Katres è Teresa, cantautrice catanese sempre vissuta a Napoli. Ha iniziato a comporre e suonare la chitarra da giovanissima sviluppando una spiccata personalità che si ritrova nei suoi brani, eleganti, raffinati, estremamente ricercati. Non a caso, negli anni, sono stati diversi i Premi musicali che ha vinto, tra cui il Premio Best Songwriter del programma Demo di Radio 1 e il Premio Stil Novo 2017 del Premio Lunezia. Nel 2012 ha esordito con il primo disco, “Farfalla”, e lo scorso 11 giugno ha pubblicato per Soundinside Records una nuova canzone, “Due Correnti“, che racconta l’amore viscerale per una figlia e per la Sicilia utilizzando la perfetta similitudine con l’isola delle correnti. Il brano annovera la collaborazione di alcunə tra ə più validə musicistə nell’attuale panorama italiano.
Con lei abbiamo parlato di cantautorato, di stereotipi e di concerti.
Teresa, per presentarti, quali sono i tuoi riferimenti musicali e in particolar modo nell’ambito cantautorale? Qual è invece il brano-copertina di Linus che ascolti da sempre e ascolterai per sempre?
Sono cresciuta ascoltando sempre tantissima musica ma se devo parlare di riferimenti, pilastri che ci sono sempre stati e mi hanno fatto amare la musica sin da piccola, non posso non citare i Beatles, David Bowie ed Elton John. Tra i cantautori italiani, un posto immenso nel mio cuore è occupato da Battiato e Lucio Dalla. Una delle mie canzoni preferite di sempre e che non mi stancherò mai di ascoltare è “Dreams” dei Fleetwood Mac.
Le liriche nelle tue produzioni hanno un ruolo estremamente di rilievo: come nasce un testo, quali sono gli input, le ispirazioni, gli stimoli che raccogli e che trasformi in parole da cantare? Qual è ad oggi, a tuo parere, il testo italiano più bello che sia mai stato scritto? E dai tuoi brani, qual è la citazione della quale sei più orgogliosa/ti rappresenta al meglio?
I miei testi nascono quasi sempre in maniera assolutamente spontanea, mi capita di suonare un giro di accordi, di iniziare a intonare una melodia con parole senza senso, una sorta di finto inglese, sempre in maniera spontanea mi capita di cambiare queste finte parole in frasi in italiano che risultano perfette in sonorità e metrica. Quando questo accade, dopo la prima frase che mi convince e che decido di tenere, le parole arrivano da sole l’una dopo l’altra a completare un testo senza che io me ne renda neanche conto. Raramente, precisamente due volte, mi è capitato di svegliarmi di notte e di scrivere di getto un intero testo avendo già in testa la melodia. Questi testi e le melodie sono rimasti totalmente invariati, non ci ho mai rimesso mano o cambiato una sola parola nel rivedere il testo nei giorni seguenti. Le due canzoni in questione sono “Due correnti”, mia ultima uscita, e una canzone contenuta nel mio primo disco dal titolo “Spensierati giorni”. Scegliere il testo italiano più bello non è facile, ce ne sono diversi. Dovendone scegliere uno, direi “Futura” di Lucio Dalla. Tornando alla mia musica e all’ultima domanda di questa serie, citerei una frase contenuta nella mia ultima canzone dedicata a mia figlia: “Capire all’improvviso che ogni cosa che ho imparato, rifiutato, odiato, amato, coltivato, tutto quello che ho vissuto era un intreccio di cellule che conduceva a te”.
“Due Correnti” è il tuo nuovo singolo: di cosa parla? Quali sono le collaborazioni che ti hanno aiutata alla realizzazione del brano? Come si sono create queste sinergie?
“Due Correnti” è una canzone che ho scritto per mia figlia e parla del rapporto unico, meraviglioso e a volte difficile ma indissolubile che si crea tra una madre e il proprio figlio e viceversa. Jex Sagristano ha lavorato con me a questa canzone, instancabilmente, io sono partita da una chitarra baritona e lui ha creato intorno a questo suono che io ho scelto di tenere come una costante nel pezzo, tutto un mondo di sonorità che hanno permesso alla canzone di esplodere in un crescendo sonoro emozionale. ə musicistə che hanno collaborato alla realizzazione del brano suonandoci, sono entratə in maniera molto naturale e non prevista, sono amicə e musicistə di talento a cui ho fatto ascoltare il provino della canzone e che hanno deciso di dare un loro contributo suonandoci. Parlo di Stefano Bruno che ha avuto delle fondamentali intuizioni produttive e in particolar modo si è occupato della programmazione elettronica e delle linee di basso, hanno poi suonato Bruno Bavota, Caterina Bianco, Michele De Finis, Michelangelo Bencivenga e Riccardo Schmitt.
“Due Correnti” segue la pubblicazione di “Araba Fenice”: cosa ci dobbiamo aspettare dal tuo prossimo lavoro di studio? Come sarà? Puoi darci qualche anticipazione?
Sono in piena fase creativa, sto scrivendo e sto sperimentando nuove sonorità. In questo momento non riesco a fare un punto della situazione, non mi sono data scadenze cercherò come sempre di essere sincera, fedele a me stessa, pubblicherò solo quello che emozionerà me per prima.
Nella tua carriera hai suonato tanto, all’estero e in Italia: qual è il live più bello di cui hai memoria? Quello più “disastroso”? E come si reagisce, non ci si fa abbattere quando sul palco le cose non vanno come vorremmo/pensavamo? Ora che si può nuovamente tornare ad esibirsi, quali sono i tuoi programmi in tema concerti?
Ci sono tanti concerti che porto nel cuore, uno tra i più belli rimane senza dubbio quello fatto un po’ di anni fa in Belgio, a Liegi per l’esattezza. L’energia e lo scambio emozionale che si creò tra me e il pubblico fu fortissimo e rimane per me indimenticabile. Il concerto più brutto in assoluto invece, uno fatto a Caserta. Questo locale nasceva come pub/drink bar, il gestore volle fare una rassegna per portare un po’ di musica d’autore nel suo locale ma la gente era totalmente disinteressata, parlavano a volume talmente alto che feci fatica a sentire persino la mia voce. Esperimento fallito: la musica d’autore ha bisogno di ascolto, attenzione, non è intrattenimento, in quel posto avrebbe avuto sicuramente più senso e più successo un djset. La connessione che si crea tra pubblico e artista durante un concerto è decisiva per la riuscita dello stesso ma anche quando questa non si crea “the show must go on” sempre e comunque. Al momento non ho in programma live, mi sto concentrando sulla realizzazione del mio nuovo disco.
Stereotipi, parità di genere, settore musicale: nel 2021, fare la musicista e trovare spazi è difficoltoso allo stesso modo per uomini e donne?
Il mondo musicale è in prevalenza maschile, trovare spazi ed emergere è sempre complicato, le donne fanno più fatica ovunque e il mondo della musica non fa eccezione.
A chi desidera intraprendere un percorso professionale nella musica, quali sono i consigli che ti senti di dare perché possa prima di tutto costruirsi una personalità, una propria identità peculiare, qualcosa che contraddistingua tra la molteplicità di artistə?
In primis, la personalità non dovrebbe essere costruita, credo che la chiave per risultare credibili stia nell’essere se stessə. Consiglierei a chi vuole intraprendere un percorso professionale di sperimentare continuamente nuove forme espressive per trovare il canale più efficace per far fluire la propria arte senza omologarsi o seguire necessariamente le mode, di tenere fede alla propria artisticità senza scendere a compromessi con quelle che possono essere le esigenze di mercato, forse la strada sarà più lunga ma sarà sincera e quindi, in ogni caso, efficace.