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Quando il rock combatte gli stereotipi di genere: intervista ai Bluagata
Dark Light

Quando il rock combatte gli stereotipi di genere: intervista ai Bluagata

Fuori dagli schemi, fuori dai testi idioti, fuori dalla banalità.

I Bluagata sono una band toscana, un progetto nato pochissimo tempo fa, con un disco d’esordio, Sabba, pubblicato lo scorso ottobre sotto la produzione di Alessio Camagni, già produttore de I Ministri.

Una band dalla marcata personalità, dalle sonorità rock, dalle atmosfere cupe e contraddistinta da una cura maniacale per i testi.

Sabba, è un concept album, un concept di sdegno totalmente al femminile: ognuno dei tredici brani è dedicato ad una donna bruciata per stregoneria durante l’Inquisizione.
Un lavoro che ci ricorda la quotidianità che tante donne ancora oggi si trovano a vivere e le notizie con le quali i media ci sommergono: che le streghe non se ne sono mai andate dall’immaginario collettivo e che gli stereotipi, seppur il Medioevo si sia concluso da un bel po’, sono ancora nella testa di troppe persone, boicottando il raggiungimento di una piena emancipazione.

Di Sabba, di discriminazione, della contaminazione artistica e di quali sono i loro progetti futuri, abbiamo parlato con loro.

Come e quando sono nati i Bluagata? Da quali background musicali arrivate?

Il progetto nasce ufficialmente nel 2018 da tre degli attuali componenti dei Bluagata, nello specifico Alessia, Folco e Federico (voce, chitarra e batteria dei Bluagata) che qualche anno prima avevano dato vita al power trio punk-rock in inglese degli Harris Tweed. Dopo quel progetto si separano per seguire esperienze musicali di generi diversi: Alessia e Folco verso un pop-rock in italiano mentre Federico verso il metal e l’hard-rock. Quando nel Febbraio 2018 i Bluagata vanno a registrare il loro primo disco al Noise Factory (studio di Milano) va a trovarli Margherita, già cantate nel progetto elettronico Life’s Track, alla quale viene proposto di registrare dei cori nel disco; ma la sua personalità si sposa così bene col progetto a tal punto da diventare la seconda voce. Ultimata la registrazione del disco la band inizia a prepararsi per i live coinvolgendo anche Lorenzo, chitarrista e bassista in vari progetti musicali alternative-rock di stampo britannico, per suonare il basso che nel disco era stato suonato da Alessia e Folco.

Nella vostra biografia si legge che il primo impatto che date è disturbante. Cosa significa disturbare oggi nel panorama artistico e musicale in Italia?

Disturbante è qualcosa che ti cattura l’attenzione ma non riesci a capire perché, poco confortante, oltre le mode del momento dove la musica viene approcciata come qualsiasi altra merce da vendere. Nel nostro disco disturbante abbiamo puntato l’attenzione su argomenti scomodi come la discriminazione, il sessismo e perdita di connessione con la nostra interiorità.

Com’è nata l’idea di Sabba ? Chi di voi ha scritto i testi e con il supporto di quali fonti
Qual è tra le figure femminili protagoniste delle tracce quella che avete più a cuore, perché?

L’idea del concept Sabba sulle donne italiane bruciate dall’Inquisizione (originariamente l’idea era di incentrarlo solo su donne toscane per legarci le origini della band ma abbiamo scoperto che la Toscana è stata una delle regione con meno casi di condanna per stregoneria quindi abbiamo allargato il discorso a tutta Italia) è un’idea suggerita dal nostro produttore Alessio Camagni del Noise Factory, già produttore dei dischi più importanti de I Ministri, col quale stavamo curando la pre-produzione del disco. In questa fase, mentre la personalità e il sound prendevano forma, a lui è venuta questa intuizione. I testi delle canzoni erano già stati scritti da Alessia con l’aiuto e la supervisione del resto della band e del loro produttore, quindi nel momento in cui è nato il concept abbiamo associato ad ogni canzone la storia che più rispecchiava quello stato d’animo. L’intento non era di raccontare attraverso il testo la storia specifica della strega (sul nostro Facebook potete trovare ogni storia raccontata più dettagliatamente) ma parlare del dolore, della paura, della rassegnazione, della rabbia, dell’alienazione, del pregiudizio e delle ingiustizie altrui…che ognuna di queste donne con la propria atroce esperienza portava dentro.
Per documentarci sulle storie abbiamo attinto a quell’arma a doppio taglio che è internet, dove la vastità di ciò che puoi trovare è direttamente proporzionale alla possibilità di trovare inesattezze. La storia di quel tempo è scritta e tramandata dagli uomini quindi se cerchi di documentarti su donne che uscivano dai canoni della moglie remissiva è prevedibile che tutto ciò che si trovi sia avvolto da un alone di mistero e dubbio.
La traccia che abbiamo più a cuore è quella che porta il nome stesso della band, la prima del disco, dedicata all’unica strega ancora in vita: la strega Bluagata, anima della band che serpeggia tra i suoi membri contagiandoli – come si evidenzia nel videoclip della canzone.

Dal Medioevo ai nostri tempi spesso, ahinoi, sembra poco sia cambiato: oggi chi sono le streghe?

Per capire chi erano e chi sono ancora oggi le streghe dobbiamo uscire dall’immaginario collettivo che ci porta subito ad associarle ai riti magici, ai voli sulle scope, alle fatture malefiche, alle sedute spiritiche e così via. Leggendo e documentandoci sulle loro storie e dagli atti del tribunale dell’Inquisizione si evince che queste donne potevano essere semplicemente erboriste la cui fama per le numerose guarigioni destava l’invidia gli esponenti, esclusivamente uomini, della medicina tradizionale che magari avevano precedentemente fallito sullo stesso soggetto da curare, oppure donne bellissime che si ribellavano alle caratteristiche della moglie devota imposte dalla Bibbia, donne malate di malattie non ancora scoperte, donne vedove…Ogni donna poteva essere accusata di stregoneria e purtroppo poco è cambiato. Non si usa più il termine strega ma se ne usano altri equivalenti per condannare chi vuole emanciparsi e uscire dai canoni della donna-moglie perfetta che pesano su ognuna di noi e che ci fanno ancora dire a chi aspetta un figlio: auguri e figli maschi.

A livello musicale invece di chi è stata la composizione e successivamente la produzione? 

Come ogni aspetto, anche quello compositivo vede sempre ogni membro della band collaborare con gli altri. Se nella stesura dei testi del disco Sabba è un po’ più presente la mano di Alessia, nella composizione musicale invece quella di Folco ma sempre con la partecipazione e il fondamentale aiuto di tutto il gruppo. Durante la pre-produzione ci confrontavamo col nostro produttore Alessio Camagni, da cui sapevamo saremmo andati a registrare il disco. Ad Alessio i brani sono piaciuti fin dalla loro forma embrionale e in fase di registrazione ci ha aiutato a dar loro, in particolare alla voce, una personalità ancora più definita e originale, moderna e non riconducibile a nessun gruppo in particolare.

Nel disco ci sono contatti e logo di Donna aiuta Donna, com’è nata la collaborazione ed il supporto con questa associazione?

La collaborazione con Donna aiuta Donna purtroppo ancora non è in essere ufficialmente perché i tempi di risposta dell’associazione si stavano allungando (in quanto giustamente impegnati a risolvere problematiche ben più grandi e importanti di un logo dentro un disco). Noi per contro avevamo già fissato la data di uscita del disco quindi con loro come con altre associazioni, Artemisia di Firenze e No alla violenza di Denata Ndreca, siamo rimasti in contatto e stiamo ancora definendo i termini della nostra collaborazione data la stima reciproca.

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Da quest’estate ad oggi nel panorama musicale italiano sono emersi e accaduti episodi non propriamente felici che hanno portato alla luce l’annoso e spesso insabbiato tema di come la donna nel sistema musicale sia considerata “di serie B” e viva situazioni di forte discriminazione. Cosa si può fare come musicisti ma anche come fruitori della musica per cambiare qualcosa a partire dal proprio orticello?

Ciò che accade ed è accaduto nel panorama musicale circa la discriminazione verso le donne non è diverso da quello che in ogni altro ambiente si verifica: lavorativo, familiare, musicale, teatrale, nel cinema, nella letteratura…Per cambiare le cose dobbiamo partire dal basso, dentro le mura di casa nostra, quando educhiamo i nostri figli fin da piccoli, quando insegniamo loro come comportarsi con gli altri, lì il messaggio deve avere un solo dogma il rispetto dell’essere umano al di sopra del genere, sesso, colore e provenienza. Le scene di discriminazione sono all’ordine del giorno e il nostro dovere morale è quello di non voltare la testa da un’altra parte.

Ai concerti di quali artisti/band vi si vede quando non state in saletta/sul palco? Di quali artisti – italiani – apprezzate la scrittura?

Come si evince ascoltando Sabba, la nostra musica è un insieme di tanti generi e stili, perché ognuno di noi ascolta e appezza generi musicali molto diversi tra loro. Ci potete trovare tra le poltrone di un teatro ad ascoltare l’opera lirica o un concerto sinfonico, ad un concerto rock come a ballare la musica elettronica e la techno. La discriminazione esiste anche tra i generi musicali e questo atteggiamento porta ad una chiusura nei confronti di ciò che non ci piace quando le arti dovrebbero insegnarci esattamente il contrario: ad abbattere le barriere, a contaminarci e influenzarci gli uni con gli altri perché solo così arricchiamo le nostre persone. Purtroppo la musica italiana che nel passato ha dettato legge nel mondo col melodramma, la musica classica e i grandi compositori italiani come Giacomo Puccini e Giuseppe Verdi (senza dimenticarci che la canzone più famosa al mondo è Volare di Domenico Modugno) oggi non ha molta rilevanza a livello internazionale. Gli artisti italiani dei quali apprezziamo la scrittura purtroppo non ci sono più o non sono in attività: Fabrizio De Andrè, Francesco Guccini, Il Teatro degli Orrori, Morgan dei Bluvertigo e della carriera solista, Afterhours ecc. Abbiamo amato e continuiamo ad apprezzare i Meganoidi, persone splendide oltre che ottimi musicisti dei quali abbiamo avuto il piacere di aprire tanti concerti in tutta Italia. Di nuove proposte ci piace il lavoro de La Rappresentante di Lista, sono molto interessanti e nel panorama italiano sono una ventata di internazionalità.
Se si parla di concerti ai quali potete trovarci non possiamo non citare lo Sziget, un festival di una settimana che ogni anno ospita milioni di persone da tutto il mondo, artisti e band di ogni genere e provenienza sull’isola Obuda a Budapest. Per noi è appuntamento quasi fisso ogni estate ed è stato fonte di grande ispirazione.

Vi esibite truccati e con una scenografia completamente buia, dietro di voi un albero: quanto conta per voi il set up estetico dell’esibizione? Come mai  questa scelta estetica?

La parte scenografica che mettiamo in piedi ad ogni live è ciò che crea connessione col concept e abbiamo deciso di curarlo molto perché pensiamo sia l’aspetto che ci rende riconoscibili allo spettatore fin dal primo sguardo. Trattando un tema così profondo niente deve essere lasciato al caso: dalla scenografia, al trucco, all’atteggiamento sul palco di ognuno di noi. Lo abbiamo deciso e studiato in primis noi della band insieme ad Alessio ma in questa fase è stato determinante il lavoro di altre due persone: Maurizio Chiocchetti, fotografo in arte Mauchi, e Teresa Basili, truccatrice. Durante il primo servizio fotografico si è delineato in modo molto spontaneo e veloce l’immagine della band, Teresa ha ideato il trucco e lo stile in bianco e nero molto contrastati di Mauchi si sposava perfettamente con il messaggio e l’identità della band.

Pensate di dover partire per un lungo tour senza lettore mp3 potendo portare solo un album – non valgono compilation! – : quale disco ognuno di voi si porterebbe?

Alessia: Debut di Björk
Margherita: La voce del padrone di Franco Battiato
Folco: Del fregarsene di tutto e del non fregarsene di niente dei Fratelli Cafaluria
Federico: The Wall dei Pink Floyd
Lorenzo: The Bends

Prossimamente dove vi vedremo? Quali sono i progetti per i primi mesi del 2019?

Oltre alle date che potete trovare sulla nostra pagina Facebook, nei prossimi mesi saremo impegnati nella registrazione di un ep in inglese, una sorta di appendice del Sabba che speriamo ci possa aprire porte non solo italiane, anche se come dicevamo prima ci teniamo a mantenere la nostra identità – e quella è nata in italiano e rimarrà tale, ma sarebbe limitante confinarla ad un luogo dove peraltro la musica non ha l’importanza che dovrebbe.

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