale di espressione in quella che è la parte delle liriche.
Questa però non è la storia gossippara di una rockstar che può permettersi di cambiare sesso e il supporto terapeutico/ospedaliero che più gli piace, “perché tanto, ha i soldi e di tutti quelli che sono più poverini e sono sulla stessa barca nessuno ne parla”.
Questa non è soltanto una storia di sofferenza, di consapevolezza, di paura, di tutti quegli aspetti non certo simpatici che fanno parte del lungo iter della trasformazione.
Questa non è una storia di compassione, di pietà, di sorrisi tirati “che se ne parla perché è una tema alla moda”.
Questa è una storia d’Amore.
Una storia di comprensione, in cui chi Laura ha, e ha avuto, vicino, non ha messo i bastoni tra le ruote, non ha complicato il complicabile.
Una storia in cui il coraggio è stato fondamentale anche per chi la ama, accettare Tom per quello che sarebbe diventato non è stato facile.
Questa è una storia in cui amare non è solo un verbo, una parola. Ma un fatto.
Ci sono i fans che dal 2012 ad oggi hanno continuato a comprare i dischi, a riempire le venue, a supportare Laura e pure riempirla di complimenti nell’evoluzione di capelli, trucco, permanenti e minigonne.
E che capiscono un po’ di più di quello che sono stati i testi degli Against Me! prima della trasformazione.
C’è Heather che non se n’è mai andata da nessuna parte e non hai mai lasciato soli né Tom né Laura.
Nonostante quelle che potessero le paure, i timori, i dubbi che una donna può vivere nel momento in cui il marito le comunica che è un transessuale e vuole cambiare sesso. E che noi manco ci immaginiamo.
Ma più volte lo ha dichiarato, che lei era lì.
E ci rimaneva.
Ci abituiamo a pensare a noi stessi, non a stare da soli.
Ci concentriamo ad avere qualcuno accanto per colmare vuoti, spazi, incapacità.
Ci rassicuriamo che al primo problema che non sappiamo come risolvere, come metabolizzare, possiamo sempre andarcene, cambiare amico, partner, collega. Come fosse la cover di un cellulare.
D’altronde, ci ripetiamo, anche la tolleranza ha un limite.
Ma le persone non sono fatte di caucciù e di pazienza, per sopportarci, ci chiediamo mai quanta ce ne voglia?
E ci dimentichiamo che esiste quel sentimento che si chiama amore, incondizionato.
Che fa rima con comprensione, elaborazione, trovare una quadra con quello che siamo, che abbiamo davanti e forse non capiamo al cento per cento, o non capiremo mai.
Che attraversa la coltre della comodità, che si rassegna piacevolmente al fare l’andatura, non a pretendere che si cammini disumanamente con lo stesso passo.
Che ti porta a continuare ad andare a vedere il concerto del tuo cantante preferito anche se sul palco si presenta in minigonna.
Che non ti fa scappare con un altro uomo se tuo marito inizia a portare il reggiseno.
PS: Laura e i suoi Against Me! suonano il 18 agosto a Brescia, alla Festa di Radio Onda d’Urto, ingresso gratuito o a cinque euri, in base all’orario in cui arrivate.
Chi ha orecchie per intendere vada ad ascoltare.
PPS: Ah, sì.
Ben so che a quanto pare, come dichiarato da Laura in autunno, pare abbiano divorziato.
Ciò non cambia il senso ed il significato dell’articolo, l’intento di cristallizzarsi su quanto di meraviglioso la circondasse in quel periodo.
Chi ha orecchie per intendere intenda, gli altri vadano su qualche sito ad impronta scandalistica.