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Vi raccontiamo la Women’s March

Vi raccontiamo la Women’s March

Questo weekend l’onda delle rivendicazioni promosse dalla Women’s March (nata a Washington esattamente l’anno scorso), si è infranta anche in Italia, portando per le piazze e le strade di Roma e Milano moltissime persone fra gente delle spettacolo e non.

Noi di Bossy da sempre supportiamo i punti promossi dalla Women’s March, condividendone le istanze intersezionali e di empowerment per tutt*, perciò è stato un piacere ed un onore partecipare alla marcia di Milano, che si è tenuta domenica 21 in Piazza della Scala.

Il clima era intriso di coraggio e autodeterminazione e in 120 minuti si sono susseguite le testimonianze di decine di donne (e uomini!) che hanno voluto raccontare perché fossero in piazza.

Poiché la marcia non si ferma con ieri bensì proseguirà per tutto il tempo necessario (finché le leggi dell’umanità saranno dettate dal patriarcato noi continueremo a marciare con fierezza a tutte le Women’s March del mondo), abbiamo pensato di lasciare una piccola testimonianza della giornata di ieri sia attraverso le foto di Rachael Martin (Roma), Giovanni Storiale e Virginia Cafaro (Milano), che troverete a brevissimo sulla nostra pagina Facebook sia con un’intervista ad una delle attiviste che, da tutto l’anno, permette alla Women’s March di Milano di persistere e combattere: Asia Musicco.

B: A un anno dalla WM di Washington, cosa pensate sia cambiato a livello di percezione sociale sulle tematiche legate al femminismo?

A: Penso che la WM abbia avuto un ruolo importante nel riportare sotto i riflettori le tematiche e gli obiettivi del movimento femminista e, nonostante il nome possa ingannare, trovo che l’abbia fatto in modo davvero innovativo, portando avanti i valori della quarta ondata tra i quali, primo fra tutti, l’intersezionalità: non si tratta solo di donne! È difficile fare un discorso che valga per tutto il mondo, ma vedere i diversi gruppi WM fare parte di una Resistenza Globale e contemporaneamente occuparsi di problematiche locali che vanno anche oltre quelle delle donne mi fa credere che il messaggio stia passando e che si stia iniziando a capire cos’è questo movimento. Noi lottiamo per i diritti umani di tutt* e credo che questo stia aiutando a far comprendere quanto sia importante il femminismo.

B: La WM nasce in conseguenza della presidenza Trump negli USA. Cosa significa qui per noi in Italia e cosa significa per gli espatriati guardarla da lontano?

A: Personalmente, ho deciso di partecipare alla marcia dell’anno scorso, e di diventare parte del movimento che si è formato in seguito, per due motivi principali:
1. Il mio femminismo è intersezionale, perciò non potevo che esprimere solidarietà non solo alle mie sorelle americane, ma anche a tutte quelle persone che, per essere parte di una minoranza in USA, non avrebbero avuto – e non stanno avendo – una vita facile.
2. Credo che l’Italia e gli Stati Uniti stiano vivendo problematiche molto simili, soprattutto se si guarda al tema della parità, perciò ho sentito che questa protesta riguardava da vicino anche me.
Alla luce di queste considerazioni, farne parte, da italiana, lo considero un dovere.

Per raccontarvela dal punto di vista di un americano che vive in Italia, ti riporto le sue parole:
«Women’s March started as a reaction but has become a movement. Women’s March Global is the international arm with Women’s March and it’s objectives are to work as grassroots activists in their local contexts against misogyny, hate, discrimination of women and all people. It’s not simply an anti-Trump movement, especially Women’s March Global

B: La Women’s March sta facendo la storia, cosa si prova ad essere parte di questo movimento?

A: Questa è la parte in cui mi commuovo!
È davvero bellissimo, da tutti i punti di vista. Grazie a Women’s March ho conosciuto persone fantastiche provenienti da ogni angolo del mondo e ho avuto l’occasione di crescere come persona e come attivista. Più di tutto credo sia rassicurante sapere che, a prescindere da tutto, c’è una Resistenza Globale che lotta tutti i giorni affinché i diritti umani di tutt* vengano rispettati e la parità venga raggiunta. E non importa quello che succede, non importa cosa twitta Trump o quale nuova idea venga in mente alle varie forze politiche del mondo per ridurre la libertà di alcuni gruppi (penso alla negazione del diritto all’aborto in Polonia, alle condizioni di schiavitù dei migranti in Libia o all’esproprio delle terre dei Nativi in Nord Dakota). Sapere che non sto semplicemente lasciando che queste cose accadano mi dà la possibilità di essere ottimista nei confronti del futuro, credo davvero che siamo in grado di innescare un cambiamento positivo insieme.

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B: Nel concreto, cosa significa organizzare un marcia?

A: A livello burocratico una marcia come la nostra non richiede molto impegno: non siamo in molti, basta andare in Questura a firmare qualche foglio e rispondere a un paio di domande ridondanti di un poliziotto confuso.
Quello che è sempre una scommessa è la partecipazione delle persone! Nell’arco dell’ultimo anno siamo diventati un movimento, abbiamo i nostri valori e li portiamo avanti, ma sembra sempre molto difficile spiegare che non siamo solo una marcia che si ripete ogni anno e che cosa significa che siamo un movimento femminista intersezionale. Immagino che questo sia dovuto al fatto che qui in Italia WM non è ancora molto conosciuta, ma ci stiamo lavorando!

B: Quali sono gli obiettivi della WM per il 2018?

A: Sicuramente continueremo a lavorare sui temi che ci hanno interessato nel corso dell’ultimo anno fino a quando non avremo raggiunto i nostri obiettivi: Standing Rock deve essere restituita ai Sioux, le persecuzioni della comunità LGBT+ in Egitto devono finire così come le condizioni di schiavitù dei migranti in Libia, per citarne alcuni. Quest’ultimo punto sarà uno dei temi principali su cui lavorerà Women’s March Global, in particolare in collaborazione con l’Italia, visto che siamo direttamente coinvolti. Ci stiamo già muovendo con le istituzioni italiane ed europee, ma stiamo ancora delineando le prossime mosse.
Per i prossimi obiettivi, direi che staremo a vedere che cosa succede: certamente ogni gruppo WM nel mondo sarà impegnato a livello globale e a livello locale. E, su quest’ultimo punto, direi che dobbiamo aspettare il 4 marzo per scoprire come dovremo muoverci!

Invitiamo chiunque abbia marciato a Roma o a Milano a lasciare, se vuole, un pensiero della giornata!
E ricordate: Women United Will Never Be Defeated.