Un mese fa, a inizio quarantena, abbiamo chiesto alla Psicologa, Psicoterapeuta e Terapeuta Emdr Camilla Quarticelli, dei consigli per affrontare al meglio le giornate straordinarie che ci accingevamo a vivere. Il lockdown previsto dal decreto entrato in vigore il 10 marzo è stato poi esteso e, in queste settimane, alle misure adottate quel giorno dal Governo se ne sono aggiunte altre ancora più limitanti per le attività personali e professionali. Le abbiamo fatto di nuovo qualche domanda, questa volta per capire come la situazione che stiamo vivendo stia avendo un impatto su di noi, su come relazionarcisi e in che modo si può chiedere aiuto.
Abbiamo letto e visto in televisione professionisti che ci hanno dato consigli su come affrontare questo periodo, ma in che modo, in concreto, il settore psicologia è sceso in campo per supportare la popolazione, in particolar modo coloro che non sono seguiti già di norma da un* terapeuta?
Diversi enti, scuole di psicoterapia, centri, associazioni, ordini professionali presenti su tutto il territorio si sono attivati per rispondere a questa emergenza. Io personalmente insieme a una collega e alla coordinatrice della Scuola di Psicoterapia che ho frequentato e per cui lavoro (ISeRDiP, Istituto per lo Studio e la Ricerca sui Disturbi Psichici) abbiamo ideato il servizio “Pronto Iserdip”. Il modello della nostra scuola si basa sulla psicoterapia breve focale e integrata. Vengono cioè utilizzate la terapia cognitivo-comportamentale, quella psicodinamica e la loro integrazione. La conoscenza e l’uso di tecniche appartenenti sia all’uno che all’altro ramo offrono la possibilità di lavorare concentrandosi sui bisogni specifici della singola persona scegliendo, caso per caso, l’approccio più efficace in base al sintomo, alle difficoltà o alle necessità portate, ma anche e soprattutto alle esigenze e alle richieste di ognuno. Attualmente si sta per pubblicare un libro sulla seduta singola e l’idea di questo progetto nasce proprio da qui: declinare la terapia della seduta singola per un supporto alla popolazione in difficoltà a causa del COVID-19. Questo approccio è l’ideale per aiutare il maggior numero possibile di persone.
Le modalità di accesso al servizio sono tramite mail o Whatsapp o sms (segreteria@iserdip.it o +39 379 1759596). Inviando un messaggio, lasciando il proprio numero telefonico, le persone vengono contattate in breve tempo per il rilascio del consenso informato al trattamento dei dati personali e successivamente dallo psicologo volontario per il colloquio di supporto. Il servizio è gratuito ed è rivolto a tutti i cittadini che si trovano in isolamento o quarantena domiciliare a seguito dell’emergenza Coronavirus.
Quali sono le problematiche e le paure che stanno maggiormente emergendo?
“P., 38 anni, si sente molto agitato e fa fatica a dormire la notte. La situazione COVID-19 ha messo in sospeso il lavoro e anche suo padre ha dovuto chiudere il negozio di abbigliamento e non sa se riaprirà”;
“G., 45 anni, prova molta ansia quando deve uscire per fare la spesa. Teme di contagiare la figlia adolescente con cui vive che, anni fa, ha avuto un tumore”;
“A., 23 anni, studentessa modello, vive in una città della Lombardia molto colpita dal COVID-19, nessuno dei suoi parenti si è ammalato ma delle sue amiche hanno subito delle perdite. Sente che manca di propositività, non riesce a studiare da quando è in quarantena. Sente che tutti i suoi coetanei stanno sfruttando questo momento per studiare e lei invece no. Fa programmi durante la giornata che non riesce a rispettare. Si sente impotente nei confronti di questa situazione e lontana dalle sue amiche che hanno subito dei lutti a cui vorrebbe stare vicino”.
Le problematiche che sono emerse sono di diverso tipo: c’è chi ha problemi di insonnia, problemi nella pianificazione della giornata, problemi di ansia e stress, preoccupazioni per il lavoro ma c’è anche chi chiama per semplice curiosità o perché “ha sempre pensato di voler parlare con uno psicologo e questa gli è sembrata l’occasione giusta per provare”. C’è chi chiama per una riacutizzazione o un riemergere di problematiche precedenti (abbuffate, attacchi di panico, depressione, per esempio) o semplicemente per paura che in questo momento possano ricomparire. Altri chiamano per avere una rassicurazione, perché hanno subito un lutto, perché “rimuginano” su scelte prese prima della quarantena (fine di una relazione, per esempio), durante la quarantena o grazie o a causa della quarantena.
In che modo il periodo che stiamo vivendo ci sta cambiando?
Il periodo che stiamo vivendo non so se ci stia cambiando o se ci cambierà e se ci cambierà in bene o in male. Dipenderà molto da ognuno di noi, dalle risorse che decideremo di mettere in gioco e di utilizzare, dalla nostra capacità di adattamento e di resilienza.
Quali potranno essere le conseguenze sulle persone di una limitazione così forzata?
Positive e negative, dipende molto da ognuno. Questo periodo potrà aiutarci a inserire nella nostra vita delle abitudini che prima non avevamo, una gestione dei tempi meno frenetica, una creazione di spazi e di attività che prima non erano presenti nella nostra vita. Forse ci aiuterà anche ad avere meno paura di noi stessi, del nostro mondo interiore, dei nostri pensieri e delle nostre emozioni che, nella vita quotidiana, spesso, ci fermiamo poco ad ascoltare. Forse ci troveremo ad apprezzare tutto quello che prima della quarantena era scontato e passava inosservato e forse saremo più in grado di godere delle cose nonostante i limiti. O forse no. Forse diventeremo più insofferenti, ansiosi, paurosi e nervosi. O forse entrambe le cose.
E come gestire la paura di una ricaduta della situazione e di conseguenza un ritorno a un lockdown stringente?
Apprendendo dall’esperienza precedente. Cercando di riflettere su cosa ha funzionato e cosa no, su cosa possiamo correggere e su cosa invece è stato efficace per noi.
Sembra che Covid-19 sarà una presenza costante nei prossimi mesi con cui fare i conti adottando una serie di misure che vincoleranno le nostre azioni quotidiane: come conviverci senza farsi immobilizzare?
Affrontando l’idea di limite come un qualcosa di imprescindibile nella nostra esistenza e cercando di accettare la condizione di “potere relativo” e quindi di alternanza tra attività e passività e di potere e impotenza imprescindibili nella nostra esistenza e che prima molto spesso cercavamo di “scansare” cercando di tendere all’”onnipotenza” intesa proprio come “assenza di limiti”. Imparando che il concetto di “fare” a cui noi spesso facciamo riferimento può avere anche letture diverse da quelle che eravamo soliti dare. Usando la creatività e le nostre capacità di adattamento e resilienza.