“Metri sopra il terreno” è il nuovo singolo di Missey e Minerva ed è un grido liberatorio dalla spiccata carica emotiva in cui trionfano i timbri tangibili ma delicati delle due cantanti. È un brano dal testo intenso, intimo, sospeso tra R&B e hip hop personalmente declinati dalle due giovani, che insieme hanno dato vita a un progetto sincero e fortemente condiviso. Mentre aspettiamo che il 3 dicembre esca anche il nuovo singolo di Missey, “Cadere così”, abbiamo intercettato Missey e Minerva per un’intervista doppia, alla scoperta del loro background, della loro produzione musicale.
Ti presenti al nostro pubblico indicandoci un’artista, un disco e una canzone che sono per te una coperta di Linus e alle quali sei estremamente legata?
MISSEY: Aya Nakamura è un’artista che ho conosciuto negli ultimi anni e di cui mi sono innamorata al primo ascolto per la carica e le melodie secondo me sempre potentissime e dinamiche. “My Beautiful Dark Twisted Fantasy” di Kanye West è il mio disco preferito in assoluto, da sempre, dal primo ascolto, mi ha insegnato cose sulla creazione e ibridazione di nuova musica che mi accompagnano tuttora e mi stimolano sempre nel crescere. Infine una mia canzone copertina è sicuramente “Cold War” di Janelle Monae, artista incredibile e camaleontica. Su YouTube le ho visto performare questo pezzo live ad Oslo per il Nobel Peace Prize Concert nel 2011 e mi ha messo i brividi. Credo sia un brano dal testo universale, impattante per qualsiasi persona in un certo momento si sia sentita fuori posto, senza motivo.
MINERVA: Un’artista a cui sicuramente sono profondamente legata è Melanie Martinez, sono sempre rimasta molto affascinata dalla sua estetica e allo stesso tempo dalla sua capacità di unire la sua voce così dolce a dei messaggi che sembrano fare contrasto, ma che semplicemente spiegano al meglio la sua ambivalenza. Un disco a cui sono molto affezionata è Electra Heart di Marina, perché è stato un po’ la colonna sonora della mia prima adolescenza e perché anche in lei rivedo un’estetica simile a Melanie. Infine una canzone a cui tengo è “Bitch” di Allie X, per le sue sonorità ma anche per la grande capacità interpretativa dell’artista.
C’è unǝ artista che rappresenta per te un modello a livello artistico? Perché?
MISSEY: Frank Ocean. Perché ha immaginato “Blonde”. 🙂
MINERVA: Non riesco a definire un mio solo modello artistico, ma se proprio dovessi scegliere mi verrebbe da dire Ashnikko. Trovo che abbia delle intuizioni melodiche davvero fantastiche e in generale trovo che abbia un personaggio molto riconoscibile. Ricorda proprio un personaggio di un anime e ho apprezzato tantissimo anche il suo featuring con Hatsune Miku, perché il mito del vocaloid è qualcosa che nella cultura occidentale non è ancora “sdoganato”. Anche per quanto riguarda la sua estetica e il fatto che oscilli tra un mondo inquietante e uno fatato mi piace davvero molto.
In “Metri sopra il terreno” si parla anche di insicurezze, di evoluzione e di consapevolezza di sé: come affronti i momenti no, quando ti senti abbattuta e credi di non farcela?
MISSEY: Forse si nota in “Metri sopra il terreno” come nel mio penultimo singolo “Decade” che in questo momento mi piace molto creare un’armonia intorno a fraseggi ripetuti che ricordano lontanamente cose relative ai mantra: durante la pandemia ho lavorato molto su me stessa, su quanto mi gravasse tenermi cose dentro, pesi silenziosi, e non farne parola ad altre persone. Scrivere è diventata davvero una terapia che mi permette di volta in volta di buttare fuori ciò che mi piace di me, ciò che mi ha segnato in una particolare giornata, ciò che non mi piace eppure è umano, ciò che posso migliorare o accettare semplicemente.
MINERVA: Credo che l’unico vero modo per rialzarci sia credere in noi. Se abbiamo una ferma convinzione che ciò per cui lottiamo sia degno di essere ascoltato, se pensiamo di meritarci ciò che il mondo può offrire e che semplicemente debba ancora arrivare il momento giusto (ma che in fondo sia già in dirittura d’arrivo), allora non c’è nulla di cui avere paura. Ho imparato a mie spese che agire troppo impulsivamente non porta a nulla, ma nemmeno rimanere chiusi nello stesso loop all’infinito, perché per affrontare gli ostacoli è necessario non temere di cambiare.
Cos’è per te la sorellanza? È un valore in cui ti rivedi? Un legame che hai potuto riscontrare nelle tue esperienze lavorative nella musica?
MISSEY: Sì, assolutamente, vengo da un contesto familiare in cui i dissidi e motivi per litigare hanno mangiato molti bei momenti, quindi negli anni ho sviluppato il concetto di sorellanza associandolo a qualcosa di più grande di un nucleo familiare e basta. Credo davvero di aver incontrato lungo il mio percorso tantissime sorelle talentuose, dedite in un modo incredibile alla musica, senza necessariamente voler entrare in meccanismi discografici per provarlo, e per questo le stimo molto. Poi ho conosciuto Minerva, che è comparsa in un momento in cui davvero non avevo idea di chi il mondo discografico voleva fossi rispetto a ciò che ero davvero. Lei invece sapeva esattamente chi era e cosa voleva fare: mi ha ridato lucidità, coraggio e mi ha dato modo di tornare a divertirmi!
MINERVA: La sorellanza per me è un tema particolare, dato che la mia situazione familiare da questo punto di vista non è esattamente lineare (probabilmente mi aprirò più avanti su questo argomento), di conseguenza ho sempre cercato all’esterno questo rapporto che non sono mai riuscita ad avere nel modo “convenzionale”. In Missey, così come in altre personalità come la stessa Fuji e altre amiche/donne ispiratrici della mia vita ho trovato proprio un’idea di rifugio, di compensazione e comprensione delle mie stesse caratteristiche. Mi rivedo molto in questo valore e soprattutto credo nella possibilità di trovare una sorella anche da fuori, incrociandola per strada.
Essere donne, giovani e esteticamente conformi ai canoni estetici standard nel settore musicale è una tara o rispetto al passato il machismo caratterizzante questo mondo, si sta facendo da parte?
MISSEY: Credo proprio non ci sia più una tara e sì credo si stia facendo sempre più da parte il machismo passato, anche se in modo a volte lento e confuso. Penso che siamo in un momento in cui tutte le persone possano essere super padrone di veicolare la percezione di loro stesse alle altre, in libertà. Davvero. Qualche anno fa, quando vivevo a Foggia soffrivo un po’ di più il fatto di dover rientrare in alcuni canoni da cantante: “Perché non metti i tacchi sul palco?”, “Indossa un vestito sul palco perché sei una bella ragazza e devi essere sexy”. Però oggi il mio progetto comincia a ingranare e forse proprio perché la gente comincia a ricercare character, non più un’immagine canonica, ma una personalità e sound che possano funzionare, con vestiti fino al collo o senza abiti addosso.
MINERVA: Questo tema mi sta particolarmente a cuore e infatti proprio nella strofa di “Metri sopra il terreno” ho voluto farvi riferimento. Infatti dico di aver vinto “quella paura di essere perfetta”, perché da un lato ho la certezza di non poter essere perfetta e quindi non “temo” più di poterlo essere, riconoscendo i miei difetti. Dall’altra parte invece ho vinto quel sistema che mi ha sempre fatta sentire piccola, sbagliata, diversa, perché non ho più paura di non essere perfetta secondo i canoni, ma mi basta esserlo per me stessa. Penso che da questo punto di vista il nostro mondo stia cambiando, ma che senz’altro sia difficile sradicare un pensiero maschilista così inculcato nella nostra società e che quindi spesso possa sembrare più un buonismo di facciata che altro.
Nel linguaggio hip hop, nei testi, la donna per cultura, provocazione e retaggio è stata, e ancora oggi è, spesso bistrattata, apostrofata malamente in un contesto misogino. Credi che un cambio radicale e definitivo di come viene considerata verbalmente la donna sia possibile?
MISSEY: Sì, sicuramente è possibile, infatti se è vero che ancora oggi sono presenti certi stereotipi in alcuni testi, è anche vero che più vado avanti nel mio percorso e più conosco artistǝ e addettǝ ai lavori che la pensano diversamente e soprattutto agiscono diversamente. Per questo motivo voglio essere positiva e credere che stiamo facendo i passi giusti verso la costruzione di una consapevolezza collettiva volta a un cambiamento reale, c’è solo da camminare ancora un po’.
MINERVA: Negli ultimi anni sicuramente è cambiata almeno in parte questa mentalità, o meglio sono stati messi in luce i motivi per cui apostrofare una donna in un certo modo dovrebbe essere negativo. Penso anche però che l’oggettificazione nel mondo del rap sia molto radicata e che venga costantemente giustificata proprio per via del carattere intrinseco della musica hip hop. A mio parere, è sempre comunque necessario calarsi nel contesto: censurare brani storici come ho sentito proporre in questi mesi è assurdo, ma d’altra parte alcune ultime uscite del 2021 avevano dei testi che, in quanto donna, mi hanno fatta rabbrividire. In conclusione quindi penso che il purismo integrale non porti lontano, ma che sicuramente sia piuttosto svilente e ingiusto che alle donne vengano sempre rivolti insulti di natura sessuale.
A una teenager che desidera intraprendere il tuo percorso musicale cosa consiglieresti di fare e cosa assolutamente evitare?
MISSEY: Cerca il modo tuo di dire le cose, perché esiste, non ti serve imitare nessunǝ e quando avrai trovato il tuo linguaggio ti sentirai bene. Capisci quello che sta bene su di te e separalo da quello che ti piace in altrǝ artistǝ, tu sei tu, non è detto che i panni di qualcunǝ che ti piace tantissimo siano gli stessi che valorizzano te. Sii gentile con tuttǝ <3 ma di’ le cose come le pensi.
MINERVA: Le consiglierei di tenere gli occhi molto aperti e di ricordarsi che non è oro tutto ciò che luccica, di non lasciarsi sminuire da nessuna persona, di credere fermamente alla propria intuizione, ma allo stesso tempo di accettare sempre l’aiuto di persone più esperte, perché da solǝ non si va da nessuna parte.