Articolo di Parola di Quattrocchi
Vi è mai capitato di giudicare qualcuno in base alla spesa che mette nel carrello? A volte mi capita di guardare cosa comprano le altre persone, ma lo faccio in modo distratto. Magari per prendere ispirazione, soprattutto se la spesa che vedo è più allettante della mia. Comunque sia, un pensiero su quello che vedo lo faccio. E dal pensiero al giudizio, il passo è breve. Se vedo dei croissant o una torta, penso sia un giorno speciale. Mentre se vedo qualche würstel, dei sofficini e pacchi di patatine, allora chi sta facendo quella spesa vuole farsi del male. E se a tirare il carrello è un genitore, mi stupisco pure! Come se a casa mia quelle cose non fossero mai entrate…
A mettermi con le spalle contro il muro, ci ha pensato Chiara Gamberale con “Quattro etti d’amore, grazie”. Un titolo particolare che a prima vista mi dava l’idea di un romanzo sci-fi distopico, in cui le persone si mettevano in fila al supermercato per chiedere un po’ d’amore. Che fosse un viaggio tutto mio era chiaro perfino a me: Chiara Gamberale è solita cogliere le sfumature di azioni quotidiane che analizza poi nei suoi libri con molta delicatezza e perspicacia. Come avevo potuto anche solo pensare a un romanzo distopico? Eppure viene spontaneo prendere ciò che ci circonda ed elaborarlo in base alle nostre esigenze, alle aspettative o esperienze. Ed è proprio intorno a questo che ruota il romanzo.
“Quattro etti d’amore, grazie” ha come protagoniste due donne, Erica e Tea. Erica lavora in banca, è sposata e ha due bambini. Tea invece è un’attrice diventata famosa grazie alla serie tv “Testa o Cuore” ed è sposata con un uomo di spettacolo più grande di lei che è ormai lontano dai riflettori. Ogni giorno le due donne sbirciano la spesa dell’altra, invidiandone la vita senza conoscerla per davvero. Erica è affascinata da quella donna famosa, dal fisico perfetto e dagli yogurt light che infila nel carrello. Prova grande attrazione per la spensieratezza di Tea, per quella donna libera da ogni legame. Ma con il punto di vista di Tea la prospettiva viene completamente ribaltata. Non conoscendo il suo nome, Tea ha battezzato Erica “la Signora Cunningham”, per lei sinonimo di sicurezza e serenità familiare. Un punto di riferimento per se stessa e per chiunque la guardi.
In questo romanzo degli equivoci, Chiara Gamberale esterna le preoccupazioni di due donne fittizie, ma verosimili. I momenti passati al supermercato, a riversare le proprie insicurezze sull’altra, mettono le due protagoniste nella condizione di rivelare a loro stesse quello che sono solite nascondersi. Erica ha l’esigenza di non essere sempre e solo moglie e madre, mentre Tea subisce le pressioni psicologiche del marito ogni giorno, dalle quali non sa bene come fuggire. L’autrice alterna i due punti di vista nel corso del romanzo e ci permette di entrare nelle vite delle due donne. La narrazione è coinvolgente e affascinante, soprattutto per il modo in cui Chiara Gamberale mostra senza dire.
Ma alla fine cosa c’entrano questi “quattro etti d’amore”? L’amore per se stesse non è da dare per scontato e questo romanzo lo mette in luce attraverso due persone diverse tra loro. Per quanto risultino essere donne complete e realizzate agli occhi dell’altra, quello di cui necessitano è di guardarsi con i loro stessi occhi, per quello che sono e quello che vogliono essere.
Insomma, alla prossima spesa che fate, aggiungete anche questa piccola perla al vostro carrello.