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La liberazione transessuale di Mario Mieli
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La liberazione transessuale di Mario Mieli

Il clima in cui nacque Elementi di critica omosessuale può essere facilmente paragonato a quanto difficile sarà la sua fortuna editoriale nel corso dei decenni.

Mario Mieli, nato a Milano da padre ebreo e madre milanese, principale esponente del FUORI! (il Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano), intitola così la sua tesi di laurea con cui terminerà gli studi in filosofia nel 1976. Il testo, immediatamente adattato a una pubblicazione con Einaudi l’anno successivo, non avrà una nuova ristampa fino al 2002 con Feltrinelli. Terza recentissima edizione è quella del novembre 2017, che ha permesso, a quindici anni di distanza, di (ri)leggere il testo di Mieli in un formato tascabile, economico e decisamente più comodo delle tristi fotocopie con cui alcuni miei amici busoni sono riusciti a far girare il tomo in tempi recenti sull’internet.
Un testo maledetto, più per la fama del suo autore che per quanto vi sia scritto all’interno. Un saggio di circa duecentocinquanta pagine – ahimè unico scritto ufficiale del nostro Mieli, che non ha avuto il tempo di pubblicare nient’altro prima che decidesse di togliersi la vita a soli trentun anni – che ha rappresentato e ancora rappresenta un importantissimo faro nella cultura LGBT+ italiana. Provocatore e famoso mangiatore-di-merda che dell’omosessuale eteronormato mascxmasc e muscoloso del ventunesimo secolo aveva ben poco, accusato dai neofascisti e catto-bigotti di destra di sostenere la pedofilia, Mario Mieli ha avuto subito il fiero coraggio di esporsi per la comunità LGBT+ mentre noi, ingiustamente e in poco tempo, lo abbiamo dimenticato.

Lo sforzo che occorre per mettere in luce quanto sia eterosessuale il mondo in cui viviamo non è poi molto: il primo contrasto di classe si è sviluppato con l’antagonismo dell’uomo e della donna nella creazione del matrimonio monogamico; la prima oppressione di classe è quella dell’uomo sulla donna. Mieli, al di là di alcune pagine di apparente reticenza nei confronti di specifici femminismi, sottolinea a più riprese la necessità della creazione di un vincolo tra la gaia comunità e il movimento delle donne per la dissoluzione della Norma e l’avvio di una radicale rivoluzione comunista. Partendo dalla critica marxista che vede nelle ideologie dominanti coloro che controllano i mezzi e i modi della produzione, creatori della struttura economica e di conseguenza della loro sovrastruttura, in cui ricade l’arte così come la sessualità, il nostro autore promuove una critica attraverso il cui risultato tende alla distruzione delle idee promosse dal patriarcato capitalistico – ben rappresentate dalla “Origine della famiglia” di Engels, per rimanere tra i marxisti – e l’assoluzione della struttura del desiderio alla cui base non può sussistere il solo istinto di procreazione.

La nascita è identificata come il momento in cui dal rapporto eterosessuale hanno vita individui di sesso maschile o femminile: l’inizio della tragedia. Qualora nasca un omosessuale – da Mieli identificato come individuo che vive una natura “transessuale” del desiderio, in un’accezione totalmente originale e lontana da quella moderna – costui sarà, tramite l’«educastrazione», forzato a rimuovere più o meno totalmente i suoi tratti femminili e ad accettare la Norma. Una bambina verrà invece costretta ad apprendere dal rapporto che sussiste tra madre e padre, tra serva e padrone, l’annullamento a cui sarà destinata tramite l’alienazione della sua sessualità e l’assolutizzazione del suo ruolo passivo. Sebbene chiami “sesso” anche quello che per noi oggi è comunemente il “genere”, Mieli non solo ha compreso fin da subito quanto fosse necessaria la distruzione del binarismo dei costumi che la società normata ci ha imposto fin dalla nascita, ma anche il bisogno di ogni individuo di ritrovare il primitivo polimorfismo sessuale di cui parla Freud, racchiuso in un originario ermafroditismo, per auspicare la liberazione totale dell’Eros. In breve, non esiste per lui una separazione netta tra etero- e omo-sessualità nell’individuo, poiché siamo tutti condizionati dalla Norma e dalla monosessualità imposta. Come Lacan riteneva che i “corpi frammentati” ontologicamente («corp-morcélé») sarebbero stati (ri)uniti dalla visione totale della nostra immagine attraverso la figura riflessa nello specchio, solo così l’Eros, scoperto nella sua interezza e libero da ogni vincolo, può manifestarsi narcisisticamente in ognuno di noi. In un mondo ideale i bambini non verranno più edu-castrati dall’eteronormatività e colpevolizzati per il soddisfacimento dei loro desideri auto- e omo-erotici, e non saranno così indotti «a identificarsi con un modello monosessuale di tipo mutilato» il cui unico reale scopo pratico è quello della procreazione. Quando non si vogliono avere figli, «cos’è il sesso anale tra eterosessuali – fa notare Mieli – se non l’applicazione dell’idea pasoliniana di far fronte al problema dell’incremento demografico tramite l’imitazione dei rapporti di tipo omosessuale?».
La radicale rimozione del desiderio omosessuale è, per Mieli, ciò che ha scatenato la negazione del femminile: in questo modo la donna diventa «altro da sé, diviene donna-per-l’uomo, feticcio tramite tra gli uomini, affermazione reiterata di una virilità feticistica». L’obiettivo principale non è pertanto ottenere un riconoscimento sociale dei gay, quanto la liberazione del desiderio transessuale profondo di ciascuno. In altre parole, solo l’ammissione di una parte omosessuale in ciascun individuo potrà portare a una reale accettazione di altri tipi di sessualità, e la persecuzione perpetrata da secoli contro i gay avrà finalmente una fine.

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Gli esseri umani che si sono resi conto del fallocentrismo che comporta la Norma patriarcale sono coloro che per primi hanno dato inizio alla rivoluzione contro l’oppressione della donna e del femminile; che hanno promosso con gaie intenzioni la reinterpretazione del mondo «dal nostro punto di vista, allo scopo di arricchire, trasformando, la concezione rivoluzionaria della storia, della società e dell’esistenza», con l’intento di un’emancipazione che coinvolga non solo i neri, le donne e gli omosessuali, ma l’umanità intera.

Il nostro compito è quello di continuare la Rivoluzione iniziata da Mieli, non dimenticando (di nuovo) i suoi Elementi e – con le modifiche che avrei desiderato già in questa ristampa – accettando l’incredibile modernità del suo pensiero, per un futuro fieramente gaio e libero da ogni patriarcato.

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