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Club To Club 2018: intervista a Silvia Kastel
Dark Light

Club To Club 2018: intervista a Silvia Kastel

“La luce al buio”, il tema della diciottesima edizione del Club To Club che si terrà a Torino dal 1° al 4 novembre omaggia le parole rilasciate dal Dio Battiato durante un’intervista di qualche anno fa, che durante l’esibizione di Nicolas Jaar in chiusura del Club To Club 2017 sul suo edit de L’ombra della luce dell’artista siciliano, risuonavano nel padiglione: “Io adesso posso dire che preferisco la luce al buio”.
Se omaggi uno come il Maestro, non puoi non avere un personaggio – Aphex Twin – alla sua altezza quale protagonista indiscusso della tua line up (del resto, il Club to Club, sul tema, ci ha abituato fin troppo bene già da quando era minorenne – l’appello di chi ci ha suonato è troppo lungo, mi limiterei ad esemplificare nominando Dj Shadow, Thom Yorke, Kraftwerk, Autechre, Kode9, Animal Collective –).
Geniale, avanguardista, innovativo, dagli anni Novanta ad oggi, l’artista irlandese, è diventato un punto di riferimento dell’elettronica e più in generale della produzione musicale contemporanea, complici non solo la sua creatività ma anche il suo stile comunicativo e l’alone di pazzoide misterioso che ha contribuito negli anni a costruire attorno a sé.
Chiuderà il main stage di sabato 3 novembre al Lingotto, che insieme alla Reggia di Venaria, le Officine Grandi Riparazione, il Cortile del Maglio e il Balon, – il mercato delle pulci di Porta Palazzo –, sarà il cuore pulsante del festival.

Gli eterei Beach House, Skee Mask, i punkcrockers ICEAGE, Jamie XX – sì, è un membro de The XX –, Call Super, la cantautrice londinese Tirzah considerata una vera e propria rivelazione, Courtesy, il melting polt di DJ Nigga Fox, David August, il poliedrico Vessel che si esibirà accompagnato dal live show audiovisivo di Pedro Maia, Blood Orange, sono solamente alcuni degli artisti presenti in scaletta quest’anno, una line up che si conferma versatile anche nella provenienza e che rispecchia l’internazionalità del pubblico che negli anni il C2C ha saputo nel tempo conquistare e far confluire nel capoluogo torinese.

Chiaramente non mancherà lo spazio per il made in Italy: The Italian New Wave, il format con cui il festival promuove la nostrana creatività – in più di un caso emigrata all’estero – e che vedrà esibirsi Silvia Kastel, Bienoise, Elena Colombi, Gang of Ducks e Palm Wine.

Seppur sia estremamente caratterizzante e in quantità consistente se non dominante, il Club To Club non è però unicamente sinonimo di musica: oltre ai live animeranno infatti la manifestazione mostre, esposizioni, dibattiti e performance trasversali, consentendo ad artigianato, innovazione, sostenibilità, design, arte visiva, danza e gastronomia di completare l’offerta tematica del festival, rendendolo un evento masticabile non esclusivamente ai musicologi ma anche ai curiosi, agli appassionati delle tendenze dell’arte e della società, alla creatività.

Ad arricchire il festival, non mancherà l’Absolut Symposium, l’affermato – ed acclamato – format promosso da Absolut – main partner del C2C – giunto ormai alla quinta edizione ed il cui quartier generale si conferma essere l’AC Hotel.
Interviste, panel, installazioni, workshop, allestimenti ed esposizioni dedicate al tema del festival, ed agli hashtag pensati per questa edizione dedicati ai valori cari all’azienda –#freedomofexpression e #allgendersareequal – si avvicenderanno nelle ore prima dei live show: un susseguirsi affascinante di attività pensate in perfetto Absolut ossia educare e responsabilizzare le persone a temi importanti per rendere il mondo migliore, consapevolizzando ma mai perdendo la leggerezza e la voglia di divertirsi.

Tra i protagonisti del festival c’è Silvia Kastel, citata qualche riga più in alto tra gli artisti scelta per rappresentare la creatività italiana.
L’ho raggiunta qualche giorno fa e non si è risparmiata, ha parlato di musica, di stereotipi, di vivere e lavorare lontano dal proprio Paese di origine, di come il sessismo seppur affatichi e tenti di tarpare le ali non debba fermare le proprie velleità, e di quanto aiuti a superare le difficoltà lavorare con persone che credano nei nostri stessi valori.
Iniziamo col leggerla, la vedremo live sabato 3 novembre.

Ciao Silvia, prima domanda per conoscerti musicalmente: quando hai comprato/hai avuto tra le mani il tuo primo strumento? Qual è stato il percorso che ti ha portata al tuo progetto attuale?
Ciao (n.d.r. sorride) circa 11 anni fa, nel 2007, ho comprato il mio primo synth, un Korg MS2000. Allora vivevo a New York e suonavo principalmente con musicisti free jazz e improvvisazione, e allo stesso tempo iniziavo il progetto Control Unit industrial / noise / performance con Ninni Morgia, che abbiamo portato avanti insieme fino al 2014. La mia musica solista fino a quel momento era un side project, a cui mi dedicavo quando avevo tempo tra tour e registrazioni per i vari album. Una volta lasciato il gruppo, naturalmente è diventato il mio focus principale. Nel 2015 mi sono trasferita a Berlino e ho iniziato un programma radio, allo stesso tempo ho iniziato a suonare dj set nei vari club in città e in maniera molto spontanea è diventata una cosa regolare, in concomitanza con i miei live show.

Elettronica for dummies: come la descriveresti agli ignoranti del genere? Quali sono i ‘pilastri sacri’ che chi si avvicina all’elettronica dovrebbe ascoltare?
Per quanto mi riguarda, non c’è una netta separazione tra i generi. L’elettronica ha iniziato a contaminare la musica contemporanea almeno dagli anni ’60. Quindi in realtà quasi nessuno è completamente ignorante del genere 🙂 Direi Bernard Parmegiani “De Natura Sonorum” e Autechre “Amber”.

Come ‘scrivi’ i tuoi pezzi?
In genere inizio da una melodia, che sia un beat o una serie di accordi. Metto in loop, sostituisco, aggiungo e sottraggo parti … spesso il sound design richiede molto tempo e distrae dal processo di composizione in sé quindi cerco di separare i due processi.

Ci parli del tuo lavoro che hai pubblicato qualche mese fa?
“Air Lows” è il mio primo album solista. Prima di allora avevo solo pubblicato cassette e 7″. Ci ho lavorato per circa due anni, dopo aver abbandonato la prima versione finita inizialmente durante una residency a Miami, ho iniziato da zero. Volevo distaccarmi dalle sonorità più dark e industrial che avevo esplorato in precedenza e concentrarmi su melodie e sound design più pulito, senza distorsioni e dissonanze. Piuttosto che eliminarle completamente però, ero interessata a trovare un modo di farle convivere, ero alla ricerca di un suono minimale e allo stesso tempo ricco, discreto ma “presente”. In particolare mi affascinava l’idea di come il cosiddetto “spazio negativo” può mettere in risalto i vari elementi di una traccia.

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Abiti a Londra, sei nata in Italia e hai vissuto a NY. In cosa la tua vita, vivendo all’estero, è cambiata in positivo, quali sono invece gli aspetti che ti mancano/ai quali hai rinunciato?
Sono nata e cresciuta in Puglia, a stretto contatto con la natura. Amo la mia terra e la mia famiglia ma purtroppo non sono mai riuscita ad integrarmi lì e ad avere una vita sociale. L’arte e la musica mi hanno sempre attratta, fantasticavo di vivere altrove e appena compiuti 18 anni, non ci ho pensato due volte e mi sono trasferita a New York. I cambiamenti in positivo sono stati tanti: ho studiato ciò che mi interessava davvero, ho conosciuto tante persone fantastiche con interessi simili ai miei, fatto tantissime esperienze. Finora non credo di aver rinunciato a nulla. La scelta di una “carriera” creativa comporta di per sé molte rinunce e sacrifici, ma ovviamente tante gratificazioni. Tre mesi fa mi sono trasferita da Berlino a Londra, chissà forse questa sia la volta buona che mi fermo per qualche anno (n.d.r. sorride) .

Qual è il principale mito/stereotipo da sfatare sulla città in cui vivi?
È ancora presto per giudicare Londra quindi ti rispondo su Berlino. Si tende a definire i tedeschi “quadrati”…Naturalmente essendo la capitale, non rappresenta l’intera Germania, ma trovo Berlino molto aperta, liberal e decisamente edonistica… i party e i club sono super organizzati sotto tutti i punti di vista. Razzismo e omofobia non sono tollerati nella scena musicale. I club sono davvero un luogo in cui regna la libertà di espressione e per un* artista avere la possibilità di suonare in contesti del genere, è davvero stimolante.

In Italia, il sessismo è un problema che non si riesce ad archiviare, ed anche il settore musicale non è esente dal fenomeno, la predominanza maschile è lampante, spesso si fa finta che questo gap di genere non esista o che parlarne sia inutile: com’è la situazione all’estero? Credi sarebbe differente essere musicista in Italia?
Non vivo in Italia da molto tempo, quindi posso solo giudicare a distanza. Mi dispiace che ci sia ancora indifferenza riguardo questo grave problema. Il sessismo nel nostro Paese è un fenomeno così trasversale purtroppo, quasi una consuetudine. Trovo che la scena musicale sia ancora prevalentemente maschile un po’ ovunque. La differenza forse è che altrove nascono cosiddette “coalizioni” al femminile, o LGBTQ. Creare da sé ciò che gli altri non ti offrono sembra essere la soluzione migliore a lungo termine. Ad esempio l’agenzia di booking con cui lavoro, POLY, è formata principalmente da donne, e opera una strict policy per promoter e eventi che non promuovono uguaglianza tra i sessi.

Nella musica ma anche nei tuoi percorsi di studio, nella tua vita quotidiana, ti sei mai sentita di serie B perché donna?
Certo, è successo diverse volte, la cosa mi fa molto arrabbiare ma è anche uno stimolo aggiunto per fare meglio. Ho studiato sound engineering e spesso è capitato che il fonico di turno desse per scontato che non sapessi collegare il mixer o cose banali del genere. La cosa non mi disturba più di tanto. Tra artisti è diverso e questo tipo di comportamenti, o invidie varie, è più insinuoso. In genere sento che noi donne dobbiamo lavorare il doppio e dimostrare sempre il nostro valore. Per gli uomini è più facilmente dato per scontato, ma le cose stanno cambiando molto velocemente secondo me.

Quando e su che palco ti vedremo al Club To Club?
Suonerò sabato 3 Novembre al Lingotto, Crack Stage (n.d.r. sorride).

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