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Patty Pravo, l’ultima diva
Dark Light

Patty Pravo, l’ultima diva

patty1Affascinante, anticonformista, aristocratica.

Patty Pravo è la diva per eccellenza della musica italiana da mezzo secolo.
Non saprei trovare altra terminologia consona al suo personaggio.

In realtà si chiama Nicoletta di nome e Strambelli di cognome.

È un’ariete come mia madre, che me l’ha fatta amare.
È nata a Venezia, ma prima ancora di compiere i diciotto anni è volata a Londra. È tornata, si è trasferita a Roma, ed è diventata la reginetta, anzi, la ragazza, del Piper, notissimo club e suo trampolino di lancio al grande pubblico, in cui prima balla e poi canta coi suoi stivaletti bianchi ai piedi.pattypiper

E di lì a poco è subito Patty Pravo mania: il pubblico la segue, la imita.
Con le sue canzoni che parlano d’amore e di donne emancipate, il suo stile camaleontico e la sua carismatica personalità, è stata un vero e proprio simbolo di femminilità e femminismo, in quell’Italia della rivoluzione studentesca.
In parte inconsapevolmente, tanto che, della carica di indipendenza de La Bambola, si accorse solo molto dopo che uscì il brano.

La sua voce è unica, inconfondibile, sensuale.
Negli anni Sessanta, il suo personaggio e quella sua voce così particolare, che crea atmosfere magiche e seducenti, sono state un’estrema novità per il pubblico, che si lasciava travolgere dal suo volto angelico dall’indole ribelle.
Incantava, emozionava, smuoveva.
Ha sovvertito il panorama musicale dell’epoca.
Per la prima volta a cantare era una donna che si poneva in maniera disincantata, quasi irriverente.
Affrontava nelle sue canzoni tanto l’amore romantico, quanto carnale.
Cantava di donne forti e si poneva come tale, consapevole, emancipata, libera, estremamente autonoma.
Disinibita, consapevole del suo talento, del suo fascino e della sua bellezza.
Ma sempre romantica, innamorata, della vita, dei suoi uomini, ma mai patetica.

L’archetipo delle generazioni di artiste che sono nate dopo di lei.

Elegante, trasgressiva, eccentrica.

pattypalcoTra i suoi parolieri ci sono stati personaggi quali Mogol, Battisti, De Gregori, Venditti, Fossati, Vasco Rossi, e Ragazzo Triste, il suo primo successo, è stata la prima canzone pop passata da Radio Vaticana.
Ma nonostante questo primato non si è fatta di certo mancare gli eccessi.
Anzi.
Dai servizi di nudo su Playboy, Playmen e Penthouse, passando per quattro mariti – dei quali tre in contemporanea – la squalifica da Sanremo per plagio, l’arresto per spaccio di sostanze stupefacenti, il microfono catapultato in testa al direttore di un settimanale, fino al topless poco tempo fa, all’età di 67 anni.

Epica la notte del 1968 in cui girava sulla sua Cinquecento con Jimi Hendrix, con canna in bocca, accanto.
Rinomate le sue frequentazioni con Keith Richards, Mick Jagger, Mario Carmelo Bene, Robert Plant, Jimmy Page e David Bowie.

Vamp, algida, versatile.

In cinquant’anni di sua presenza sulle scene non si è mai smesso di parlare di lei.
Ha partecipato a festival, è apparsa infinite volte in TV, ha accumulato sold out su sold out.

Ragazzo Triste, La Bambola, Pensiero Stupendo, Pazza Idea, Il Paradiso, E dimmi che non vuoi morire, sono successi senza tempo che chiunque, pur non apprezzando Patty, conosce o ha sentito almeno una volta nella sua vita. Anche solo per sbaglio.
E sono diventati una pietra miliare.

È stata un’icona hippy.
È passata dall’essere l’esponente rivoluzionaria della canzone italiana con il beat al diventare la regina del melodico.
Ha scalato le classifiche in Italia ed all’estero, in America, in Europa, in Cina.

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Ma non è stata esente da flop memorabili e sperimentazioni ardimentose, basti pensare ai dischi Patty Pravo – ribattezzato Biafra – ed Ideogrammi.

pattypalco3Nonostante gli inciampi, ha saputo essere una vera e propria fenice, affermandosi come un mostro sacro oltre che una calamita di charme sul palco.
Sia attraverso un televisore che sul palco.

Come quella volta al MiAmi a Milano, più di un paio di anni fa.
Era l’ospite speciale dell’ultimo dei tre giorni di Festival.
Un meteo pessimo, una voce forse non più brillante come un tempo, un volto probabilmente segnato dall’età e, chissà, da qualche intervento.
Ma non le staccavi gli occhi di dosso.
Magnetica e sinuosa.

Prima di schernirla, giovane musicista, arriva anche tu a compiere i settant’anni, e intanto festeggiarne altri cinquanta di carriera senza abbandonare neanche un giorno i rotocalchi, né smettere d’incantare ancora il pubblico dal palco.

Quest’anno, a febbraio, è stato il suo nono Sanremo.
Il brano che ha portato all’Ariston e che ha vinto il Premio della critica Mia Martini, è inserito nel suo nuovo album, il ventiseiesimo.
L’ennesima prova di come Patty sappia non solo anticipare mode e cambiare stile.
Ma essere sempre attuale, mai anacronistica.
E in questo disco lo ha dimostrato mettendosi nuovamente in gioco, coinvolgendo quelli che sono alcuni degli esponenti del panorama mainstream italiano più recente, quali Tiziano Ferro, Pacifico, Samuel dei Subsonica, Rachele dei Baustelle, Emis Killa, interpretando dodici brani tra quelli che le sono stati offerti.

Solare, sofisticata, spregiudicata.
Ieri.
Come oggi.

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