Articolo di _figadilegno_ di stop.afobia_ita
È stato quasi completamente insabbiato come noi persone asessuali e aromantiche siamo vittime di cancellazione dal testo del DDL Zan.
Ora più che mai è necessario parlarne, poiché il 20 dicembre 2021 Enrico Letta e Alessandro Zan in una diretta su Instagram hanno annunciato che ad aprile il DDL verrà riproposto: ciò ci porta a sperare in una correzione del testo e in una campagna promozionale più inclusive.
Passaggi afobici nel testo del DDL Zan
Premesso che ci sono diversi passaggi problematici anche per altre identità sessuali, mi focalizzerò sui due articoli del disegno di legge in cui viene fatta aroace-erasure. Il primo punto problematico per la comunità aspec è la definizione di orientamento sessuale, che appare nell’art. 1:
«Per orientamento sessuale si intende l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso o di entrambi i sessi».
Oltre a essere una definizione binaria, basata sul sesso e non sul genere, non tiene conto dell’eventualità che non si provi né attrazione sessuale né affettiva.
Paradossalmente questa definizione comprende le persone eterosessuali, che non hanno alcun bisogno di essere tutelate per il proprio orientamento, ma non le persone ace, aro, intersex, enby e bi+. Un’altra parte da evidenziare è l’art. 7:
«La Repubblica riconosce il giorno 17 maggio quale Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, al fine di promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione nonché di contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, in attuazione dei princìpi di eguaglianza e di pari dignità sociale sanciti dalla Costituzione».
In esso non si fa riferimento all’afobia, nonostante si esalti tanto l’inclusione.
Che cos’è l’afobia
Per afobia si intende la discriminazione nei confronti di persone nello spettro dell’asessualità e/o dell’aromanticismo. Alcune sue forme sono l’aroace erasure, l’invalidazione del coming out, l’allosplaining, il bullismo e il cyberbullismo, la violenza psicologica e fisica, la patologizzazione (anche da parte di personale medico e psicologico), le terapie di conversione, le istigazioni al suicidio, le minacce di violenza (sessuale e non) e di morte, nonché le molestie e gli stupri correttivi.
Un’importante parte della comunità LGBTQIA+ compie afobia. Ci sono tante celebrità appartenenti alle prime lettere con posizioni fieramente afobiche. Secondo queste persone, non siamo abbastanza oppressɜ per rivendicare la nostra appartenenza alla lotta contro l’eteronormatività. La maggior parte delle persone non crede nell’esistenza dell’afobia o la reputa irrilevante. Malgrado gli sforzi compiuti per portare alla luce queste discriminazioni, il termine “afobia” non è ancora presente in nessun dizionario. La Treccani stessa si è rifiutata di inserirlo (così come ha fatto anche per il termine “aromanticismo”), perché poco ricorrente a livello mediatico.
L’afobia è un’oppressione talmente invisibile che, oltre a non essere ammessa dalle persone allosessuali e alloromantiche (cioè non-asessuali/aromantiche), spesso non viene riconosciuta neanche dalle persone aro o ace, probabilmente per via della mancanza di autoconsapevolezza, dovuta alla poca informazione.
Far parte di una minoranza il cui nome o la cui definizione non sono stati ufficializzati e assistere alla negazione delle discriminazioni subite per via della propria appartenenza a quella minoranza “inesistente” sono cose che recano solo svantaggi, come il minority stress.
Questo è il motivo per cui trattare il tema dell’afobia è fondamentale.
L’afobia dopo la presentazione del DDL Zan
Per quanto spinosi siano i passaggi del DDL Zan segnalati sopra, il vero problema non è tanto concentrato nella legge in sé, quanto nei comportamenti afobici di chi l’ha promossa.
1) Il discorso di Zan
La comunità aroace ha segnalato immediatamente le mancanze nel testo della legge, dando inizio a una protesta, alla quale Zan ha risposto il 4 novembre 2020 in una diretta su Instagram con Cathy La Torre: ha liquidato la questione in meno di cinque minuti, negando subito l’esclusione dell’asessualità e dell’aromanticismo nel DDL, sostenendo che le definizioni non devono essere precise, perché non servono per il riconoscimento della dignità delle persone, ma solo per dare un orientamento tassativo allǝ giudice e fare in modo che non sia troppo arbitrariǝ nell’azione penale. Infine ha asserito che, per l’analogia del diritto penale, se si applica una norma che punisce i crimini d’odio per una condizione personale, questa viene estesa a tutti i crimini d’odio scatenati dalle condizioni personali.
Queste argomentazioni ci sono sembrate contraddittorie e per nulla convincenti. In primis viene affermato che le definizioni fornite non sono precise, quando a noi sembra che non lascino l’ombra del dubbio: gli orientamenti elencati sono tre, non viene detto da nessuna parte che ne esistono altri.
In secondo luogo, se lo scopo è quello di dare una tassatività allǝ giudice per fare in modo che non sia troppo “arbitrariǝ”, non ci si dovrebbe neanche aspettare che “arbitrariamente” applichi la legge per analogia al fine di tutelare un orientamento che non solo non è compreso tra quelle definizioni (im)precise e tassative, ma di cui verosimilmente non ha mai neanche sentito parlare.
In un paese eteronormativo come l’Italia, non è possibile affidarsi ciecamente al buon senso dellɜ giudici.
Per concludere, queste non sono reali giustificazioni: dellɜ politichɜ LGBT+ che dovrebbero tutelare ogni minoranza della propria comunità hanno scritto definizioni obsolete senza documentarsi e questo è molto grave. In ogni caso tuttɜ possono sbagliare. Sarebbe bastato riconoscere il problema, chiedere scusa e portare una maggiore inclusività già nella campagna promozionale della legge, promettendo di ampliarla in futuro. Purtroppo non è stato fatto nulla di tutto ciò.
2) La campagna di promozione
Dopo quei cinque minuti di attenzione che ci sono stati dedicati, sulle nostre proteste è piombato un silenzio durato quasi un anno e mezzo. Zan non ha mai più fatto riferimento alle accuse rivoltegli dalla comunità aroace. In questo periodo siamo statɜ maggiormente soggettɜ a invalidazione dei nostri orientamenti e sminuimento o negazione dell’afobia da parte di persone LGBT+ escludenti, che hanno trovato nel DDL Zan la legittimazione del proprio gatekeeping.
Ogni volta che proviamo a sollevare nuovamente la questione, le nostre voci vengono coperte da accuse di diffusione di fake news, di esagerazione, di omolesbobitransfobia e soprattutto di egoismo. Nel migliore dei casi ci rispondono che non possono inimicarsi le destre con l’inclusione di termini troppo complicati, che stanno aspettando questa legge da troppo tempo, per cui la priorità è farla approvare così com’è e che a noi si penserà poi.
Nella campagna di promozione del DDL Zan non è mai stata fatto alcuna menzione dei nostri orientamenti e dell’afobia, neanche durante le settimane e i giorni dedicati alla consapevolezza, alla visibilità e all’orgoglio aroace. Si è trattato di una campagna quasi interamente concentrata sull’omosessualità e sull’omofobia, tempestata di slogan come «L’amore è amore», «L’amore non è un crimine», «Combattiamo l’odio con l’amore», «L’amore vince su tutto», che pongono l’amore omosessuale come unico movente possibile della discriminazione per orientamento sessuale e come valore assoluto per sconfiggerla, replicando in chiave gay gli stessi schemi amatonormativi dell’eterosessismo, che tanto opprimono l’aromanticismo e l’asessualità.
Pertanto l’invisibilizzazione delle persone asessuali e aromantiche è stata duplice: il replicarsi per tutta la durata della campagna promozionale della stessa esclusione avvenuta nel testo di legge ha confermato che non ci sono mai state buone intenzioni.
3) L’esclusione trans dal DDL Ronzulli-Salvini
Quando il 6 maggio 2021 è stato presentato il DDL Ronzulli-Salvini, dal quale era esclusa l’identità di genere, nel giro di poche ore sono state organizzate numerose manifestazioni in tutta Italia. La quasi totalità della comunità LGBT+ italiana si è mobilitata in automatico, le persone trans non hanno avuto bisogno di implorare, come stiamo facendo noi da più di un anno.
Circa l’estromissione delle persone trans Alessandro Zan ha detto:
• «Tutte e tutti, o nessuno».
• «Sulla vita delle persone nessun compromesso».
• «Si può mediare su tutto, ma non sulla dignità delle persone. Meglio nessuna legge che una legge discriminatoria».
Alla fine, infatti, non si sono fatte mediazioni, quindi il DDL è stato affossato.
La mancanza di supporto che abbiamo sempre ricevuto, mentre in altre situazioni è stata subito manifestata grande vicinanza, è l’ennesima riprova del disinteresse per la nostra causa.
La petizione
Adesso c’è la possibilità di prendere posizione e rimediare alle ingiustizie commesse con il testo del DDL Zan.
Noi continueremo a protestare, ma abbiamo una visibilità minima, dunque abbiamo bisogno di tanto supporto, di persone che amplifichino le nostre voci e le rendano meno facilmente ignorabili.
Se siete allies della comunità asessuale e aromantica, firmate e diffondete più che potete la nostra petizione, parlate delle ragioni che ci hanno spintɜ a crearla e del perché è importante sostenerla. Oltre a farlo per noi, fatelo anche per il prezioso contributo che diamo all’intersezionalità: il DDL Zan nella sua campagna promozionale implicherebbe una maggiore attenzione al problema dell’amatonormatività e dell’ipersessualizzazione, argomento spesso al centro delle narrazioni di noi attivistɜ aspec, ma che, in fondo, è fonte di pressione sociale, di pregiudizi e di insoddisfazione anche per le persone allo.
Qui trovate la petizione:
https://chng.it/MySMRypDWc
Per maggiori informazioni sull’afobia:
https://www.instagram.com/stop.afobia_ita/
la maggioranza numerica delle persone è allosessuale e romantica, questo è un fatto non è normatività ma il ddl Zan deve tutelare tutte le minoranze comprese le minoranze di cui parla l’articolo