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La capitana Carola Rackete merita l’odio di tutti
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La capitana Carola Rackete merita l’odio di tutti

La capitana Carola Rackete merita l’odio di tutti.

Merita l’odio dei maschilisti, per il semplice fatto di essere donna. Una donna che ricopre un ruolo importante, che ha una posizione di rilievo; una donna che li fa sentire inadeguati con la sua enorme forza. Perché non ha bisogno di essere salvata da nessuno, è lei a salvare gli altri. E lo fa con umiltà e passione, senza prevaricare e senza chiedere il permesso. Una donna che dice no. Merita anche l’odio, per ragioni analoghe e differenti, delle maschiliste che hanno interiorizzato la lezioncina del patriarcato per usarla contro altre donne che non si comportano come dovrebbero, non si comportano come loro.

Merita l’odio dei razzisti, perché mette a repentaglio la propria libertà per salvare vite umane. Rischia processi penali e gogne mediatiche per aiutare individui che non vengono considerati persone. Rischia tutto per trarre in salvo chi accetta l’incognita della morte per inseguire una speranza, per non dover più affrontare guerra, fame, povertà, dittature, tortura. Rischia così tanto e lo fa per chi in fondo non è nemmeno un essere umano, non merita la nostra compassione e il nostro soccorso.

Merita l’odio degli incompetenti, dei laureati all’università della vita, dei tuttologi della domenica. Lei che parla 5 lingue, che è laureata in Scienze Nautiche con un master in Conservazione Ambientale conseguito presso la Edge Hill in Inghilterra, che fino al 2013 è stata al timone di una nave rompighiaccio al Polo Nord per uno dei maggiori istituti oceanografici d’Europa, che a 25 anni è divenuta secondo ufficiale della Ocean Diamond per esplorazioni in Antartide, che nel 2014 era in Russia a occuparsi di educazione ambientale ai bambini, che nel 2016 entra a far parte della Sea Watch divenendo manager delle comunicazioni aeree di ricognizione.

Merita l’odio dei politici, che in lei vedono qualcosa di pericoloso e terribile: la forza della solidarietà. Guardandola si ricordano della caducità delle proprie posizioni, della labilità delle leggi, della disobbedienza e della facoltà di scegliere secondo una propria morale. Anche violando la legge di uno Stato, anche accettando le conseguenze che questa scelta comporta. Lei non ha paura di loro e questa cosa li perseguita come il fantasma della morale che hanno rinnegato.

Merita l’odio degli egoisti, di quelli che lottano contro il proprio senso di inadeguatezza, il demone del “potevo farlo anch’io”. A quelli che non riescono a vedere il bene nel prossimo perché lo percepiscono come un attacco alle proprie scelte, alla propria inerzia, al proprio egocentrismo. E piuttosto che accettare che qualcuno faccia qualcosa di grande e buono mostrandogli rispetto e ammirazione preferiscono difendere il proprio non fare aggredendo e sminuendo.

E allora cosa fanno tutti, tutti loro che odiano? Odiano di più, odiano al meglio delle proprie capacità. Odiano con maggiore impegno, odiano in gruppo, odiano da dietro gli schermi dei loro smartphone e computer, odiano talmente tanto che è un miracolo non siano ancora soffocati nell’acido della propria bile.

I sessisti le urlano che è una putt*na, che si diverte a prendere il c*zzo ne*ro, che la devono violentare, che si merita lo stupro. Su questo punto in particolare calcano e si focalizzano, perché per essi è la massima umiliazione a cui sottoporre una donna. La violenza carnale, l’affronto più grande alla libertà femminile. Io possiedo il tuo corpo contro la tua volontà e così io ti sovrasto, ti annichilisco, ti anniento. Sei declassata a oggetto per il mio piacere e devi ricordartelo, devi avere paura di me, devi stare al tuo posto. E tutte le altre donne se lo devono ricordare bene, chi è che comanda. Non devono pensare di poter fare come te, di potersi ribellare. Perché se pensassero di poterlo fare, di poter prendere il posto che hanno di diritto nel mondo, di unirsi e imporsi…Noi non avremmo scampo.

I razzisti le urlano che è “un’amica dei ne*ri”, una vergogna per la sua stessa “razza”, fautrice del declino della civiltà occidentale, traditrice dell’Europa, terrorista e pericolo pubblico per la nostra sicurezza. Lei li fa entrare, lei li vuole aiutare a venire qua per delinquere, li vuole portare da noi per imporci le loro usanze e distruggere la nostra civiltà dall’interno. Per farci colonizzare, per toglierci la nostra identità. Loro non sono come noi. Lei non è come noi, lei ha scelto loro. Loro devono morire, devono diventare cibo per i pesci. Per colpa loro non abbiamo il lavoro, non abbiamo un’economia stabile, non siamo più padroni a casa nostra. Per colpa loro non abbiamo un futuro, non abbiamo prospettive, non abbiamo ciò che avremmo voluto dalle nostre vite. Deve essere colpa loro, perché se così non fosse non sapremmo a chi dare la colpa. Non potremmo spiegare la nostra infelicità. Se non fosse colpa loro noi avremmo sbagliato tutto. Tutto. E non può essere.

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Gli incompetenti le urlano che non sa quello che fa, che è un’inetta, inadeguata a far qualcosa che probabilmente nemmeno capisce a fondo. Sbaglia le rotte, non conosce la legge del mare, non capisce come comportarsi e mette in pericolo le persone a bordo con la sua ignoranza. Se ci fossero loro, loro sì che saprebbero cosa fare. Potrebbero anche insegnarglielo, che stupida a non voler ascoltare i consigli di chi è più saggio. Sei proprio una stupida, una ragazzina incapace. Perché non hai letto i miei commenti, perché non hai ascoltato me che lo so meglio di te? Perché non ti sei fidata delle mie conoscenze acquisite nel corso di estenuanti ricerche su Google? Perché non riconosci la mia intelligenza, la mia preparazione? Credi di essere meglio di me?

I politici le urlano che la faranno arrestare, la faranno espellere, la faranno incarcerare. Le toglieranno la nave, la libertà. Ha infranto la legge e non importa perché lo abbia fatto, non si sta parlando della giustizia della legge stessa, si discute solo intorno alla sua applicazione. Loro le faranno del male in ogni modo possibile, la perseguiteranno, non la scamperà. Loro non possono essere perseguiti per i propri crimini, lei sì. E per questo va annientata. E voi, voialtri, guardate bene e imparate questa lezione. Saremo implacabili nella punizione, vi venisse mai in mente di sfidarci. Dovete ubbidire, dovete sentirvi piccoli e vulnerabili. Non contate nulla, non siete padroni delle vostre vite, non siete capaci di scegliere. Fidatevi di noi, perché se non lo farete la pagherete cara.

Gli egoisti le urlano che non sono affari suoi. Lei, una sciocca ragazzina privilegiata che si annoia e non sa come passare il tempo. Con quei rasta che sanno di sporco, struccata, brutta. Forse è andata lì perché non trovava un uomo, forse perché è un’ingrata, forse perché ha dei problemi personali e piuttosto che affrontarli preferisce risolvere quelli degli altri, forse perché è un’esibizionista che cerca solo cinque minuti di notorietà. Le persone perbene queste cose non le fanno, devi essere un po’ strano per comportarti così, un po’ deviato, un rifiuto della società. Nessuno si comporterebbe in questo modo spinto solo dall’umanità, dal desiderio di essere utile al prossimo e dare alla propria esistenza significato grazie al supporto a chi ha bisogno. C’è qualcosa sotto, lei è una falsa e un’impostora. Deve esserlo, o come potrò spiegare a me stesso che lei lo ha fatto e io no?

Esprimendo l’odio verso di lei possono veicolare l’odio verso tutte quelle persone che scelgono quotidianamente di aiutare il prossimo, di stare dalla parte dell’umanità.
Carola Rackete è un simbolo, strumentalizzata e presa ad esempio per non doversi confrontare con l’enormità di quanto sta accadendo, con la tragedia cui assistiamo attoniti e impotenti, con le ipocrisie e le crudeltà di un mondo che ha deciso di bandire la solidarietà umana. Di metterla sotto processo, di allontanarla dall’ideale del diritto inalienabile alla vita e della sua difesa.
Capitana Rackete, quanta paura che fai. Tutto quest’odio non può che nascere da una paura profonda e ingestibile. E tu fai paura a tutti. Allora ti odiano talmente tanto da esprimere chiaramente quanto sia grande ciò che hai fatto. Quanto sia profondamente umano.

In copertina un’illustrazione di Paola Formica
View Comments (2)
  • Buongiorno,
    avete usato la mia illustrazione senza mettere il credito. Vi chiedo cortesemente di rettificare.
    Grazie, cordialmente
    Paola Formica

    • Mi scuso immensamente per la svista, come le spiegavo ho commesso un errore nell’inserimento dei credits e per questo non compariva il rimando alla sua illustrazione. Ho provveduto immediatamente a correggere. La ringrazio ancora per il suo splendido lavoro e per la cortesia con cui ci ha scritto.
      Cordiali saluti,
      Biancamaria Furci

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