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“Funambole” a teatro: dall’inizio del viaggio e oltre [Progetto Sorellanza]
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“Funambole” a teatro: dall’inizio del viaggio e oltre [Progetto Sorellanza]

Articolo di Virginia Cimmino, Matrice Teatro

Sono Virginia, ho ventitré anni e faccio parte del collettivo teatrale Matrice Teatro. Dopo il nostro primo spettacolo “Una cosa bella”, attualmente è in preparazione il nostro secondo progetto: “Funambole”, e sono qui per presentarvelo.

Breve premessa necessaria. Quando qualche vecchia o nuova conoscenza mi chiede cosa faccio nella vita, in punta di piedi, dico: “Ho studiato – e continuo – per diventare attrice”. Con questa risposta genero due possibili reazioni: spalancamento degli occhi, seguito dalla formula “Che bel sogno!”; sorriso sbieco con annesso “Ma di concreto cosa vuoi fare?”. Eh sì, a velocità supersoniche il mestiere dell’attrice viaggia da un ideale quasi fiabesco a una condizione di inconsistenza e povertà, senza aver contezza che anche alla nostra categoria sono richieste fatica, impegno e totale dedizione. Questa leggerezza di valutazione, spesso rende difficile anche l’essere prese sul serio, specialmente, se come me, come noi, sei molto giovane, stai realizzando il tuo secondo spettacolo teatrale, scritto, diretto, recitato da tre donne, con una produzione tutta al femminile: io Virginia, Irene e Claudia del collettivo Matrice Teatro e le nostre due socie Beatrice e Giulia. (Quote azzurre? I cari Fancho e Butt!).

Quando Claudia mi ha chiamato per propormi il progetto era Marzo 2021 e il debutto dello spettacolo è stato il 19 Dicembre, in provincia di Sondrio, a Spazio Centrale, una centrale idroelettrica con spazi per residenze artistiche. Dieci lunghi mesi intervallati da pause, con ricerche di posti dove provare, finanziamenti minimi per poter tirare su tutto… A Marzo avevamo appena finito la scuola di teatro di Bologna A.G. Garrone e di fronte a me (di fronte a noi) si spalancava il vuoto. “Scriviamo un testo a sei mani che parli di tre donne; siamo io, te e Ire; tre banchi di scuola che possono diventare qualsiasi cosa; i nostri diari a portata di mano; metodo di lavoro: quello che abbiamo usato a scuola con Cesar Brie”, mi dice al telefono Cla. Accetto. Irene? Anche. Ci ritroviamo due settimane dopo in uno studiolo in disuso di una zia di Irene a S. Giovanni in Persiceto, la nostra casa per le future due settimane: pulizie profonde, riorganizzazione dei mobili all’interno dello spazio e si parte. Come da accordi, mucchi di fogli, diari, appunti di anni remoti, documenti Word non rinominati: ognuna di noi aveva portato qualsiasi cosa potesse aiutarci a capire effettivamente di cosa volessimo parlare in questo spettacolo. Esporsi non è semplice, ma era necessario in quel momento. Ascoltare non è semplice, ma abbiamo fatto il possibile affinché nessun racconto venisse sottovalutato o dato per scontato. Ma, assodato dopo la prima ora che tutte e tre avevamo la fatale zia natalizia elogiatrice del tuo esserti finalmente truccata, abbiamo capito che molti racconti trovavano corrispettivi nelle esperienze delle altre due! Abbiamo riflettuto a lungo su come l’ambiente in cui siamo cresciute ci abbia definite, spesso anche con etichette, e ci abbia fornito chiavi di visione del mondo dalle quali, a un certo punto, abbiamo sentito la necessità di un distacco.

Come cerchi di costruirti, libera da determinazioni esterne? Come modifichi i panni che ti sono stati dati? In che modo cerchi di capire come occupare lo spazio che occupi? Ti senti ingombrante, esagerata, invisibile, piccola, indefinibile, senza contorni, oscillante? È un continuo cercarti, un continuo oscillare tra ciò che vuoi tu e ciò che vogliono gli altri e le altre. La corda di “Funambole” altro non è che il rettilineo che i tre personaggi, nati dalla prima fase del nostro lavoro di ricerca, continuano a percorrere, tra difficoltà, soddisfazioni e ricordi carichi di gioia e non. Tre amiche conosciutesi fra i banchi di scuola: Aurora, lavoratrice già dai tempi delle superiori, cerca l’equilibrio tra il dipendere dalle altre persone e il voler essere indipendente a tutti i costi; Giovanna, classica persona considerata “maschiaccio”, cresciuta in una famiglia molto credente, cerca un equilibrio tra le immagini di femminile e maschile che le sono state inculcate; Rita, la più introversa, soffocata da una madre molto presente, soffre di disturbi d’ansia. Queste le tre protagoniste di “Funambole”.

Ovviamente pochi sono i testi rimasti fedeli dall’inizio e dei banchi di scuola non c’è neanche più l’ombra! Il progetto è cresciuto nel tempo e abbiamo deciso di coinvolgere per la direzione artistica due colleghe, una scenografa e una regista cinematografica, che potessero arricchire il nostro lavoro: Beatrice e Giulia. La collaborazione, fin da subito, è andata liscia come l’olio: pur avendo formazioni molto diverse, abbiamo trovato un linguaggio condiviso e un modo di pensare il teatro comune. Per la scenografia abbiamo lavorato insieme a Giulia per rendere lo spazio un non-spazio atemporale, un luogo dove poter facilmente materializzare, ricomporre i ricordi delle tre amiche e sul quale la luce agisca da protagonista. Con Beatrice, oltre a proseguire il lavoro di creazione e ricerca di immagini poetiche su cui far lavorare i testi, ci siamo occupate di un aspetto più tecnico e necessario: abbiamo lanciato un crowdfunding sulla piattaforma produzionidalbasso.com. Il nostro obiettivo va, però, oltre il finanziamento di “Funambole”. Vogliamo creare una rete tra le diverse realtà indipendenti, far conoscere il nostro progetto a quante più persone possibili e coinvolgere le spettatrici e gli spettatori come parte attiva del processo. La campagna procede con un apporto che mai avremmo immaginato: partecipazione consapevole ed entusiasmo sono linfa per tutto il team di “Funambole”. Del resto, tutto quello che facciamo è per chi, stancə, si siederà su una poltrona, dopo ore di lavoro, e assisterà al nostro spettacolo, con la voglia di farsi qualche domanda, ridere un po’ e pensare che forse non è del tutto solə in questo mondo! Magari con il nostro lavoro artistico poter aggiungere un infinitesimo tassello al difficile percorso verso la parità di genere, l’abbattimento di stereotipi e discriminazioni!

Se penso a quanto materiale è stato scartato dall’inizio del lavoro e fermenta nel cassetto nell’attesa di essere utilizzato, ai temi accantonati perché richiedevano ancora tanto studio, ai litigi per far quadrare il tutto! Costruire uno spettacolo è difficile quasi come coltivare se stessə: un processo in continuo mutamento, un’onda sinusoidale; ma ce l’abbiamo fatta.

Da Dicembre 2021 “Funambole” ha imparato a camminare: il debutto a Sondrio è un bellissimo ricordo e non vediamo l’ora che arrivi Domenica 20 febbraio per la seconda tappa del nostro tour nazionale. Ci vediamo a Bergamo, e poi Verona, Pisa e piano piano scendiamo fino a Taranto, mia città natale. Non ci resta che continuare a lavorare e aspettare impazienti e desiderose i vostri feedback!

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