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Sanremo e la solita fiera delle “battute” inascoltabili
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Sanremo e la solita fiera delle “battute” inascoltabili

Ci sono una serie di cose profondamente sbagliate che stanno accadendo a Sanremo e che non ci starebbero materialmente in un post su Facebook.

Allora eccomi qui, a togliermi qualche sassolino dalla scarpa e a farvi il riassunto di tutti quei momenti in cui avrei voluto che un fulmine avesse colpito la mia parabola (e non solo).

Smarchiamo subito il primo punto, che chiamerei “appropriazione attivista”.
No, perché pare che Pippo Baudo abbia inventato tutto (all’elenco di ieri sera mancava solo la cura per il cancro), tranne un hashtag in grado di parlare di violenza e molestie, perché quello lo ha fatto la Hunziker.
La presentatrice e show girl ci ha infatti fatto una capa tanta con #IoSonoQui e i suoi ranuncoli simbolo delle donne che si sono stancate di subire molestie e violenze nel mondo dello spettacolo.
Peccato si sia dimenticata di dire che questo movimento esiste da tempo, così come gli hashtag #MeToo e #QuellaVoltaChe.
Perché fingersi illuminata capostipite di un movimento, anziché usare il proprio potere e la propria visibilità per dare spazio ad idee identiche ma fatte meglio, prima e dal basso?


Comunque, visto cosa mi è toccato vedere, questo è davvero il minore dei nostri problemi.

Complimenti vivissimi ad Elio, che ha deciso che sarebbe stato divertente non utilizzare il microfono ad asta a lui destinato per parlare una volta finita la canzone, per preferire invece quello a clip situato fra i seni di Michelle Hunziker che, visibilmente a disagio, gli ha chiesto di smetterla.
Cosa che ovviamente lui non ha fatto, perché molestare una donna in diretta piazzandole la faccia tra le tette fa un sacco ridere. Elio, arrivedOrci te lo dico io.

Baglioni che da dietro un podio si mette a scimmiottare Mussolini urlando “ITALIANI!” non saprei davvero come commentarlo. In un periodo come quello che stiamo vivendo, dove la preoccupazione per il ritorno in auge di un’ideologia fascista è tangibile, cosa c’è di meglio di una bella citazione a Benito.
Io più guardo questo festival, più penso che Baglioni dovrebbe fare come Baglioni.

Partito il momento amarcord fra Favino e la Hunziker, dell’attore italiano è stata fatta vedere una foto della sua infanzia, mentre della presentatrice svizzera è stata ricordata solo la pubblicità della marca Roberta che ha reso famoso il suo didietro. Perché siccome una volta hai fatto vedere il culo, appena abbiamo l’occasione di ricordare il tuo passato quella sarà la prima cosa che citeremo.
Mi serve una Miranda Priestly che vi urli AVANGUARDIA PURA.

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Per ultimo, ricordiamo il Mago Forest che, fra una carrellata di battute a sfondo sessuale verso la Hunziker e un penoso tentativo di ricordare all’Italia che lui esiste ancora, è riuscito a iniziare uno “sketch” dicendo “Prendiamo 5 trans e una donna vera”.
Ovviamente, quando qualcuno ha osato far notare la transfobia della frase, sono arrivati gli avvocati senza laurea a dire che “se vi indignate per queste cose significa che non conoscete il Mago Forest”.


Certo, infatti è strano che una comunità regolarmente utilizzata come espediente comico da anni si stufi e protesti.
Immagino che se andassi avanti 20 anni a fare battute sulle madri di chi non si indigna, invece loro la prenderebbero in maniera sportiva.

 

Fatemi sapere nei commenti quali sono stati i momenti in cui voi avete capito di stare sprecando i vostri soldi pagando un canone RAI.
Io, dal canto mio, spero di non dover continuare questa lista.

View Comments (18)
  • Pienamente d’accordo. La scena di Elio è stata imbarazzante,davvero.
    La campagna della Hunziker,in realtà,a me sembra un tentativo di riportare alla luce il suo impegno per la difesa delle donne vittime di violenza,date le ultime accuse mosse nei confronti della sua associazione. Un’iniziativa sua,e soltanto sua,che non prendesse in considerazione movimenti come il #metoo è stata fondamentale per riaccreditare il suo impegno. Ma magari bastassero dei fiori!

  • momento peggiore: la prima serata, nel momento in cui Fiorello ha suggerito a Baglioni di andare a fare un giro insieme e che, come di consueto, sarebbe stato lui a chiedere “quanto prendi?”. NO COMMENT.

  • Io abito a un quarto d’ora da Sanremo. Durante il festival evito di uscire (anche perché c’è talmente tanta gente che se provo ad allargare le braccia picchio venti persone) e di accendere la tv. E’ il mio modo di boicottare quello che è diventato un ricettacolo di cattivo gusto, ignoranza e cattiva musica, patinato da bei vestiti e luci in grado di cuocere un uovo alla perfezione solo per non far vedere (in teoria) le rughe di chi sta sul palco. Tutti gli anni leggo solo i resoconti di Bossy o qualche articolo di giornali sensati, e mi convinco di aver scelto per l’ennesima volta una giusta linea d’azione. Passiva, ma pur sempre azione.
    Prima almeno c’erano i fiori…

  • Momento Elio è stato imbarazzante. Davvero, oltre ad essere di cattivo gusto e a far passare un messaggio assolutamente sbagliato, si vedeva la tristezza e l’imbarazzo di Michelle.
    Per quanto riguarda il Festival nel suo essere festival della canzone, non vorrei far passare inosservate le canzoni di Mirkoeilcane e di Ermal Meta e Fabrizio Moro, i quali hanno avuto le palle per riportare alla luce,in un clima di assoluto squallore culturale,tematiche molto importanti e che non possono passare in secondo piano.

  • A me sembra abbastanza discriminatoria l’osservazione sulla laurea. Come vedi, è difficile non insultare nessuno, soprattutto se si hanno a cuore alcuni diritti civili piú di altri. Il mago Forrest ha costruito una carriera sul cattivo gusto, prende in giro qualsiasi categoria umana. Scommetto che sia piú semplice ridere su Netflix, con qualche standing comedian che fa tanto ragazza liberal e progressista ( è laureata! Alla faccia dei poveracci che lavorano e che, ricordiamolo, non possono esprimere nessuna opinione! )

    • La frase “sono arrivati gli avvocati senza laurea” non discrimina in alcun modo chi non ha una laurea. Nessuno ha detto che coloro che hanno difeso il Mago Forest non siano degni di parlare solo perché non hanno una laurea, ma si commenta il fatto che queste persone si sono atteggiate ad “avvocati” in soccorso al comico, quando non ne avevano le competenze (chiaramente per quanto riguarda la comprensione dell’aggressività della battuta) per farlo. Non era un’ offesa al fatto che non fossero laureati (come si fa a dirlo poi,quando non ci si rivolge a delle persone nello specifico?), ma al fatto che difendevano il Mago Forest come “avvocati” quando non lo erano.
      Tutto questo discorso per cercare di spiegare una semplice frase fatta,che non prende di mira i “non laureati”. Ci vogliono diversi passaggi logici mancanti per arrivare ad una tale conclusione.
      E in tutto questo,ho trovato in realtà più offensivo il riferimento ai “poveracci che lavorano”, perché lascia trasparire un certo astio contro coloro che studiano.

      • Rispondo solo oggi. Prima di tutto, l’intera impostazione dell’autrice ( nonché del filone liberal progressista alla Boldrini ) è strettamente legata a delle esasperazioni sul merito, dall’ idealizzazione del pensiero – dominante – accademico ai peggiori e isterici scientismi. Non credo di aver peccato di malizia, conosco l’autrice e la matrice del suo pensiero. La considerazioni sui poveracci che lavorano non è corretta, ho difeso una categoria che, proprio perché non ha un titolo accademicamente riconosciuto, si trova nel girone di colore che non possono esprimersi perché non hanno le fontih, quindi sono opinioni non valide. Non era mia intenzione offendere gli studenti, è molto pretestuoso leggere questo, credo sia solo per il gusto di fare una contrapposizione.

  • Io invece mi dico che sarebbe meglio di no; certo, sarebbe comunque meglio che certe cose non venissero trasmesse (mi riferisco ad alcune scelte non a tutto il programma), però in fondo prendo un bel respiro e penso “a piccoli passi”. Si va avanti a piccoli passi. Sarà perché sono ancora piccola, e non la vedo così grigia, ma ho sempre pensato al festival – per quanto brutto, conformista e conservatore – come ad un’irrinunciabile occasione in cui affermare la mia identità italiana. E per questo non mi va di condannarlo. Sarà anche un pensiero stupido, ma la vedo come una bella bellissima tradizione che necessariamente deve essere mantenuta e allo stesso modo innovata. Deve stare al passo con i tempi, che altrimenti rischia di puzzare di muffa e ipocrisia, deve aprire la mente e giocare con se stessa. Ma a tutti quelli che dicono “No, no e no Sanremo” chiedo: allora cosa dobbiamo fare? Annullare e dimenticare qualcosa che tra l’altro, nonostante i vari retroscena, ci ha cantato pezzi bellissimi di storia? Non lo so, ma non vorrei fosse così.

    • Detto brutalmente: non si può difendere l’infibulazione.

      Sarà che sono un po’ meno giovane, ma trovo “brutto, conformista e conservatore” e “tradizione” non vadano d’accordo. A volte è giusto che le tradizioni muoiano, e questo avviene quando il loro significato rituale non ha più lo scopo di dare sicurezza, o quando le tradizioni si considerano barbare. Certo, Sanremo non è l’infibulazione, il paragone è improponibile se non per spiegare un concetto tramite un’iperbole, ma non mi basta per cambiare idea. Sanremo è ormai soltanto una brutta tradizione ormai vuota.

      Ho un grosso problema. Ho risentito “Vola” di Ivano Fossati, e fatte salve le debite eccezioni mi accorgo – ancora una volta! – che le tradizioni normalizzanti e blande devono morire. Certo, perderei uno specchio dei tempi che cambiano senza cambiare; e chi se ne frega, direbbe Masini.

      Sanremo è uno zero artistico, anche i prodotti similimpegnati restano semplicemente dei prodotti, simulacri in cui la ricerca del consenso conta più dell’onestà e dell’arte. Sanremo è come la chiesa cattolica: cerca di adattarsi ai tempi restando sempre un passo indietro, per rassicurare un pubblico che invecchia. E io, che lo seguo a sprazzi, mi devo pure sorbire l’imbarazzo del polpettone dell’addio di Elio; straniante nella sua pochezza. E mi trovo a rimpiangere i bei tempi andati di quando Shaggy duettava con la Civello, sdoganando l’improponibile ideativo ed esecutivo. Non siamo più tornati indietro, da quel momento e da molto prima. Ci siamo soltanto adattati all’improponibile.

  • Ho acceso la televisione e mi sono imbattuta nella sigla, non so se sono l’unica ad averlo notato, ma quante inquadrature esclusive del seno della Hunziker e di Noemi. Bello. Bravi. Domani magari anche qualche lato B. Così, giusto per concludere al meglio. No?
    Sono contenta di aver avuto altro da fare sta sera, che solo leggendo questo articolo ho sentito arrivare qualche conato di vomito.

  • Non guardo la tv da tanti anni, ma la gente sì e apprezzo il vostro articolo, che dimostra quanto siamo indietro in tema di considerazione della donna. Il problema è anche l’età dei protagonisti, i giovani in tv, in teatro, nel giornalismo “no pasaran” perchè gli anziani si tengono stretto il potere, e loro riflettono una subcultura rispetto alla donna che si spera supereremo con le nuove generazioni.

  • Sanremo è lo specchio dell’Italia purtroppo o per fortuna, che da una parte cerca di innovarsi con i discorsi della Hunziker sulle donne e dall’altra oggettivizza la stessa senza neanche accorgersene ( sperando nella buona fede della rai). Come dicevi nel video su Friends negli anni 90 le battute omofobe erano “normali” e le si riesce a giustificare perchè sono figlie del loro tempo, ma Sanremo è nel 2018 e certe battute/certi comportamenti sono inascoltabili.

  • Frasi come “se vi indignate per queste cose significa che non conoscete il Mago Forest” sono dello stesso livello di “eh ma è fatto così”, “eh ma ognuno ha i suoi difetti”. Vani tentativi di giustificare l’ingiustificabile.

  • Ho seguito più o meno quasi tutto il festival quest’anno perché adoro Favino, Michelle mi fa ridere e mia mamma adora Baglioni. Purtroppo è vero ci sono stati dei momenti “abbastanza” deprimenti tant’è che è capitato che io e mia madre ci siamo guardate chiedendoci “ma l’ha detto veramente”? Però a me tutto sommato è piaciuto, e leggendo l’articolo mi sono resa conto che parecchie cose non le avevo notate quindi mi sono ritrovata spiazzata e confusa perché ripensandoci effettive le cose possono essere lette in maniera diversa e non semplicemente come “ha fatto la battuta”. Anche la scelta di fare indossare ai cantati o ospiti un fiore (per richiamare quello che è successo ai Grammy) l’ho trovata una cosa bella, secondo te doveva essere gestita meglio?
    Il fatto di non avere notato certi atteggiamenti mi preoccupa non so forse è colpa del fatto che ormai queste “battute” sono entrate così tanto nel nostro quotidiano da non farci caso?

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