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Gender Project, una rappresentazione di gentilezza umana [Progetto Sorellanza]
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Gender Project, una rappresentazione di gentilezza umana [Progetto Sorellanza]

Articolo di Veronique Charlotte

Ciao amic* di Bossy! Sono Veronique, fondatrice del Gender Project. Qui a Londra, nel momento in cui sto scrivendo, il sole finalmente splende e mi ha messo in un ottimo stato d’animo per parlare del mio progetto.

Ho avviato Gender Project nel gennaio dello scorso anno; l’ho fatto per tanti motivi. Come artista, ai giorni nostri sento la responsabilità di condividere e parlare dei problemi sociali del nostro clima attuale. Credo che la comunicazione faccia a faccia si stia perdendo e la “connessione virtuale” stia occupando sempre più spazio nel mondo reale. Ma il mondo delle emozioni, dei sentimenti e delle parole è un mondo che esiste senza bisogno di schermi. È il 2020 eppure mi sembra stia diventando più difficile esprimersi e parlare liberamente e apertamente di sentimenti ed emozioni. Parlare di salute mentale o sessualità è ancora davvero un tabù? Perché succede ancora, adesso che abbiamo tutti gli strumenti necessari per scoprire noi stessi?

ph. Caroline Azambourg Mathon

Ecco perché è stato concepito “Gender Project”. Un viaggio di ricerca nelle connessioni umane, ma non solo. Una raccolta di cento candidi ritratti semi-nudi, legati a cento storie, cento emozioni, cento vite. Le fotografie sono state catturate durante uno scambio intimo di energia, in cui soggetto e fotografo hanno assunto volontariamente una posizione aperta e vulnerabile l’uno di fronte all’altro per discutere della loro comprensione della fluidità e dell’identità. Il progetto parte dall’etimologia della parola Genere, che è solo vagamente associata al sesso e più ampiamente associata dal latino alla parola “gentilezza“.

Oltre trecento persone hanno mostrato interesse per essere coinvolte durante la prima edizione, a Londra. Ho deciso di iniziare Gender Project nella città di Londra perché è davvero un magnifico e vibrante parco giochi dove la libertà di esprimerti diversamente è maggiore da qualsiasi altro posto che abbia mai visitato. Londra è anche estremamente caotica e frenetica, non è una città “facile”, ma mi ha dato modo di scoprire meglio me stessa con i miei limiti e le mie capacità.

Ho trascorso circa un’ora con tutti i cento partecipanti al progetto, allestendo il mio soggiorno come studio per creare un ambiente confortevole e una situazione rilassata. Ho investito tutta me stessa in questo progetto, vivendo così tante fasi ed emozioni diverse. Tutto il mio tempo, energia, conoscenza, passione e cuore sono stati riversati qui. Ma sono le persone che lo hanno reso possibile, che sono venute incondizionatamente a parlare e condividere, ad aver fatto diventare Gender Project non “soltanto un’altra mostra” ma un appello, una rappresentazione di unità, di connessione ed uguaglianza. Loro hanno fatto e stanno facendo di Gender Project un movimento.

ph. Caroline Azambourg Mathon

Questo progetto è la prima di molte iterazioni che mirano a stabilire reti di supporto emotivo attivo e inclusivo. Il progetto rema contro la necessità di classificare e richiede una fluidità più semplice. Segna uno spazio in cui possiamo attingere alla nostra vulnerabilità e incontrare altri in gentilezza. Il concetto qui proposto è un’esperienza emotiva che porterà altri in questa conversazione. Lo spettacolo stesso metterà in scena l’incontro intimo da cui sono emerse le fotografie. L’allestimento richiederà di guardare negli occhi di qualcuno che non conosci, di scoprire i percorsi che sono stati incrociati e le nuove connessioni che sono state fatte.

La strategia di coinvolgimento pubblico mira a ravvivare queste scoperte, a favorire discussioni più attive su come sono costruite identità e significato della parola “genere”. L’obiettivo è quello di andare oltre le classificazioni lineari, valorizzando invece la nozione di spettro. Questo è Gender Project, una rappresentazione di “gentilezza umana”.

ph. Caroline Azambourg Mathon

La categorizzazione di maschi e femmine in ruoli sociali crea un problema perché gli individui sentono di dover essere a un’estremità di uno spettro lineare e devono identificarsi come uomo o donna, piuttosto che essere autorizzati a scegliere dove posizionarsi. A livello globale, le comunità interpretano le differenze biologiche di base per creare un insieme di aspettative sociali che definiscono comportamenti appropriati per uomini e donne e determinano un diverso accesso a diritti, risorse, potere nella società e atteggiamenti nei confronti della salute. Sebbene la natura e il grado specifici di queste differenze variano da una società all’altra, tendono ancora a favorire gli uomini, creando uno squilibrio di potere e di genere nella maggior parte delle società.

In tutto il mondo ci sono diverse norme e credenze basate sul genere, ma non esiste uno standard universale per un ruolo maschile o femminile attraverso tutte le culture. I ruoli sociali di uomini e donne, in relazione l’uno con l’altro, si basano sulle norme culturali di quella società, che portano alla creazione di sistemi di genere. Il sistema di genere è la base di modelli sociali nella maggior parte delle società che includono la separazione dei sessi e il primato delle norme maschili.

ph. Caroline Azambourg Mathon

Gender Project vuole avere un impatto sulla comunità, costruendo legami più forti tra coloro che sono coinvolti nel progetto, i visitatori e la città. Il progetto è un esercizio di “mark-making” che esplora anche la nostra coscienza collettiva: ciò che siamo, possiamo fare e sentire di essere. Questa raccolta mette in mostra la memoria collettiva come un oggetto in flusso, che dipende dal nostro intervento. I ritratti commemorano una comunità multiculturale e diversificata che esiste in questo momento, ma mettono anche in evidenza l’interdipendenza di ciascun personaggio in modo da creare uno spazio sicuro per questa liminalità, sottolineando anche la necessità di rivisitare continuamente e di osservare la richiesta di identità e rappresentazione.

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Pertanto, Gender Project London è stato solo l’inizio. Non vedo l’ora di espandermi in nuove città, diffondendo questa bellissima esperienza in diversi Paesi e culture e portare avanti la ricerca artistica e sociale per questa causa. Per chiunque voglia farne parte, vi invitiamo a contattarci gender100london@gmail.com e seguirci sui nostri canali social. Ci tengo anche a ricordare che Gender lavora su un open call, non si affaccia su casting: il nostro è un progetto aperto e inclusivo!

Potete trovare Veronique e il Gender Project qui:

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E potete sostenere il progetto qui:

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