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Come stai, Melania Trump?

Come stai, Melania Trump?

Articolo di Giulia Sosio

Sono stati giorni intensi per la coppia Trump, neo 45esimo Presidente degli Stati Uniti D’America e neo First Lady. L’insediamento nella casa Bianca, il primo della trilogia dei balli ufficiali in cui dovranno danzare come matriosche mosse da bambini giocosi, il gran discorso tenuto a pochi metri dalla popolatissima Women’s March di Washington DC e gli altri innumerevoli passi obbligati per diventare le facce più influenti del nostro pianeta. In tutto questo il vero punto di domanda, la nuvola, il perimetro che non ha ancora fatto congiungere tutti i punti è proprio lei, Melania.

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C’è poco da fare, la signora Trump non piace alla gente. Ci ha provato, sia ben chiaro, in quell’ormai lontano luglio 2016. Ha provato a convincere la National Republic Convention che suo marito era quello giusto, che gli USA potranno diventare grandi ancora un’altra volta grazie a lui. Il marito l’ha presentata in modo semplice davanti alla sua gente, ai repubblicani, e il risultato è stato l’individuare almeno 17 frasi in cui la suddetta plagiava l’ormai ex First Lady, Michelle Obama, e una serie interminabile di macchiette sul suo accento est-europeo.

Sia chiaro, a me le macchiette fanno anche incazzare, ma se tuo marito è un acceso sostenitore di barriere, mura, selezioni al fronte e Mexico-hate, allora la tua immagine può risultare emblematica e di difficile accettazione – cara Melania.

Il bullismo virtuale e le prese in giro che ha subito a partire da questo suo timido e plagiante discorso (l’unico vero momento in cui si è esposta per il marito, a dirla tutta) l’hanno poi condotta ad una scusa ufficiale: un pacchetto made in Tiffany inaspettato, che ha messo tra le mani di Michelle il giorno di insediamento alla Casa Bianca. Michelle, imbarazzata, non sapeva che farsene del pacco color carta da zucchero, ed è diventata Meme virale nel giro di 5 minuti. Il risultato è stata una foto impacciata, ai piedi delle colonne della White House, e un mezzo sorriso per mascherare l’imbarazzo. Melania ha cercato di fare il compito giusto, questa volta, ma la pernacchia è nata lo stesso.

Perché non ci sei stata, Melania?

Perché hai deciso di rimanere nell’ombra dei rubinetti d’oro della Trump Tower, mentre tuo marito faceva peste e corna per diventare Presidente? Perché non ti sei girata l’Ohio in bus e non hai mangiato costolette d’agnello con un cappellino da baseball rosso con su inciso Trump? Perché non hai fatto finta di scavare un pozzo in New Mexico o non hai abbracciato qualche anonima votante nelle grandi convention di Let’s Make America Great Again?

Soprattutto, perché non sorridi mai?

Hai un accento forte, ai VERI americani che credono in Trump puoi non piacere. Però di lingue ne parli cinque (Sloveno, Inglese, Francese, Serbo e Tedesco – dici poco). Sei nata in un condominio di cemento in Yugoslavia, altro che rubinetti d’oro, e sei riuscita a farti strada, a vivere in sedici diverse città del mondo e costruirti una carriera nel mondo della moda.

Insomma niente Yale o laurea ad honorem a Cambridge, Melania, ma tutta tonta non sei. Eppure non riesci a piacere, nella storia degli USA sei la First Lady meno amata e supportata, piaci addirittura meno di Hilary Clinton. La cosa che mi spezza e mi destabilizza, è che non te ne frega niente di piacere. Non stai facendo neanche il minimo sforzo per essere apprezzata dal pubblico, e in questa veste di outsider riesci quasi a piacermi, riesco quasi ad apprezzarti.

Voglio spezzare una lancia a favore di Melania. Perché è scomodo, perché nel giro di qualche settimana ci vorremo documentare su di lei, e perché a volte è facile dire solo male dei sostenitori del nemico (Donald J.).

Secondo me Melania, stando da parte, qualche gomitata al marito col riporto l’ha lanciata. Durante una convention in Arizona, Donald ha informato il mondo che sua moglie lo stava incitando nel comportarsi in modo “più presidenziale”, e lo invitava a darci un taglio con i discorsetti da spogliatoio. Gli ha anche detto “piantala con quei Tweet”, ma lui ovviamente non l’ha ascoltata. Ha detto all CNN che lei non è timida, vuole semplicemente preservare la sua individualità:

“I give him my opinions, many, many times I don’t agree with everything that he says but, you know, that is normal. I’m my own person, I tell him what I think. I’m standing very strong on the ground on my two feet and I’m my own person. And I think that’s very important in the relationship.” | “Gli do consigli e gli dico cosa ne penso, molte volte non sono d’accordo con quello che dice ma, sapete, è anche normale. Sono una persona, gli dico cosa penso. Rimango sui miei passi e resto un individuo a sé stante. Penso sia molto importante per le dinamiche della nostra relazione.”

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Melania finora ha avuto una sola presa di posizione ferrea e alquanto inusuale: non vuole vivere nella Casa Bianca. Come ho detto prima, non gliene frega nulla di piacere alla massa. Rimarrà con il piccolo Barron a New York, nell’attico sulla Fifth Avenue, finchè il figlio non avrà finito con la scuola privata di Manhattan che sta frequentando. Sia mai che a Washington gli cambino l’uniforme o che la lunch-bag sia meno rifornita.

È una scelta pensata, che la separa dalla totalità delle First Lady che l’hanno preceduta. È un confermare il fatto che il loro matrimonio non è una partnership, non è stato un crescere assieme come ad esempio gli Obama o i Clinton hanno fatto fin dai tempi del college. La loro unione, utilitaristica da entrambe le parti, andrà a riflettersi anche durante gli anni della presidenza. Mio marito fa il suo, io faccio il mio.

I newyorkesi hanno fatto una stima, e Melania costerà £870,000 al giorno alla città, in termini di sicurezza e spazi utilizzati. La petizione per farle lasciare la città ha già raggiunto cifre imbarazzanti. Ma lei, Melania, resterà sui suoi passi – c’è poco da fare.

Mi chiedo se Melania sia felice. Se questa campagna presidenziale non sia altro che un bastone tra le ruote nella sua scalata e conquista di uno stile di vita agiato che nel suo condominio iugoslavo, quando era bambina, vedeva solo nelle riviste che teneva sotto al letto.

Mi chiedo quanti matrimoni di questo tipo siano stati davvero soddisfacenti: penso alla nuotatrice Charlene Wittstock e alla sua fuga da Monaco qualche giorno prima di sposare il principe Alberto, penso alla stessa madre di Alberto, Grace Kelly, che il peso d’esser principessa non se l’era mai tolto di dosso.

Come stai, Melania?

Prova a dircelo tu, perché io proprio non lo sto capendo.