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Sette ragazze imperdonabili: nel libro di Maria Antonietta la forza della vocazione
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Sette ragazze imperdonabili: nel libro di Maria Antonietta la forza della vocazione

Sette ragazze imperdonabili è il primo libro di Maria Antonietta, all’anagrafe Letizia Cesarini, cantautrice pesarese, appassionata di studi di genere, di arte medievale, di poesia e teologia.

Si tratta di un omaggio alle sue sorelle maggiori, Cristina Campo, Etty Hillesum, Antonia Pozzi, Emily Dickinson, Sylvia Plath, Marina Cvetaeva, Giovanna d’Arco; donne radicali, impazienti, oneste e spesso antipatiche, che l’hanno ispirata negli anni e alle quali ha voluto dedicare una serie di racconti e poesie.

Edito il 19 marzo scorso da Rizzoli, in queste settimane Maria Antonietta, insieme a Daniele Rossi – chitarra baritona, violoncello, tastiere e banjo – lo sta portando in giro per l’Italia nelle vesti di un vero e proprio reading-concerto con letture musicate e canzoni tratte dal suo repertorio suonate in una veste del tutto inedita.
Tra una tappa e l’altra del suo tour, ci ha parlato delle sue figure di formazione, di determinatezza, di stereotipi e di aiutarsi l’un con l’altro.

Letizia, come hai scelto le protagoniste del tuo libro? Per ognuna di loro c’è un aspetto che che ritieni ‘inspirational’?

La scelta di queste sette protagoniste è stata piuttosto naturale e lineare, nel senso che sono le autrici e le figure che più mi hanno formata, sia umanamente che artisticamente, quelle che mi hanno fatto più compagnia in questi anni. Sono un po’ contraria al concetto di modello ispirazionale onestamente. Il mio non è un catalogo di eroine perfette e invincibili, forti e senza paura. In generale sono contraria ai modelli. Penso che schiaccino le persone, che le facciano sentire ancora più inadeguate. Volevo provare a raccontare alcuni frammenti di storie, di ragazze piene di crepe, di dubbi, di domande, le cui vite non sono state facili né di successo, nella maggior parte delle circostanze. Quello che ci dicono però è: fai fatica, accollati il rischio e coltiva la tua vocazione, a qualsiasi costo. La ricompensa non è necessariamente la felicità, né il successo, né l’amore.

Ti sei ispirata ai Libri d’Ore medievali per la struttura della tua opera: per chi non sapesse cosa siano, puoi spiegarci di che si tratta?

Sono dei libri di devozione privati. Si tratta di una tradizione medievale che è proseguita anche dopo. La giornata era scansionata in ore liturgiche, ognuna delle quali era accompagnata da letture e salmi. Il fedele poteva portarsi il proprio libro d’ore con sé, sempre. Così questo mio libro è in qualche misura un libro di devozione, ci sono delle parole, quelle delle ragazze imperdonabili, che scandiscono le varie sezioni del libro che sono appunto le ore liturgiche.

Scrivere canzoni vsScrivere un libro: a livello di composizione, di utilizzo del linguaggio e dell’espressività, in quale dei due contesti ti trovi maggiormente a tuo agio?

Sono forme di scrittura diverse, che permettono libertà diverse. Mi trovo a mio agio in entrambe, e a disagio in entrambe.

Le protagoniste di Sette ragazze imperdonabili si sono ribellate ai cliché dei loro tempi: quali sono nel 2019 gli stereotipi da combattere?

La civiltà umana fa sempre leva sugli stereotipi per semplificarsi la vita e i rapporti. Per una questione di economia della fatica. Penso sia un pregiudizio pensare che una donna si possa realizzare solo come madre, che ogni donna necessariamente abbia un istinto materno, che una donna sia biologicamente portata ad essere paziente e accogliente e conciliante, che il mito di una donna sia la stabilità di qualsiasi genere, che esistano forme di creatività relative ai generi, che una donna sia meno vocata a trattare le scienze e i numeri. Quello che mi intristisce è che nel nuovo femminismo, a volte, si costruiscano altri stereotipi, che volendo osteggiare questi tradizionali costruiscono un modello di femmina alternativa. Io sono un’artista, credo in Dio, credo nel matrimonio e nella fedeltà, amo la matematica e la poesia, amo gli uomini e il sesso, sono la persona meno paziente e ordinata del mondo, non ho alcun istinto materno al momento e mal sopporto i bambini. Contraddico gli stereotipi della tradizione e quelli della femmina alternativa. Quello che mi preme è che ognuna possa fare qualsiasi scelta voglia, senza sentirsi schiacciata dalle aspettative di nessuno, né dal giudizio di nessuno.

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Chi sono secondo te sette ragazze imperdonabili dei nostri giorni?

Ti dirò sette musiciste: PJ Harvey, Patti Smith, Courtney Love, Lana Del Rey, Billie Eilish, Kathleen Hannah, Anna Calvi.

Tu in cosa ti senti determinata? Quali luoghi comuni hai dovuto demolire nel tuo percorso professionale e nella tua vita privata?

Mi sento determinata nel restare fedele alla mia vocazione. La mia vocazione è ovviamente assomigliare sempre di più a me stessa. Quando nelle cose che faccio riesco finalmente a riconoscermi, mi sento felice. Quello che siamo è laggiù nell’oscurità, e occorre portarlo verso la superficie, qua fuori, al sole. Non mi sono mai posta troppi problemi o scrupoli nel fare quello che volevo fare. Con la musica, con gli uomini, nelle mie relazioni. Sono state sempre troppo incosciente per farmi vincolare dagli stereotipi o dai luoghi comuni. Non censurandomi, ammetto che raramente sono stata censurata o giudicata in base agli stereotipi. Ma è ovviamente una sfida quotidiana. Per chiunque, che tu sia un uomo, una donna, un alieno, un animale, è lotta contro la semplificazione e lo stereotipo. Non è un “privilegio” (n.d.r. sorride) femminile.

Cosa significa credere nella sorellanza? Nel panorama artistico attuale – con particolare riferimento alla musica – è praticata?

Io non credo nella sorellanza. Credo nell’umanità. Cerco di dare, con fatica e mancanze, il mio contributo per non affossare, denigrare, schernire o giudicare nessuno e nessuna. E spero che ognuno e ognuna, possano realizzarsi ed essere felici. Se posso aiutare mia sorella lo faccio, se posso aiutare mio fratello lo faccio.

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  • Anche nel sottotitolo del libro, evidenzi questa idea: la rivoluzione e della parola. Spesso le parole vengono usate in maniera superficiale. Uno dei compiti piu difficili, soprattutto nella societa attuale, e quello di trasmettere un messaggio con le giuste parole, rendere un linguaggio universale. Tu come ti poni nei confronti delle parole?

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