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Cosa significa essere aromantici (e quali miti dobbiamo sfatare)
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Cosa significa essere aromantici (e quali miti dobbiamo sfatare)

È lunedì ed è appena iniziata la settimana. Non una settimana qualunque, ma quella immediatamente successiva alla festa di San Valentino.

È lunedì 17 febbraio e ieri è iniziata la settimana dedicata alla consapevolezza sullo spettro aromantico. Non è un caso infatti che l’Aromantic spectrum awareness week cada proprio dopo la data in cui si festeggia l’amore tra persone legate da relazioni romantiche, in cui trionfa il romanticismo. È importante infatti, soprattutto dopo una festa così popolare come San Valentino, dedicare attenzione a un orientamento romantico meno conosciuto: l’aromanticismo. Ma cos’è l’aromanticismo? Cerchiamo di rispondere in maniera chiara e semplice a questa domanda e di sfatare i miti che ancora circolano rispetto a questo tema.

L’aromanticismo

Per aromanticismo si intende l’assenza totale o parziale di attrazione romantica nei confronti delle altre persone. L’aromanticismo è un orientamento romantico e non sessuale: ha a che vedere con la tendenza delle persone a non provare di fatto attrazione romantica e a non immaginare di provarne. Si definisce aromantica una persona che non sperimenta né ricerca una forma di amore romantico verso il partner, verso la persona per cui si prova attrazione sessuale o, più in generale, verso gli altri.

Spettro, spettro delle mie brame…

L’aromanticismo è uno spettro. È bene chiarire fin da subito l’importanza dello spettro e la sua incidenza sull’aromanticismo. Lo spettro serve a dare l’idea di una pluralità di sfumature, di una molteplicità di gradazioni che appartengono tutte allo stesso orientamento. Non vi è un modo univoco di essere aromantici e l’aromanticismo si esprime in innumerevoli forme diverse. Innanzitutto, come tutti gli altri orientamenti, non è detto che sia permanente e totalizzante: l’orientamento romantico può variare nel tempo e subire delle fluttuazioni, sebbene – e in questo è simile all’orientamento sessuale – è piuttosto raro che una persona muti radicalmente i suoi orientamenti.

L’aromanticismo, però, non è direttamente legato a questo o quell’orientamento sessuale e a questa o quella identità di genere. Ne segue che tutti noi, indistintamente dalle altre caratteristiche che ci contraddistinguono, possiamo essere più o meno aromantici o non esserlo affatto.
Non è detto poi che l’aromanticismo sia universale: si può essere aromantici nei confronti di una sola persona, di alcune o di tutte, e in ciascuno di questi casi si ha pieno diritto a utilizzare il termine di “aromantico”.

Le sfumature dell’aromanticismo

Lo spettro dell’aromanticismo è molto ampio. Proviamo a descrivere le principali sfumature di orientamento aromantico, ricordandoci che le persone saranno sempre eccedenti rispetto ai tipi di etichette possibili per rappresentarle e che la realtà è molto più fluida di quanto il linguaggio ci consente di parlarne.

Aroflux: una persona il cui orientamento romantico fluttua tra lo spettro romantico e aromantico.

Gray-aromantic: le persone “gray-aromantic” potrebbero sperimentare, in rari casi e in determinate circostanze, dell’attrazione romantica nei confronti di una o poche persone.

Demiromanticismo: prevede la possibilità per le persone aromantiche, a seguito di un legame emotivo, di provare dell’attrazione romantica.

Akoiromanticismo (o lithromanticismo): le persone che si identificano in questo orientamento romantico non provano il desiderio che la loro attrazione romantica sia ricambiata e reciproca.

Cupioromanticismo: chi, pur essendo aromantico, sperimenta il desiderio di instaurare una relazione romantica con altre persone.

Quoiromanticismo: consiste nell’incapacità di discernere l’attrazione romantica dall’attrazione platonica.

Omniaromanticismo: quando non si prova alcuna attrazione romantica, in alcuna forma o modalità. A volte le persone omniaromantiche possono provare amore platonico o familiare ma non accade sempre.

Queste sono solo alcune delle numerosissime identità di aromanticismo: piuttosto che approfondirle e descriverle tutte abbiamo pensato di menzionare le principali e di soffermarci invece sugli stereotipi ad essi correlati.

“Ah, ma quindi sei anche…?”

Come spesso accade quando si ha a che fare con un’etichetta diversa dallo standard, non troppo conosciuta socialmente o attestata storicamente, viene spontaneo trarre una serie di conclusioni assolutamente ingiustificate, nonché fuorvianti rispetto alla tematica in questione.

Ad esempio, le deduzioni relative all’aromanticismo che – sebbene immotivate ed errate – risultano ancora molto diffuse sono le seguenti:

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Asessualità. Lo stereotipo più diffuso in fatto di aromanticismo è quello che porta a immaginare che tutte le persone aromantiche siano anche asessuali. Questo pregiudizio probabilmente deriva dal fatto che molti fanno ancora tanta confusione tra orientamento romantico e orientamento sessuale. Le persone aromantiche non sono sempre anche asessuali. Non vi è una corrispondenza biunivoca tra i due orientamenti. Esistono persone allosessuali (che provano attrazione sessuale verso qualcun*) e aromantiche, persone asessuali e alloromantiche (che provano attrazione romantica verso qualcun*) e, soprattutto, esistono persone che sperimentano attrazione sessuale e romantica diversa a seconda dei diversi individui a cui queste sono rivolte.

Anaffettività. Non è detto nemmeno che l’aromanticismo si accompagni sempre con l’anaffettività e viceversa. Le persone possono provare un amore romantico profondo e sincero nei confronti di qualcun altro eppure non riuscire e/o non sentire il bisogno di dimostrare questo sentimento mediante gesti affettuosi. Allo stesso modo è possibile che una persona aromantica si lasci andare invece a forme di affetto innumerevoli verso i suoi amici, la sua famiglia o il prossimo in generale.

Reazione a traumi o delusioni. Sembra assurdo doverlo precisare, ma la disinformazione in merito è tale che forse vale la pena ricordarlo: l’aromanticismo non può essere assimilato alla disillusione che si prova a seguito della rottura di un rapporto (magari finito male), alla sofferenza che si sperimenta dopo un rifiuto, o alla delusione provocata da un amore non contraccambiato o non ben ricambiato. Le persone romantiche non diventano aromantiche dopo un divorzio, dopo aver subito atti di infedeltà o, in generale, dopo essere state ferite.

Incapacità di impegnarsi. Non è raro poi che l’aromanticismo venga scambiato con l’incapacità o l’assenza di volontà che alcune persone hanno di legarsi in rapporti ben definiti e di portare avanti con impegno delle relazioni a due. L’aromanticismo – è bene ripeterlo – è uno degli orientamenti che il nostro romanticismo può assumere. Non dice nulla di più e nulla di meno sulle persone. Allo stesso modo una persona con desiderio romantico che si stia godendo un periodo da single e non voglia intraprendere una relazione non è un esempio di aromanticismo.

Incapacità di amare. Infine c’è chi si spinge ancora oltre, fino a trarre la conseguenza più radicale: “se sei aromantico allora non sai amare nessuno”. Affermare questo significa considerare l’amore romantico come l’unica possibile forma di amore. E questa posizione la dice lunga non tanto sulla persona aromantica a cui stiamo rivolgendo la nostra accusa, quanto su noi stessi. Dovremmo cercare di aprire i nostri orizzonti e riconsiderare la possibilità di amare ed essere amati al di qua e al di là di una relazione romantica.

L’altra metà della mela

Per concludere, a proposito di romanticismo (e quindi anche di aromanticismo), è bene riflettere sulla pressione sociale a cui siamo quotidianamente sottoposti. Ovunque si offrono esempi univoci di felicità e di realizzazione personale totalmente dipendenti dalla riuscita dei rapporti di coppia. Il lieto fine a cui siamo stati abituati è generalmente basato sul coronamento del sogno di amore, sul matrimonio, sulla convivenza con il/la partner. Ci riesce ancora difficile capire come una persona possa effettivamente raggiungere la sua piena fioritura senza un/una partner che le stia accanto per tutta la vita, verso cui indirizzare il proprio amore e da cui riceverne altrettanto, per sempre. Siamo cresciuti con l’idea di essere nati incompleti, viviamo alla ricerca della metà che ci completi e che ci renda pienamente noi stess*. E quando, convinti di averla prima trovata, l’abbiamo vista andar via ci siamo sentiti di nuovo inutili, spezzati, mutilati, incompiuti. Non appena possibile, ci mettiamo alla ricerca di una nuova metà.

Questa visione nuoce a tutti: tanto agli aromantici che ai romantici. Non siamo mezze persone e non lo sono le persone che (eventualmente) amiamo. Siamo tutti bellissimi frutti interi e diversi. Ci sono frutti che insieme ad altri assumono altri sapori, che in una macedonia si esaltano, altri che stanno bene da soli. Non c’è un frutto che valga più di un altro, non c’è un modo giusto o sbagliato di essere questo o quel frutto.

L’amore romantico arricchisce, non completa, e lo fa tanto quanto altre forme di amore non romantico.

Infografica: Chiara Reggiani – Tratta da Sexual & Romantic Expression
Illustrazione: Kotaline Jones
Immagine di copertina e foto: ASAW
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