Per celebrare gli amori oltre ogni schema eteronormato, attraverso un brano atipicamente e intrinsecamente politico, il giorno di San Valentino è uscito “Poliamore mio“, il nuovo singolo Anticorpi, band sci-fi technopop formata da Giovanni Di Iacovo (scrittore, autore televisivo, tatuatore/piercer professionista, dj e docente) e Arnaldo Guido (produttore, sviluppatore software, speaker, compositore elettronico, ha diretto MusicaItaliana.com e il disco club Tipografia).
Li abbiamo intercettati per farci raccontare di più di questo progetto che vuole creare connessioni con il differente, con l’umanità, con la tecnologia, con le sessualità.
Vi definite una band futurepop: cosa significa?
Il nostro genere è il futurepop perché cantiamo la realtà del presente attingendo alle grammatiche musicali futuribili. Il nostro approccio musicale è apertamente punk-rock ma utilizziamo synth e computer al posto delle chitarre. Cantiamo in italiano per far sì che i nostri messaggi, sebbene siano radicali, espliciti e politicamente scorretti, arrivino a tuttə, in questo senso siamo pop. Anche se la nostra musica è veloce e intensa, per noi sono fondamentali le liriche e i contenuti. Vogliamo far sudare sia i corpi che i cervelli.
Ci date qualche riferimento di artistə da cui prendete ispirazione?
Potremmo definirci tra i Kraftwerk sotto speed e le Hole a un reading di Baudelaire, il tutto remixato techno dai Prodigy
Quali sono le influenze di vita e artistiche che confluiscono nelle vostre liriche?
Ogni nostro brano nasce innanzitutto da un messaggio che vogliamo trasmettere in modo forte e chiaro inoculandolo nelle vene della società grazie al vettore liquido della musica. Ogni testo è frutto sia di ricerche che della nostra vita più intima e viscerale. Esperienze in ogni parte del mondo si mescolano con articoli di bizzarra cronaca del nostro quartiere. Film che ci ispirano mescolati a persone vere che ci ispirano mescolati a vino che ci ispira e così via in una technomatrioska rainbow di edonismo, nichilismo e ginarchia.
Da cosa viene la scelta di esibirsi sul palco con divise mediche? Che messaggi volete trasmettere?
Abbiamo scelto dall’inizio una precisa estetica (e un nome) medical perché vogliamo essere Anticorpi alla banalità, all’idiozia e alla chiusura mentale, Anticorpi all’eteropatriarcato alla dittatura della norma e dell’eternormato e all’anestesia generale in cui la società vuole tenere i corpi e i desideri. I nostri brani vogliono essere farmaci musicali per rimarginare connessioni con l’altro, con il differente, con l’umanità, con la tecnologia. Raccontiamo intime fragilità contemporanee e distopiche visioni del futuro in un inno alle diversità.
Quanto del vostro background professionale e di esperienza finisce negli Anticorpi?
Molto ma non troppo, la nascita di Anticorpi è stata l’inizio di una nuova fase della nostra vita. La base è il profondo e sincero vissuto delle nostre vite ma il nostro sguardo è rivolto avanti, con il nostro famelico interesse per tutto ciò che è intenso. Ogni nuovo giorno, fatti che ci fanno incazzare, fatti che ci incuriosiscono, cose contro cui batterci o cose con cui invece fare sesso, tutto produce nuova chimica per i nostri nuovi farmaci musicali.
Come mai la scelta di una frontgirl virtuale e non coinvolgere una donna in carne e ossa?
I nostri primi contatti ci suggerivano che senza una ragazza giovane e trendy non saremmo andati lontano. Non accettiamo questa logica. Se pensavamo ad un terzo membro del gruppo, pensavamo a una Hal 9000 al femminile, una cybermistress. Se la verità del corpo è fuori moda, se l’algoritmo è la nuova religione, ci sembrava giusto riverire una frontgirl di silicio.
“Poliamore mio” è il vostro ultimo singolo: ce ne parlate?
Volevamo raccontare come esistono mille diverse possibilità relazionali, tra cui il poliamore. Ampliare il concetto di amore per renderlo più vero, più aderente alla realtà. La relazione eterosessuale e monogama è uno splendido tipo di relazione ma é solo una delle possibilità, una delle tante relazioni d’amore possibili. Tutte ugualmente degne purché scelte in modo libero e consapevole. L’importante per noi è che si possa scegliere tra diverse opzioni. Il poliamore è anche la possibilità di decostruire quei percorsi di vita che sembrano obbligati, che sembrano senza alternativa, gli unici che ci propongono come normali. Un percorso per liberarsi dalle urticanti gabbie della possessività, dell’eccesso di gelosia, della violenza terribile e dell’inutile dolore che ne consegue per tuttə.
Quando non suonate, quali sono i vostri ascolti?
Techno, industrial, darkwave, punk e Orietta Berti.
Ecco il video in anteprima di “Poliamore mio” di Anticorpi.