Cantante, compositrice e polistrumentista italiana dal forte background internazionale, Chiara Civello sin dagli esordi ha fatto dell’ibridazione, della mistura tra linguaggi differenti, la cifra della sua identità artistica.
Il suo nuovo singolo, “Sono Come Sono”, co-prodotto con Dario Bassolino e scritto con Kaballà, è l’adattamento in italiano di “Olhos Coloridos”, un brano portato al successo dall’artista brasiliana Sandra de Sá su testo e musiche di Macau, una canzone riconosciuta come un vero e proprio inno in Brasile, simbolo dell’antirazzismo e dell’orgoglio creolo, che porta l’attenzione sul più grande paradosso brasiliano: ovvero il fatto che la stessa persona che è razzista, ha sangue creolo, è “ibrida”.
Con lei abbiamo parlavo del suo amore per la musica, di diritti civili e consapevolezza.
Chiara, se potessi cristallizzarli in singoli episodi, quali sono stati i momenti salienti del tuo percorso artistico? Chi/cosa ti ha fatto innamorare della musica?
Se dovessi partire dall’inizio direi che chi mi ha consegnato alla musica è mia nonna Bianca. Passavo molto tempo con lei da piccola e La nonna, dovendo gestire la mia esuberanza per tutte quelle ore, si è inventata di mettermi davanti al pianoforte in salotto e andar via, senza dire nulla. Così, a tre anni, proprio davanti a quel pianoforte, io ho cominciato dal silenzio. Dal trovare da sola tra i tasti bianchi e quelli neri, melodie semplici, pentatoniche, platoniche, diatoniche, aritmiche, anarchiche che con il tempo mi hanno fatto capire la relazione tra le note. Ho cominciato a ritrovare temi conosciuti, ad avventurarmi sui tasti neri, senza sapere nulla; poi ho inventato un palco, un sipario, un vestito lungo, un pubblico, delle luci, dei fiori e un camerino per riceverli. Quegli incontri magici con il piano sono andati avanti per qualche anno, finché un bel giorno mia nonna ha chiamato mia madre per dirle che io ero una «bambina musicale». Ho fatto qualche lezione senza successo e senza sentire nessuna magia finché, più avanti, il Jazz mi ha scelta.
Il secondo sarebbe quando ho cantato la canzone all’audizione per il Berklee College of Music. Avevo solo sedici anni e scelsi di cantare una canzone di Michel Legrand (ad oggi uno dei miei idoli). Un titolo profetico: What are you doing the rest of your life…non aggiungo altro!
Il terzo episodio è quando mentre già cantavo in ogni possibile locale tra Boston e New York mi è venuta l’esigenza di scrivere la mia prima canzone, “Parole incerte”. Da li è nato tutto: ho incontrato il produttore leggendario Russ Titelman (James Taylor, Paul Simon, Chaka Kahn, George Benson, Randy Newman, Rickie Lee Jones etc.) che mi ha aperto la strada, mi ha incoraggiata a scrivere, ha prodotto il mio primo album per la Verve, mi ha presentato Bacharach e James Taylor e mi ha aiutato a crescere e a prendere il coraggio a quattro mani nella mia musica.
Nel tempo è cambiato il tuo modo di vivere la tua professione?
Ad oggi posso dire di non aver ancora capito la differenza tra “lavoro” e “piacere” – e penso sia una grande fortuna. Da un lato perché anche nel piacere c’è il lavoro di conoscersi e capire se stessi e gli altri, le trasformazioni e i cambiamenti, dall’altro perché in un lavoro creativo la fatica fa parte del piacere di esprimersi. Il mio obiettivo oggi è lo stesso di sempre: crescere. Quello che è cambiato in me è la consapevolezza.
Hai recentemente riproposto una hit brasiliana, al cui centro ci sono i diritti civili: oggi in un mondo cosmopolita e dalle frontiere liquide quale è il nostro, quanto è importante non dimenticarsi di diritti civili, inclusione e razzismo?
Sì, “Sono come sono” è un adattamento in italiano di OLHOS COLORIDOS, canzone brasiliana uscita nel 1982 nel disco della cantante Sandra de Sa e scritta dal musicista Macau (dopo essere stato incarcerato ingiustamente). È diventata una canzone importantissima, un vero e proprio inno per il Brasile perché tocca un tema molto sensibile che è quello del “meticciato”, dell’identità ibrida.
È una canzone che celebra e afferma l’identità nera attraverso la valorizzazione delle caratteristiche fisiche, del capello duro, crespo e dei Sararà (parola nella lingua nativa tupi che vuol dire: nero con occhi chiari o nero con capelli rossi). Una canzone che denuncia il razzismo portando l’attenzione sul più grande paradosso brasiliano, ovvero il fatto che la stessa persona che è razzista, ha anche sangue creolo, è “ibrida”.
Impazzita per questa canzone nella sua versione originale di Sandra e percepita la potenza del suo messaggio, ho pensato tantissimo a come tradurla senza che perdesse impatto e capacità evocativa, varcando l’oceano che separa il tema creolo, del meticciato, dall’Italia dove ha storicamente meno risonanza.
Con Kaballà abbiamo lavorato tanto e scelto di ampliarne il senso abbracciando oltre al tema del razzismo altri temi sconcertanti della nostra quotidianità come bullismo, bodyshaming, omolesbobitransfobia e ogni forma di discriminazione che è un attacco dell’uomo all’uomo e alla sua libertà di essere e amare.
I diritti civili sono fondamentali per proteggere e rispettare le libertà così faticosamente conquistate nel tempo. La “società dai confini liquidi”, come dici tu, dovrebbe aiutare a far fluire la libertà e la collaborazione, invece i tempi ci forzano a dover affrontare dei personaggi politici che costruiscono dighe e ostruiscono il corso naturale delle cose.
Che potenza può avere in termini di ispirazione e influenza nel pensiero comune il microfono tra le mani di un personaggio pubblico? A tuo parere tale potere viene sfruttato davvero da chi lo ha, tra palchi e media?
Non mi piace tanto la parola potere. Mi piace la parola potenza, potenziale. Non mi piace neanche generalizzare. Penso che dietro ogni dono ci sia una consapevolezza che non sempre cammina allo stesso passo. Quando dono e consapevolezza si raggiungono si cambia dimensione, si diventa anche utili al mondo.
Nel tempo hai avuto modo di collaborare con diversə esponenti del panorama musicale: delle nuove proposte italiane, c’è qualcunə con cui ti piacerebbe lavorare?
Nuove e non, ho una lista di sogni che non voglio rivelare per timore che non si avverino.